Recensione scritta per il Reviews Exchange 2.1vr - Collection of Starlight
Ed eccomi qui, mia cara! Non capita spesso che mi ritrovi qui a commentare - in realtà non capita spesso che commenti qualsiasi cosa - quindi mi sa che sarà una recensione bella lunga :D
Partiamo dalle cose che ho adorato nella storia: amo il fatto che tu sia sempre così precisa e dettagliata, tanto da non lasciare nulla al caso; ogni dettaglio ha una sua precisa funzione, e contribuisce a creare un'atmosfera davvero suggestiva. La caratterizzazione, poi, è veramente accurata: emerge solo da poche parole, ma è forte e presente - li riconosco, Aro e Caius, riesco a distinguerne toni e inflessioni, e dar carattere a due personaggi a dir poco marginali è un gran vanto. Lo slash, poi, è trattato in maniera davvero delicata: è presente, forte, al punto che non è necessario insistere sui dettagli più torbidi per renderlo vivo. L'hai saputo descrivere con molta maestria, lasciatelo dire; si legge quasi tra le righe, nascosto come tutto il loro rapporto, quasi all'ombra. Le metafore, poi, sono azzeccatissime: i miei complimenti, insomma.
Ma visto che siamo al RE, è mio dovere di pignola annotarti anche le cose che non mi sono piaciute. Innanzitutto il periodare un po' troppo spezzato: generalmente preferisco paragrafi più lunghi e complessi, in modo che la storia risulti più scorrevole e meno artefatta. Ci sono vari esempi di frasi che sarebbero andate benissimo in un unico paragrafo, anziché andare a capo a ogni punto.
Avvistò un lavoratore: il cappello lercio, così come la tuta da lavoro.
Teneva tra le due dita una sigaretta mal fatta: un po' di tabacco, infilato dentro un piccolo pezzo di giornale.
Aro notò lo sguardo che Caius gli rivolse; affamato e voglioso. Prima che potesse accorgersene era già sparito; come un soffio di vento fluttuò fino all'uomo.
Qua, ad esempio, spezzi la descrizione dell'uomo, che a mio parere starebbe meglio tutta unita. Non fraintendermi, lo stile spezzato, se usato con parsimonia, conferisce spessore e importanza alle frasi; ma così, usato a ogni riga, finisce solo col far procedere la narrazione a singhiozzo.
Ho notato anche una leggera tendenza a usare degli aggettivi per indicare i personaggi, specialmente tra i dialoghi: è una pratica che si trova comunemente nelle fanfiction, ma non mi è mai capitato di incontrarne nella carta stampata. Personalmente li trovo fastidiosi, perché confondono il lettore - chiamare i personaggi col loro nome, a mio parere, è molto più efficace che apostrofarli 'il moro', 'il biondo', 'il più giovane', e così via. Te ne cito qualcuno:
«Goodmorning, Mr. Coppford!» trillò allegro il moro, andando verso l'uomo anziano con un braccio teso.
Qua andava più che bene 'Aro'.
«Tu mi hai salvato, è diverso» sogghignò il moro, sempre scrutando verso il ponte.
Qui ci sarebbe stato benissimo 'l'altro'.
La risata cristallina del più giovane
Il lettore non sa chi sia il più giovane tra i due, quindi la notazione confonde.
Ho notato anche che tendi a usare parecchio la coordinazione per asindeto, che nelle narrazioni non amo particolarmente: è una questione di stile, però, quindi non mi pronuncio.
Riguardo al lessico, nonostante il tono sia generalmente alto, ho notato alcune cadute di stile che stonavano col resto. Ti faccio degli esempi:
Non erano mai in sincronia, loro due. Sfasati. Completamente diversi.
Lo 'sfasati', essendo di registro più basso, rovina l'atmosfera che avevi creato prima.
Caius abbassò lo sguardo, facendo una smorfia fanciullesca; storse il naso e passò un dito
Qua c'è il problema opposto: quel 'fanciullesca' è più alto rispetto al resto, e stona comunque.
Altre imprecisioni sono la presenza di una virgola tra soggetto e verbo (Usciti dalla bottega di Mr. Coppford, i due, sembravano i personaggi di qualche strano libro.), la mancata simmetria negli elenchi (trattenendo, per poco, tutte le sensazioni. Senza lasciarle andare via. Viverle. - la simmetria qua richiedeva un gerundio) e l'ingerenza del narratore esterno solo alla fine della narrazione, che lascia un po' straniti (Eppure, quelle, sono macchie che non se ne andranno mai. - il narratore si inserisce nella narrazione, e c'è anche il solito problema della virgola tra soggetto e verbo).
Per il resto, davvero una magnifica storia, cara.
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