In primis et amnia le migliori e più sincere congratulazioni per la vittoria nel contest.
La storia mi è piaciuta molto fin dall’ambientazione, la Parigi occupata dai nazisti (che si sa, amavano l’arte, ma non quella “degenerata”), ed il rapporto tra i due ufficiali occupanti (ho trovato molto interessante la caratterizzazione data, questi due considerano la Ville Lumiére come un’inutile retrovia, mentre loro si vedono in prima linea a combattere per il Reich millenario, davvero interessante contrasto) il colonnello Schröder e il maggiore Kraus (che mi è quasi simpatico, non solo per la fine che fa, che credo tutto sommato sia meritata, ma anche per l’omonimia con uno dei miei scrittori preferiti) con la modella e proprietaria del quadro, l’affascinante ed ammaliante (grazie al suo profumo, ma non solo) Sophie Petit, che si prende cortesemente villania delle idee sulla Francia dell’ufficiale nazista (che erano anche piuttosto datate, se vedeva ancora attuale la Comune di Parigi di un settantennio prima) invitandolo a dimenticare il passato per dedicarsi al presente, una scelta di vita che sembra quasi presagire l’esistenzialismo. Mi è piaciuto anche come hai descritto il sorgere di particolari sentimenti nell’animo del giovane maggiore, sono sentimenti particolari di quelli che non hanno rispetto per i gradi, ovvero la gelosia e l’invidia, evidentemente vedersi preferito al suo superiore non deve aver giovato alla sua sanità mentale, in questo caso gli ha fatto perdere tutto, il rispetto per i superiori, il suo paese e l’ideologia nazista, viene quasi da sorridere pensando al colossale abbaglio che il povero Kraus prende, ma in quel momento era come cieco, o se non lo era aveva gli occhi chiusi con fil di ferro, scambiare la lotta tra un ufficiale nazista ferito nel suo orgoglio e una giovane francese che vuol cogliere l’occasione di vendicare i ripetuti e volgari strali lanciati da quell’uomo contro il suo paese (nonché delle sue posizioni, da ritenersi piuttosto “arcaiche”, sul vivere civile) distruggendo quel che desidera in quel momento (anche se non riesce a comprenderlo) per una schermaglia amorosa credo che sia davvero una scena stupenda, come anche quell’attimo in cui la ragazza crede che Kraus abbia sparato per difenderla, mentre il maggiore sta pensando bene di riservarle la stessa sorte capitata al maggiore, quanto alla fine, come ho detto, credo sia meritata, il senno ormai l’aveva abbandonato, andarlo a cercare nella Senna è stata un’ottima soluzione.
Mi sembra davvero pregevole da leggere ed ottimo come epilogo il momento finale in cui hai fatto parlare direttamente quella singolare e particolare figura di donna e d’artista che fu Tamara de Lempicka mi è piaciuto molto il modo in cui ha riparato ai guasti portati alla sua opera, e come possa essere stata casuale la scelta proprio di quel colore, non so dire di preciso, ma mi ha fatto pensare all’azione perversa che può avere l’arte, o chi entra in contatto con essa (appunto la modella del quadro in questione) e di come non ci sia miglior restauratore di chi ha realizzato l’opera, anche se risale a molti anni addietro ed evidentemente lo spirito creativo era un altro, un gesto che m’è sembrato di profondo valore catartico,
In sintesi: lettura davvero piacevole e dal meraviglioso ritmo interno, ti rinnovo le felicitazioni per la maestria narrativa e la palma ottenuta. |