Recensioni per
Quando cadono gli angeli
di Callie_Stephanides
I motivi che mi hanno spinto a leggere la mia PRIMA fanfiction j-rock sono diversi, primo tra tutti l’essere incentrato sulla figura di Gackt che adoro e di una storia particolarmente drammatica che ha toccato uno dei gruppi che hanno dato un grande giro di vite al Visual. Premessa dovuta è che adoro il J-rock/pop ma tendo a fossilizzarmi e nella fattispecie prediligo gli X-Japan (ancorata alle radici), Gackt, Malice Mizer, Dir & Gray e qualche altro sporadico soggetto dalla bellezza angelica e dalla voce altrettanto spaziale. Perciò, il connubio tra protagonisti e storia mi ha inevitabilmente avvicinato, complice anche una certa sorpresa dovuta al fatto che non ho mai visto opere di Sara incentrate sulle vicende di Gackt. Detto ciò, passo a commentare con la dovuta perizia. Lo stile narrativo con la scelta di un fuoco narrante in prima persona credo sia stato particolarmente azzeccato per almeno due motivi: il primo è indubbiamente il poter filtare la figura di Kami attraverso il rapporto con Gackt e al contempo, attraverso i suoi stessi ricordi ed il secondo motivo, è il fatto di sentire particolarmente vicino il racconto, come se Gackt stesse quasi innalzando una preghiera davanti al tumulo di Kami. La scelta del pov in prima persona poi, ha fatto si che Gackt raccontasse Kami e allo stesso tempo si raccontasse, lasciando così un’incantevole spaccato di emozioni e ricordi che si rincorrono per tutta la sua “confessione”, lasciando il lettore a contemplare la psiche di due soggetti differenti che nella vita e nella morte, si sono trovati inevitabilmente vicini. La caratterizzazione di Gackt è incredibilmente veritieria e vivace, un assolo che brilla nel dolore di una nenia di morte e Kami è la presenza-ombra, l’uomo che viene raccontato e che si trasforma in una presenza costante e indelebile come una nota che non può essere utilizzata all’interno di una canzone ma che non può comunque essere ignorata poiché senza di essa, ne mancherebbe la completezza di una scala. E alla morte di Kami manca la parte della scala bicroma del piano tanto amato da Gackt ed è come se di quella scale restassero solo tracce insignificanti e quindi, il fatto che Gackt stesso non sia più essenziale per i Malice Mizer, come se Gackt e Kami in un certo senso fossero indissolubilmente legati, con la spiccata sensibilità di Kami nel capire Gackt e con il disarmo con cui Kamui si confida, come se entrambi potessero davvero creare un’unica armoniosa sinfonia. Incredibilmente suggestivi sono i paragoni tra Kami e la farfalla che riprende la leggenda giapponese secondo cui le anime dei morti vengono “traghettate” da farfalli dalle ali nere, dette papillon se non errro, ed altrettanto encomiabile la scelta della chiusura, con la ripresa di brani celebri che danno un senso aulico alle canzoni stesse utilizzate per la chiusa e di una riflessione lunga un istante o dieci anni, che racchiude tutta l’amarezza e la concretezza di ricordi che talvolta sembrano persino stupidi, tanto sono assurde le piccolezze che la perdita di una persona cara può far riaffiorare e non ultime, sono intrise di poesia le parole “quando gli angeli cantano, il mondo si ferma”, un concetto bellissimo e astratto a cui Sara ha saputo dare forma attraverso le parole di chi vive per la musica stessa, un concetto bellissimo e commovente reso concreto dalla figura di Kami e dal personale mondo di Gackt fermatosi per il canto di questo angelo. In sintesi, sono rimasta piacevolmente colpita da quest’opera, che è l’ennesima dimostrazione dell’eclitticità della sua autrice. |
Che bello rileggere questa storia dopo tanto tempo... |
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) |
Non riesco a dire ciò che penso. |
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) |
Cercherò di mettere ordine, nonostante abbia una gran confusione in testa. |