Ollà, eccomi arrivata alla fine. Mi spiace giusto che non sia durata i circa 5000 capitoli in cui sperava una lettrice, non sarebbe stato male (a parte che per Nate: sai che agonia...!).
Ho trovato ottime le interazioni fra i membri del team, e le reciproche battute che si sono scambiati tra la sala operativa ed il porto.
Inaspettato lo svenimento di Deeks - bella idea, anche se mi chiedo ancora com'è che è cascato giù come una pera e perché: non si era ripreso a sufficienza? E poi, ad eccezione che sotto copertura, quante volte Deeks indossa una camicia, per di più allacciata a puntino?! Uhm.
Hai reso bene la fatica di Nate a tornare in sè, per così dire, la sua sfiducia - fosse anche temporanea. "Un abisso che, improvviso, non aveva visto nascere e che si rifiutava di rimarginare" è una delle frasi chiave, più riuscite del capitolo.
Insieme a "[...] la stessa persona [...] che ha aiutato me quando non avevo un me stesso con cui confrontarmi", di Callen.
Anche qui ho pensato che dovessero essere gli agenti stessi, e non Nate - per quanto ben calato nella realtà e nelle dinamiche del lavoro dell'NCIS, oltre che ormai operativo a sua volta, e per quanto centrale nella storia - a capire (prima) e considerare le implicazioni di un rapimento effettuato da persone inesperte (implicazioni importanti che hai giustamente sfruttato). La sensazione che è la squadra arrivi quasi in ritardo, troppo spesso, rispetto a Nate alle necessarie conclusioni, e si faccia un po' trascinare invece di agire con competenza.
Ma fermandoci su Nate: finalmente si è (ho) scoperto cosa gli è successo. Una roba grossa, come preannunciato. Leggendo che la sua scelta operativa aveva comportato la morte del ragazzo (è un caso che il fatto ricordi la vicenda Sam-Moe o è voluto?) ho pensato che la tragedia fosse già tutta lì: una morte avvenuta a causa di una tua direttiva, che poteva essere evitata, ti fa sentire peggio dell'uccisione diretta di qualcuno in uno scontro, per necessità. Poi ho letto il resto e beh, va sicuramente oltre quel che mi aspettavo (nessuna azione disciplinare per Nate?), ma tutto sommato i conti tornano.
Più del racconto in sè, che comunque cattura l'attenzione e non annoia, ho adorato la cornice del mare e dei sentimenti che ha suscitato: wow. Ed il finale, anche. Più che moraleggiante, appena troppo rapido; ma ben calibrato. Nate rimane il protagonista, ma non si ha la sensazione che la storia venga interrotta bruscamente perché hai tirato tutte le fila e chiuso il cerchio andando a citare, coerentemente, Kensi e Deeks: questo più di molte parole spiega che Nate si sbagliava, e non è solo.
Con una limatina qua e là (a fianco invece di affianco, al lavoro invece di a lavoro), potresti ottenere uno stile ancora migliore; e magari strada facendo l'hai già ottenuto - dovrei leggere tutte le tue cose per saperlo. Ma lo stile c'è, l'intuito per la storia c'è, il risultato c'è.
Ha senso, dopo tante parole, chiudere solo con: complimenti? Grazie per averla scritta. |