Recensioni per
Io sono libero
di Kyosukerui Aru Kygeraikao

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
01/10/12, ore 22:30
Cap. 1:

È passato più di un anno da quando ti scrissi la prima recensione a questa storia.
Durante quest'anno, sono cambiate diverse cose, mentre altre sono rimaste identiche.

Partiamo dal cambiamento più evidente: io e te ci siamo messi insieme e posso dire che sia stata la scelta più intelligente che abbia mai fatto. Sarò anche patetica, ma ho ragione a condividere quello che dice mia madre: sei un principe. Non nel senso stretto del termine, non quello con la corona, il trono ed il cavallo (anche perché sono abbastanza sicura preferiresti una mucca o un toro). I principi non hanno davvero tutte queste cose. Hanno solo una cosa: i soldi che gli escono dal buco del culo.
Ma non mi riferivo a quello; hanno cuore. Tanto cuore. Così tanto che scendono tutti i lunedì a Quarto, al mercato e lo vendono a otto euro al kilo. Mica scemi loro.
Ma non volevo dire nemmeno questo. I principi amano e nel modo in cui fai tu. Non chiedermi come faccia a saperlo, prendilo come il sesto senso che ogni bambino a cui siano stati inculcati i cartoni della Disney ha. Non ti dirò mai che sei il mio principe, anche se lo penso e lo sei. Io non sono la tua principessa, perché le principesse hanno bisoogno di essere salvate e fanno una parte inutile in tutte le storie. Sono il tuo cavaliere, ti copro le spalle e se cadi, ti sorreggo io. Mi hai cambiata e in senso buono; mi hai fatto crescere. Tantissime volte ti ho detto che non sei perfetto. Mi fai piangere a volte, mi ferisci e mi fai stare male. Solo a volte, però. Il resto del tempo con te mi sento bene, mi sento protetta. Sembra un paradosso, perché sei tu quello che temo di più. Una cosa e mi distuggeresti. Hai un potere spropositato su di me: se volessi, potresti farmi piangere giorno e notte per una parola. Eppure, non ho davvero così paura, perché mi fido più di te che di un supereroe (escluso Batman, ovviamente) e so che non mi faresti davvero del male, anche se a volte ti vorrei staccare gli arti a morsi o capate. Ti lascerei scegliere.
Mi piaci. Una cosa stupida a dirsi, ma tu mi piaci. Io ti amo e son contenta di amare te. Certe volte, nella mia testa, ti chiamo il Kurt Cobain dei poveri (non è vero, non dico dei poveri), perché mi ricordi lui e faccio più attenzione che posso per non farti soffrire. Ad esempio, so che a casa mia ti senti a disagio, che in mezzo ai miei parenti ti senti quasi spaesato e sembri un cucciolo di cervo che ha visto l'uomo per la prima volta. Ed allora evito di costringerti ad averci a che fare. Qualche volta mi piacerebbe pure fare quei cosidetti "pranzi in famiglia" che tanto ti turbano, ma senza ufficializzare nulla, nessuno dice che dobbiamo sposarci domani e nessuno ti costringerebbe a venire tutte le domeniche e ti inviterei solo se se ci fosse poca gente, così non ti sentiresti troppo male e potresti sopportare bene la loro presenza. Ovviamente, te lo chiederò solo quando ti vedrò e tu ti sentirai pronto e soprattutto se ne avrai voglia.  Vorrei però evitare di perderti ad appena ventisette anni, grazie.

Quando lessi questa storia, mi piacque tanto.

La rileggo dopo un anno e ti assicuro che io non l'avevo capita. Io non avevo capito proprio niente. Era bella, ma non avevo capito davvero.
Non te lo nascondo, amore: ho pianto. Ho sentito qualcosa allo stomaco e ho pianto. Non è bella, di più. Non si può quantificare, perché ho pianto e se mi avessi vista, avresti capito tutto quello che avrei voluto dire. Io ti amo, e dio, sei la mia vita e ho sempre paura di dirtelo, ma è così. Sei la mia vita e sono fiera di te e anche di più. Dire che sono fiera sminuisce quello che intendo. Mi hai fatto piangere e non sono esagerata. 

Ho i raptus, lo sai. Sopportami. Per undici mesi, ci sei riuscito benissimo. Complimenti.

Non so che altro dire, sicuramente mi verrà in mente tanto altro non appena premerò "invia recensione", ma in fondo, ho davvero tantissimo tempo per dirtele tutte.
Grazie di proteggermi e di farmi incazzare come una bestia e farmi spaventare a morte.

Ti amo, copertina.

P.S. Sei un nabbo.