Seguo da un po' questa storia ma ho preferito attendere gli sviluppi prima di decidermi a lasciare una recensione. Allora, lete (o forse dovrei dire...Coffe? XD), ciò che mi ha spinto a leggere questo tuo lavoro è stata proprio l'idea in sè: la Strage del 2 novembre 1981 (attenzione, nel secondo capitolo hai scritto due ottobre) ricordata, riportata alla luce e analizzata secondo un punto di vista completamente nuovo. A indagare sono due nientemeno che due poliziotti umani, una dei quali legata a doppio filo all'accaduto perchè figlia di una delle vittime. Confesso che anch'io nutro da un po' di tempo un'idea simile, anche se con sviluppi completamente diversi, dunque era quasi scontato che la tua storia mi saltasse all'occhio.
Trovo il tuo stile scorrevole ma non abbastanza curato. Mi spiego: ti servi di un lessico corretto ma, a mio parere, un po' troppo semplice; le frasi scorrono via limitandosi a metterci davanti un fatto, a evidenziarci un sentimeno, ma non entrano nel particolare, non indagano. Non voglio dire che tu sia superficiale, però un maggiore approfondimento sarebbe stato gradito. Una svolta in questo senso (e in positivo, naturalmente) c'è stata proprio in quest'ultimo capitolo: mi è piaciuto molto il pezzo dei pensieri di David su Connie, che coincidevano in tutto e per tutto coi miei. Simpatica la definizione di "bulldog mansueto", che sembra perfino un controsenso ma è calzante.
Il capitolo meglio riuscito, finora, è quello dell'incontro con la signora Minus: mi ha fatto una pena immensa, lei così minuta, così fragile; sempre in questo pezzo si evidenzia bene anche il rapporto e lo stacco che vi è fra il lettore e Connie: il primo sa benissimo a cosa porterà l'indagine, come riconosce subito tutti gli indizi che per l'agente sono ancora vaghi e confusi. In questo caso a interessare non è tanto sapere come andrà a finire, ma la strada che si compirà per arrivarci.
E per questo continuerò a seguirti.
Ciao,
Satomi |
