Una Hohe/Trisha che si ispira a un'aforisma di Oscar Wilde?
Che cosa deliziosa.
Mi piace molto questo personaggio, così serio, burbero alla "nonno di Heidi", taciturno, poco sveglio in apparenza, indifferente a tante cose... un uomo fatto, serio, preso da cose più importanti di lui, importanti e grandi come il mondo. E c'è questa bimba, semplice, carina, dolce, come un rumore di sottofondo c'è, ma questo rumore col tempo, la costanza e l'umiltà fiorisce e diventa un suono splendido che non si può ignorare, che fa rilassare i pensieri di quest'uomo, per la prima volta è solleticato da frivolezza, attratto da qualcosa di semplice e... questa piccola insignificante donna diventa poi il suo fiore all'occhiello, diventa ragione di vita, diventa un sogno. Perché? Come dicono Pianko/Wilde, non c'è un perché, non c'è da capire perché lei è speciale, lei è quello che è e Hohenheim, per la prima volta, dopo centinaia di anni di studio, di cose importanti ma MAI cose che riguardassero LUI, la sua individualità, sogna qualcosa per lui, si innamora, ha qualcosa di suo, non un tesoro, non una pietra filosofale, non il segreto della vita, ma una donna modesta che non può che amare.
Bellissimo e -oggi sono particolarmente sensibile credo, perché ho lo sguardo lucido e il cuore in gola- commovente questo racconto di come si son conosciuti, di questo sentimento che cresce nel tempo.
Sono triste perché ora non ho più tue meraviglie da leggere, prima mi ero limitata a poche e adesso che le ho lette tutte farei qualsiasi cosa per leggerne un'altra. Complimenti, sei eccezionale! |