Tornare, e non rendersi conto di essere tornati.
Leggere, e capire d'averlo già fatto.
E, infine, ricordare, e comprendere d'aver dimenticato.
E sentirsi tanto, tanto, un'idiota.
In effetti, Indiceindaco, mi sono dimenticata di te: credevo d'aver già recensito questa storia, ero certa di aver già lasciato una traccia del mio passaggio, e invece, con notevole ipocrisia (sono fortemente sostenitrice della causa pro-recensioni), avevo sì letto questo racconto, ma non lo avevo mai commentato. Sono qui, pentita, per rimediare e per non lasciare nulla in sospeso, nonostante sia d'umore parecchio cupo oggi (cosa facilmente notabile dai toni di ciò che ti sto scrivendo: in genere le mie recensioni NON sono così).
Partiamo da un mio piccolissimo errore: quando ho letto, oggi, l'introduzione (come se fosse la prima volta, essendomi, appunto, dimenticata di esser già passata di qui ad aprile - parecchio di fretta, in effetti, ora che ricordo meglio, ma pur sempre ero passata), probabilmente sempre a causa del mio stato d'animo ho pensato a qualcosa di triste, a un finale in cui Calcifer se ne andasse per sempre. Invece, mi sono ritrovata davanti «un quadretto, semplice e dalle tinte azzurre», come effettivamente avevi preannunciato nell'introduzione: avevo dato a quella frase un'interpretazione del tutto diversa. In breve, cosa avevo pensato: credevo che Calcy (il mio adoratissimo demone) se ne andasse, e che quindi tutti fossero giù di morale, nonostante tutto, ma che ci fosse una giornata bellissima, luminosa, e che tu volutamente avessi voluto creare questo contrasto tra il tempo atmosferico e l'umore dei personaggi. Un'interpretazione che fa acqua da tutte le parti, ma che effettivamente avevo dato, di primo impatto, alla tua introduzione - perchè mai avresti dovuto fare una cosa simile, se hai scritto (da qualche parte) che il film ti è piaciuto tantissimo in tutte le sue parti? Inutile dire che sono più che felice di essermi completamente sbagliata. Anche perché, fanfictions sui finali per renderli tristi tanto per farlo mi fanno arrabbiare, per quanto belle possano essere: qualcosa d'immotivato mi fa sempre storcere il naso - e tu, ai miei occhi, non avresti avuto giustificazioni, visto quanto hai affermato. Ribadisco: felicissima d'esser caduta in errore.
Hai dipinto ottimamente la scena, in maniera breve, ma estremamente chiara ed efficace: hai caratterizzato ogni personaggio, e hai trasmesso molte emozioni con poche parole, e non è dote di tutti (io, ad esempio, non ho questo talento). È proprio un finale perfetto, così perfetto che quasi potrebbe risultare utopico - ma a volte, persino le utopie, nella loro illusione, possono scaldarti, e farti credere che tutto finirà sempre meravigliosamente: amo i finali felici, utopici e fiabeschi, in simili circostanze. Meritavano la felicità (chi più chi meno), e l'hanno avuta tutti. Ed era qualcosa di così bello, che nessuno di loro, con molta pignoleria, ha voluto far notare a Calcifer che a Market Chipping c'era un cielo meravigliosamente terso, e che non serviva una piccola bugia per non rimanere soli.
La conclusione è perfetta, ed è strettamente legata alla prima frase - la chiusura di un cerchio, volendo:
Sembra impossibile che possa piovere, da qualche parte, nel mondo.
Concludi, tornando a parlare di pioggia, una pioggia che sicuramente ci sarà da qualche parte, ma lì no di certo...
Penso di aver detto tutto. Mi ritiro in un angolo a fare la complessata, e la smetto di disturbarti...
Alla prossima (sperando che ciò accada quando anche il mio cielo sarà tornato a essere sereno)!
Hamber of the Elves |