#eight,
Sedativi.

Continuavo a svegliarmi e riaddormentarmi a causa delle medicine. Più cercavo di rimanere sveglia, più i dottori aumentavano la dose di sostanze che mi iniettavano nel braccio a intervalli regolari.
L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era quanto volessi tornare a casa mia, nella mia camera, mangiare seduta al tavolo del salotto ben arredato, fare un bagno rilassante nella grande vasca, dormire nel mio comodo letto.
Ed ecco che succedeva ancora: ogni cosa, anche la più semplice, era collegata a due precisi tormenti.
Il primo, perseguitante, era l'inutilità delle mie gambe.
Il secondo aveva persino un nome proprio, che mi rifiutavo anche solo di pensare.
Una di quelle mattine era venuto a visitarmi e io non avevo saputo come comportarmi, ero rimasta silenziosa e avevo fatto finta di essere addormentata. Respiravo anche profondamente, cosi che nessuno potesse scoprire il mio trucco.
Doveva esserci stata anche Santana con lui.
"Devi solo aspettare, prima o poi capirà", ecco cosa aveva detto.
Se pensavano che avrei capito, prima o poi, quanto grande fosse il suo amore per me, beh, si sbagliavano alla grande. Non sarei ceduta così facilmente, non dopo quello che era successo.
Trovavo davvero improbabile, soprattutto, che Lui provasse davvero qualcosa. Perché doveva trattarsi solo di una fiamma passeggera, ci doveva essere per forza qualcosa sotto, perché me l'aveva detto.
“Non è di te che mi importa, ma di lei.”