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Autore: fiammah_grace    24/03/2012    4 recensioni
[RufusxTifa]
Rufus Shinra, giovane ed arrogante ex-presidente della Shin-Ra corporation. Tifa Lockheart, dolce e tenace membro AVALANCHE. Lei odia la Shin-Ra, Mako, SOLDIER e tutto ciò che vi riguarda. Lui è il maggior esponente di tutto questo. Eppure...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rufus Shinra, Tifa Lockheart, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
Capitoli:
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CAPITOLO 17. 
  
  
  
  
  
  
  
La notte trasportò via con se ogni ansia. 
La paura e i dubbi erano tanti, tuttavia. 
  
  
  
Questo teneva una parte del cervello di Tifa ancora sveglio che, seppur dormiente e cullata ancora dalla inebriante e piacevole sensazione di Rufus sulla sua pelle, non riusciva in nessun modo ad abbandonarsi completamente. 
  
  
  
  
Così, seppur controvoglia, aprì gli occhi. 
  
Si accorse in quel momento che Rufus non era a letto. 
  
  
  
Si sollevò col busto e prese a scrutare la stanza. Era buio. Non doveva aver dormito per niente, dunque. 
Sentì un brusio. 
C’era qualcuno che stava parlando, seppur sottovoce. 
  
Sbirciò oltre il balcone lasciato aperto, coperto dallo svolazzare della candida tenda, e vide Rufus di spalle poggiato alla ringhiera. 
  
Stava parlando a telefono…? 
  
Tuttavia era buio. Che ore potevano mai essere? 
  
Guardò il cellulare che aveva dimenticato acceso e lesse che erano le due di notte. 
  
Sbarrò gli occhi, incredula, dopodichè scese dal letto e si avvicinò a lui. 
Fu però costretta ad interrompersi quando prese coscienza dell’evidente fatto che Rufus stesse parlando consapevole che lei stesse dormendo. 
Tifa sentì il suo corpo cristallizzarsi nell’udire, o ameno nel comprendere al volo il senso di quella discussione. 
  
Rufus, rilassato sulla balconata con il cellulare premuto dolcemente sul lobo dell’orecchio, accarezzato dalla brezza, era sicuro si sé e nei suoi occhi brillava quella scintilla tipica di lui : quella di un uomo scaltro che puntava sempre ad un obbiettivo. 
La luna faceva contrasto con un ragazzo come lui. 
Lo illuminava rendendolo soave e  candido, seppur in lui non ci fosse nulla di candido. 
  
Rufus era furbo e privo di scrupoli. Sapeva custodire senza alcun senso di colpa le sue congetture anche con l’inganno. 
Ciò lo rendeva difficile da comprendere, e anche se non sempre questa sua segretezza implicava risvolti negativi, comportava una certa complessità nell’avere un rapporto sincero con lui. 
Era per questo che facilmente le sue parole erano fraintese. 
  
Tuttavia Tifa poteva davvero fraintendere parole così precise come quelle? 
  
Rufus…di cosa stava parlano? Perché..? 
  
Il cuore le saliva in gola e sentiva il suo animo struggersi. 
Perché, nonostante tutto, doveva sempre riaprire gli occhi e comprendere che quello che amava era solo una sfaccettatura di Rufus. 
Lui rimaneva sempre nell’ombra, pronto a tornare ad essere lo Shinra che aveva sempre detestato. 
  
  
  
“Dopotutto il rischio è prima di tutto mio. Sono ben consapevole che quel gruppo attaccherà. Inaugurerò l’edificio questo lunedì, la notizia è in circolazione da giorni.” 
  
Rufus, rilassato, fece una piccola pausa per ascoltare il suo interlocutore, poi abbozzò un sorriso. 
  
“Verranno…e quando tenteranno di abbattere la struttura, sicuri di essere acclamati come degli eroi anti-shinra, farò in modo che appaiano invece per dei terroristi. No…non sarà difficile. Vedrà…ci sarà da sbellicarsi quando si accorgeranno che era stato premeditato tutto. Si ritroveranno ad essere al centro di un piano più grande. Appariranno come degli estremisti che noi prontamente faremo arrestare. La gente sarà colpita da questo…. Oh, certo. Lavoreremo in pace sui nostri piani di ricostruzione. Otterrò il consenso della popolazione. E non solo di Edge, ma anche di buona parte del continente. La gente vuole un leader, un capro espiatorio che li guidi e che sia condannato nei momenti di crisi. Quando vedranno con i loro occhi che sono dalla loro parte, eheh…ebbene, potrò mettere in atto tutto. Ci siamo oramai.” 
  
Rufus si voltò con tutto il corpo per poggiare la schiena al parapetto. 
Mise una sigaretta in bocca e con una mano prese a cercare  l’accendino nella tasca. 
Mentre alzò il viso per accendere la sigaretta, i suoi occhi puntarono di fronte a sé, e fu allora che si accorse finalmente di Tifa che lo stava fissando. 
  
  
I due rimasero impietriti l’uno di fronte all’altro, quasi a chiedersi perché fossero li un quel momento. 
  
Entrambi avrebbero preferito sparire. 
Entrambi avrebbero continuato almeno per qualche altra ora quella farsa, perché in fondo…loro due erano felici assieme. 
  
  
Nessuno dei due azzardò la prima mossa. 
  
  
Tifa non sapeva cosa dirgli, Rufus era stato colto alla sprovvista. 
  
Il biondo presidente prese a riflettere fra sé. 
Poteva lei aver capito qualcosa solo da poche battute scambiate al telefono? 
  
Non reputò fosse saggio rovinare tutto partendo con inutili spiegazioni, ma non ebbe il tempo per ragionarci di più che Tifa scappò, facendo ondeggiare i suoi capelli neri e sparendo velocemente dalla sua vista. 
  
Intanto l’interlocutore di Rufus stava parlando ancora al telefono. Rufus riattaccò la chiamata e si lanciò all’inseguimento di Tifa. 
  
  
Nessun pensiero, nessuna preparazione psicologica rispetto cosa avrebbe dovuto fare o dirle. 
  
Allora perché la rincorreva? 
Avrebbero soltanto litigato, era ovvio… 
  
Tifa era l’unica persona che lo rendeva impreparato. 
  
Rufus era un uomo calcolatore, un pianificatore. 
Ogni suo passo era frutto di una tattica, perché era stato cresciuto e abituato così, da sempre. 
  
La sua vita era stata costruita, come voleva sua padre, affinché lui divenisse un imprenditore e un degno successore della Shin-Ra inc. 
  
Questo lo aveva trasformato in un comandante modello, che non dava mai per scontato nulla. 
  
Avere un piano per ogni possibile situazione potesse anche solo vagamente presentarsi davanti a lui non era più solo una regola, ma uno stile di vita. 
  
In tutto questo però inspiegabilmente Tifa non era compresa. 
Tifa era l’unica che sfuggiva a questo suo modo di vivere. 
  
Era l’unica donna con la quale non premeditava quando era con lei, a differenza di come faceva con le altre persone. 
Lei era l’unica che non facesse parte di qualche piano, e di conseguenza che non manipolasse. 
La voleva sì tenere lontana da quella parte di lui, ma non l’aveva mai usata. 
  
La amava, e sapeva che lei odiava e non avrebbe mai compreso quella parte di lui. 
  
Sarebbe stato un buon proposito dunque quello di pianificare come recitare con lei, ma stranamente ciò non gli veniva spontaneo. 
  
Nonostante fosse abituato a contenere i suoi sentimenti, con Tifa la sua fortezza crollava e subentrava un altro Rufus. 
  
Un Rufus che voleva soltanto lei. 
Un Rufus che la rincorreva e la inseguiva non solo fisicamente, ma con tutto il suo cuore e la sua mente, senza porsi alcuna questione. 
Un Rufus che voleva solo raggiungerla. 
  
  
“Tifa!” 
  
  
Rufus urlò il suo nome non riuscendo a correre veloce come lei. 
Un po’ perché fuori allenamento, un po’ per l’incapacità fisica dovuta al suo incidente di due anni prima, che lo aveva costretto per un lungo periodo sulla sedia a rotelle. 
Tuttavia non rinunciò, e riprese a correre. 
  
Tifa dal canto suo voleva fuggire, andare via, sparire. Non voleva saperne più niente. 
Era afflitta. Rufus continuava ad ingannarla, a ritenerla una stupida, forse buona solo perché donna. 
  
Corse finché potette, poi si poggiò a un palo della luce per riprendere fiato. Una lacrima scese dal suo viso, tuttavia non pianse. 
  
Alle sue spalle non si accorse che degli uomini dall’aria rude le si stavano avvicinando. 
Quando questi furono più vicini, Tifa si voltò. 
Notò di essersi fermata nei pressi di un cantiere, e solo in quel momento ricordò che erano le due di notte e lei era scappata dall’albergo in pantofole, con addosso una camicia di Rufus e una vestaglia appena legata in vita. Non avendo i suoi tirapugni, sperò che non dovesse arrivare ad attaccarli. 
  
“Oh, oh…che ci fa una piccola gattina sola e smarrita? Sei fuggita di casa, bambina?” 
  
Presero a ridacchiare fra di loro scrutandola da testa a piedi. 
  
Lei si scostò dal palo e li guardò con la fierezza negli occhi. 
  
“Sparite!” disse fulminandoli con lo sguardo. 
  
“Avete sentito? Ahahah! Ha fatto anche lo sguardo ‘brutto’, che paura!” 
  
Tifa in quel tangente si rese conto che erano troppi, decise così di sfruttare la sua velocità per poter sperare di seminarli. Così di colpo prese a correre e si rintanò nel cantiere li vicino. Scavalcò la grata di sicurezza e si inoltrò dentro la struttura. 
  
“E-ehi! Sta scappando!” 
  
Gli uomini presero a rincorrerla, seguendola nella struttura. 
Tifa ebbe l’amara sorpresa di scoprire che, all’interno, l’edificio in costruzione era vuoto, così si ritrovò in un vicolo cielo, senza neanche la possibilità di nascondersi. 
  
Una volta raggiunta, gli uomini cominciarono a deriderla. 
  
Tifa dovette trattenersi nel non essere la prima ad attaccar briga poiché non era nelle condizioni di fronteggiarli. 
  
Quando però cominciarono ad essere sempre più vicini, si mise in guardia. 
  
Divertiti da quell’atteggiamento, i ragazzoni si atteggiarono a fare i duri, e mentre erano sul punto di darle una ‘lezione’, una rumore attirò la loro attenzione. 
  
Tifa si voltò di getto. 
  
  
Rufus. 
  
  
La bruna sbarrò gli occhi. 
  
Rufus non disse niente, si limitò ad estrarre la sua pistola e puntarla contro di loro. 
  
“E tu chi sei, il paladino della giustizia?” disse sarcastico uno. 
  
Ma fu il secondo che prese parola a scegliere clamorosamente male le parole da pronunciare davanti uno come Rufus Shinra. Infatti disse: 
  
“Uh,uh,uh. Secondo me invece è il fidanzatino. Che ne dite di insegnargli come si può trasformare la propria donna in una put..AH!!” 
  
A quella spudorata provocazione, gli occhi glaciali di Rufus si allargarono e senza esitazione lo sparò sfiorandolo di striscio con un proiettile. 
  
“Cazzo!! Ha sparato!” 
  
Se la diedero subito a gambe, mostrandosi finalmente per i bulli stupidi e codardi quali erano. 
  
Rufus depose l’arma nella custodia ascellare nascosta sotto la giacca, dopodichè si avvicinò a Tifa. 
  
Tifa fece per allontanarsi, ma si fermò alle parole del biondo 
  
“Tifa, fermati. Io…” disse con un tono di voce tentennante, in realtà poco tipico di lui. 
  
Tifa lo stette a sentire e decise di fare il suo gioco. Puntò i piedi a terra, continuando a dargli le spalle, poi gli si rivolse con un tono basso, ma deciso. 
  
“Spiegami.” 
  
Rufus la guardò cercando di comprendere. 
  
“Spiegare…” bisbigliò appena. 
  
“Se ti sei dato tanto da fare per inseguirmi, allora parla. Ora, avanti. Spiegami.” ribadì alzando la voce. 
  
Rufus, come mai era successo, abbassò lo sguardo. 
  
Solo in quel momento si accorse di non aver pensato minimamente a cosa dirle una volta raggiunta. 
  
Avrebbe solo voluto tirarla al suo petto per riportarla fra le sue braccia. 
Per rassicurarla? Per scusarsi? Per sentire il suo calore? 
Non lo sapeva… 
  
La voleva soltanto. 
  
Tifa, rassegnata dall’evidenza, interpretò il silenzio del ragazzo come quello di chi non aveva niente da aggiungere. Così strinse gli occhi e serrò i pugni, poi guardò verso l’alto. 
  
“Tanto lo sapevo.” Disse. “A te sta bene quando siamo assieme, quando io mi faccio i fatti miei e tu puoi badare ai fatti tuoi. Ma…” la sua voce si fece più tremante. “ …ma tu…pur di essere lasciato in pace quando parli degli affari tuoi… tu parli di nascosto! Pur sapendo che sono cose che riguardano anche me! E poi…Tu vuoi ingannare delle persone che hanno sofferto PER COLPA TUA!!” disse proprio per evidenziare il fatto che aveva capito bene di cosa stesse parlando al telefono e che non fosse una stupida. 
  
Contrariamente a quelle parole di odio, dette da quella parte di Tifa che si sentiva vicina a chi aveva perso tutto per colpa della Shinra, Rufus la cinse stretta con le sue braccia, tenendo premuto il busto contro la sua schiena e la testa sui suoi capelli, sfiorandole appena il lato sinistro del suo viso. 
  
Tifa sgranò gli occhi presa alla sprovvista. Il cuore prese a batterle forte. 
  
“Come puoi essere così…spietato…” disse in un sussurrò, alludendo a se stessa. 
  
Rufus socchiuse gli occhi e la strinse ancora più forte, mentre entrambi si abbandonarono a terra in ginocchio, rimanendo stretti. 
  
“Mi colpiranno…sempre, qualunque cosa io faccia.” Disse lui, aprendo finalmente bocca. 
  
“E tu per questo vuoi far apparire quelle persone come dei terroristi? Come facesti..con noi Avalanche?!” 
  
Tifa alludeva a quando la Shin-Ra fece crollare il settore 6 di Midgar addossando tutta la colpa sugli Avalanche per far mettere loro in bella vista e far apparire Barrett e co. come dei terroristi. 
  
“No…è diverso.” Rispose invece lui. “Quello fu un colpo basso da parte di mio padre. Quelli che io voglio far condannare sono dei rivoltosi esaltatati che enfatizzano tutti quei gruppi anti-shinra che non mi permettono di lavorare.” 
  
Disse serio e con una amarezza sincera. Strinse la ragazza più forte. 
  
“Io sono cambiato, Tifa. Tu lo sai. Ma se non sono messo nelle condizioni di dimostrare da che parte sto, come potrò mai redimermi? Sono in debito con il pianeta, con tutti. Ma oramai sono stato etichettato come l’ultimo caposaldo della Shinra inc., per cui mi contrasteranno sempre, qualunque cosa io faccia.” 
  
“Non hai provato a parlare loro?” 
  
“Tsk..” abbozzo un sorriso. “Già solo per il fatto che mi chiamo Rufus Shinra non ci sarà mai alcun dialogo…lo sai anche tu, no? Anche tu la pensi come loro.” 
  
A Tifa le si strinse il cuore a quelle parole. 
  
Perché erano vere. 
  
Già per il fatto che lui fosse Rufus Shinra, simboleggiava tutto il male compiuto dalla sua azienda. 
  
Non riuscì in nessun modo a voltarsi e dirgli che aveva torto. 
Nel dirgli che ‘la pensava un tempo’ come loro. 
Strinse gli occhi addolorata per questo. Per non avere la forza per dirgli quelle parole. 
  
Rufus sorrise percependo le emozioni della ragazza, e non la biasimava. 
Oramai poteva dire di conoscerla, senza troppa arroganza. Le strinse di nuovo le spalle e si abbandonò su di lei con la testa. 
  
“So che sbaglierò, ma sbagliano anche loro. Non credo che siamo tanto diversi. Solo che stavolta io li farò smascherare, per far capire alla gente che il male non ha come nome solo la ‘Shin-Ra’. Può sembrare un colpo basso, ma non lo è. E’ solo per mostrare alla gente di Edge l’altra faccia della medaglia. Se dopo questo continueranno ad odiarmi, io certo non imporrò col terrore di approvare la mia attività.” 
  
Tifa capì profondamente le parole di Rufus. Colse la sua mortificazione nel dire una cosa simile. 
  
Dominare ‘col terrore’… 
Era questa la politica di Rufus, un tempo. 
  
Da questo punto di vista era vero. Almeno lui in questo era cambiato. 
  
Anche lei non aveva mai approvato quei gruppi estremisti anti-shinra che continuavano a non apprezzare i lavori che l’azienda di Rufus stava facendo per ricostruire la città. 
Rufus aveva certo i suoi tornaconti, ma quel che comunque faceva era vantaggioso non solo per lui, ma per tutti. 
  
Perché aiutando Edge e ricostruendo Midgar, avrebbe fatto del bene alla popolazione, e lui avrebbe avuto la notorietà tanto ambita, soppiantando almeno in parte la devastazione che aveva creato. 
  
Non era giusto che fosse contrastato quando il fine ultimo era buono, dopotutto. 
  
Tuttavia…elaborare simili congetture…era un qualcosa che a lei non apparteneva. 
Non approvava che Rufus approfittasse dell’inaugurazione di una struttura per farla appositamente sequestrare da dei rivoltosi e farli apparire per dei criminali per ottenere il consenso della gente.
  
Era questo ciò che Tifa non approvava: questa sua mentalità volta a costruire pezzo per pezzo il suo puzzle per perseguire i suoi fini pilotando le azioni degli altri. 
  
Nonostante anche quel gruppo anti-shinra sbagliasse. 
Nonostante fossero anche loro causa di disturbo ad Edge, pur auto-proclamandosi degli eroi. 
Era tutto sbagliato…tutto. 
  
Possibile che nessuno riuscisse a chiarirsi con il dialogo, ma che, sia da una parte che dall’altra, dovesse vigere la regola dell’inganno reciproco? 
  
Tifa era sempre più confusa. 
  
Strinse improvvisamente la mano di Rufus, poi finalmente si voltò verso di lui, rivolgendogli i suoi meravigliosi occhi languidi. 
Rufus ricambiò il suo sguardo, consapevole di non essere il ragazzo ideale che lei avrebbe mai immaginato al suo fianco. 
Avvicinò il viso lentamente, fino a premersi sul suo naso, per poi arrivare alla sua morbida bocca. 
  
La baciò intensamente, scompigliandole i capelli, tenendo salda la presa sul suo capo. 
Tifa si lasciò andare e lo ricambiò con tutta se stessa. 
Lanciò le braccia attorno al suo collo tirandolo a se. 
  
Cominciò a piovere. 
  
I due si sdraiarono a terra, noncuranti della pioggia. Ogni altra emozione andò via, lasciando spazio solo ai loro sentimenti reciproci. 
  
L’acqua si infiltrò velocemente fra le impalcature del cantiere vuoto e nel giro di pochi istanti si fece sempre più copiosa fino a bagnare i due giovani. 
  
Il viso di Rufus era stupendo bagnato dalla pioggia. 
I suoi capelli sottili apparivano più scuri e disordinati poiché fradici, e la camicia bianca bagnata lasciava intravedere appena la sua carnagione. 
  
Tifa era leggiadra e poetica con le gocce d’acqua che scorrevano sulla sua pelle e i lunghi capelli scuri appesantiti dall’acqua si muovevano armoniosi al tocco di Rufus. 
  
Rimasero presi l’uno dall’altra, non curanti di tutto. 
  
  
  
  
La mente di Tifa, il suo cuore, la sua ragione, non le davano delle risposte.  
Ogni volta che loro due si avvicinavano, c’era sempre un pretesto per allontanarsi. 
  
  
  
  
Era questo l’amore? 
  
  
  
  
Era quell’incoscienza nel non riuscire a capire una persona poiché accecati dalla passione? 
Cos’era che stava davvero provando? 
  
  
  
Rufus…solo un nome…solo una persona…ma che era il simbolo del mondo che la stava coinvolgendo e devastando. 
  
  
Tuttavia…non sembravano essere nati per stare assieme. 
  
La razionalità di Tifa le diceva questo. 
  
Ma si sa…cuore e ragione…non sono mai andati d’accordo. 
  
  
[…] 
  
  
Rufus e Tifa erano finalmente tornati in albergo, completamente zuppi. 
Si erano buttati sul divano e si erano addormentati l’uno fra le braccia dell’altro, assieme. 
  
Lui era sdraiato sulla schiena e la cingeva con un braccio sul fianco. Lei era su di lui, incastrata con la testa tra la sua spalla e il suo collo, con una mano abbandonata sul suo petto. 
  
Verso le cinque del mattino fu Tifa la prima a svegliarsi. 
Aprì gli occhi. Alzò il viso e osservò il volto di Rufus. 
  
Aveva gli occhi chiusi e un’espressione rilassata. 
I suoi capelli e la sua pelle erano ancora umidi per via della pioggia. 
  
Tifa gli scostò la frangia dal viso, che in quel momento ricopriva, folta, una buona porzione della fronte. Vederlo così per lei era sempre strano. 
Rufus scomposto dava l’idea di un ragazzo come gli altri, ed era…bello. Magari fosse sempre così per davvero. 
Era bello quando poteva constatare che non era solo quell’imprenditore scaltro e pieno di se, ma dietro quel suo modo di porsi, Rufus era un ragazzo come tanti. 
  
Tifa sorrise. 
  
Un sorriso sincero, affettuoso, verso quell’uomo che era una continua scoperta per lei. Verso quell’uomo che l’aveva incantata e l’aveva coinvolta in tutto e per tutto. 
  
Lo accarezzò di nuovo e appoggiò le labbra sulla sua fronte, baciandolo delicatamente, facendole poi scivolare sulla sua bocca. 
Lui non si mosse, ma in quel momento trovò piacevole baciarlo senza essere ricambiata. 
Baciare nel sonno la persona amata era un calore che le trasmetteva un’emozione straordinaria e soddisfacente. 
  
Lo guardò con tenerezza. 
  
Sfilò dal suo collo una catenina sottile con un piccolo pendente, che mise a Rufus. 
Non era un granché come oggetto, ma per qualche motivo c’era affezionata, e in quel momento voleva che lo tenesse lui. 
  
Poi si alzò lentamente, scostandosi da lui, attenta a non farlo svegliare. 
  
“E’ stato piacevole, Rufus…questa piccola fuga romantica è stata divertente. Ma devo tornare dai miei cari. Aerith ha ragione. La Tifa che ti ama, la Tifa che ama loro, e che odia la Shinracoesistono. Non posso fuggirvi. Spero che tu questo lo capisca.” 
  
Tifa prese così a preparare i suoi bagagli, dopodiché uscì dalla stanza, lanciando un’ultima occhiata verso di lui. 
Gli sorrise un’ultima volta, poi accostò la porta. Il bagliore della luce che filtrava oltre la porta scomparve, e la stanza tornò nel buio. 
  
  
[…] 
  
  
Tifa non aveva abbandonato Rufus. 
Solo che aveva bisogno di loro…dei suoi amici. 
  
Non ce la faceva più a rimanere sola. 
Non ne poteva più di considerare la Tifa che era rimasta coinvolta nel mondo di Rufus separata da quella che era amica di Cloud, di Barret, di Aerith….e di tutti coloro con i quali aveva fatto una battaglia proprio contro di lui. 
Le cose erano cambiate, e il solo modo per far coesistere tante situazioni, probabilmente assurde e inconcepibili se rifletteva che i protagonisti erano lei e Rufus, era riprendere la sua vita in mano. 
  
Fuggire non era più una risposta. 
  
  
Era fuggita da Rufus più di una volta pur di non ammettere i suoi sentimenti. 
  
Era fuggita da Cloud quando era tornata con Rufus. 
  
Poi era fuggita da tutti perché non ne aveva più potuto di mentire agli altri e a se stessa. 
  
  
Rufus non era certo una persona per bene e non condivideva gran parte delle cose che faceva. Per questo avrebbe fatto lei qualcosa per loro due. 
  
Il piano era questo. Ristabilire un clima con i suoi amici e ammettere una volta per tutte i suoi sentimenti. Questo per tornare in pace con se stessa. 
  
E poi… voleva deviare i piani di quei rivoltosi che volevano demolire Rufus. 
  
Avrebbe fatto in modo da non mettere il biondo presidente nelle condizioni di attuare qualsiasi piano avesse in mente, per non mettere in cattiva luce lui o loro. 
  
Sapeva dove cercare, o almeno a chi chiedere. Barrett. 
  
  
[…] 
  
  
Settore 5, casa di Aerith. 
  
La giovane dai lunghi capelli castani sfilò il grembiule dopo aver accuratamente pulito la cucina. 
  
Sospirò e seppur indolenzita, il suo viso non lasciava mai trasparire qualsiasi forma di stanchezza. 
Limpida e celestiale, Aerith aveva sempre il sorriso disegnato sul volto e i suoi occhi vitrei erano come due pietre preziose che le davano un’aria magica, ultraterrena. 
  
La forza di Aerith era proprio in questo. 
Nel suo essere unica e speciale, al di la se la si apprezzasse o meno. 
  
Guardò fuori la finestra e corrucciò la faccia come quella di una bambina nel vedere che fuori piovesse. 
  
Nel vetro grondante di goccioline d’acqua si specchiò il suo grazioso viso che contrastava con le nuvole grigie, anch’essere riflesse nel vetro. 
  
Sembrava una macchia di colore in un dipinto scuro. 
  
Tuttavia lei sorrise lo stesso. 
Poggiò la testa contro il vetro e si perse nel guardare il suo grande giardino in fiore. 
  
Aerith adorava le piante, e non solo perché faceva di mestiere la fioraia, ma perché amava la vita che c’era anche nelle più piccole cose e che esplodeva nei fiori, con le loro forme e colori magnifici e unici. 
  
Inoltre…almeno per loro la pioggia non era negativa, avrebbero ‘mangiato’ a sazietà quella mattina. 
Sorrise all’idea, poi però la sua attenzione fu attirata da una figura di sua conoscenza seduta sul recinto che cingeva il giardino. 
  
Quella capigliatura bionda, l’abito scuro a giro maniche e quell’atteggiamento da duro…poco le ci volle a riconoscere Cloud Strife. 
Così prese un ombrello ed uscì. 
  
Cloud, bagnato dalla testa ai piedi, se ne stava non curante seduto sopra il recinto, con le gambe contro la staccionata e i gomiti poggiati su di esse. 
Guardava verso il basso vedendo le gocce d’acqua scendere a una a una dal suo viso fin sul terreno. Sembrava pensieroso, ma chi lo conosceva sapeva che fosse li semplicemente a non far nulla… stava solo fra se e se. 
  
Cloud era fatto così, non era una persona che pensava. 
Era il suo corpo ad agire da se e talvolta si chiudeva in quel modo, senza fare qualcosa di ben preciso. 
  
Vide improvvisamente un’ombra tonda proiettarsi ai suoi piedi e fu in quel momento che si accorse di Aerith, che lo stava coprendo con l’ombrello. 
  
I due rimasero a guardarsi per qualche istante prima di rivolgersi la parola. 
  
“Dilly dally, shilly shally. Cloud, hai finito?” disse lei cantilenando. 
  
“Finito cosa?” 
  
“Il tuo momento di profonda e sentita meditazione.” 
  
“Cosa?!” ribadì inquieto. 
  
“Eheheh…! Dovevi essere molto assorto, guarda come sei zuppo.” Disse lei ridente. 
  
Cloud le ricambiò invece uno sguardo perplesso. Non comprendeva facilmente il suo modo di fare. Chiunque al suo posto lo avrebbe picchiato e rimproverato di aver preso tanta acqua. 
Lei invece gli aveva sorriso e si era limitata ad offrirgli un riparo…oppure lo aveva appena deriso? 
In verità non lo comprendeva bene neanche lui, per questo si limitò a mostrarle un’espressione incerta. 
  
Così Cloud scese dalla piccola staccionata e osservò il delizioso ombrellino rosa confetto di Aerith. 
Gli venne quasi da ridere immaginando se stesso li sotto visto da un occhio esterno. 
Si rivolse ad Aerith quasi a volerglielo far notare, tuttavia si fermò poiché intravide nello sguardo della ragazza un non so che di…triste. 
La scrutò cercando di capire, ma Aerith discorse gli occhi. 
  
“Cloud…a te…sta bene così?” 
  
Il ragazzo li per li non comprese. Vide soltanto la figura solare della giovane fioraia spegnersi per abbuiarsi come generalmente non succedeva mai. 
  
Era insolito un atteggiamento simile da parte sua, eppure ultimamente questo accadeva spesso. 
Fu in quel momento che, osservando meglio Aerith, intuì. 
    
Aerith aveva paura che Cloud l’avesse scelta e ora per quel che stava passando Tifa, più problemi vari fra loro…era terrorizzata all’idea che egli ci ripensasse alla loro relazione una volta per tutte.
  
Cloud arricciò la bocca sentendosi turbato da un pensiero simile. 
  
Aerith alzò il viso verso il suo e si sforzò di sorridergli di nuovo quasi come se, leggendogli nel pensiero, sentisse di averlo messo in una situazione complessa. 
  
Tuttavia non era per quello che Cloud era inquieto. 
Infatti le cose stavano molto diversamente. 
   
Perché… non era vero. 
    
Non erano fondate simili paure di Aerith. 
  
 Questo perché lui amava Aerith, da sempre. Per il futuro chissà? Ma non aveva senso avere paura del futuro se quei suoi sentimenti erano comunque veri.
  
  Cloud sfilò l’ombrello rosa dalla mano della fioraia, dopodichè la prese per mano tirandola a se. 
Aerith lo osservò non capendo. 
  
“Stupida, ti voglio bene.” disse con un filo di voce lui, quasi come se avesse parlato e non parlato. 
  
Cloud infatti non era tipo da dire cose del genere. 
  
“Eh?” 
  
Aerith non seppe rispondere in altro modo. Vedendo poi Cloud arrossire si mise a ridere. 
Il ragazzo si fece ancora più paonazzo. 
  
“Guarda che sto parlando seriamente! Non ho mai dovuto scegliere.” Ribadì lui scostando lo sguardo. 
  
La ragazza dalla lunga treccia fu commossa da quelle parole. 
  
Cloud non aveva scelto Aerith per via del bambino. 
  
Le voleva bene. 
  
Le voleva bene per ciò che c’era tra loro, per l’incredibile storia che li aveva coinvolti, e per i loro sentimenti che palpitavano forti l’uno verso l’altro. 
    
Cloud amava anche Tifa, ma in un modo diverso. Come una sorella, come una persona a lui preziosa ed indispensabile. 
E questo non disturbava per nulla Aerith, la quale teneva lei stessa a Tifa nello stesso modo. 
  
Aerith si strinse al braccio di Cloud. 
  
“Cloud...grazie.” 
  
“Uh?” 
  
“Me lo dai un bacio?” disse dolce. 
  
“Che?!” sbandò lui. 
  
“Eheheh..!” ridacchiò lei sicura che le avrebbe risposto così. 
  
“Ma smettila. Tu scherzi troppo.” 
  
In tutta risposta, Cloud la baciò. Fu la prima volta che riuscì a prenderla di sprovvista. 
  
Aerith era sempre giocosa e solitamente era lei a mettere in difficoltà lui con il suo modo di fare imprevedibile. 
  
Per questo Cloud fu molto entusiasta di essere riuscito a sorprenderla. 
Vide infatti il viso di Aerith infuocarsi. 
  
Fu dunque lui questa volta a sorriderle. 
  
I sorrisi di Cloud era accennati, ma così penetranti da poter contagiare chiunque gli fosse di fronte, forse proprio perchè così rari da vedere. 
  
Infatti Aerith, prima ancora su di giri per quella manifestazione d’affetto, subito si ricompose e gli sorrise a sua volta, questa volta senza dubbi. 
  
  
  
Non ne avrebbe avuti più. 
  
  
  
“Ehi!!! Piccioncini!” 
  
Cloud e Aerith si voltarono udendo il vocione di Barrett. 
  
“Che guastafeste.” Disse Cloud fra se, ma in modo da farsi sentire. 
  
“Guastafeste a chi?! Guarda che c’è Tifa!!” 
  
“Tifa?!” esclamarono sia Aerith che Cloud, poi si guardarono e corsero verso Barrett. 
  
  
[…] 
  
  
Barrett, di getto, aveva detto loro che Tifa era lì. Sia Aerith che Cloud rimasero senza parole nell’udire una simile notizia, del tutto inaspettata. 
L’uomo corse davanti ai due per un po’ fino a raggiungere il Seventh Night. 
Videro Tifa uscire da li, probabilmente perché li aveva sentiti. 
  
“Tifa!” le urlò Aerith mentre si portava vicina a lei. Fece per aprir bocca quando Cloud si mise davanti a lei e trascinò Tifa per un braccio. 
  
Tifa si ritrovò letteralmente strattonata dal ragazzo e non seppe che dire o fare. 
  
“C-Cloud..! Cosa..?” cercò di dirgli qualcosa, ma Cloud non l’ascoltò per nulla. La fece sedere con violenza sulla sua lucente moto e poi vi montò anch’egli. 
  
“Ehiii! Cosa diavolo ti frulla in quella dannata testa?!” gli urlò contro Barrett. 
  
“Io e la mia amica d’infanzia abbiamo da parlare.” Rispose secco, portando i grandi occhiali scuri sugli occhi. 
  
“Cloud…” sussurrò appena Aerith mentre lo vedeva andare via. 
  
Annuì e rivolse lo sguardo nella direzione in cui lo aveva visto sparire con Tifa. 
Sapeva che era la cosa migliore da fare. La cosa migliore sia per Cloud che per lei. 
  
Barrett fece per prendere il suo telefono, ma la giovane lo bloccò, al che l’uomo fu costretto a fidarsi di quell’insopportabile testa a punta. 
  
Da un’altra parte, invece, Tifa era sulla moto con Cloud Strife. 
Cercò in tutti i modi di avere la sua attenzione mentre avanzavano ad una velocità superiore a quella che Tifa era abituata a sopportare. Prese a picchiarlo sulla schiena, infastidita di quell’atteggiamento. 
  
“Cloud! Smettila! Cosa stai facendo? Non è normale sequestrare così una persona..!” 
  
“Non è normale nemmeno sparire così di colpo come fai tu, se per questo.” ribatté lui fulmineo ottenendo il silenzio di Tifa, che sapeva molto bene di trovarsi nel torto, sotto quel punto di vista. 
  
Dopo una manciata di minuti, ecco che la fenrir diminuì di velocità e Cloud vi scese. Fece per aiutare Tifa, ma lei declinò immediatamente quell’accortezza. 
  
Infatti lo guardò accigliata, mentre scendeva dalla moto con un salto. “Cosa ti viene in mente di fare?” 
  
“Dovrei essere io a chiederlo a te.” Disse, e le si avvicinò. “Ti ho portata qui, lontana da tutti, perché tu potessi dirmi tutto.” 
  
Tifa abbassò lo sguardo. 
  
“Cosa vuoi sapere?” 
  
“Sei scappata per me?” 
  
Lei si girò sorpresa e incredula di quelle parole. Cloud sembrava, a modo suo, persino agitato. 
  
“Cosa stai…” 
  
“Quello che voglio sapere…” le rispose, con un tono evidentemente irrequieto e a disagio. “…è se è per colpa mia che sei fuggita.” 
  
A quel punto, Cloud deviò lo sguardo. 
  
Quella domanda era la più importante che aveva bisogno di porle. 
Qualsiasi risposta gli avrebbe dato. 
  
Aveva già avuto modo di dirle ciò che pensava. 
Le aveva già rinfacciato la sua stupidità nel credere ad un ragazzo come Rufus Shinra. Ma ora aveva bisogno di sentire un’altra verità. Quella di lei, alla luce di tutto. 
  
“Una parte di me non lo può negare. È vero. Sono fuggita anche per questo clima insostenibile.” Di colpo alzò il tono. “ Caspita, Cloud! Guardami almeno adesso in faccia! Se mi hai portata qui è perché lo sai, no? Lo sai che se tante cose sono accadute è perché tu non ti sei mai sforzato di parlarmi! Di spiegarmi perché fosse così inutile quello che stavo facendo. Dandomi solo della stupida e dell’illusa…” 
  
“Ma è perché volevo evitare che ti accadesse qualcosa!” le urlò contro spazientito. Tifa avvertì che si era pentito di averle urlato contro. 
  
Cloud…era sempre stato preoccupato per lei? 
  
Era un qualcosa che la sorprendeva? No, ovvio che non era una novità per lei. 
Sapeva quanto anche lui le volesse bene. 
  
Quel che le fece sgranare gli occhi, in quel momento, era che il biondo aveva avuto il coraggio di dirglielo. 
  
“Tu…hai paura che io mi leghi alla Shin-Ra?” 
  
“No, non è solo questo. Io..:” 
  
“Tranquillo. Ho intenzione di dare le mie dimissioni. Anzi…le avrei già date.” Disse incrociando le dita delle mani dietro la schiena, chinando il capo. “Ho solo posticipato la data. Questo perchè…” alzò gli occhi e sorrise appena. “Ho preso a cuore il mio lavoro, e ho da fare qualcosa prima di lasciare Rufus da solo.” 
  
“Tifa…”  Cloud la guardò con un volto rattristato. 
  
 Tifa aveva lavorato diversi mesi lì. 
 In tutti quei mesi aveva avuto così poco tempo per parlarle. 
  
No… 
  
Cloud si ritrovò a costatare che era lui che non era mai stato in grado di trovare il tempo per parlarle. 
  
A furia di aspettare il momento giusto. 
A furia di aspettare che il  tempo girasse finalmente in suo favore, l’aveva lasciata sola. 
  
Dopo di ché l’aveva giudicata e abbandonata. 
  
Cloud non si sentiva un suo amico. 
Questo perché non si era mai comportato da tale. 
  
Come una persecuzione, non era mai stato in grado di tenere stretto a sé le cose che amava. 
Questo riguardava anche lei. 
  
L’avvicinò all’improvviso a sé, poggiando appena il capo di lei sul suo petto. 
  
“…scusa.” 
  
Tifa socchiuse gli occhi, trovando in quel gesto un’energia unica ed indispensabile per farla tornare a splendere. 
  
“Ce ne vuole per cacciare da te un briciolo di cuore, eh?” gli disse, scherzosa. 
  
Lui la strinse provando, almeno per quella volta, ad approfittare di quella solitudine che li circondava. 
Tifa lo ricambiò cingendogli il collo, felice di quel Cloud che aveva finalmente abbassato la guardia. 
Cloud le accarezzò appena i capelli prima di allontanarsi da lei e riprendere le distanze. 
  
“Lo hai baciato?” chiese. 
  
“Chi?” Tifa si fece perplessa, poi sbandò. “...E-ehi, Cloud! Cosa ti salta in mente di..!” gli rispose agitata, poi di colpo si bloccò. 
  
“Che ti prende?” le chiese perplesso. 
  
“Cloud! Ho bisogno di parlare con Barrett , e subito!” Gli disse seriamente allarmata. 
  
“Datti una calmata. Si può sapere quanto ti si è fuso il cervello in questi ultimi giorni?” 
  
“Non è il momento di scherzare! Presto ci sarà un attacco da parte dei gruppi anti-shinra! Devo sapere da Barrett più informazioni o potrebbe succedere qualcosa di grave!” 
  
Cloud sgranò gli occhi per quell’improvvisa informazione, ma in quel momento aveva poco tempo per pensarci. Tifa era agitata e sapeva soltanto che aveva bisogno di Barrett in una situazione simile, e Cloud non poté che costatare che avesse perfettamente ragione. 
  
  
[…] 
  
  
Intanto un treno in lontananza proseguiva veloce tra le montagne e presto sarebbe giunto nelle vicinanze del lago, non lontano dalla città di Kalm. 
Rufus aprì la valigetta e lesse i moduli all’interlocutore con cui stava parlando al telefono. 
  
“Ottimo, dunque non abbiamo più nessun problema. A domani, presidente.” Disse una voce, riattaccando. 
  
Tutto stava procedendo secondo i piani. 
Nulla poteva andare storto. 
I suoi fidati turks, che ancora considerava tali, avevano già esaminato la situazione. 
  
Certo, non sarebbe tutto cambiato di punto in bianco. 
Ottenere il rispetto e la fiducia della gente di Edge era un qualcosa che doveva ottenere facendo un piccolo passo alla volta. 
Tuttavia bisognava scuotere la situazione, per cominciare a vedere qualcosa di più tangibile, e Rufus era disposto a correre quel rischio, mettendosi in gioco di persona. 
  
Guardò l’orologio e costatò soddisfatto che sarebbe stato in grado di raggiungere il suo ufficio per le quattro del pomeriggio, in perfetto orario per l’ultima riunione che gli era necessaria prima dell’inaugurazione della nuova filiale della sua azienda. 
Sorrise soddisfatto e guardò il paesaggio attraverso il vetro della finestra. 
  
“Mia cara Tifa. È un vero peccato che continui a non fidarti di me…” 
  
Il suo sguardo andò a posarsi sulla catenina che aveva al collo. La portò sulle labbra e la baciò. 
  
Tifa…. 
  
Era partito per far ritorno ad Edge senza di lei. 
Quel giorno, appena svegliatosi, non l’aveva trovata. Ne lei, ne le sue cose, se non quel piccolo oggetto che si era ritrovato appeso al collo. 
  
Tifa era una donna spesso incomprensibile per lui. Sfuggente, determinata, persino arrogante. 
Adorava quella donna, seppure era ancora troppo difficile per lui capire come sarebbero andati a finire. 
  
Aveva bisogno di parlarle ancora. 
Di dirle tante cose. 
Cose che probabilmente non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle, ma il solo fatto di vederla di fronte a sé, nervosa o no che fosse, felice di rivederlo o meno, era la cosa che sperava davvero. 
  
Da dopo l’inaugurazione avrebbe rimesso a posto la sua vita, sperante di poter finalmente giocare con delle carte migliori. 
  
Tifa era prevista in tutto questo, nonostante la confusione che regnasse tra loro. 
  
Sapeva che lei non avrebbe mai approvato e che si sarebbe opposta con tutte le sue forze, qual’ora fosse stata in grado di farlo, ma Rufus non aveva più molto tempo. Doveva decidere cosa fare. Doveva decidere in fretta come agire. 
  
Perché per lui ogni momento che passava era un momento in cui si allontanava sempre di più da se stesso e si avvicinava ad un abisso dal quale non sapeva come avrebbe mai potuto riemergere. 
  
Sudò appena. Sapeva a cosa stava andando incontro, ma era un imprenditore. Per di più era uno Shin-Ra. La sua intera vita non gli aveva mai fatto fare altro che correre dei rischi. 
  
Fin dai quindici anni era abituato a prendere in mano situazioni delicate e ad assumersi forti responsabilità. Aveva assaporato il successo e la delusione della perdita. 
  
Tutto questo senza mai aspettarsi nulla dalle persone, sempre pronte a giudicarlo sull’ombra del padre. 
Eppure anche lui, ora, il caro vecchio presidente Shinra, avrebbe potuto finalmente ricredersi sul suo conto. 
  
“Padre. Sotto questo punto di vista è un vero peccato che tu sia morto.” disse chinando il capo sulle dita. “Sarebbe stato bello vederti abbassare la testa davanti ai successi che sto ottenendo nonostante i disastri che ti hanno visto crollare assieme alla tua adorata Shin-Ra.” 
  
Era convinto che ce l’avrebbe fatta. 
Era l’unica cosa che poteva fare. 
  
Sapeva che anche Tifa, dopotutto, facesse finalmente il tifo per lui. Era abbastanza arrogante e sicuro di sé da credere una cosa simile. 
Credere che lei fosse più vicina di quanto pensasse. 
  
  
[…] 
  
  
L’edificio che trovò Tifa davanti a sé era davvero grande. 
Era ricoperto di vetrate, come un grattacielo dal design moderno. La sua magnificenza ricordava, seppur molto vagamente, la vecchia Shin-Ra corporation. 
  
Tifa per certi versi non si sorprese che il target che i ribelli avevano preso di mira fosse proprio quel luogo. 
Ricordò la sera prima, quando Cloud l’aveva riportata al Seventh Heaven. 
  
*** 
  
  
La sera prima… 
  
  
  
“Tifa! Ma tu cosa…” 
  
“Barrett, non è importante come lo sappia. So che qualcosa potrebbe accadere e…” Tifa si morse le labbra. 
  
  
  
…e Rufus, lui… 
  
  
  
No, non poteva parlare a favore di Rufus proprio li, davanti a Barrett, l’uomo col quale aveva condiviso così tanti ideali. 
  
Barrett la osservò non capendo. 
Avrebbe voluto parlare con lei di altro. 
Diavolo! Era stata via, senza preavviso, tutti quei giorni! 
E per di più…lui oramai sapeva che in qualche modo c’entrasse quello schifosissimo Shinra dalla puzza sotto il naso. 
Una parte di lui aveva inteso delle cose dalle poche e pungenti parole di Cloud che lo avevano alterato non poco in quei pochi giorni in cui Tifa era scappata. 
  
Però…Tifa era anche la “sua bambina”, dopotutto. 
Era un po’ troppo cresciuta, ma era così che la vedeva. 
  
Quindi, per quanto avesse voluto costringerla a parlare, non poteva fare altro che fidarsi di lei. 
L’avrebbe protetta da tutto e da tutti…specialmente da “quelli la” ! 
  
Ma era di Tifa che stava parlando. 
  
Era sicuro che lei stessa, quando sarebbe stata pronta, gliene avrebbe parlato. 
  
Quindi si sforzò di buttare all’aria la sua curiosità di “padre” di sapere dove fosse stata (e con chi), per cercare di riportare le sue attenzioni su ciò che gli aveva chiesto Tifa. 
Deglutì e si schiarì la voce. 
  
Dopotutto… semmai avesse voluto sapere realmente cosa stava combinando quel bastardo Shinra, avrebbe sempre potuto picchiarlo di persona! 
  
*** 
  
Così Tifa, stesso l’indomani, si era alzata presto ed era andata a dare un’occhiata alla struttura che presto sarebbe stata inaugurata. 
  
Ripensò alle parole di Barrett in merito a quella delicata questione. 
Era stato chiaro. 
Non si trattava di un gruppo di professionisti, tuttavia gli ideali erano forti e doveva evitare qualsiasi complicazione e agire il prima possibile. 
  
Da quel che aveva capito, Rufus avrebbe inaugurato quella struttura e avrebbe approfittato dell’attacco offensivo per riscattare il suo nome e quello della vecchia Shin-Ra. 
  
Quell’inaugurazione non era dunque che uno specchio per le allodole. 
  
Rufus avrebbe fatto passare quei ribelli per un gruppo terrorista. Li avrebbe fatti tempestivamente arrestare per farsi vedere dalla parte della popolazione. 
  
Ma se qualcosa fosse andato storto? Cosa sarebbe accaduto a Rufus? 
  
La percentuale di rischio era troppo alta, ed era per questo che Tifa era li. 
Era li per parlare da “ribelle anti-shinra” a “ribelle anti-shinra”. 
Masticavano la stessa lingua, era perciò sicura di essere l’unica in grado di poter evitare qualcosa che avrebbe potuto rovinare per sempre Rufus e la sua vita. 
  
Così si addentrò, sperano di reperire informazioni utili.  
  
A quell’ora del mattino non c’era anima viva in giro. Non erano più delle quattro del mattino. Tifa sapeva bene che se c’era almeno una minima possibilità di incontrare i presunti ‘ribelli’, era solo in quelle ore in cui era improbabile trovare gente. 
  
Usò un passepartout che si era procurata grazie all’azienda dove lavorava, ed entrò. 
  
Era un edificio pulito, lucido, e molto spazioso. 
Si immaginò come dovesse essere aperto al pubblico, con il sole che illuminava l’ambiente e l’arredo. Tuttavia non potette stare a pensarci troppo, doveva agire. 
Accese una torcia elettrica e prese a cercare in lungo e in largo. Sfortunatamente gran parte delle porte erano chiuse. 
  
Possibile che non ci fosse alcuna speranza di trovare qualcuno li dentro? 
  
Proseguì lungo un corridoio, ma niente. 
  
All’improvviso si accorse di un rumore. 
Puntò così la torcia in varie direzioni cercando di capire da dove provenisse. 
Quando il ticchettio si fece più vicino, si bloccò. Doveva essere da quelle parti. Tuttavia, non c’era assolutamente niente lì. 
Ne porte, ne rientranze, ne apparecchiature. Era solo il culmine di un lungo corridoio, e che in quella porzione era assolutamente vuoto. Ma il rumore era molto forte. 
  
La sua fonte doveva essere nascosta, allora. 
  
Puntò la torcia in alto e poi in basso e fu in quel momento che si accorse che una mattonella del pavimento sembrava essere stata manomessa di recente. 
Lo capì dalla polvere, che rendeva il pavimento appena scivoloso. Era strano, dato che l’inaugurazione sarebbe venuta quella mattina e tutto l’edificio era assolutamente pulito. 
Si piegò dunque e, grattando con le unghie in quella porzione, effettivamente c’era dell’attrito. 
Posò a terra lo zaino che aveva sulle spalle. Si era preparata ad un’eventualità simile, così si era portata dietro il necessario per qualunque evenienza. 
Prese un cacciavite molto sottile e lo incastrò nella fessura tra una mattonella e l’altra. Forzandolo a dovere, la mattonella si sollevò, come previsto. 
Tifa si compiacque di non aver perso colpi, dopotutto. Riprese la torcia in mano ed esaminò il suo interno. 
  
Intravide appena un curioso ordigno, ma non fece in tempo ad investigare di più che fu presa alle spalle da qualcuno. 
  
  
Non si accorse di nulla, se non che qualcuno l’aveva afferrata da dietro serrandole la bocca con le mani. 
Ma non si lasciò spaventare. 
  
  
Infatti ebbe la lucidità di dare una gomitata al suo aggressore e sferrargli in potente calcio sugli stinchi. 
Si liberò così dalla presa. 
Si mise in posizione d’attacco, pronta a stendere chiunque avesse di fronte. Battere quel ‘novellino’ non le fu difficile, lei che aveva tanta esperienza nelle arti marziali. 
  
“Sei tu che hai messo questo ordigno li sotto?” 
  
“Ti interessa?” 
  
“Lo sai che così non ti comporti tanto diversamente da loro?” 
  
“Può darsi. Ma non credo che la cosa ti debba interessare, sai, carina?” 
  
“Oh? Davvero? Bene… allora vediamo cosa sai fare!” detto questo, Tifa si scagliò contro di lui, buttandolo a terra dopo una veloce raffica di pugni ben assestati. 
  
Il ragazzo cadde e prese a guardarla con odio. 
In qualche modo Tifa comprendeva l’ardore nei suoi occhi. Comprendeva il suo odio. 
Ora che lo aveva indebolito, avrebbe provato a parlargli con democrazia. 
Si piegò verso di lui e gli tese una mano. Il ragazzo non comprese, ma prima che i due potessero instaurare qualsiasi conversazione, furono interrotti dall’arrivo di un altro componente del gruppo di ribelli che, con un manganello, colpì Tifa alla testa. 
  
La ragazza si accasciò a terra. Aprì debolmente gli occhi, ma il colpo bene assestato le fece perdere subito i sensi. 
L’uomo si avvicinò per scrutarla. 
  
“Chi è?” 
  
“N-non lo so! So solo che l’ho vista dalle nostre telecamere e che è incredibilmente forte!” disse il ragazzo ancora a terra. 
  
“Uhm…” si avvicinò un terzo componente. “Come faceva a sapere della bomba?” 
  
“Un agente speciale?” 
  
“No. So chi è questa donna.” L’uomo che l’aveva colpita disse. “E’ la donna di Rufus Shinra.” 
  
  
[…] 
  
  
“Dannazione!!” disse Cloud tra sé, visibilmente turbato. 
  
“Cloud, per favore, calmati! Tifa è una ragazza adulta, sa quel che fa.” Intervenne Aerith sperando di calmarlo, nonché per difendere l’amica, visibilmente troppo seguita da quel ragazzo. 
  
“Odio ammetterlo, ma questa volta Chiodo ha ragione! Cazzo!!” 
  
“Barrett? Anche tu?” lo rimproverò la bruna mettendo le mani sui fianchi. 
  
Imperterrita i due non cambiarono atteggiamento e ripresero a parlare in modo animato come se lei non avesse detto niente. Fu a quel punto che anche lei cambiò atteggiamento. 
  
“Aspettate…c’è qualcosa che non so?” 
  
Cloud e Barrett si girarono all’unisono, ma nessuno dei due ritenne opportune dirle nulla. In fin dei conti, non era detto che Tifa fosse in pericolo. 
  
Infatti i due si erano accordati già con Tifa per cercare questi rivoltosi, ma non avrebbero mai pensato che la ragazza avesse potuto andare da sola. 
Si rimproverarono di essere stati talmente stupidi da non capire che Tifa fosse così presa da Rufus da lanciarsi in una missione simile senza consultarli. 
  
Aerith, dal canto suo, cominciò seriamente a preoccuparsi e si mise fra loro. 
  
“Insomma! Sorvolate per favore sul fatto che ho un fiocco rosa in testa, diamine! Avanti! Parlate!!” si impose seria non volendo essere esclusa dal discorso perché ‘donna’. 
  
“Tifa…” bisbigliò Cloud. 
  
“Sì…” lo incoraggiò lei. 
  
“…è” poi si interruppe e assunse un’espressione arrabbiata. “E’ una stupida e potrebbe aver fatto una grande stronzata.” 
  
“Cloud!!” Aerith perse le staffe di nuovo. Incrociò le braccia infastidita di fronte quell’atteggiamento chiuso nei suoi riguardi. 
  
“Ieri mi ha chiesto delle informazioni riguardo un gruppo anti-shinra. Gliene ho parlato, così, senza riflettere. Mai a pensare che lei…” intervenne Barrett, pur contrariato. 
  
Aerith portò una mano al petto, preoccupata. 
  
“Vuoi dire che è andata a cercarli da sola?!” 
  
Non poteva crederci. 
Tifa…cosa le era preso? 
  
No…a pensarci bene anche lei avrebbe agito così in un momento come quello. Ricordò del giorno prima, quando erano rimaste in camera per dormire. 
  
*** 
  
La sera prima… 
  
Tifa si buttò sul letto, completamente sfinita dall’abbondante cena ordinata al ristorante cinese da Barrett. Quell’uomo era un pozzo senza fondo, e anche Cloud, a pensarci bene, non era stato da meno. Tutto quieto e silenzioso, ma aveva divorato più della metà del cibo presente sulla tavola! 
  
Sorrise, felice di quella piacevolissima serata in compagnia delle persone che amava. 
  
‘Che amava’, eccetto una. 

La ragazza dai lunghi capelli neri si abbuiò improvvisamente. 
  
Rufus…erano già passate le prime dodici ore da quando era andata via da Junon…chissà come l’aveva presa. 
  
Aerith le si avvicinò, sedendosi sul letto e sdraiandosi accanto a lei. 
  
“Tifa…è tutto a posto?” 
  
Aerith aveva la rara capacità di leggere l’animo delle persone. Se qualcuno aveva qualche pensiero per la testa, ansie o preoccupazioni di qualsiasi genere, lei era in grado di comprenderlo tramite uno sguardo. Tifa si voltò verso di lei. 
  
“Mi sento in colpa.” Le disse appena. 
  
“Per Rufus?” chiese dolce. 
  
Tifa annuì con la testa ma non ce la fece proprio a parlare. Al telefono era stato facile, ma per qualche motivo parlare di lei e del biondo presidente specchiandosi negli occhi dell’interlocutore la metteva in difficoltà. 
Aerith se ne accorse e infatti le prese le mani e la guardo con i suoi occhi di smeraldo con un’espressione pronta a trasmettere tutto il coraggio di cui avrebbe avuto bisogno Tifa per sfogarsi. 
  
“Tu lo ami, non è così?” 
  
“Cosa?” la bruna sbandò. 
  
Non erano da lei frasi di questo genere. 
E poi…non aveva mai pensato a Rufus in quei termini. Non apertamente almeno. 
Che gli volesse bene, che gli piacesse, che fosse interessante, che per qualche motivo fosse sempre nei suoi pensieri, che non riuscisse mai a separarsi definitivamente da lui, che aveva bisogno di vederlo… erano tutte cose che ammetteva. 
  
Però…amarlo…caspita!! 
  
  
Cominciò a farsi rossa. 
  
  
No,no,no,no!! Non va bene! Che reazione è questa?! 
  
  
Di fronte quella reazione, Aerith scoppiò a ridere. Tifa sbarrò gli occhi. 
  
“A-Aerith!!!” la rimproverò, sentendosi infuocata dall’imbarazzo. 
  
“Ahahah! Scusami, scusami!” gesticolò la fioraia con le mani. “E’ solo che…sei così dolce!” sorrise. 
  
“…d-dolce?” chiese Tifa oramai spaesata. 
  
“Sì. Non so dirti bene perché, ma trovo così romantica la vostra storia. Tu e Rufus…sembra un gioco del destino. Insomma, tu AVALANCHE, lui della Shin-Ra. Potrebbe essere un racconto!” 
  
Tifa girò gli occhi, a disagio, ma si intenerì nel sentire Aerith parlare così. 
In effetti…nessuno aveva mai visto la sua storia con Rufus come una storia romantica. 
  
Tutti ne avevano evidenziato sempre solo i problemi, le ovvie differenze caratteriali e difficoltà … 
  
Lei era la prima che li stava vedendo come una coppia. 
Una coppia bizzarra e fuori dal comune certo. Ma non li aveva criticati e anzi, sembrava anche vederli bene assieme. 
L’idea la emozionò un tantino. 
  
Lei e Rufus come una bella coppia…forse neanche lei ci aveva mai pensato molto. 
  
Sempre pronta ad essere il suo giudice più severo, Tifa stessa non si era mai data tregua per quanto li riguardava se non occasionalmente. 
  
Aerith invece subito aveva pensato alla loro felicità, al loro essersi trovati vicino, a prescindere di tutto. 
La cosa la fece sentire strana…però felice. 
  
Fortemente a disagio poiché essere la compagna di Rufus Shinra non era certo una cosa qualsiasi, ma li per li, parlare con Aerith di loro dal punto di vista romantico, le fece bene. 
Fece bene soprattutto a quella parte di lei iper-critica che non faceva che porsi problemi. 
  
“Aerith…grazie.” Le disse infine. 
  
“E di cosa, scusa?” 
  
“Beh…sai, è la prima volta che parlo di Rufus…a qualcuno…” 
  
“Qualcuno?” 
  
“Sì.” Annuì. “E…non è facile. Da sola mi sono fatta venire mille sensi di colpa, ma tu…cavolo, non so come fai!” le sorrise. 
  
Al che Aerith le stritolò la testa con le braccia, bloccandola con fare giocoso. 
  
“Oh, questo perché io non sono ‘qualcuno’!!” disse scherzando. 
  
“A-ahi!! No, basta!! Ti prego! Mi sono espressa male!!” disse Tifa cercando di divincolarsi dalla presa. 
  
“Ehehe! Ci vorrà ben altro!!” 
  
**** 
  
Aerith rievocò la loro conversazione della sera prima. 
  
Tifa era così rilassata e si erano divertite tanto assieme. 
E invece…lei aveva già progettato di andare da sola a cercare quelle persone, in quel momento? 
Portò una mano sotto il mento, pensierosa. 
  
“Uhm…accendiamo la televisione. Avrebbero dovuto fare l’inaugurazione oggi, no? Vediamo se dicono qualcosa.” 
  
Cloud, a quell’ovvia deduzione, prese il telecomando ed accese la televisione. 
Il canale locale di Edge trasmetteva in diretta l’inaugurazione della nuova sede dell’azienda di Rufus e al momento l’unica notizia annunciata era il ritardo del presidente. 
  
“Shinra…se sento ancora una volta il nome di quel bastardo Rufus Shinra, giuro che lo ammazzo con le mie mani!!” ringhiò Barrett comprensibilmente irritato. 
  
Quasi come uno scherzo del destino, in quel momento qualcuno bussò alla porta. 
Aerith fu la prima ad avviarsi ad aprire, mentre Barrett e Cloud erano ancora presi dai notiziari. 
Fu quando lei aprì la bocca che anche i due si precipitarono alla porta con lei. 
  
“Tifa è qui?” 
  
Oltre la porta, si presentò un elegante Rufus Shinra, con i capelli ingellati, meno che il ciuffo di frangia che gli pendeva di lato, e il suo candido abito da lavoro bianco, con gilet nero. 
Alle sue spalle, la sua importante automobile. 
  
Aveva deviato strada per andare a vedere se Tifa Lockheart fosse lì, infischiandosene dell’inaugurazione. 
Consapevole che avrebbe potuto mandare a rotoli tutto, il solo sospetto che Tifa avesse potuto agire in qualche modo sconsiderato lo aveva portato in allarme. 
Questo poiché quella mattina era arrivato in ufficio, sicuro di contattarla facilmente, invece il suo telefono era staccato e al bar non gli aveva risposto nessuno. 
Dapprima era stato sicuro che lo aveva solo preceduto ad Edge per i suoi tipici ‘sensi di colpa’. 
Invece, non trovandola, era scattato un campanello d’allarme, e se conosceva almeno un po’ la donna che lo aveva stregato, poteva giurare che stava tramando qualcosa dopo aver saputo del possibile ‘attentato’ alla sua nuova azienda. 
  
Lui le aveva raccontato solo una parte del piano. Il superfluo, ciò che era giusto che lei sapesse. Non l’aveva fatta partecipe di fatti ben più importanti. 
  
  
  
Ovvero dell’intera pianificazione dietro tutto. 
  
  
  
Rufus, oramai da mesi era in contatto con potenti imprenditori disposti ad aiutarlo in cambio di denaro. 
Con loro aveva elaborato questo piano, che avrebbe portato il giovanissimo presidente a riscattarsi. 
  
Per questo aveva messo appositamente in giro la notizia del suo piano di ricostruire la Shin-Ra. 
  
Per questo non aveva tenuto più di tanto segreti i suoi documenti, ai quali la stessa Tifa era acceduta. 
  
Questo per indurre i ribelli a pensare proprio ciò che lui voleva: 
che l’azienda che avrebbe inaugurato e i tanti lavori svolti per il bene di Edge erano volti a far risorgere la sua impresa e renderlo quello che lui era un tempo. 
  
Con il potere dei soldi, il consenso popolare e l’aiuto di altri imprenditori, Rufus sarebbe stato inarrestabile e avrebbe fatto rinascere la Shin-Ra inc. 
  
  
Chiunque lo avrebbe pensato. 
  
  
Così era sicuro che, con un simile allarme, i rivoltosi anti-shinra avrebbero preso di mira l’azienda, temendo per il peggio. 
  
  
Non era importante che fossero terroristi, o una semplice band ribelle… perché non sapevano dell’imboscata che Rufus aveva tenuto loro per trasformarli in criminali. 
  
Rufus, assieme alle normali tubature presenti in ogni tipo di locale, aveva aggiunto una “sorpresa”. 
  
Del gas. Del gas molto velenoso vendutogli in nero. 
  
Procurarselo in gran segreto era stato arduo. Alla fine ce l’aveva fatta grazie alle sue formidabili capacità manipolative, e così, mentre le normali imprese edili costruivano il fabbricato, parallelamente lui aveva fatto aggiungere delle tubature dall’apparenza normale, ma in realtà piene di gas nocivo. 
  
Lui avrebbe fatto ricadere la colpa sui ribelli, facendo apparire il tutto come un attentato all’intera Edge. 
  
Arrestandoli e scampando a un disastro simile, lui avrebbe salvato Edge. 
  
La gente avrebbe continuato ad odiarlo, questo era certo. Ma almeno avrebbero potuto dire di lui che aveva cercato di redimersi e alla fine la sua potenza aveva sì distrutto Midgar, ma aveva salvato Edge. 
  
Con un intervento tempestivo delle sue truppe militari, prevedeva un margine di rischio talmente esiguo da sentirsi pienamente sicuro di sé. 
  
Questo fino a quella mattina. 
  
  
  
Tifa Lockheart…avrebbe distrutto i suoi piani? 
  
  
  
Sperò con tutto se stesso di vederla lì, nel suo bar, assieme ai suoi amici. 
Così ripeté serio alla giovane vestita di rosa. 
  
“Tifa è qui?” 
  
“Oh, Rufus!” 
  
“TU!!” Barrett si scagliò contro di lui. 
  
Rufus rimase esterrefatto. 
  
Lasciò cadere a terra la sua ventiquattrore e rimase impassibile a guardarlo con i suoi occhi glaciali, mentre lui lo strattonava per il collo della camicia. “Farabutto!! Dov’è?! Dimmi che diavolo hai raccontato a Tifa! Dove l’hai mandata!!” 
  
“Dalle sue parole, desumo amaramente che Tifa non è con voi, dunque.” Disse appositamente formale, insieme all’amarezza di costatare che lei non fosse lì per davvero. Strinse gli occhi cercando di meditare sul da farsi. 
  
“Ehi! Cosa sei venuto a fare?” intervenne Cloud schivo. 
  
Rufus sorrise beffardo. 
  
Barrett lo lasciò andare, dovendosi trattenere nel non mollargli un pugno sul quel suo ‘bel visetto’. 
  
“Strife…non si ci vede da un po’. Quand’è stata l’ultima volta?” chiese provocatorio, sapendo perfettamente a quando risalivano tali circostanze. 
  
Cloud digrignò i denti ricordando nitidamente quel suo viso saccente avvicinarsi a quello di Tifa, baciandola proprio davanti i suoi occhi. 
  
Odiava profondamente quell’uomo che prima era un nemico, e che adesso l’aveva ferito nell’orgoglio facendo ben più che ‘sfiorare’ la sua preziosa amica. 
  
Il biondo tuttavia decise di tacere al momento. C’era Barrett lì con loro e almeno finché fosse stato possibile, voleva evitargli certi dettagli. 
  
“Taci! Piuttosto diccelo tu dov’è Tifa.” 
  
Rufus fece qualche passo verso di lui, con il viso canzonatorio e irritante. 
  
“Ditemi dove l’avete vista l’ultima volta.” Chiese asciutto, aggiustandosi la camicia. 
  
“TSK! Pensi forse che te lo direi?!” parlò disgustato l’uomo dal braccio di cannone, ma tu smentito da Aerith, che rispose al suo posto. 
  
“Tifa era qui fino a ieri sera. Sono sicura perché abbiamo dormito assieme. Rufus, ti prego, sai dove può essere?” 
  
Rufus quasi si sorprese di quel tono dolce e confidenziale della ragazza vestita di rosa. 
E pensare che anche loro erano nemici, un tempo. 
Tuttavia non stette a pensarci troppo. La questione era molto più delicata di quanto loro pensassero e dovevano muoversi in fretta. 
  
“Ho dei sospetti, ma ho bisogno della vostra collaborazione.” 
  
“Scordatelo!” disse Barrett. 
  
“Va bene.” intervenne nuovamente Aerith. 
  
A questo punto fu lampante che l’interlocutrice che avrebbe fatto da tramite con i suoi ‘ex-nemici’ era la ragazza con la treccia. 
  
Rufus si inoltrò nel locale, leggiadro, facendo ondeggiare il lungo soprabito. 
  
Barrett lo guardò con repulsione, trovando insopportabile quel suo modo di fare regale. 
Il biondo presidente si sedette elegante su una sedia e accavallò le gambe. 
  
Aerith lo imitò, poggiando le braccia sul tavolo. 
  
Cloud e Barrett si sedettero in malo modo su un tavolo di fianco a loro, fulminandolo con lo sguardo, ma il ragazzo non li curò per niente. 
  
Fu Aerith a prendere per prima in mano la discussione. 
  
“Tifa ha chiesto a Barrett e a Cloud qualcosa su dei ribelli che odiano la Shin-Ra. Tu le avevi detto che avrebbero attaccato la tua azienda, quindi desumiamo che lei abbia architettato qualcosa.”
  
“Povera la mai Tifa! Se penso che il BASTARDO che le ha detto una cosa simile sei TU!!” digrignò i denti Barrett in prenda alla collera ancora. 
  
“Non vi ha detto nulla?” chiese noncurante il presidente, cercando di capire qualcosa in più. Aerith scosse la testa. 
  
“Mi dispiace.” 
  
“Capisco…” disse Rufus rassegnato. 
  
Non sapevano davvero nulla di più, non ci voleva. Allora Tifa doveva per forza essere andata lì lei stessa. Oramai ne era certo. Forse però non tutto era ancora perduto. 
  
“Rispondi, cazzo!!” Barrett tuonò buttando all’aria la sedia sulla quale era seduto. “Che lei hai detto, maledetto Shinra!!” 
  
Rufus rimase calmo e lo guardò serio, impassibile. 
  
 “…e tu? Come mai non hai fatto nulla per evitare che lei si comportasse in un modo così sconclusionato?” disse pacato, ma crudo. 
  
Infatti Barrett si bloccò e non seppe che rispondere. 
Sentì solo il sangue ribollire nelle vene di fronte la crudeltà di quel ragazzo. La crudeltà nell’attribuirgli la responsabilità delle sue azioni. 
  
“La signorina Aerith mi sembra abbia appena affermato che sei stato tu a darle le informazioni che cercava.” Continuò imperterrita Rufus. Fece poi una pausa, e poggiò il mento sulle nocche delle dita. “Non ti sei insospettito?” 
  
“Grrrr…” 
  
“Non hai pensato che lei avesse qualche piano in mente? Che ingenui che siete…qui c’è sempre stata la differenza fra dei semplici ribelli e degli imprenditori.” 
  
“Tu…” Barrett unì i pugni. “TU NON OSARE!” 

“Barrett!” questa volta fu Cloud ad intervenire. “Per quanto lo disprezzi, Rufus ha ragione.” Abbassò gli occhi. “Avremmo dovuto pensare che Tifa non ci avrebbe coinvolti. Avremmo dovuto pensarci due volte prima di darle quelle informazioni.”
 
  
Rufus si rilassò sulla sedia, soddisfatto. Prese intanto una sigaretta dalla tasca e cominciò ad aspirarla, cercando intanto di fare mente locale e decidere sul da farsi. Tifa... cosa stava facendo? 
  
“Però…se non fosse stato per lui…” bisbigliò intanto Barrett fra se, addolorato e arrabbiato con quello che avrebbe considerato il responsabile per qualsiasi cosa sarebbe accaduto a Tifa. 
  
Cloud comprendeva bene i suoi sentimenti. “Barrett…” disse, ma non trovò le parole giuste per dire qualsiasi cosa. 
  
“Perché Tifa dovrebbe mai fare una cosa simile…per salvaguardare poi chi?! QUELLO LA?!” ripeté Barrett ‘a bassa voce’. 
  
Rufus, che era assorto nei suoi pensieri, sentendosi chiamare in causa si voltò verso di lui. 
  
Piombò il silenzio. 
  
Un silenzio che durò diversi istanti. 
Nessuno sapeva cosa dire, nessuno aveva il coraggio di parlare. 
  
Cloud e Aerith sapevano di Tifa e Rufus. 
Rufus aveva i suoi piani da tenere per se. 
Barrett non riusciva più a capirci nulla. 
  
Era un’atmosfera davvero pesante. 
  
Aerith, seppur riconosceva che quella posizione non le spettasse, decise che mettere le carte in tavola era forse la cosa migliore in quel momento. Barrett non sapeva dei sentimenti che potevano muovere la ragazza a comportarsi così e a rischiare a tal punto. 
Era giusto che comprendesse la reale gravità della situazione. 
  
“Tifa…lo sta facendo per lui.” Disse infine con un tono basso. 
  
Barrett strinse gli occhi non capendo. 
  
“Per lui, CHI?!” 
  
Aerith fece un sospirò, poi parlò con fermezza. Sia Rufus che Cloud rimasero zitti e immobili a osservare la scena. 
  
“Rufus e Tifa, loro…” 
  
Appena tre parole. 
Tre parole che non avevano detto niente. 
  
Eppure, se il silenzio che si era generato precedentemente era stato a dir poco insopportabile, il gelo di questo ulteriore momento di silenzio generò un’atmosfera ancora più di astio e inquietudine. 
  
Pochi istanti che sembrarono durare un’eternità. 
Lo stesso Rufus dovette ammettere di sentirsi un po’ a disagio, come se si fosse reso conto solo in quel momento di essere nella tana dell’orso. 
  
Cloud si alzò per dirigersi in cucina. 
Aerith lo guardò storto per fermarlo, ma lui scosse la testa e se ne andò. 
  
Fu allora che Barrett, dal suo stato catatonico, tornò lucido e sferrò un pugno in direzione di Rufus Shinra, che deviò il colpo per miracolo, buttandosi all’indietro sulla sedia e cadendo a terra. 
  
“S…sei pazzo..!!” disse indignato, ma comprese ben presto che quello era il momento di tacere. 
  
“TU!! DISGRAZIATO!! MALEDETTO! FARABUTTO! MAIALE!!!” disse oramai fuori controllo. “Che cosa hai fatto..?!!! Cosa hai fatto a Tifa?!” 
  
Rufus indietreggiò comprendendo il pericolo. 
  
“N-Non vedo perché una donna di vent’anni dovrebbe chiedere il permesso al paparino.” Disse con fierezza, ma non riuscendo a nascondere del tutto lo sgomento di avere di fronte a se un Barrett furioso. 
“..che poi non sei neanche il paparino, mi risulta.” Aggiunse, non accorgendosi che, in una situazione simile, la cosa migliore da fare sarebbe stata rimanere in silenzio, rappresentando i ‘precedenti’ dei due. 
Ma Rufus non era tipo da abbassare la testa, neanche di fronte l’evidenza. 
  
“Non ti risulta…? NON TI RISULTA?! ORA TI FACCIO VEDERE IO COSA TI RISULTERA’ PER SEMPRE!!” 
  
“Barrett!!” si lanciò verso di lui Aerith sperando di fermarlo, mentre ‘coraggiosamente’ Rufus si andò a riparare dietro il bancone del bar. 
  
“Tanto la tua opinione non conta.” Disse ancora il biondo presidente in tutta risposta. 
  
“AH, Sì?!” rispose Barrett cercando di acchiapparlo e stritolarlo con le sue mani. 
  
“Rufus! Ti prego, non provocarlo! Caspiterina!” lamentò Aerith disperata. 
  
“Tuttavia è la verità, e comunque ci sono cose più serie di cui dobbiamo discutere.” ripeté Rufus cercando di puntare le attenzioni di tutti a fatti più concreti. 
  
“Ma io lo ammazzo! Io DEVO ammazzarlo!! Quel…quel VERME…ha messo le mani addosso a Tifa!! Sporco, brutto, piccolo bastardo!!” 
  
“Modera i termini!” Rufus si risentì, non accettando quell’atteggiamento. Cercò comunque di mantenere con Barrett una distanza di sicurezza. 
  
“Oh, insomma, basta!! Smettetela!” intervenne di nuovo Aerith, ovviamente non calcolata da nessuno dei due, che continuavano a provocarsi a vicenda. 
In modo diverso, ma erano entrambi più sbruffoni e attacca briga di quel che sembravano. 
  
SBANG 
  
“Eh?” Barrett cadde a terra, spaesato, dopo il vistoso colpo ricevuto sulla testa. 
  
Si rivelò esserci Cloud alle sue spalle. 
Rufus e Aerith lo guardarono. Prima lui, poi l’asse di legno che aveva in mano. 
  
“Che credevate? Era da settimane che l’avevo nascosta in cucina. Sapevo che semmai fosse accaduto, avrei dovuto usarla.” Disse il biondo non curante, andando a prendere un fiasco di vino, sotto gli occhi attoniti di Rufus e Aerith. 
  
“E’…svenuto?” chiese Rufus uscendo dal bancone. 
  
“Lui? No, assolutamente. Si riprenderà subito. Aiutatemi a farlo ubriacare di brutto.” 
  
“Chi l’avrebbe detto che mi avresti protetto, Strife. Cos’è? Ti sei abituato all’idea?” rise il presidente avvicinandosi al biondo dai capelli a punta, che in tutta risposta gli puntò contro la spada. 
  
“Affatto! Io e te parleremo, dopo.” disse, freddo e glaciale quanto e più di Rufus. 
  
Rufus tuttavia non s’impressionò, anzi. 
Accennò un sorriso che lasciò intendere il suo non vedere l’ora che ciò accadesse. 
  
  
Pochi minuti dopo, Barrett riprese conoscenza come previsto. Si sentì insolitamente rilassato. 
  
  
“Hic! Oh, testa chiodata…non ci crederai, ma ho fatto il peggior brutto sogno della mia vita. Ho sognato di ‘imparentarmi’ con uno Shinra…” 
  
Aerith e Cloud deglutirono. Tuttavia volevano approfittare del momento di smarrimento di Barrett per riprendere in mano la conversazione. 
Furono interrotti da Rufus che a quanto pareva aveva deciso di lasciarli proprio in quel momento. Infatti oramai l’inaugurazione era fra poco, non era più il caso attendere oltre. Così si avvicinò ai tre. 
  
“Ne riparleremo dopo, papà. Ma ora devo andare. Tifa potrebbe finire in grossi guai se non entro nella mia azienda. Arrivederci.” 
  
Disse sistemando il cappotto sulle spalle. Nonostante l’azzuffata precedente, si era rivolto provocatorio a Barrett chiamandolo appositamente ‘papà’, come si fa con i suoceri. Dopodichè salutò e andò via, senza curarli. Aveva per davvero i minuti contati. 
Salì in macchina, mise in moto e si inoltrò per strada. 
  
Cloud, Aerith e Barrett rimasero a guardare nella sua direzione, chiedendosi cosa stesse succedendo. 
Solo Barrett assunse d’improvviso un’espressione più truce e disperata. 
  
“ ‘Papà’ ? Lo Shinra si è bevuto il cervello!” poi si interruppe, capendo solo in quel momento la battuta. 
  
Cominciò a scuotere la testa sperando di sbagliarsi. 
  
 “No…No…non mi dite che non era un incubo….nooo….” disse mugugnando, portando una mano sulla fronte. 
  
Cloud e Aerith si guardarono preoccupati. 
  
  
[…] 
  
  
  
  
…..ed ecco il secondo dei quattro capitoli finali. 
Fiuuu…mammamia! XD Un po’ lunghetto, mi sa. 
Finalmente il tanto attesissimo Barrett che sa di Rufus e Tifa. Spero la scena sia divertente almeno la metà di come l’ho immaginata io XD 
Almeno io morivo nel descriverla! Cioè…ma ve li immaginate?!! Rufus inseguito da quell’energumento di Barrett? 
  
Emozionante è anche Rufus sotto la poggia, quanto è sexy… 
  
Ebbene sì, mi soffermo su parti FONDAMENTALI della mia fic, eh? U.u 
XD 
  
Comunque…. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
Mi premeva molto anche la scena con Cloud e Aerith. 
Era importante per me trasmettere che Cloud amasse Aerith, come già dissi. 
Per quel che riguarda i risvolti della storia, ovviamente saranno il filone principale anche del prossimo capitolo che proietterà la storia al suo epilogo. 
  
Che emozione! Davvero, sono emozionatissima! 
  
Inoltre sono commossa dal fatto che abbia potuto sentire voi, Marie16 e shining_leviathan! Grazie! 
Grazie davvero!! 
Come vi ho già detto, ho sempre considerato i vostri commenti, assieme anche a quelli degli altri che spero di risentire, un grande sostegno. E vedere che abbiate continuato a seguirmi nonostante la mia lunga assenza è una gioia che…davvero, grazie! Non ho parole. 
Un bacione!! 
Nel giro della prossima settimana pubblicherò anche il prossimo.^^ 
  
fiammah_grace 

  
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