CAPITOLO
17.
La
notte trasportò via con se ogni ansia.
La
paura e i dubbi erano tanti, tuttavia.
Questo
teneva una parte del cervello di Tifa
ancora sveglio che, seppur dormiente e cullata ancora dalla inebriante
e
piacevole sensazione di Rufus sulla sua pelle, non riusciva in nessun
modo ad
abbandonarsi completamente.
Così,
seppur controvoglia, aprì gli occhi.
Si
accorse in quel momento che Rufus non era a
letto.
Si
sollevò col busto e prese a scrutare la
stanza. Era buio. Non doveva aver dormito per niente, dunque.
Sentì
un brusio.
C’era
qualcuno che stava parlando, seppur
sottovoce.
Sbirciò
oltre il balcone lasciato aperto, coperto
dallo svolazzare della candida tenda, e vide Rufus di spalle poggiato
alla
ringhiera.
Stava
parlando a telefono…?
Tuttavia
era buio. Che ore potevano mai essere?
Guardò
il cellulare che aveva dimenticato acceso
e lesse che erano le due di notte.
Sbarrò
gli occhi, incredula, dopodichè scese dal
letto e si avvicinò a lui.
Fu
però costretta ad interrompersi quando prese
coscienza dell’evidente fatto che Rufus stesse parlando
consapevole che lei
stesse dormendo.
Tifa
sentì il suo corpo cristallizzarsi
nell’udire, o ameno nel comprendere al volo il senso di
quella discussione.
Rufus,
rilassato sulla balconata con il cellulare
premuto dolcemente sul lobo dell’orecchio, accarezzato dalla
brezza, era sicuro
si sé e nei suoi occhi brillava quella scintilla tipica di
lui : quella di un
uomo scaltro che puntava sempre ad un obbiettivo.
La
luna faceva contrasto con un ragazzo come lui.
Lo
illuminava rendendolo soave e candido,
seppur in lui non ci
fosse nulla di candido.
Rufus
era furbo e privo di scrupoli. Sapeva
custodire senza alcun senso di colpa le sue congetture anche con
l’inganno.
Ciò
lo rendeva difficile da comprendere, e anche
se non sempre questa sua segretezza implicava risvolti negativi,
comportava una
certa complessità nell’avere un rapporto sincero
con lui.
Era
per questo che facilmente le sue parole erano
fraintese.
Tuttavia
Tifa poteva davvero fraintendere parole
così precise come quelle?
Rufus…di
cosa stava parlano? Perché..?
Il
cuore le saliva in gola e sentiva il suo animo
struggersi.
Perché,
nonostante tutto, doveva sempre riaprire
gli occhi e comprendere che quello che amava era solo una sfaccettatura
di
Rufus.
Lui
rimaneva sempre nell’ombra, pronto a tornare
ad essere lo Shinra che aveva sempre detestato.
“Dopotutto
il rischio è prima di tutto mio. Sono
ben consapevole che quel gruppo attaccherà.
Inaugurerò l’edificio questo
lunedì, la notizia è in circolazione da
giorni.”
Rufus,
rilassato, fece una piccola pausa per
ascoltare il suo interlocutore, poi abbozzò un sorriso.
“Verranno…e
quando tenteranno di abbattere la
struttura, sicuri di essere acclamati come degli eroi anti-shinra,
farò in modo
che appaiano invece per dei terroristi. No…non
sarà difficile. Vedrà…ci
sarà da
sbellicarsi quando si accorgeranno che era stato premeditato tutto. Si
ritroveranno
ad essere al centro di un piano più grande. Appariranno come
degli estremisti
che noi prontamente faremo arrestare. La gente sarà colpita
da questo…. Oh,
certo. Lavoreremo in pace sui nostri piani di ricostruzione.
Otterrò il
consenso della popolazione. E non solo di Edge, ma anche di buona parte
del
continente. La gente vuole un leader, un capro espiatorio che li guidi
e che
sia condannato nei momenti di crisi. Quando vedranno con i loro occhi
che sono
dalla loro parte, eheh…ebbene, potrò mettere in
atto tutto. Ci siamo oramai.”
Rufus
si voltò con tutto il corpo per poggiare la
schiena al parapetto.
Mise
una sigaretta in bocca e con una mano prese
a cercare l’accendino
nella
tasca.
Mentre
alzò il viso per accendere la sigaretta, i
suoi occhi puntarono di fronte a sé, e fu allora che si
accorse finalmente di
Tifa che lo stava fissando.
I
due rimasero impietriti l’uno di fronte
all’altro, quasi a chiedersi perché fossero li un
quel momento.
Entrambi
avrebbero preferito sparire.
Entrambi
avrebbero continuato almeno per qualche
altra ora quella farsa, perché in fondo…loro due
erano felici assieme.
Nessuno
dei due azzardò la prima mossa.
Tifa
non sapeva cosa dirgli, Rufus era stato
colto alla sprovvista.
Il
biondo presidente prese a riflettere fra sé.
Poteva
lei aver capito qualcosa solo da poche
battute scambiate al telefono?
Non
reputò fosse saggio rovinare tutto partendo
con inutili spiegazioni, ma non ebbe il tempo per ragionarci di
più che Tifa
scappò, facendo ondeggiare i suoi capelli neri e sparendo
velocemente dalla sua
vista.
Intanto
l’interlocutore di Rufus stava parlando
ancora al telefono. Rufus riattaccò la chiamata e si
lanciò all’inseguimento di
Tifa.
Nessun
pensiero, nessuna preparazione psicologica
rispetto cosa avrebbe dovuto fare o dirle.
Allora
perché la rincorreva?
Avrebbero
soltanto litigato, era ovvio…
Tifa
era l’unica persona che lo rendeva
impreparato.
Rufus
era un uomo calcolatore, un pianificatore.
Ogni
suo passo era frutto di una tattica, perché
era stato cresciuto e abituato così, da sempre.
La
sua vita era stata costruita, come voleva sua
padre, affinché lui divenisse un imprenditore e un degno
successore della
Shin-Ra inc.
Questo
lo aveva trasformato in un comandante
modello, che non dava mai per scontato nulla.
Avere
un piano per ogni possibile situazione
potesse anche solo vagamente presentarsi davanti a lui non era
più solo una
regola, ma uno stile di vita.
In
tutto questo però inspiegabilmente Tifa non
era compresa.
Tifa
era l’unica che sfuggiva a questo suo modo
di vivere.
Era
l’unica donna con la quale non premeditava
quando era con lei, a differenza di come faceva con le altre persone.
Lei
era l’unica che non facesse parte di qualche
piano, e di conseguenza che non manipolasse.
La
voleva sì tenere lontana da quella parte di
lui, ma non l’aveva mai usata.
La
amava, e sapeva che lei odiava e non avrebbe
mai compreso quella parte di lui.
Sarebbe
stato un buon proposito dunque quello di
pianificare come recitare con lei, ma stranamente ciò non
gli veniva spontaneo.
Nonostante
fosse abituato a contenere i suoi
sentimenti, con Tifa la sua fortezza crollava e subentrava un altro
Rufus.
Un
Rufus che voleva soltanto lei.
Un
Rufus che la rincorreva e la inseguiva non
solo fisicamente, ma con tutto il suo cuore e la sua mente, senza porsi
alcuna
questione.
Un
Rufus che voleva solo raggiungerla.
“Tifa!”
Rufus
urlò il suo nome non riuscendo a correre
veloce come lei.
Un
po’ perché fuori allenamento, un po’ per
l’incapacità fisica dovuta al suo incidente di due
anni prima, che lo aveva
costretto per un lungo periodo sulla sedia a rotelle.
Tuttavia
non rinunciò, e riprese a correre.
Tifa
dal canto suo voleva fuggire, andare via,
sparire. Non voleva saperne più niente.
Era
afflitta. Rufus continuava ad ingannarla, a
ritenerla una stupida, forse buona solo perché donna.
Corse
finché potette, poi si poggiò a un palo
della luce per riprendere fiato. Una lacrima scese dal suo viso,
tuttavia non
pianse.
Alle
sue spalle non si accorse che degli uomini
dall’aria rude le si stavano avvicinando.
Quando
questi furono più vicini, Tifa si voltò.
Notò
di essersi fermata nei pressi di un
cantiere, e solo in quel momento ricordò che erano le due di
notte e lei era
scappata dall’albergo in pantofole, con addosso una camicia
di Rufus e una
vestaglia appena legata in vita. Non avendo i suoi tirapugni,
sperò che non
dovesse arrivare ad attaccarli.
“Oh,
oh…che ci fa una piccola gattina sola e
smarrita? Sei fuggita di casa, bambina?”
Presero
a ridacchiare fra di loro scrutandola da
testa a piedi.
Lei
si scostò dal palo e li guardò con la
fierezza negli occhi.
“Sparite!”
disse fulminandoli con lo sguardo.
“Avete
sentito? Ahahah! Ha fatto anche lo sguardo
‘brutto’, che paura!”
Tifa
in quel tangente si rese conto che erano
troppi, decise così di sfruttare la sua velocità
per poter sperare di
seminarli. Così di colpo prese a correre e si
rintanò nel cantiere li vicino.
Scavalcò la grata di sicurezza e si inoltrò
dentro la struttura.
“E-ehi!
Sta scappando!”
Gli
uomini presero a rincorrerla, seguendola
nella struttura.
Tifa
ebbe l’amara sorpresa di scoprire che,
all’interno, l’edificio in costruzione era vuoto,
così si ritrovò in un vicolo
cielo, senza neanche la possibilità di nascondersi.
Una
volta raggiunta, gli uomini cominciarono a
deriderla.
Tifa
dovette trattenersi nel non essere la prima
ad attaccar briga poiché non era nelle condizioni di
fronteggiarli.
Quando
però cominciarono ad essere sempre più
vicini, si mise in guardia.
Divertiti
da quell’atteggiamento, i ragazzoni si
atteggiarono a fare i duri, e mentre erano sul punto di darle una
‘lezione’,
una rumore attirò la loro attenzione.
Tifa
si voltò di getto.
Rufus.
La
bruna sbarrò gli occhi.
Rufus
non disse niente, si limitò ad estrarre la
sua pistola e puntarla contro di loro.
“E
tu chi sei, il paladino della giustizia?”
disse sarcastico uno.
Ma
fu il secondo che prese parola a scegliere
clamorosamente male le parole da pronunciare davanti uno come Rufus
Shinra.
Infatti disse:
“Uh,uh,uh.
Secondo me invece è il fidanzatino.
Che ne dite di insegnargli come si può trasformare la
propria donna in una put..AH!!”
A
quella spudorata provocazione, gli occhi
glaciali di Rufus si allargarono e senza esitazione lo sparò
sfiorandolo di
striscio con un proiettile.
“Cazzo!!
Ha sparato!”
Se
la diedero subito a gambe, mostrandosi
finalmente per i bulli stupidi e codardi quali erano.
Rufus
depose l’arma nella custodia ascellare
nascosta sotto la giacca, dopodichè si avvicinò a
Tifa.
Tifa
fece per allontanarsi, ma si fermò alle
parole del biondo
“Tifa,
fermati. Io…” disse con un tono di voce
tentennante, in realtà poco tipico di lui.
Tifa
lo stette a sentire e decise di fare il suo
gioco. Puntò i piedi a terra, continuando a dargli le
spalle, poi gli si
rivolse con un tono basso, ma deciso.
“Spiegami.”
Rufus
la guardò cercando di comprendere.
“Spiegare…”
bisbigliò appena.
“Se
ti sei dato tanto da fare per inseguirmi,
allora parla. Ora, avanti. Spiegami.” ribadì
alzando la voce.
Rufus,
come mai era successo, abbassò lo sguardo.
Solo
in quel momento si accorse di non aver pensato
minimamente a cosa dirle una volta raggiunta.
Avrebbe
solo voluto tirarla al suo petto per
riportarla fra le sue braccia.
Per
rassicurarla? Per scusarsi? Per sentire il
suo calore?
Non
lo sapeva…
La
voleva soltanto.
Tifa,
rassegnata dall’evidenza, interpretò il
silenzio del ragazzo come quello di chi non aveva niente da aggiungere.
Così
strinse gli occhi e serrò i pugni, poi guardò
verso l’alto.
“Tanto
lo sapevo.” Disse. “A te sta bene quando
siamo assieme, quando io mi faccio i fatti miei e tu puoi badare ai
fatti tuoi.
Ma…” la sua voce si fece più tremante.
“ …ma tu…pur di essere lasciato in pace
quando parli degli affari tuoi… tu parli di nascosto! Pur
sapendo che sono cose
che riguardano anche me! E poi…Tu vuoi ingannare delle
persone che hanno
sofferto PER COLPA TUA!!” disse proprio per evidenziare il
fatto che aveva
capito bene di cosa stesse parlando al telefono e che non fosse una
stupida.
Contrariamente
a quelle parole di odio, dette da
quella parte di Tifa che si sentiva vicina a chi aveva perso tutto per
colpa
della Shinra, Rufus la cinse stretta con le sue braccia, tenendo
premuto il
busto contro la sua schiena e la testa sui suoi capelli, sfiorandole
appena il
lato sinistro del suo viso.
Tifa
sgranò gli occhi presa alla sprovvista. Il
cuore prese a batterle forte.
“Come
puoi essere così…spietato…”
disse in un
sussurrò, alludendo a se stessa.
Rufus
socchiuse gli occhi e la strinse ancora più
forte, mentre entrambi si abbandonarono a terra in ginocchio, rimanendo
stretti.
“Mi
colpiranno…sempre, qualunque cosa io faccia.”
Disse lui, aprendo finalmente bocca.
“E
tu per questo vuoi far apparire quelle persone
come dei terroristi? Come facesti..con noi Avalanche?!”
Tifa
alludeva a quando la
Shin-Ra fece
crollare il settore 6 di Midgar
addossando tutta la colpa sugli Avalanche per far mettere loro in bella
vista e
far apparire Barrett e co. come dei terroristi.
“No…è
diverso.” Rispose invece lui. “Quello fu un
colpo basso da parte di mio padre. Quelli che io voglio far condannare
sono dei
rivoltosi esaltatati che enfatizzano tutti quei gruppi anti-shinra che
non mi
permettono di lavorare.”
Disse
serio e con una amarezza sincera. Strinse
la ragazza più forte.
“Io
sono cambiato, Tifa. Tu lo sai. Ma se non
sono messo nelle condizioni di dimostrare da che parte sto, come
potrò mai
redimermi? Sono in debito con il pianeta, con tutti. Ma oramai sono
stato
etichettato come l’ultimo caposaldo della Shinra inc., per
cui mi
contrasteranno sempre, qualunque cosa io faccia.”
“Non
hai provato a parlare loro?”
“Tsk..”
abbozzo un sorriso. “Già solo per il
fatto che mi chiamo Rufus Shinra non ci sarà mai alcun
dialogo…lo sai anche tu,
no? Anche tu la pensi come loro.”
A
Tifa le si strinse il cuore a quelle parole.
Perché
erano vere.
Già
per il fatto che lui fosse Rufus Shinra,
simboleggiava tutto il male compiuto dalla sua azienda.
Non
riuscì in nessun modo a voltarsi e dirgli che
aveva torto.
Nel
dirgli che ‘la pensava un tempo’ come loro.
Strinse
gli occhi addolorata per questo. Per non
avere la forza per dirgli quelle parole.
Rufus
sorrise percependo le emozioni della
ragazza, e non la biasimava.
Oramai
poteva dire di conoscerla, senza troppa
arroganza. Le strinse di nuovo le spalle e si abbandonò su
di lei con la testa.
“So
che sbaglierò, ma sbagliano anche loro. Non
credo che siamo tanto diversi. Solo che stavolta io li farò
smascherare, per
far capire alla gente che il male non ha come nome solo la
‘Shin-Ra’. Può
sembrare un colpo basso, ma non lo è. E’ solo per
mostrare alla gente di Edge
l’altra faccia della medaglia. Se dopo questo continueranno
ad odiarmi, io
certo non imporrò col terrore di approvare la mia
attività.”
Tifa
capì profondamente le parole di Rufus. Colse
la sua mortificazione nel dire una cosa simile.
Dominare
‘col terrore’…
Era
questa la politica di Rufus, un tempo.
Da
questo punto di vista era vero. Almeno lui in
questo era cambiato.
Anche
lei non aveva mai approvato quei gruppi
estremisti anti-shinra che continuavano a non apprezzare i lavori che
l’azienda
di Rufus stava facendo per ricostruire la città.
Rufus
aveva certo i suoi tornaconti, ma quel che
comunque faceva era vantaggioso non solo per lui, ma per tutti.
Perché
aiutando Edge e ricostruendo Midgar,
avrebbe fatto del bene alla popolazione, e lui avrebbe avuto la
notorietà tanto
ambita, soppiantando almeno in parte la devastazione che aveva creato.
Non
era giusto che fosse contrastato quando il
fine ultimo era buono, dopotutto.
Tuttavia…elaborare
simili congetture…era un
qualcosa che a lei non apparteneva.
Non
approvava che Rufus approfittasse
dell’inaugurazione di una struttura per farla appositamente
sequestrare da dei
rivoltosi e farli apparire per dei criminali per ottenere il consenso
della
gente.
Era
questo ciò che Tifa non approvava: questa sua
mentalità volta a costruire pezzo per pezzo il suo puzzle
per perseguire i suoi
fini pilotando le azioni degli altri.
Nonostante
anche quel gruppo anti-shinra sbagliasse.
Nonostante
fossero anche loro causa di disturbo
ad Edge, pur auto-proclamandosi degli eroi.
Era
tutto sbagliato…tutto.
Possibile
che nessuno riuscisse a chiarirsi con
il dialogo, ma che, sia da una parte che dall’altra, dovesse
vigere la regola dell’inganno
reciproco?
Tifa
era sempre più confusa.
Strinse
improvvisamente la mano di Rufus, poi
finalmente si voltò verso di lui, rivolgendogli i suoi
meravigliosi occhi
languidi.
Rufus
ricambiò il suo sguardo, consapevole di non
essere il ragazzo ideale che lei avrebbe mai immaginato al suo fianco.
Avvicinò
il viso lentamente, fino a premersi sul
suo naso, per poi arrivare alla sua morbida bocca.
La
baciò intensamente, scompigliandole i capelli,
tenendo salda la presa sul suo capo.
Tifa
si lasciò andare e lo ricambiò con tutta se
stessa.
Lanciò
le braccia attorno al suo collo tirandolo
a se.
Cominciò
a piovere.
I
due si sdraiarono a terra, noncuranti della
pioggia. Ogni altra emozione andò via, lasciando spazio solo
ai loro sentimenti
reciproci.
L’acqua
si infiltrò velocemente fra le
impalcature del cantiere vuoto e nel giro di pochi istanti si fece
sempre più
copiosa fino a bagnare i due giovani.
Il
viso di Rufus era stupendo bagnato dalla
pioggia.
I
suoi capelli sottili apparivano più scuri e
disordinati poiché fradici, e la camicia bianca bagnata
lasciava intravedere
appena la sua carnagione.
Tifa
era leggiadra e poetica con le gocce d’acqua
che scorrevano sulla sua pelle e i lunghi capelli scuri appesantiti
dall’acqua
si muovevano armoniosi al tocco di Rufus.
Rimasero
presi l’uno dall’altra, non curanti di
tutto.
La
mente di Tifa, il suo cuore, la sua ragione,
non le davano delle risposte.
Ogni
volta che loro due si avvicinavano, c’era
sempre un pretesto per allontanarsi.
Era
questo l’amore?
Era
quell’incoscienza nel non riuscire a capire
una persona poiché accecati dalla passione?
Cos’era
che stava davvero provando?
Rufus…solo
un nome…solo una persona…ma che era il
simbolo del mondo che la stava coinvolgendo e devastando.
Tuttavia…non
sembravano essere nati per stare
assieme.
La
razionalità di Tifa le diceva questo.
Ma
si sa…cuore e ragione…non sono mai andati
d’accordo.
[…]
Rufus
e Tifa erano finalmente tornati in albergo,
completamente zuppi.
Si
erano buttati sul divano e si erano
addormentati l’uno fra le braccia dell’altro,
assieme.
Lui
era sdraiato sulla schiena e la cingeva con
un braccio sul fianco. Lei era su di lui, incastrata con la testa tra
la sua
spalla e il suo collo, con una mano abbandonata sul suo petto.
Verso
le cinque del mattino fu Tifa la prima a
svegliarsi.
Aprì
gli occhi. Alzò il viso e osservò il volto
di Rufus.
Aveva
gli occhi chiusi e un’espressione
rilassata.
I
suoi capelli e la sua pelle erano ancora umidi
per via della pioggia.
Tifa
gli scostò la frangia dal viso, che in quel
momento ricopriva, folta, una buona porzione della fronte. Vederlo
così per lei
era sempre strano.
Rufus
scomposto dava l’idea di un ragazzo come
gli altri, ed era…bello. Magari fosse sempre così
per davvero.
Era
bello quando poteva constatare che non era
solo quell’imprenditore scaltro e pieno di se, ma dietro quel
suo modo di
porsi, Rufus era un ragazzo come tanti.
Tifa
sorrise.
Un
sorriso sincero, affettuoso, verso quell’uomo
che era una continua scoperta per lei. Verso quell’uomo che
l’aveva incantata e
l’aveva coinvolta in tutto e per tutto.
Lo
accarezzò di nuovo e appoggiò le labbra sulla
sua fronte, baciandolo delicatamente, facendole poi scivolare sulla sua
bocca.
Lui
non si mosse, ma in quel momento trovò
piacevole baciarlo senza essere ricambiata.
Baciare
nel sonno la persona amata era un calore
che le trasmetteva un’emozione straordinaria e soddisfacente.
Lo
guardò con tenerezza.
Sfilò
dal suo collo una catenina sottile con un
piccolo pendente, che mise a Rufus.
Non
era un granché come oggetto, ma per qualche
motivo c’era affezionata, e in quel momento voleva che lo
tenesse lui.
Poi
si alzò lentamente, scostandosi da lui,
attenta a non farlo svegliare.
“E’
stato piacevole, Rufus…questa piccola fuga
romantica è stata divertente. Ma devo tornare dai miei cari.
Aerith ha ragione. La
Tifa che
ti ama, la
Tifa che
ama loro, e che odia la
Shinracoesistono. Non posso
fuggirvi. Spero che tu questo lo capisca.”
Tifa
prese così a preparare i suoi bagagli,
dopodiché uscì dalla stanza, lanciando
un’ultima occhiata verso di lui.
Gli
sorrise un’ultima volta, poi accostò la
porta. Il bagliore della luce che filtrava oltre la porta scomparve, e
la
stanza tornò nel buio.
[…]
Tifa
non aveva abbandonato Rufus.
Solo
che aveva bisogno di loro…dei suoi amici.
Non
ce la faceva più a rimanere sola.
Non
ne poteva più di considerare la Tifa che era
rimasta coinvolta nel mondo di
Rufus separata da quella che era amica di Cloud, di Barret, di
Aerith….e di
tutti coloro con i quali aveva fatto una battaglia proprio contro di
lui.
Le
cose erano cambiate, e il solo modo per far
coesistere tante situazioni, probabilmente assurde e inconcepibili se
rifletteva che i protagonisti erano lei e Rufus, era riprendere la sua
vita in
mano.
Fuggire
non era più una risposta.
Era
fuggita da Rufus più di una volta pur di non
ammettere i suoi sentimenti.
Era
fuggita da Cloud quando era tornata con
Rufus.
Poi
era fuggita da tutti perché non ne aveva più
potuto di mentire agli altri e a se stessa.
Rufus
non era certo una persona per bene e non
condivideva gran parte delle cose che faceva. Per questo avrebbe fatto
lei
qualcosa per loro due.
Il
piano era questo. Ristabilire un clima con i
suoi amici e ammettere una volta per tutte i suoi sentimenti. Questo
per
tornare in pace con se stessa.
E
poi… voleva deviare i piani di quei rivoltosi
che volevano demolire Rufus.
Avrebbe
fatto in modo da non mettere il biondo
presidente nelle condizioni di attuare qualsiasi piano avesse in mente,
per non
mettere in cattiva luce lui o loro.
Sapeva
dove cercare, o almeno a chi chiedere. Barrett.
[…]
Settore
5, casa di Aerith.
La
giovane dai lunghi capelli castani sfilò il
grembiule dopo aver accuratamente pulito la cucina.
Sospirò
e seppur indolenzita, il suo viso non
lasciava mai trasparire qualsiasi forma di stanchezza.
Limpida
e celestiale, Aerith aveva sempre il
sorriso disegnato sul volto e i suoi occhi vitrei erano come due pietre
preziose che le davano un’aria magica, ultraterrena.
La
forza di Aerith era proprio in questo.
Nel
suo essere unica e speciale, al di la se la
si apprezzasse o meno.
Guardò
fuori la finestra e corrucciò la faccia
come quella di una bambina nel vedere che fuori piovesse.
Nel
vetro grondante di goccioline d’acqua si
specchiò il suo grazioso viso che contrastava con le nuvole
grigie, anch’essere
riflesse nel vetro.
Sembrava
una macchia di colore in un dipinto
scuro.
Tuttavia
lei sorrise lo stesso.
Poggiò
la testa contro il vetro e si perse nel
guardare il suo grande giardino in fiore.
Aerith
adorava le piante, e non solo perché
faceva di mestiere la fioraia, ma perché amava la vita che
c’era anche nelle
più piccole cose e che esplodeva nei fiori, con le loro
forme e colori
magnifici e unici.
Inoltre…almeno
per loro la pioggia non era
negativa, avrebbero ‘mangiato’ a sazietà
quella mattina.
Sorrise
all’idea, poi però la sua attenzione fu
attirata da una figura di sua conoscenza seduta sul recinto che cingeva
il
giardino.
Quella
capigliatura bionda, l’abito scuro a giro
maniche e quell’atteggiamento da duro…poco le ci
volle a riconoscere Cloud
Strife.
Così
prese un ombrello ed uscì.
Cloud,
bagnato dalla testa ai piedi, se ne stava
non curante seduto sopra il recinto, con le gambe contro la staccionata
e i
gomiti poggiati su di esse.
Guardava
verso il basso vedendo le gocce d’acqua
scendere a una a una dal suo viso fin sul terreno. Sembrava pensieroso,
ma chi
lo conosceva sapeva che fosse li semplicemente a non far
nulla… stava solo fra
se e se.
Cloud
era fatto così, non era una persona che
pensava.
Era
il suo corpo ad agire da se e talvolta si
chiudeva in quel modo, senza fare qualcosa di ben preciso.
Vide
improvvisamente un’ombra tonda proiettarsi
ai suoi piedi e fu in quel momento che si accorse di Aerith, che lo
stava
coprendo con l’ombrello.
I
due rimasero a guardarsi per qualche istante
prima di rivolgersi la parola.
“Dilly
dally, shilly shally. Cloud, hai finito?” disse lei
cantilenando.
“Finito
cosa?”
“Il
tuo momento di profonda e sentita
meditazione.”
“Cosa?!”
ribadì inquieto.
“Eheheh…!
Dovevi essere molto assorto, guarda
come sei zuppo.” Disse lei ridente.
Cloud
le ricambiò invece uno sguardo perplesso.
Non comprendeva facilmente il suo modo di fare. Chiunque al suo posto
lo
avrebbe picchiato e rimproverato di aver preso tanta acqua.
Lei
invece gli aveva sorriso e si era limitata ad
offrirgli un riparo…oppure lo aveva appena deriso?
In
verità non lo comprendeva bene neanche lui,
per questo si limitò a mostrarle un’espressione
incerta.
Così
Cloud scese dalla piccola staccionata e
osservò il delizioso ombrellino rosa confetto di Aerith.
Gli
venne quasi da ridere immaginando se stesso
li sotto visto da un occhio esterno.
Si
rivolse ad Aerith quasi a volerglielo far
notare, tuttavia si fermò poiché intravide nello
sguardo della ragazza un non
so che di…triste.
La
scrutò cercando di capire, ma Aerith discorse
gli occhi.
“Cloud…a
te…sta bene così?”
Il
ragazzo li per li non comprese. Vide soltanto
la figura solare della giovane fioraia spegnersi per abbuiarsi come
generalmente non succedeva mai.
Era
insolito un atteggiamento simile da parte
sua, eppure ultimamente questo accadeva spesso.
Fu
in quel momento che, osservando meglio Aerith,
intuì.
Aerith
aveva paura che Cloud l’avesse scelta e
ora per quel che stava passando Tifa, più problemi vari fra
loro…era terrorizzata
all’idea che egli ci ripensasse alla loro relazione una volta
per tutte.
Cloud
arricciò la bocca sentendosi turbato da un
pensiero simile.
Aerith
alzò il viso verso il suo e si sforzò di
sorridergli di nuovo quasi come se, leggendogli nel pensiero, sentisse
di
averlo messo in una situazione complessa.
Tuttavia
non era per quello che Cloud era inquieto.
Infatti
le cose stavano molto diversamente.
Perché…
non era vero.
Non
erano fondate simili paure di Aerith.
Questo
perché lui amava Aerith, da sempre. Per
il
futuro chissà? Ma non aveva senso avere paura del futuro se
quei suoi
sentimenti erano comunque veri.
Cloud
sfilò l’ombrello rosa dalla mano della fioraia,
dopodichè la prese per mano
tirandola a se.
Aerith
lo osservò non capendo.
“Stupida,
ti voglio bene.” disse con un filo di
voce lui, quasi come se avesse parlato e non parlato.
Cloud
infatti non era tipo da dire cose del
genere.
“Eh?”
Aerith
non seppe rispondere in altro modo.
Vedendo poi Cloud arrossire si mise a ridere.
Il
ragazzo si fece ancora più paonazzo.
“Guarda
che sto parlando seriamente! Non ho mai
dovuto scegliere.” Ribadì lui scostando lo sguardo.
La
ragazza dalla lunga treccia fu commossa da
quelle parole.
Cloud
non aveva scelto Aerith per via del
bambino.
Le
voleva bene.
Le
voleva bene per ciò che c’era tra loro, per
l’incredibile storia che li aveva coinvolti, e per i loro
sentimenti che
palpitavano forti l’uno verso l’altro.
Cloud
amava anche Tifa, ma in un modo diverso.
Come una sorella, come una persona a lui preziosa ed indispensabile.
E
questo non disturbava per nulla Aerith, la
quale teneva lei stessa a Tifa nello stesso modo.
Aerith
si strinse al braccio di Cloud.
“Cloud...grazie.”
“Uh?”
“Me
lo dai un bacio?” disse dolce.
“Che?!”
sbandò lui.
“Eheheh..!”
ridacchiò lei sicura che le avrebbe
risposto così.
“Ma
smettila. Tu scherzi troppo.”
In
tutta risposta, Cloud la baciò. Fu la prima
volta che riuscì a prenderla di sprovvista.
Aerith
era sempre giocosa e solitamente era lei a
mettere in difficoltà lui con il suo modo di fare
imprevedibile.
Per
questo Cloud fu molto entusiasta di essere
riuscito a sorprenderla.
Vide
infatti il viso di Aerith infuocarsi.
Fu
dunque lui questa volta a sorriderle.
I
sorrisi di Cloud era accennati, ma così
penetranti da poter contagiare chiunque gli fosse di fronte, forse
proprio
perchè così rari da vedere.
Infatti
Aerith, prima ancora su di giri per
quella manifestazione d’affetto, subito si ricompose e gli
sorrise a sua volta,
questa volta senza dubbi.
Non
ne avrebbe avuti più.
“Ehi!!!
Piccioncini!”
Cloud
e Aerith si voltarono udendo il vocione di
Barrett.
“Che
guastafeste.” Disse Cloud fra se, ma in modo
da farsi sentire.
“Guastafeste
a chi?! Guarda che c’è Tifa!!”
“Tifa?!”
esclamarono sia Aerith che Cloud, poi si
guardarono e corsero verso Barrett.
[…]
Barrett,
di getto, aveva detto loro che Tifa era
lì. Sia Aerith che Cloud rimasero senza parole
nell’udire una simile notizia,
del tutto inaspettata.
L’uomo
corse davanti ai due per un po’ fino a
raggiungere il Seventh Night.
Videro
Tifa uscire da li, probabilmente perché li
aveva sentiti.
“Tifa!”
le urlò Aerith mentre si portava vicina a
lei. Fece per aprir bocca quando Cloud si mise davanti a lei e
trascinò Tifa
per un braccio.
Tifa
si ritrovò letteralmente strattonata dal
ragazzo e non seppe che dire o fare.
“C-Cloud..!
Cosa..?” cercò di dirgli qualcosa, ma
Cloud non l’ascoltò per nulla. La fece sedere con
violenza sulla sua lucente
moto e poi vi montò anch’egli.
“Ehiii!
Cosa diavolo ti frulla in quella dannata
testa?!” gli urlò contro Barrett.
“Io
e la mia amica d’infanzia abbiamo da
parlare.” Rispose secco, portando i grandi occhiali scuri
sugli occhi.
“Cloud…”
sussurrò appena Aerith mentre lo vedeva
andare via.
Annuì
e rivolse lo sguardo nella direzione in cui
lo aveva visto sparire con Tifa.
Sapeva
che era la cosa migliore da fare. La cosa
migliore sia per Cloud che per lei.
Barrett
fece per prendere il suo telefono, ma la
giovane lo bloccò, al che l’uomo fu costretto a
fidarsi di quell’insopportabile
testa a punta.
Da
un’altra parte, invece, Tifa era sulla moto
con Cloud Strife.
Cercò
in tutti i modi di avere la sua attenzione
mentre avanzavano ad una velocità superiore a quella che
Tifa era abituata a
sopportare. Prese a picchiarlo sulla schiena, infastidita di
quell’atteggiamento.
“Cloud!
Smettila! Cosa stai facendo? Non è
normale sequestrare così una persona..!”
“Non
è normale nemmeno sparire così di colpo come
fai tu, se per questo.” ribatté lui fulmineo
ottenendo il silenzio di Tifa, che
sapeva molto bene di trovarsi nel torto, sotto quel punto di vista.
Dopo
una manciata di minuti, ecco che la fenrir
diminuì di velocità e Cloud vi scese. Fece per
aiutare Tifa, ma lei declinò
immediatamente quell’accortezza.
Infatti
lo guardò accigliata, mentre scendeva
dalla moto con un salto. “Cosa ti viene in mente di
fare?”
“Dovrei
essere io a chiederlo a te.” Disse, e le
si avvicinò. “Ti ho portata qui, lontana da tutti,
perché tu potessi dirmi
tutto.”
Tifa
abbassò lo sguardo.
“Cosa
vuoi sapere?”
“Sei
scappata per me?”
Lei
si girò sorpresa e incredula di quelle
parole. Cloud sembrava, a modo suo, persino agitato.
“Cosa
stai…”
“Quello
che voglio sapere…” le rispose, con un
tono evidentemente irrequieto e a disagio.
“…è se è per colpa mia che
sei
fuggita.”
A
quel punto, Cloud deviò lo sguardo.
Quella
domanda era la più importante che aveva
bisogno di porle.
Qualsiasi
risposta gli avrebbe dato.
Aveva
già avuto modo di dirle ciò che pensava.
Le
aveva già rinfacciato la sua stupidità nel
credere ad un ragazzo come Rufus Shinra. Ma ora aveva bisogno di
sentire
un’altra verità. Quella di lei, alla luce di tutto.
“Una
parte di me non lo può negare. È vero. Sono
fuggita anche per questo clima insostenibile.” Di colpo
alzò il tono. “
Caspita, Cloud! Guardami almeno adesso in faccia! Se mi hai portata qui
è
perché lo sai, no? Lo sai che se tante cose sono accadute
è perché tu non ti
sei mai sforzato di parlarmi! Di spiegarmi perché fosse
così inutile quello che
stavo facendo. Dandomi solo della stupida e
dell’illusa…”
“Ma
è perché volevo evitare che ti accadesse
qualcosa!” le urlò contro spazientito. Tifa
avvertì che si era pentito di
averle urlato contro.
Cloud…era
sempre stato preoccupato per lei?
Era
un qualcosa che la sorprendeva? No, ovvio che
non era una novità per lei.
Sapeva
quanto anche lui le volesse bene.
Quel
che le fece sgranare gli occhi, in quel
momento, era che il biondo aveva avuto il coraggio di dirglielo.
“Tu…hai
paura che io mi leghi alla Shin-Ra?”
“No,
non è solo questo. Io..:”
“Tranquillo.
Ho intenzione di dare le mie
dimissioni. Anzi…le avrei già date.”
Disse incrociando le dita delle mani
dietro la schiena, chinando il capo. “Ho solo posticipato la
data. Questo
perchè…” alzò gli occhi e
sorrise appena. “Ho preso a cuore il mio lavoro, e ho
da fare qualcosa prima di lasciare Rufus da solo.”
“Tifa…” Cloud
la guardò con un volto rattristato.
Tifa
aveva lavorato diversi mesi lì.
In
tutti quei mesi aveva avuto così poco
tempo per parlarle.
No…
Cloud
si ritrovò a costatare che era lui che non
era mai stato in grado di trovare il tempo per parlarle.
A
furia di aspettare il momento giusto.
A
furia di aspettare che il tempo
girasse finalmente in suo
favore, l’aveva lasciata sola.
Dopo
di ché l’aveva giudicata e abbandonata.
Cloud
non si sentiva un suo amico.
Questo
perché non si era mai comportato da tale.
Come
una persecuzione, non era mai stato in grado
di tenere stretto a sé le cose che amava.
Questo
riguardava anche lei.
L’avvicinò
all’improvviso a sé, poggiando appena
il capo di lei sul suo petto.
“…scusa.”
Tifa
socchiuse gli occhi, trovando in quel gesto
un’energia unica ed indispensabile per farla tornare a
splendere.
“Ce
ne vuole per cacciare da te un briciolo di
cuore, eh?” gli disse, scherzosa.
Lui
la strinse provando, almeno per quella volta,
ad approfittare di quella solitudine che li circondava.
Tifa
lo ricambiò cingendogli il collo, felice di
quel Cloud che aveva finalmente abbassato la guardia.
Cloud
le accarezzò appena i capelli prima di
allontanarsi da lei e riprendere le distanze.
“Lo
hai baciato?” chiese.
“Chi?”
Tifa si fece perplessa, poi sbandò.
“...E-ehi, Cloud! Cosa ti salta in mente di..!” gli
rispose agitata, poi di
colpo si bloccò.
“Che
ti prende?” le chiese perplesso.
“Cloud!
Ho bisogno di parlare con Barrett , e
subito!” Gli disse seriamente allarmata.
“Datti
una calmata. Si può sapere quanto ti si è
fuso il cervello in questi ultimi giorni?”
“Non
è il momento di scherzare! Presto ci sarà un
attacco da parte dei gruppi anti-shinra! Devo sapere da Barrett
più informazioni
o potrebbe succedere qualcosa di grave!”
Cloud
sgranò gli occhi per quell’improvvisa
informazione, ma in quel momento aveva poco tempo per pensarci. Tifa
era
agitata e sapeva soltanto che aveva bisogno di Barrett in una
situazione
simile, e Cloud non poté che costatare che avesse
perfettamente ragione.
[…]
Intanto
un treno in lontananza proseguiva veloce
tra le montagne e presto sarebbe giunto nelle vicinanze del lago, non
lontano
dalla città di Kalm.
Rufus
aprì la valigetta e lesse i moduli
all’interlocutore con cui stava parlando al telefono.
“Ottimo,
dunque non abbiamo più nessun problema.
A domani, presidente.” Disse una voce, riattaccando.
Tutto
stava procedendo secondo i piani.
Nulla
poteva andare storto.
I
suoi fidati turks, che ancora considerava tali,
avevano già esaminato la situazione.
Certo,
non sarebbe tutto cambiato di punto in
bianco.
Ottenere
il rispetto e la fiducia della gente di
Edge era un qualcosa che doveva ottenere facendo un piccolo passo alla
volta.
Tuttavia
bisognava scuotere la situazione, per
cominciare a vedere qualcosa di più tangibile, e Rufus era
disposto a correre
quel rischio, mettendosi in gioco di persona.
Guardò
l’orologio e costatò soddisfatto che
sarebbe stato in grado di raggiungere il suo ufficio per le quattro del
pomeriggio, in perfetto orario per l’ultima riunione che gli
era necessaria
prima dell’inaugurazione della nuova filiale della sua
azienda.
Sorrise
soddisfatto e guardò il paesaggio
attraverso il vetro della finestra.
“Mia
cara Tifa. È un vero peccato che continui a
non fidarti di me…”
Il
suo sguardo andò a posarsi sulla catenina che
aveva al collo. La portò sulle labbra e la baciò.
Tifa….
Era
partito per far ritorno ad Edge senza di lei.
Quel
giorno, appena svegliatosi, non l’aveva
trovata. Ne lei, ne le sue cose, se non quel piccolo oggetto che si era
ritrovato appeso al collo.
Tifa
era una donna spesso incomprensibile per
lui. Sfuggente, determinata, persino arrogante.
Adorava
quella donna, seppure era ancora troppo
difficile per lui capire come sarebbero andati a finire.
Aveva
bisogno di parlarle ancora.
Di
dirle tante cose.
Cose
che probabilmente non avrebbe mai avuto il
coraggio di dirle, ma il solo fatto di vederla di fronte a
sé, nervosa o no che
fosse, felice di rivederlo o meno, era la cosa che sperava davvero.
Da
dopo l’inaugurazione avrebbe rimesso a posto
la sua vita, sperante di poter finalmente giocare con delle carte
migliori.
Tifa
era prevista in tutto questo, nonostante la
confusione che regnasse tra loro.
Sapeva
che lei non avrebbe mai approvato e che si
sarebbe opposta con tutte le sue forze, qual’ora fosse stata
in grado di farlo,
ma Rufus non aveva più molto tempo. Doveva decidere cosa
fare. Doveva decidere
in fretta come agire.
Perché
per lui ogni momento che passava era un
momento in cui si allontanava sempre di più da se stesso e
si avvicinava ad un
abisso dal quale non sapeva come avrebbe mai potuto riemergere.
Sudò
appena. Sapeva a cosa stava andando
incontro, ma era un imprenditore. Per di più era uno
Shin-Ra. La sua intera
vita non gli aveva mai fatto fare altro che correre dei rischi.
Fin
dai quindici anni era abituato a prendere in
mano situazioni delicate e ad assumersi forti
responsabilità. Aveva assaporato
il successo e la delusione della perdita.
Tutto
questo senza mai aspettarsi nulla dalle
persone, sempre pronte a giudicarlo sull’ombra del padre.
Eppure
anche lui, ora, il caro vecchio presidente
Shinra, avrebbe potuto finalmente ricredersi sul suo conto.
“Padre.
Sotto questo punto di vista è un vero
peccato che tu sia morto.” disse chinando il capo sulle dita.
“Sarebbe stato
bello vederti abbassare la testa davanti ai successi che sto ottenendo
nonostante i disastri che ti hanno visto crollare assieme alla tua
adorata
Shin-Ra.”
Era
convinto che ce l’avrebbe fatta.
Era
l’unica cosa che poteva fare.
Sapeva
che anche Tifa, dopotutto, facesse
finalmente il tifo per lui. Era abbastanza arrogante e sicuro di
sé da credere
una cosa simile.
Credere
che lei fosse più vicina di quanto
pensasse.
[…]
L’edificio
che trovò Tifa davanti a sé era
davvero grande.
Era
ricoperto di vetrate, come un grattacielo dal
design moderno. La sua magnificenza ricordava, seppur molto vagamente,
la
vecchia Shin-Ra corporation.
Tifa
per certi versi non si sorprese che il
target che i ribelli avevano preso di mira fosse proprio quel luogo.
Ricordò
la sera prima, quando Cloud l’aveva
riportata al Seventh Heaven.
***
La
sera prima…
“Tifa!
Ma tu cosa…”
“Barrett,
non è importante come lo sappia. So che
qualcosa potrebbe accadere e…” Tifa si morse le
labbra.
…e
Rufus, lui…
No,
non poteva parlare a favore di Rufus proprio
li, davanti a Barrett, l’uomo col quale aveva condiviso
così tanti ideali.
Barrett
la osservò non capendo.
Avrebbe
voluto parlare con lei di altro.
Diavolo!
Era stata via, senza preavviso, tutti
quei giorni!
E
per di più…lui oramai sapeva che in qualche
modo c’entrasse quello schifosissimo Shinra dalla puzza sotto
il naso.
Una
parte di lui aveva inteso delle cose dalle
poche e pungenti parole di Cloud che lo avevano alterato non poco in
quei pochi
giorni in cui Tifa era scappata.
Però…Tifa
era anche la “sua bambina”, dopotutto.
Era
un po’ troppo cresciuta, ma era così che la
vedeva.
Quindi,
per quanto avesse voluto costringerla a
parlare, non poteva fare altro che fidarsi di lei.
L’avrebbe
protetta da tutto e da
tutti…specialmente da “quelli la” !
Ma
era di Tifa che stava parlando.
Era
sicuro che lei stessa, quando sarebbe stata
pronta, gliene avrebbe parlato.
Quindi
si sforzò di buttare all’aria la sua
curiosità di “padre” di sapere dove
fosse stata (e con chi), per cercare di
riportare le sue attenzioni su ciò che gli aveva chiesto
Tifa.
Deglutì
e si schiarì la voce.
Dopotutto…
semmai avesse voluto sapere realmente
cosa stava combinando quel bastardo Shinra, avrebbe sempre potuto
picchiarlo di
persona!
***
Così
Tifa, stesso l’indomani, si era alzata
presto ed era andata a dare un’occhiata alla struttura che
presto sarebbe stata
inaugurata.
Ripensò
alle parole di Barrett in merito a quella
delicata questione.
Era
stato chiaro.
Non
si trattava di un gruppo di professionisti,
tuttavia gli ideali erano forti e doveva evitare qualsiasi
complicazione e
agire il prima possibile.
Da
quel che aveva capito, Rufus avrebbe
inaugurato quella struttura e avrebbe approfittato
dell’attacco offensivo per
riscattare il suo nome e quello della vecchia Shin-Ra.
Quell’inaugurazione
non era dunque che uno
specchio per le allodole.
Rufus
avrebbe fatto passare quei ribelli per un
gruppo terrorista. Li avrebbe fatti tempestivamente arrestare per farsi
vedere
dalla parte della popolazione.
Ma
se qualcosa fosse andato storto? Cosa sarebbe
accaduto a Rufus?
La
percentuale di rischio era troppo alta, ed era
per questo che Tifa era li.
Era
li per parlare da “ribelle anti-shinra” a
“ribelle anti-shinra”.
Masticavano
la stessa lingua, era perciò sicura
di essere l’unica in grado di poter evitare qualcosa che
avrebbe potuto
rovinare per sempre Rufus e la sua vita.
Così
si addentrò, sperano di reperire
informazioni utili.
A
quell’ora del mattino non c’era anima viva in
giro. Non erano più delle quattro del mattino. Tifa sapeva
bene che se c’era
almeno una minima possibilità di incontrare i presunti
‘ribelli’, era solo in
quelle ore in cui era improbabile trovare gente.
Usò
un passepartout che si era procurata grazie
all’azienda dove lavorava, ed entrò.
Era
un edificio pulito, lucido, e molto spazioso.
Si
immaginò come dovesse essere aperto al
pubblico, con il sole che illuminava l’ambiente e
l’arredo. Tuttavia non
potette stare a pensarci troppo, doveva agire.
Accese
una torcia elettrica e prese a cercare in
lungo e in largo. Sfortunatamente gran parte delle porte erano chiuse.
Possibile
che non ci fosse alcuna speranza di
trovare qualcuno li dentro?
Proseguì
lungo un corridoio, ma niente.
All’improvviso
si accorse di un rumore.
Puntò
così la torcia in varie direzioni cercando
di capire da dove provenisse.
Quando
il ticchettio si fece più vicino, si
bloccò. Doveva essere da quelle parti. Tuttavia, non
c’era assolutamente niente
lì.
Ne
porte, ne rientranze, ne apparecchiature. Era
solo il culmine di un lungo corridoio, e che in quella porzione era
assolutamente vuoto. Ma il rumore era molto forte.
La
sua fonte doveva essere nascosta, allora.
Puntò
la torcia in alto e poi in basso e fu in
quel momento che si accorse che una mattonella del pavimento sembrava
essere
stata manomessa di recente.
Lo
capì dalla polvere, che rendeva il pavimento
appena scivoloso. Era strano, dato che l’inaugurazione
sarebbe venuta quella
mattina e tutto l’edificio era assolutamente pulito.
Si
piegò dunque e, grattando con le unghie in
quella porzione, effettivamente c’era dell’attrito.
Posò
a terra lo zaino che aveva sulle spalle. Si
era preparata ad un’eventualità simile,
così si era portata dietro il
necessario per qualunque evenienza.
Prese
un cacciavite molto sottile e lo incastrò
nella fessura tra una mattonella e l’altra. Forzandolo a
dovere, la mattonella
si sollevò, come previsto.
Tifa
si compiacque di non aver perso colpi,
dopotutto. Riprese la torcia in mano ed esaminò il suo
interno.
Intravide
appena un curioso ordigno, ma non fece
in tempo ad investigare di più che fu presa alle spalle da
qualcuno.
Non
si accorse di nulla, se non che qualcuno
l’aveva afferrata da dietro serrandole la bocca con le mani.
Ma
non si lasciò spaventare.
Infatti
ebbe la lucidità di dare una gomitata al
suo aggressore e sferrargli in potente calcio sugli stinchi.
Si
liberò così dalla presa.
Si
mise in posizione d’attacco, pronta a stendere
chiunque avesse di fronte. Battere quel ‘novellino’
non le fu difficile, lei
che aveva tanta esperienza nelle arti marziali.
“Sei
tu che hai messo questo ordigno li sotto?”
“Ti
interessa?”
“Lo
sai che così non ti comporti tanto
diversamente da loro?”
“Può
darsi. Ma non credo che la cosa ti debba
interessare, sai, carina?”
“Oh?
Davvero? Bene… allora vediamo cosa sai
fare!” detto questo, Tifa si scagliò contro di
lui, buttandolo a terra dopo una
veloce raffica di pugni ben assestati.
Il
ragazzo cadde e prese a guardarla con odio.
In
qualche modo Tifa comprendeva l’ardore nei
suoi occhi. Comprendeva il suo odio.
Ora
che lo aveva indebolito, avrebbe provato a
parlargli con democrazia.
Si
piegò verso di lui e gli tese una mano. Il
ragazzo non comprese, ma prima che i due potessero instaurare qualsiasi
conversazione, furono interrotti dall’arrivo di un altro
componente del gruppo
di ribelli che, con un manganello, colpì Tifa alla testa.
La
ragazza si accasciò a terra. Aprì debolmente
gli occhi, ma il colpo bene assestato le fece perdere subito i sensi.
L’uomo
si avvicinò per scrutarla.
“Chi
è?”
“N-non
lo so! So solo che l’ho vista dalle nostre
telecamere e che è incredibilmente forte!” disse
il ragazzo ancora a terra.
“Uhm…”
si avvicinò un terzo componente. “Come faceva
a sapere della bomba?”
“Un
agente speciale?”
“No.
So chi è questa donna.” L’uomo che
l’aveva
colpita disse. “E’ la donna di Rufus
Shinra.”
[…]
“Dannazione!!”
disse Cloud tra sé, visibilmente
turbato.
“Cloud,
per favore, calmati! Tifa è una ragazza
adulta, sa quel che fa.” Intervenne Aerith sperando di
calmarlo, nonché per
difendere l’amica, visibilmente troppo seguita da quel
ragazzo.
“Odio
ammetterlo, ma questa volta Chiodo ha
ragione! Cazzo!!”
“Barrett?
Anche tu?” lo rimproverò la bruna
mettendo le mani sui fianchi.
Imperterrita
i due non cambiarono atteggiamento e
ripresero a parlare in modo animato come se lei non avesse detto
niente. Fu a
quel punto che anche lei cambiò atteggiamento.
“Aspettate…c’è
qualcosa che non so?”
Cloud
e Barrett si girarono all’unisono, ma
nessuno dei due ritenne opportune dirle nulla. In fin dei conti, non
era detto
che Tifa fosse in pericolo.
Infatti
i due si erano accordati già con Tifa per
cercare questi rivoltosi, ma non avrebbero mai pensato che la ragazza
avesse
potuto andare da sola.
Si
rimproverarono di essere stati talmente
stupidi da non capire che Tifa fosse così presa da Rufus da
lanciarsi in una
missione simile senza consultarli.
Aerith,
dal canto suo, cominciò seriamente a
preoccuparsi e si mise fra loro.
“Insomma!
Sorvolate per favore sul fatto che ho
un fiocco rosa in testa, diamine! Avanti! Parlate!!” si
impose seria non
volendo essere esclusa dal discorso perché
‘donna’.
“Tifa…”
bisbigliò Cloud.
“Sì…”
lo incoraggiò lei.
“…è”
poi si interruppe e assunse un’espressione
arrabbiata. “E’ una stupida e potrebbe aver fatto
una grande stronzata.”
“Cloud!!”
Aerith perse le staffe di nuovo.
Incrociò le braccia infastidita di fronte
quell’atteggiamento chiuso nei suoi
riguardi.
“Ieri
mi ha chiesto delle informazioni riguardo
un gruppo anti-shinra. Gliene ho parlato, così, senza
riflettere. Mai a pensare
che lei…” intervenne Barrett, pur contrariato.
Aerith
portò una mano al petto, preoccupata.
“Vuoi
dire che è andata a cercarli da sola?!”
Non
poteva crederci.
Tifa…cosa
le era preso?
No…a
pensarci bene anche lei avrebbe agito così
in un momento come quello. Ricordò del giorno prima, quando
erano rimaste in
camera per dormire.
***
La
sera prima…
Tifa
si buttò sul letto, completamente sfinita
dall’abbondante cena ordinata al ristorante cinese da
Barrett. Quell’uomo era
un pozzo senza fondo, e anche Cloud, a pensarci bene, non era stato da
meno.
Tutto quieto e silenzioso, ma aveva divorato più della
metà del cibo presente
sulla tavola!
Sorrise,
felice di quella piacevolissima serata
in compagnia delle persone che amava.
‘Che
amava’, eccetto una.
La
ragazza dai lunghi capelli neri si abbuiò
improvvisamente.
Rufus…erano
già passate le prime dodici ore da
quando era andata via da Junon…chissà come
l’aveva presa.
Aerith
le si avvicinò, sedendosi sul letto e
sdraiandosi accanto a lei.
“Tifa…è
tutto a posto?”
Aerith
aveva la rara capacità di leggere l’animo
delle persone. Se qualcuno aveva qualche pensiero per la testa, ansie o
preoccupazioni di qualsiasi genere, lei era in grado di comprenderlo
tramite
uno sguardo. Tifa si voltò verso di lei.
“Mi
sento in colpa.” Le disse appena.
“Per
Rufus?” chiese dolce.
Tifa
annuì con la testa ma non ce la fece proprio
a parlare. Al telefono era stato facile, ma per qualche motivo parlare
di lei e
del biondo presidente specchiandosi negli occhi
dell’interlocutore la metteva
in difficoltà.
Aerith
se ne accorse e infatti le prese le mani e
la guardo con i suoi occhi di smeraldo con un’espressione
pronta a trasmettere
tutto il coraggio di cui avrebbe avuto bisogno Tifa per sfogarsi.
“Tu
lo ami, non è così?”
“Cosa?”
la bruna sbandò.
Non
erano da lei frasi di questo genere.
E
poi…non aveva mai pensato a Rufus in quei
termini. Non apertamente almeno.
Che
gli volesse bene, che gli piacesse, che fosse
interessante, che per qualche motivo fosse sempre nei suoi pensieri,
che non
riuscisse mai a separarsi definitivamente da lui, che aveva bisogno di
vederlo…
erano tutte cose che ammetteva.
Però…amarlo…caspita!!
Cominciò
a farsi rossa.
No,no,no,no!!
Non va bene! Che reazione è
questa?!
Di
fronte quella reazione, Aerith scoppiò a ridere.
Tifa sbarrò gli occhi.
“A-Aerith!!!”
la rimproverò, sentendosi infuocata
dall’imbarazzo.
“Ahahah!
Scusami, scusami!” gesticolò la fioraia
con le mani. “E’ solo che…sei
così dolce!” sorrise.
“…d-dolce?”
chiese Tifa oramai spaesata.
“Sì.
Non so dirti bene perché, ma trovo così
romantica la vostra storia. Tu e Rufus…sembra un gioco del
destino. Insomma, tu
AVALANCHE, lui della Shin-Ra. Potrebbe essere un racconto!”
Tifa
girò gli occhi, a disagio, ma si intenerì
nel sentire Aerith parlare così.
In
effetti…nessuno aveva mai visto la sua storia
con Rufus come una storia romantica.
Tutti
ne avevano evidenziato sempre solo i
problemi, le ovvie differenze caratteriali e difficoltà
…
Lei
era la prima che li stava vedendo come una coppia.
Una
coppia bizzarra e fuori dal comune certo. Ma
non li aveva criticati e anzi, sembrava anche vederli bene assieme.
L’idea
la emozionò un tantino.
Lei
e Rufus come una bella coppia…forse neanche
lei ci aveva mai pensato molto.
Sempre
pronta ad essere il suo giudice più
severo, Tifa stessa non si era mai data tregua per quanto li riguardava
se non
occasionalmente.
Aerith
invece subito aveva pensato alla loro
felicità, al loro essersi trovati vicino, a prescindere di
tutto.
La
cosa la fece sentire strana…però felice.
Fortemente
a disagio poiché essere la compagna di
Rufus Shinra non era certo una cosa qualsiasi, ma li per li, parlare
con Aerith
di loro dal punto di vista romantico, le fece bene.
Fece
bene soprattutto a quella parte di lei
iper-critica che non faceva che porsi problemi.
“Aerith…grazie.”
Le disse infine.
“E
di cosa, scusa?”
“Beh…sai,
è la prima volta che parlo di Rufus…a
qualcuno…”
“Qualcuno?”
“Sì.”
Annuì. “E…non è facile. Da
sola mi sono
fatta venire mille sensi di colpa, ma tu…cavolo, non so come
fai!” le sorrise.
Al
che Aerith le stritolò la testa con le
braccia, bloccandola con fare giocoso.
“Oh,
questo perché io non sono
‘qualcuno’!!”
disse scherzando.
“A-ahi!!
No, basta!! Ti prego! Mi sono espressa
male!!” disse Tifa cercando di divincolarsi dalla presa.
“Ehehe!
Ci vorrà ben altro!!”
****
Aerith
rievocò la loro conversazione della sera
prima.
Tifa
era così rilassata e si erano divertite
tanto assieme.
E
invece…lei aveva già progettato di andare da
sola a cercare quelle persone, in quel momento?
Portò
una mano sotto il mento, pensierosa.
“Uhm…accendiamo
la televisione. Avrebbero dovuto
fare l’inaugurazione oggi, no? Vediamo se dicono
qualcosa.”
Cloud,
a quell’ovvia deduzione, prese il
telecomando ed accese la televisione.
Il
canale locale di Edge trasmetteva in diretta
l’inaugurazione della nuova sede dell’azienda di
Rufus e al momento l’unica
notizia annunciata era il ritardo del presidente.
“Shinra…se
sento ancora una volta il nome di quel
bastardo Rufus Shinra, giuro che lo ammazzo con le mie
mani!!” ringhiò Barrett
comprensibilmente irritato.
Quasi
come uno scherzo del destino, in quel
momento qualcuno bussò alla porta.
Aerith
fu la prima ad avviarsi ad aprire, mentre
Barrett e Cloud erano ancora presi dai notiziari.
Fu
quando lei aprì la bocca che anche i due si
precipitarono alla porta con lei.
“Tifa
è qui?”
Oltre
la porta, si presentò un elegante Rufus
Shinra, con i capelli ingellati, meno che il ciuffo di frangia che gli
pendeva
di lato, e il suo candido abito da lavoro bianco, con gilet nero.
Alle
sue spalle, la sua importante automobile.
Aveva
deviato strada per andare a vedere se Tifa
Lockheart fosse lì, infischiandosene
dell’inaugurazione.
Consapevole
che avrebbe potuto mandare a rotoli
tutto, il solo sospetto che Tifa avesse potuto agire in qualche modo
sconsiderato lo aveva portato in allarme.
Questo
poiché quella mattina era arrivato in
ufficio, sicuro di contattarla facilmente, invece il suo telefono era
staccato
e al bar non gli aveva risposto nessuno.
Dapprima
era stato sicuro che lo aveva solo
preceduto ad Edge per i suoi tipici ‘sensi di
colpa’.
Invece,
non trovandola, era scattato un
campanello d’allarme, e se conosceva almeno un po’
la donna che lo aveva
stregato, poteva giurare che stava tramando qualcosa dopo aver saputo
del
possibile ‘attentato’ alla sua nuova azienda.
Lui
le aveva raccontato solo una parte del piano.
Il superfluo, ciò che era giusto che lei sapesse. Non
l’aveva fatta partecipe
di fatti ben più importanti.
Ovvero
dell’intera pianificazione dietro tutto.
Rufus,
oramai da mesi era in contatto con potenti
imprenditori disposti ad aiutarlo in cambio di denaro.
Con
loro aveva elaborato questo piano, che
avrebbe portato il giovanissimo presidente a riscattarsi.
Per
questo aveva messo appositamente in giro la
notizia del suo piano di ricostruire la
Shin-Ra.
Per
questo non aveva tenuto più di tanto segreti
i suoi documenti, ai quali la stessa Tifa era acceduta.
Questo
per indurre i ribelli a pensare proprio
ciò che lui voleva:
che
l’azienda che avrebbe inaugurato e i tanti
lavori svolti per il bene di Edge erano volti a far risorgere la sua
impresa e
renderlo quello che lui era un tempo.
Con
il potere dei soldi, il consenso popolare e
l’aiuto di altri imprenditori, Rufus sarebbe stato
inarrestabile e avrebbe
fatto rinascere la
Shin-Ra inc.
Chiunque
lo avrebbe pensato.
Così
era sicuro che, con un simile allarme, i
rivoltosi anti-shinra avrebbero preso di mira l’azienda,
temendo per il peggio.
Non
era importante che fossero terroristi, o una
semplice band ribelle… perché non sapevano
dell’imboscata che Rufus aveva
tenuto loro per trasformarli in criminali.
Rufus,
assieme alle normali tubature presenti in
ogni tipo di locale, aveva aggiunto una “sorpresa”.
Del
gas. Del gas molto velenoso vendutogli in
nero.
Procurarselo
in gran segreto era stato arduo.
Alla fine ce l’aveva fatta grazie alle sue formidabili
capacità manipolative, e
così, mentre le normali imprese edili costruivano il
fabbricato, parallelamente
lui aveva fatto aggiungere delle tubature dall’apparenza
normale, ma in realtà
piene di gas nocivo.
Lui
avrebbe fatto ricadere la colpa sui ribelli,
facendo apparire il tutto come un attentato all’intera Edge.
Arrestandoli
e scampando a un disastro simile,
lui avrebbe salvato Edge.
La
gente avrebbe continuato ad odiarlo, questo
era certo. Ma almeno avrebbero potuto dire di lui che aveva cercato di
redimersi e alla fine la sua potenza aveva sì distrutto
Midgar, ma aveva
salvato Edge.
Con
un intervento tempestivo delle sue truppe
militari, prevedeva un margine di rischio talmente esiguo da sentirsi
pienamente sicuro di sé.
Questo
fino a quella mattina.
Tifa
Lockheart…avrebbe distrutto i suoi piani?
Sperò
con tutto se stesso di vederla lì, nel suo
bar, assieme ai suoi amici.
Così
ripeté serio alla giovane vestita di rosa.
“Tifa
è qui?”
“Oh,
Rufus!”
“TU!!”
Barrett si scagliò contro di lui.
Rufus
rimase esterrefatto.
Lasciò
cadere a terra la sua ventiquattrore e
rimase impassibile a guardarlo con i suoi occhi glaciali, mentre lui lo
strattonava per il collo della camicia. “Farabutto!!
Dov’è?! Dimmi che diavolo
hai raccontato a Tifa! Dove l’hai mandata!!”
“Dalle
sue parole, desumo amaramente che Tifa non
è con voi, dunque.” Disse appositamente formale,
insieme all’amarezza di
costatare che lei non fosse lì per davvero. Strinse gli
occhi cercando di
meditare sul da farsi.
“Ehi!
Cosa sei venuto a fare?” intervenne Cloud
schivo.
Rufus
sorrise beffardo.
Barrett
lo lasciò andare, dovendosi trattenere
nel non mollargli un pugno sul quel suo ‘bel
visetto’.
“Strife…non
si ci vede da un po’. Quand’è stata
l’ultima volta?” chiese provocatorio, sapendo
perfettamente a quando risalivano
tali circostanze.
Cloud
digrignò i denti ricordando nitidamente
quel suo viso saccente avvicinarsi a quello di Tifa, baciandola proprio
davanti
i suoi occhi.
Odiava
profondamente quell’uomo che prima era un
nemico, e che adesso l’aveva ferito nell’orgoglio
facendo ben più che
‘sfiorare’ la sua preziosa amica.
Il
biondo tuttavia decise di tacere al momento.
C’era Barrett lì con loro e almeno
finché fosse stato possibile, voleva
evitargli certi dettagli.
“Taci!
Piuttosto diccelo tu dov’è Tifa.”
Rufus
fece qualche passo verso di lui, con il
viso canzonatorio e irritante.
“Ditemi
dove l’avete vista l’ultima volta.”
Chiese asciutto, aggiustandosi la camicia.
“TSK!
Pensi forse che te lo direi?!” parlò
disgustato l’uomo dal braccio di cannone, ma tu smentito da
Aerith, che rispose
al suo posto.
“Tifa
era qui fino a ieri sera. Sono sicura
perché abbiamo dormito assieme. Rufus, ti prego, sai dove
può essere?”
Rufus
quasi si sorprese di quel tono dolce e
confidenziale della ragazza vestita di rosa.
E
pensare che anche loro erano nemici, un tempo.
Tuttavia
non stette a pensarci troppo. La
questione era molto più delicata di quanto loro pensassero e
dovevano muoversi
in fretta.
“Ho
dei sospetti, ma ho bisogno della vostra
collaborazione.”
“Scordatelo!”
disse Barrett.
“Va
bene.” intervenne nuovamente Aerith.
A
questo punto fu lampante che l’interlocutrice
che avrebbe fatto da tramite con i suoi ‘ex-nemici’
era la ragazza con la
treccia.
Rufus
si inoltrò nel locale, leggiadro, facendo
ondeggiare il lungo soprabito.
Barrett
lo guardò con repulsione, trovando
insopportabile quel suo modo di fare regale.
Il
biondo presidente si sedette elegante su una
sedia e accavallò le gambe.
Aerith
lo imitò, poggiando le braccia sul tavolo.
Cloud
e Barrett si sedettero in malo modo su un
tavolo di fianco a loro, fulminandolo con lo sguardo, ma il ragazzo non
li curò
per niente.
Fu
Aerith a prendere per prima in mano la
discussione.
“Tifa
ha chiesto a Barrett e a Cloud qualcosa su
dei ribelli che odiano la
Shin-Ra. Tu le
avevi detto che
avrebbero attaccato la tua azienda, quindi desumiamo che lei abbia
architettato
qualcosa.”
“Povera
la mai
Tifa! Se penso che il BASTARDO che le ha detto una cosa simile sei
TU!!”
digrignò i denti Barrett in prenda alla collera ancora.
“Non
vi ha detto nulla?” chiese noncurante il
presidente, cercando di capire qualcosa in più. Aerith
scosse la testa.
“Mi
dispiace.”
“Capisco…”
disse Rufus rassegnato.
Non
sapevano davvero nulla di più, non ci voleva.
Allora Tifa doveva per forza essere andata lì lei stessa.
Oramai ne era certo.
Forse però non tutto era ancora perduto.
“Rispondi,
cazzo!!” Barrett tuonò buttando
all’aria la sedia sulla quale era seduto. “Che lei
hai detto, maledetto
Shinra!!”
Rufus
rimase calmo e lo guardò serio,
impassibile.
“…e
tu? Come mai non hai fatto nulla per
evitare che lei si comportasse in un modo così
sconclusionato?” disse pacato,
ma crudo.
Infatti
Barrett si bloccò e non seppe che
rispondere.
Sentì
solo il sangue ribollire nelle vene di
fronte la crudeltà di quel ragazzo. La crudeltà
nell’attribuirgli la
responsabilità delle sue azioni.
“La
signorina Aerith mi sembra abbia appena
affermato che sei stato tu a darle le informazioni che
cercava.” Continuò
imperterrita Rufus. Fece poi una pausa, e poggiò il mento
sulle nocche delle
dita. “Non ti sei insospettito?”
“Grrrr…”
“Non
hai pensato che lei avesse qualche piano in
mente? Che ingenui che siete…qui c’è
sempre stata la differenza fra dei
semplici ribelli e degli imprenditori.”
“Tu…”
Barrett unì i pugni. “TU NON OSARE!”
“Barrett!” questa volta fu Cloud ad intervenire.
“Per quanto lo disprezzi,
Rufus ha ragione.” Abbassò gli occhi.
“Avremmo dovuto pensare che Tifa non ci
avrebbe coinvolti. Avremmo dovuto pensarci due volte prima di darle
quelle
informazioni.”
Rufus
si rilassò sulla sedia, soddisfatto. Prese
intanto una sigaretta dalla tasca e cominciò ad aspirarla,
cercando intanto di
fare mente locale e decidere sul da farsi. Tifa... cosa stava facendo?
“Però…se
non fosse stato per lui…” bisbigliò
intanto Barrett fra se, addolorato e arrabbiato con quello che avrebbe
considerato il responsabile per qualsiasi cosa sarebbe accaduto a Tifa.
Cloud
comprendeva bene i suoi sentimenti.
“Barrett…” disse, ma non
trovò le parole giuste per dire qualsiasi cosa.
“Perché
Tifa dovrebbe mai fare una cosa simile…per
salvaguardare poi chi?! QUELLO LA?!” ripeté
Barrett ‘a bassa voce’.
Rufus,
che era assorto nei suoi pensieri,
sentendosi chiamare in causa si voltò verso di lui.
Piombò
il silenzio.
Un
silenzio che durò diversi istanti.
Nessuno
sapeva cosa dire, nessuno aveva il
coraggio di parlare.
Cloud
e Aerith sapevano di Tifa e Rufus.
Rufus
aveva i suoi piani da tenere per se.
Barrett
non riusciva più a capirci nulla.
Era
un’atmosfera davvero pesante.
Aerith,
seppur riconosceva che quella posizione
non le spettasse, decise che mettere le carte in tavola era forse la
cosa
migliore in quel momento. Barrett non sapeva dei sentimenti che
potevano
muovere la ragazza a comportarsi così e a rischiare a tal
punto.
Era
giusto che comprendesse la reale gravità
della situazione.
“Tifa…lo
sta facendo per lui.” Disse infine con
un tono basso.
Barrett
strinse gli occhi non capendo.
“Per
lui, CHI?!”
Aerith
fece un sospirò, poi parlò con fermezza.
Sia Rufus che Cloud rimasero zitti e immobili a osservare la scena.
“Rufus
e Tifa, loro…”
Appena
tre parole.
Tre
parole che non avevano detto niente.
Eppure,
se il silenzio che si era generato
precedentemente era stato a dir poco insopportabile, il gelo di questo
ulteriore momento di silenzio generò un’atmosfera
ancora più di astio e
inquietudine.
Pochi
istanti che sembrarono durare un’eternità.
Lo
stesso Rufus dovette ammettere di sentirsi un
po’ a disagio, come se si fosse reso conto solo in quel
momento di essere nella
tana dell’orso.
Cloud
si alzò per dirigersi in cucina.
Aerith
lo guardò storto per fermarlo, ma lui
scosse la testa e se ne andò.
Fu
allora che Barrett, dal suo stato catatonico,
tornò lucido e sferrò un pugno in direzione di
Rufus Shinra, che deviò il colpo
per miracolo, buttandosi all’indietro sulla sedia e cadendo a
terra.
“S…sei
pazzo..!!” disse indignato, ma comprese
ben presto che quello era il momento di tacere.
“TU!!
DISGRAZIATO!! MALEDETTO! FARABUTTO!
MAIALE!!!” disse oramai fuori controllo. “Che cosa
hai fatto..?!!! Cosa hai
fatto a Tifa?!”
Rufus
indietreggiò comprendendo il pericolo.
“N-Non
vedo perché una donna di vent’anni
dovrebbe chiedere il permesso al paparino.” Disse con
fierezza, ma non
riuscendo a nascondere del tutto lo sgomento di avere di fronte a se un
Barrett
furioso.
“..che
poi non sei neanche il paparino, mi
risulta.” Aggiunse, non accorgendosi che, in una situazione
simile, la cosa
migliore da fare sarebbe stata rimanere in silenzio, rappresentando i
‘precedenti’
dei due.
Ma
Rufus non era tipo da abbassare la testa,
neanche di fronte l’evidenza.
“Non
ti risulta…? NON TI RISULTA?! ORA TI FACCIO
VEDERE IO COSA TI RISULTERA’ PER SEMPRE!!”
“Barrett!!”
si lanciò verso di lui Aerith
sperando di fermarlo, mentre ‘coraggiosamente’
Rufus si andò a riparare dietro
il bancone del bar.
“Tanto
la tua opinione non conta.” Disse ancora
il biondo presidente in tutta risposta.
“AH,
Sì?!” rispose Barrett cercando di
acchiapparlo e stritolarlo con le sue mani.
“Rufus!
Ti prego, non provocarlo! Caspiterina!”
lamentò Aerith disperata.
“Tuttavia
è la verità, e comunque ci sono cose
più serie di cui dobbiamo discutere.”
ripeté Rufus cercando di puntare le
attenzioni di tutti a fatti più concreti.
“Ma
io lo ammazzo! Io DEVO ammazzarlo!! Quel…quel
VERME…ha messo le mani addosso a Tifa!! Sporco, brutto,
piccolo bastardo!!”
“Modera
i termini!” Rufus si risentì, non
accettando quell’atteggiamento. Cercò comunque di
mantenere con Barrett una
distanza di sicurezza.
“Oh,
insomma, basta!! Smettetela!” intervenne di
nuovo Aerith, ovviamente non calcolata da nessuno dei due, che
continuavano a
provocarsi a vicenda.
In
modo diverso, ma erano entrambi più sbruffoni
e attacca briga di quel che sembravano.
SBANG
“Eh?”
Barrett cadde a terra, spaesato, dopo il
vistoso colpo ricevuto sulla testa.
Si
rivelò esserci Cloud alle sue spalle.
Rufus
e Aerith lo guardarono. Prima lui, poi
l’asse di legno che aveva in mano.
“Che
credevate? Era da settimane che l’avevo
nascosta in cucina. Sapevo che semmai fosse accaduto, avrei dovuto
usarla.”
Disse il biondo non curante, andando a prendere un fiasco di vino,
sotto gli
occhi attoniti di Rufus e Aerith.
“E’…svenuto?”
chiese Rufus uscendo dal bancone.
“Lui?
No, assolutamente. Si riprenderà subito.
Aiutatemi a farlo ubriacare di brutto.”
“Chi
l’avrebbe detto che mi avresti protetto,
Strife. Cos’è? Ti sei abituato
all’idea?” rise il presidente avvicinandosi al
biondo dai capelli a punta, che in tutta risposta gli puntò
contro la spada.
“Affatto!
Io e te parleremo, dopo.” disse, freddo
e glaciale quanto e più di Rufus.
Rufus
tuttavia non s’impressionò, anzi.
Accennò
un sorriso che lasciò intendere il suo
non vedere l’ora che ciò accadesse.
Pochi
minuti dopo, Barrett riprese conoscenza
come previsto. Si sentì insolitamente rilassato.
“Hic!
Oh, testa chiodata…non ci crederai, ma ho
fatto il peggior brutto sogno della mia vita. Ho sognato di
‘imparentarmi’ con
uno Shinra…”
Aerith
e Cloud deglutirono. Tuttavia volevano
approfittare del momento di smarrimento di Barrett per riprendere in
mano la
conversazione.
Furono
interrotti da Rufus che a quanto pareva
aveva deciso di lasciarli proprio in quel momento. Infatti oramai
l’inaugurazione era fra poco, non era più il caso
attendere oltre. Così si
avvicinò ai tre.
“Ne
riparleremo dopo, papà. Ma ora devo andare.
Tifa potrebbe finire in grossi guai se non entro nella mia azienda.
Arrivederci.”
Disse
sistemando il cappotto sulle spalle.
Nonostante l’azzuffata precedente, si era rivolto
provocatorio a Barrett
chiamandolo appositamente ‘papà’, come
si fa con i suoceri. Dopodichè salutò e
andò via, senza curarli. Aveva per davvero i minuti contati.
Salì
in macchina, mise in moto e si inoltrò per
strada.
Cloud,
Aerith e Barrett rimasero a guardare nella
sua direzione, chiedendosi cosa stesse succedendo.
Solo
Barrett assunse d’improvviso un’espressione
più truce e disperata.
“
‘Papà’ ? Lo Shinra si è
bevuto il cervello!”
poi si interruppe, capendo solo in quel momento la battuta.
Cominciò
a scuotere la testa sperando di
sbagliarsi.
“No…No…non
mi dite che non era un
incubo….nooo….” disse mugugnando,
portando una mano sulla fronte.
Cloud
e Aerith si guardarono preoccupati.
[…]
…..ed
ecco il secondo dei quattro capitoli
finali.
Fiuuu…mammamia!
XD Un po’ lunghetto, mi sa.
Finalmente
il tanto attesissimo Barrett che sa di
Rufus e Tifa. Spero la scena sia divertente almeno la metà
di come l’ho
immaginata io XD
Almeno
io morivo nel descriverla! Cioè…ma ve li
immaginate?!! Rufus inseguito da quell’energumento di Barrett?
Emozionante
è anche Rufus sotto la poggia, quanto
è sexy…
Ebbene
sì, mi soffermo su parti FONDAMENTALI
della mia fic, eh? U.u
XD
Comunque….
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto.
Mi
premeva molto anche la scena con Cloud e
Aerith.
Era
importante per me trasmettere che Cloud
amasse Aerith, come già dissi.
Per
quel che riguarda i risvolti della storia,
ovviamente saranno il filone principale anche del prossimo capitolo che
proietterà la storia al suo epilogo.
Che
emozione! Davvero, sono emozionatissima!
Inoltre
sono commossa dal fatto che abbia potuto
sentire voi, Marie16 e shining_leviathan! Grazie!
Grazie
davvero!!
Come
vi ho già detto, ho sempre considerato i
vostri commenti, assieme anche a quelli degli altri che spero di
risentire, un
grande sostegno. E vedere che abbiate continuato a seguirmi nonostante
la mia
lunga assenza è una gioia che…davvero, grazie!
Non ho parole.
Un
bacione!!
Nel
giro della prossima settimana pubblicherò
anche il prossimo.^^
fiammah_grace