Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    24/03/2012    3 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon pomeriggio!
Le lezioni e il mio malumore mi hanno sopraffatto abbastanza, ora sono tornata e spero almeno un tantinino di esservi mancata :)
Mi spiace per questo ritardo e spero che il capitolo vi piaccia.

Giulls

P.S. Come sempre, vi lascio la mia pagina fb http://www.facebook.com/profile.php?id=100003078074791

 

Back to L.A.

< Buongiorno cari ascoltatori di Radio Sunshine! > sentii esclamare dalla radiosveglia e mi svegliai svogliatamente < Qui è la vostra Melanie che vi parla! Oggi è giovedì 13 giugno e a Los Angeles il sole splende come non mai. Forza, splendete anche voi con noi! La prima canzone della giornata è… >
Spensi la sveglia e mi rigirai tra le lenzuola bianche, quelle che mi sembrava aver toccato solo pochi minuti fa e non più di sette ore fa.
< Odio questa Melanie > disse Kelly sbadigliando < sono le otto del mattino, perché deve urlare così tanto? >
< Kel? > la chiamai e mi preparai ad una sua possibile sfuriata.
< Uhm? >
< Sono le sei e mezza >
Uno, due, tre, quattro…aprii un occhio e guardai Kelly, immobile sul letto come se fosse una statua e con le braccia lungo i fianchi…cinque, sei, sette, otto, nove
< Ma perché cazzo ti sei svegliata così presto?!? > sbottò alzando le braccia al petto < Sei fuori?!? >
dieci.
Una parte di me voleva ridere per questa sfuriata, ma la parte più razionale la fece desistere, conscia del fatto che se avessi riso sarei finita fuori dalla finestra.
< Devo incontrarmi con Jenny oggi, e dal momento che al pomeriggio ho lezione ho pensato fosse più intelligente partire di buon mattino per passare più tempo con lei >
La mia compagna di stanza bofonchiò qualcosa prima di rimettersi a dormire, ma quello che capii benissimo fu “brutta stronza…se fai casino te ne pentirai…salutamela tanto”.
Mi catapultai in bagno per farmi una doccia veloce e quando uscii dal box indossai una maglietta a mezza manica con sopra disegnato un pasticcino, un paio di shorts, le Converse bianche e dopo aver preso la borsa mi incamminai verso la mia macchina, diretta alla città che non dorme mai.
Ero agitatissima, era da due anni che non la vedevo: era cambiata? Era sempre la stessa? Si sarebbe sistemato tutto? Ci sarebbe stato imbarazzo?
Per liberarmi un po' la mente accesi la radio per ascoltare, ma non trovando alcuna stazione che mi soddisfacesse ripiegai su Radio Sunshine e su quella maledetta Melanie.
< Californiani e non, oggi si terrà la Surfing Bear Competition e siete cortesemente invitati a raggiungere le spiagge di L.A. per assistere a questa gara. Il campione in gara, Braison Fergus, verrà sfidato da sei ragazzi e quattro ragazze. Riuscirà a mantenere il suo primato sulla cresta dell'onda o verrà buttato giù da qualcuno? Oggi alle dieci lo scopriremo. La prossima canzone che vi farò sentire è una delle mie preferite. Questa è This is war dei Thirty Seconds To Mars >
Sorrisi e alzai al massimo il volume.
< To the right, to the left, we will fight to the death. To the edge of the earth, it's a brave new world from the last to the first! > cantai a squarciagola.
Arrivai a New York verso le otto e mezza e parcheggiai sotto l'appartamento di Jenny.
Sono sotto a casa tua, quando vuoi vieni giù” le scrissi nel messaggio e glielo inviai. Mi sedetti sul cofano della macchina e la aspettai: era esattamente impaziente quanto me, perché uscii di corsa dalla porta della palazzina e non appena mi vide, si fermò per un nanosecondo, giusto per studiarci l'un l'altra per capire se stessimo sognando o meno, le si illuminò il volto con il suo sorriso e mi corse incontro.
< Amica mia! > esclamò buttandomi le braccia al collo e mi strinse a sé con forza.
< Jen > dissi ricambiando l'abbraccio.
Mi allontanai quel poco che bastava per guardarla: era…beh, la parola bellissima era un eufemismo. Era così bella che sembrava brillare di luce propria, non me la ricordavo proprio così. Aveva tinto i capelli con un colore caldo, castano chiaro, si era fatta la frangia e si era lasciata allungare i capelli e le sue forme, più morbide rispetto alla sua prima gravidanza, la rendevano ancora più bella.
< Mi sei mancata da morire >
< Anche tu > ribattei stringendole le mani e quando la vidi piangere, non potei non non farlo anche io < sei bellissima >
< Ti ringrazio. Ma anche tu non scherzi. Come stai? > chiese, premurosa come sempre.
< Sto bene. Per la prima volta posso dirti che sto bene. E tu? >
Jenny mi sorrise e mi prese a braccetto, facendomi camminare.
< Andiamo a fare colazione, parleremo lì > disse e annuii contenta.
< Sì, sto morendo di fame >
Jenny mi portò in una caffetteria dietro l'angolo e prendemmo posto in un tavolino fuori sotto la veranda: Jenny ordinò un cappuccino di soia, io uno normale e due cornetti alla nutella per entrambe.
< Ho un sacco di cose da raccontarti > mi disse ad un certo punto < ma non so da dove iniziare >
< Comincia dall'inizio > la incitai prendendole entrambe le mani e le sorrisi.
< Okay > disse liberando una mano per bere il cappuccino e poi la posò nuovamente sulla mia < sei mesi dopo la nostra ultima chiamata, Wal ed io ci siamo sposati. In quella chiesa laggiù > disse indicando l'enorme chiesa bianca alle mie spalle < e in luna di miele siamo andati a Buenos Aires. Lì abbiamo concepito Melissa >
< Hai una sua foto? > domandai curiosa.
< Certamente > rispose mostrandomela orgogliosa.
Potei notare da subito che Melissa era la copia sputata di Walter: aveva i suoi stessi capelli rossi e il suo sorriso. Il taglio degli occhi, invece, era indubbiamente di Jenny.
< È bellissima. Avete fatto davvero un ottimo lavoro con John e Melissa. E la cerimonia come è andata? Come la sognavi? >
< Molto di più > disse sorridendo e poco dopo abbassò lo sguardo < Michelle, mi dispiace averti tagliato fuori, ma ero arrabbiata con te > continuò alzando la testa e vidi i suoi occhi pieni di lacrime < lo so che era la tua vita, ma tu stavi commettendo un terribile sbaglio. E io ho visto quanto Robert ne stesse soffrendo >
< Era presente al vostro matrimonio? > domandai e lei annuì piangendo, mentre io ignorai quella fitta di gelosia alla bocca dello stomaco.
< Michelle, se potessi tornare indietro non farei più quello che ho fatto. Non ti taglierei fuori dalla mia vita e ti obbligherei a farmi da damigella d'onore. Davvero, mi dispiace 
< Ormai è passato > le dissi abbracciandola e lei ricambiò la stretta.
< Voglio farmi perdonare. Il nove agosto battezzeremo Mel, e pretendo che tu le faccia da madrina >
Lo sguardo di Jenny era talmente sicuro che non le avrei mai detto di no, neanche se lo avessi veramente voluto.
< Con piacere > risposi commossa, perché dopotutto Jenny restava la mia migliore amica.
< Ora raccontami di te. Come va la vita al college? >
Mi morsi il labbro inferiore e le raccontai tutto, senza tralasciare alcun dettaglio. Le raccontai delle mie visite dallo psicologo, di come pian piano mi fossi aperta con lui e di come mi avesse aiutato ad uscire dal periodo nero causato dalla separazione con Robert, dall'aborto e dal lutto di mia madre, finché non le raccontai del mio ultimo incontro.
< Cosa? È fantastico! Come si chiama? Di che anno è? >
< Non è uno studente, ma l'assistente di una mia professoressa. Si chiama Johnny. È molto carino, è dolce, intelligente…ieri sera siamo usciti insieme e ci siamo baciati >
< Bacia bene? >
< Avevo i brividi > ribattei sognante e la mia amica fischiò.
< Quando vi vedrete ancora? >
< Oggi pomeriggio a lezione, come sempre assisterà la Walsh >
< La cosa mi piace. Vorrà dire che non appena avrò un momento libero verrò a Yale a trovarvi e a conoscere questo bravissimo baciatore >
Risi e annuii, felice.
< Guarda che ci conto >
< E quanti anni ha? > chiese curiosa e per un attimo chiusi gli occhi.
< Trentuno > risposi e Jenny sgranò gli occhi, poi scosse la testa con espressione divertita.
< Hai sempre avuto una predilezione per gli uomini più grandi >
Sorrisi, ma non ebbi il coraggio di risponderle a tono, soprattutto perché non sapevo nemmeno cosa dirle.
< Ieri sera con lui sono stata davvero bene > le dissi e poggiò una mano sulla mia < erano due anni che non mi sentivo così…spensierata >
La mia amica mi guardò e quando si rese conto che mi stavo riferendo a Robert il suo viso si adombrò per un attimo.
< Posso chiedertelo? >
Sapevo benissimo a cosa si riferisse, per cui annuii.
< Chiedi >
< Ti sei pentita di ciò che hai fatto? >
Annuii una seconda volta.
< Ogni santo giorno >
< E allora perché l'hai lasciato? >
Ecco la domanda che ho sempre tanto temuto, quella spinosa domanda per la quale non c'era una risposta certa.
< Fino a qualche mese fa ti avrei dato una risposta degna di premio nobel, ma ora non lo so. Ma mi va bene così. Se non ci fossimo lasciati, ora non avrei conosciuto Johnny. E lui mi piace davvero. E poi ora Robert sta con Kristen, no? È felice ora, no? > domandai e per la prima volta non la odiai: insomma, se era in grado di far stare meglio Robert le dovevo essere riconoscente.
< Stava. Si sono lasciati mesi fa…lei ha mollato lui > rispose e la guardai stupita < non fare quella faccia, stanno meglio entrambi ora e sono ottimi amici >
< Vi sentite ancora? >
< Sì, certo >
< E come sta? >
< Gli manchi > disse la mia amica scrollando le spalle.
Dopo quello scambio di parole non parlammo più di Robert. Jenny mi offrì la colazione e andammo a fare shopping parlando del più e del meno. Mi raccontò che a breve avrebbe dato l'esame finale per insegnare alla scuola materna e non vedeva l'ora di poter lavorare. Da sei mesi faceva un tirocinio presso la scuola materna Luis Jones e si era affezionata tantissimo ai bambini.
Recuperammo il tempo perso fino a mezzogiorno, orario in cui dovetti salutarla per tornare a lezione.
< Prometti di farti sentire presto > le dissi mentre l'abbracciavo.
< Anche tu > replicò ricambiando la stretta.
< E venite a trovarmi, tutti e quattro. Kelly ha una grandissima voglia di vederti >
< Dille che la penso sempre > replicò sorridendo < ci vediamo presto >
< Ciao, Jen >
Le baciai la guancia e ripartii alla volta di Yale, ma a causa del traffico arrivai quasi alle tre in facoltà; così corsi fino alla mia stanza, presi il blocco per gli appunti e poi mi precipitai verso l'aula. Fortunatamente la professoressa Walsh non era ancora entrata e mi sedetti accanto a Kelly che mi aveva tenuto il posto.
< Allora? > chiese impaziente.
< Verranno a trovarci presto e mi ha detto di dirti che ti pensa sempre e che ti saluta >
Alla mia risposta Kelly sorrise, poi guardò maliziosa dietro le mie spalle.
< Il tuo principe ti sta mangiando con gli occhi > disse sorridendo e facendo un cenno nella sua direzione e quando mi voltai lo vidi arrossire e sorridermi.
Ricambiai il sorriso e lo salutai con la mano, poi la professoressa Walsh entrò in aula e incominciò la lezione. L'ultima mezz'ora ci fece lavorare a gruppi di due e sia lei che Johnny si mossero per l'aula per aiutare chiunque ne avesse bisogno.
< Qua non ci capisco niente > borbottai sottovoce mentre guardavo quella roba incomprensibile chiamata genetica.
< Chiama il tuo bello e digli di aiutarci >
< Non se ne parla > replicai arrossendo e Kelly, che presto sarebbe diventata la protagonista di una scena del crimine, lo chiamò al mio posto.
< Avete bisogno, ragazze? > chiese sorridendoci dopo essersi avvicinato e posizionato accanto a me.
< Non ci capiamo niente, ci aiuti? >
< Ma certo > rispose sorridendoci e ci aiutò a completare l'esercizio.
< Va bene, basta così! > ci interruppe la professoressa Walsh < Domani vi mostrerò la soluzione. Buona serata! >
Guardai l'orologio e notai che erano ormai le sette.
< Cosa si fa questa sera? > chiesi alla mia amica.
< Perché non vieni con me e Jeremy a bere qualcosa? Andiamo al Hive >
< Sì, certo, perché no? > replicai sorridendo < Senti, ti dispiace se lo chiedo anche a Johnny? > domandai e il suo sorriso si ampliò.
< Speravo lo dicessi! > esclamò battendo le mani.
Kelly uscì dall'aula mentre io aspettai che tutti gli studenti se ne fossero andati per poter parlare tranquillamente con Johnny. Presto l'aula fu vuota, dopotutto tutti avevano voglia di andarsene per i fatti loro, ma sfortunatamente la professoressa Walsh sembrava non avere intenzione di lasciarlo libero e mi sentivo un po' a disagio a richiamare la sua attenzione.
< Allora siamo d'accordo, ci vediamo domani > disse finalmente la professoressa sorridendogli.
< Certamente. Ciao, Maggie > rispose Johnny.
< Ciao, Johnny. A domani, signorina Waldorf! > esclamò e arrossii, ricambiando il saluto.
Johnny mi sorrise e si avvicinò a me.
< Ciao > mi salutò sorridendomi dolcemente.
< Ciao > risposi imbarazzata < senti, questa sera hai degli impegni? >
< Non ancora > negò muovendo la testa.
< Io andrò a bere qualcosa con i miei amici Kelly e Jeremy e mi farebbe davvero piacere se ti aggregassi a noi >
< Verrò volentieri > replicò baciandomi la guancia < ci sentiamo più tardi sull'orario >
< Okay, ciao >

 

Erano passati cinque mesi da quando avevo conosciuto Johnny e ormai tutta la popolazione femminile del campus sapeva che lui era off limits. Facevamo coppia fissa e uscivamo spessissimo con Kelly, Jeremy, Liam e la sua nuova fiamma Cindy e ogni tanto si aggiungevano anche Jenny e Walter. La mia migliore amica lo aveva preso subito in simpatia e mi aveva anche confessato di essersi affezionata a lui, nonostante sapessi che sotto sotto lei avrebbe sempre tifato per Robert. Era palese, lo si vedeva benissimo; ma aveva accettato il mio nuovo ragazzo ed era questo l'importante.
Era da un mese, inoltre, che avevo smesso di andare dallo psicologo. E non perché mi fossi stufata, semplicemente perché non ne sentivo più il bisogno. Entrambi avevamo notato un netto miglioramento, potevo parlare del mio passato senza sentirmi male. Mamma, il bambino mai nato, Robert…per quanto fosse impossibile, finalmente li ricordavo con il sorriso.
La sera del quattordici luglio eravamo andati tutti insieme una pizza al Claire's e dopo esserci salutati Johnny ed io ci eravamo spostati nel suo appartamento come facevamo spesso. Come tutte le volte che andavo lì Johnny si comportava da galantuomo e non cercava mai di affrettare le cose, ci scambiavamo giusto qualche bacio.
Ma stasera avrei fatto la differenza.
Una volta arrivati a casa aprì la porta e si spostò di lato per farmi entrare per prima.
< Tesoro, vuoi bere qualcosa? > domandò andando in cucina.
< Quello che bevi tu > replicai sedendomi sul bracciolo del divano e mi raggiunse pochi secondi dopo con due bottiglie di birra.
< Ecco, prendi >
< Grazie > risposi baciandogli la guancia liscia: era mercoledì e come sempre il mercoledì si faceva la barba. Era un po' maniaco su queste cose, lui faceva la barba un giorno sì e uno no. Gli aveva chiesto il perché e lui mi aveva risposto che odiava la barba lunga, gli dava l'impressione di essere sporco. Forse era per quello che non gli andava a genio Liam. Avevo provato a dirgli che io trovavo davvero sexy gli uomini con la barba, ma la cosa non l'aveva minimamente toccato.
< Stavo pensando ad una cosa >
< Cosa? > chiesi curiosa mentre lo guardavo.
< Il prossimo fine settimana potremmo andare in Florida. Sole, mare, un po' di relax per noi due…che ne pensi? >
< Mi piace > risposi sorridendo e facemmo tintinnare le nostre bottiglie di birre per suggellare con una promessa quella proposta.
Bevvi la mia birra lentamente e mi sentivo costantemente il suo sguardo addosso, ero eccitata da morire. Quando svuotai la bottiglia mi sedetti a cavalcioni su di lui e portai le mani dietro al collo, mentre lui mi accarezzava le gambe sensualmente. Potevo sentire la sua eccitazione premere sul mio bacino e gemetti al pensiero di un contatto.
Cominciai a muovermi piano piano su di lui e gemette.
< Io direi che abbiamo aspettato abbastanza > sussurrò roco al mio orecchio e mi vennero i brividi.
< Tu che ne dici? > ribattei poggiando le mani sulla cintura dei suoi pantaloni.
Johnny mi strinse a sé e mi baciò con passione ed ero talmente presa da quel momento che non mi resi nemmeno conto che la sua mano si era insinuata all'interno delle mie gambe, che mi aveva scostato le mutande e che mi stava toccato proprio . Gemetti una seconda volta e mi beai di quelle carezze che pian piano si facevano sempre più veloci e insistenti. Johnny ci sapeva proprio fare, ma non era bravo come…no, non dovevo pensarci, non dovevo nemmeno provare a pensarlo.
Mi aggrappai alle sue spalle gemendo e più lo facevo più lui approfondiva quelle carezze, finché non venni, stanca ma felice. Lo baciai sulle labbra mentre le mie mani gli accarezzavano il torace nudo e gli sbottonai i jeans abbassandoglieli fino alle caviglie.
< Togliti le mutande > mi ordinò guardandomi negli occhi e feci come mi aveva detto, mentre lui si stava infilando il preservativo.
Mi risistemai a cavalcioni su di lui e quando sentii le nostre intimità a contatto tra di loro fremetti: non vedevo l'ora di diventare un tutt'uno con lui.
Mi abituai per qualche secondo alla sua presenza, d'altronde era passato parecchio tempo dal mio ultimo rapporto, e quando mi sentii pronta iniziai a muovermi su di lui. Johnny mi afferrò per i fianchi e mi invitò ad accelerare il ritmo, così lo accontentai.
< Ah…sei stupenda…ah > gemette mentre appoggiava la testa sul cuscino del divano, sorridendo compiaciuto ed io mi velocizzai ancora di più con le spinte, non vedevo l'ora di raggiungere l'orgasmo < piccola, mi fai impazzire > continuò mentre stringeva le mani sul cuscino.
Mi sentivo strana: il mio corpo era lì, ma non mi sentivo proprio lì, avevo freddo e mi sentivo inadeguata. Era tutto confuso davanti a me, ma quando sentii due dita affusolate che mi toccavano la pelle nuda mi parve di andare a fuoco. Ero estasiata da quel tocco leggero che mi eccitava terribilmente, per non parlare delle sue labbra che mi baciavano le spalle e del solletico che mi faceva quell'accenno di barba. Piano piano sentii il mio piacere propagarsi sempre di più e ormai non mancava molto al raggiungimento dell'orgasmo.
< Sì, così… > sussurrò lui roco.
< Ah…ah…Robert >
Sgranai gli occhi e mi bloccai, pietrificata. Non era possibile, non potevo averlo detto. Guardai Johnny con le lacrime agli occhi, mentre lui mi ricambiava con uno sguardo triste e deluso. Sbattei le palpebre e le lacrime scesero dalle mie guance mentre mi alzavo da quella posizione. Mi infilai le mutande, il vestito, recuperai la mia borsa e uscii dal suo appartamento, conscia del fatto che non l'avrei più rivisto, non dopo quello che era successo.
Corsi a perdifiato fino alla mia stanza ed entrai singhiozzando. Mi buttai sul letto e piansi, svegliando così la mia amica.
< Michelle, cosa ti prende? > chiese avvicinandosi al mio letto.
< Sono una persona orribile > replicai singhiozzando.
< Perché dici questo? > continuò premurosa mentre mi accarezzava la schiena.
< Io non sono buona di tenermi una relazione >
< Ti va di dirmi cosa è successo? >
< Stavo facendo sesso con Johnny >
< Sì? > intervenne spronandomi a parlare.
< E mentre stavo per venire ho nominato Robert > dissi guardando negli occhi la mia amica e lei spalancò i suoi.
< Oh >
< Perché sono così? > domandai abbracciando la mia amica, la quale mi accarezzò la schiena per farmi calmare, ma ad un certo punto si allontanò e prese in mano il suo telefonino.
< Jenny? Stavi dormendo?…È un'emergenza, domani puoi venire qui?…Sì…va bene, ciao > disse spegnendo il telefono e mi tornò accanto < domani mattina Jenny verrà qui >
Annuii e ritornai tra le sue braccia, piangendo come una fontana. Johnny era un bravissimo ragazzo e mi piaceva da matti. Ma nonostante il mio cervello cercasse una nuova storia, il mio cuore mi diceva che nessuno avrebbe mai rimpiazzato Robert. Perché nessuno era Robert e nessuno avrebbe mai potuto prendere il suo posto.
Mi addormentai tra le lacrime e quando mi svegliai mi sentii stanca come non mai. Dopo qualche secondo mi accorsi che qualcuno mi stava abbracciando e accarezzando la testa.
< Sei qui? > domandai tirando su col naso.
< Amica mia, ho fatto il prima possibile. Mi dispiace tanto >
< Mi sento una terribile stronza. Perché non posso essere felice? >
< Perché la tua felicità l'hai lasciata a Los Angeles > replicò baciandomi la testa e al sentire quelle parole piansi ancora di più.
< Ma io prima di partire ero arrivata a non sopportarlo più, come posso ora piangere per lui, fare sesso con un ragazzo stupendo e chiamare lui? Questo non ha senso! > urlai.
< Niente ha senso > intervenne Kelly sedendosi sul mio letto.
< Sono una prostituta >
< Tesoro, no che non lo sei! > esclamò Jenny accarezzandomi una guancia < Sei solo innamorata >
Singhiozzai e mi tirai su a sedere.
< Andiamo a fare una passeggiata? > ci propose Kelly alzandosi in piedi < Michelle, datti una lavata alla faccia e poi esci con noi >
Scossi la testa, ma Jenny mi fece alzare e mi accompagnò in bagno.
< Tesoro, ti farà bene un po' d'aria, fidati >
La guardai titubante, ma le sorrisi. Erano mie amiche e non mi avrebbero fatto star male, ne ero certa.
< Voglio fidarmi >
< Non ti deluderemo > disse sorridendomi e dopo che mi risistemai uscimmo dalla stanza.
Ci incamminammo fuori dal campus e ci sedemmo a bere un frappuccino da Starbucks.
Jenny, per non farmi pensare al casino che avevo combinato, aveva iniziato a raccontarci un aneddoto che era successo alla scuola elementare di suo figlio, ma lo squillo del mio cellulare la bloccò.
Lo tirai fuori dalla borsa e guardai il display senza riconoscere il numero, ma il prefisso era quello di Los Angeles. Il cuore mi batté all'impazzata e sentii girarmi la testa.
< Pronto? > risposi titubante.
< Parlo con Michelle Waldorf? > disse una voce femminile dall'altra parte del telefono.
< Sì, con chi parlo? >
< Sono Pamela Pittson, la coordinatrice e responsabile assunzioni della clinica Hill di Los Angeles. Immagino che la conosca >
< Sì, certo >
< Giorni fa ci è giunto un documento con i nomi di tirocinanti e il signor Wilson ci ha raccomandato lei per telefono >
< Quando ha chiamato? >
< Ho parlato con lui pochi minuti fa > replicò la donna e sgranai gli occhi: mi aveva raccomandato alla clinica dopo quello che era successo ieri sera? < le interesserebbe praticare qui il tirocinio? >
< Sì, assolutamente! > risposi ancora sotto shock e Pamela mi disse che mi avrebbe contattata al più presto per metterci d'accordo per incontrarci un giorno per firmare tutte le pratiche.
La ringraziai e non appena finii di parlare con lei, chiamai Johnny.
< Pronto? >
< Perché l'hai fatto? > domandai senza nemmeno salutarlo.
< Perché tu più di chiunque altro meriti di lavorare lì >
< Ma io ti ho umiliato >
< Al cuore non si comanda, Michelle. E poi tu sei una persona splendida, spero possa finalmente essere felice >
< Mi dispiace > gli dissi con voce incrinata. Dio, era un uomo splendido ed io l'avevo umiliato, mi sentivo dannatamente in colpa.
< Non piangere. Io starò bene. Michelle, non farti scappare quell'opportunità > mi disse, dopodiché la chiamata terminò.
< Michelle? > mi chiamarono le mie amiche preoccupate < Va tutto bene? >
< Ragazze…torno a Los Angeles > risposi guardandole sconvolta.

   
 
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