Bene
ragazze dopo aver postato il primo capitolo mi
accingo a pubblicare il secondo.
Oggi
faremo la conoscenza della ragazza misteriosa,
cioè colei che dimora nei sogni di Robert.
Scopriremo
la sua storia e vedremo che faccia ha.
Ora
vi lascio alla lettura del capitolo ringraziandovi
sempre con tutto l'affetto possibile.
Baci
Lorian
Capitolo
2 - Nel medesimo istante, in Italia
POV
LISA
Nel
medesimo istante in Italia e più precisamente
nell'estrema periferia ovest di Milano, in un anonimo caseggiato
popolare, io
mi rigiravo nel mio letto in preda ad un sogno alquanto agitato.
Era
mezzanotte ed ero caduta tra le braccia di Morfeo
da circa un'ora ma come ogni notte, da cinque mesi a questa parte, ero
preda
del mio solito sogno assurdo.
Mi
trovavo come sempre su quella spiaggia, che sapevo
di non aver mai visto nella mia vita e stavo camminando lenta, mentre
guardavo
fissa verso l'orizzonte.
Affondavo
con i piedi nudi nella sabbia, perchè
adoravo il contatto ruvido contro la mia pelle; mi faceva sentire in
pace con
il mondo.
Mi
sentivo a stretto contatto con la natura e la
leggera brezza che soffiava in quel momento, mi scompigliava i capelli.
Mi
proteggevo con una mano, gli occhi dai raggi del
sole e lentamente mi dirigevo in un punto preciso.
Sapevo
che lì avrei trovato lui; lui che mi stava
aspettando e che veniva a trovarmi nei miei sogni da cinque mesi a
questa
parte.
Era
frustrante comprendere che era lì per me e non
sapere chi fosse; nonostante non lo vedessi in volto, sapevo di non
riuscire a
fare a meno della sua presenza.
Quando
lo vidi, con un sorriso mi avvicinai a lui che
mi afferrò per la vita stringendomi forte.
Tra
le sue forti braccia mi sentivo al sicuro, come se
le brutture della vita non potessero scalfirmi né
raggiungermi.
Finché
lui mi stringeva a se, sentivo che nonostante
la mia eterna indecisione e il mio pessimismo cronico, ero pronta ad
affrontare
la vita a muso duro.
Guardai
verso il suo viso, che ai miei occhi, giungeva
sfocato e mi avvicinai per baciarlo.
Lui
ricambiò il mio bacio con una passione che mi
lasciò stordita e senza forze, come se con il tocco delle
sue labbra, avesse
risucchiato in un sol colpo tutte le mie energie.
Le
nostre bocche si mossero come se si conoscessero
dalla notte dei tempi e le nostre lingue, avide, s'intrecciarono in un
eterna
danza sensuale e calda.
Quando
ci separammo gli chiesi: " Questa volta me
lo dici chi sei? Ti prego ho bisogno di saperlo!".
Lui
mi fissò poi con il suo accento straniero, mi
rispose come sempre: " Non è ancora il momento!".
"
Perchè?" gli chiesi " non ti rendi
conto di farmi del male? " ma lui sospirando, mi rispose: " Mi
dispiace Lisa, ma per ora non posso fare di più!".
E
come al solito sparì nel nulla, lasciandomi dentro
al cuore, un profondo senso di abbandono.
Mi
sveglio sudata e mi metto seduta sul letto
ansimando irritata: era sempre così che mi sentivo ogni
volta che lo sognavo e
a volte avrei voluto non addormentarmi per evitare di sognarlo poi,
però, mi rendevo
conto di non poter fare a meno di vederlo dato che, solo la
possibilità che
questo avvenisse, mi faceva sentire bene.
Sapevo
perfettamente che al mio risveglio mi sarei
trovata con un pugno di mosche in mano ma mi bastava sentire le sue
labbra sulle
mie per farmi sentire al meglio.
Incrocio
le gambe appoggiandomi con la schiena alla
spalliera del letto poi inizio a pensare a quello strano ragazzo:
all'inizio,
ero terrorizzata alla sola idea, che potesse trattarsi di Lui ma poi
con il
tempo ero arrivata ad escludere quella orribile possibilità.
Lui
non era altri che Valerio, un ragazzo che mi aveva fatto del male nel
peggior
modo, che si potesse fare ad una ragazza stupida ed innamorata come me.
Avevo
creduto che potesse essere quello giusto, quello
con cui crearmi una famiglia e un futuro; avevo cominciato a
fantasticare su
noi due dopo tre mesi che uscivamo insieme e lui non aveva mai fatto
niente per
convincermi del contrario, anzi.
Mi
aveva fatto perfino vedere la casa dei suoi sogni,
dicendomi che non vedeva l'ora di andarci a vivere con me e io avevo
iniziato
ad immaginarmi quali mobili comprare e quali colori usare per le pareti.
Che
stupida! Ero stata solo io a sognare un futuro
insieme mentre lui si limitava ad annuire ad ogni mia affermazione.
A
me non sembrava vero che potessi avere avuto la
fortuna di trovare una persona così speciale, che la pensava
esattamente come
me e la realtà mi assalì improvvisa e dolorante.
Valerio
non mi aveva mai chiesto di fare l'amore con
lui e io apprezzavo quel gesto, anche perchè non mi sentivo
pronta a perdere la
mia verginità ma dopo un anno che ci frequentavamo avevo
cambiato idea e
convinta della mia decisione ero andata a casa sua per dirglielo.
Mi
aprì la porta sua sorella Miriam, che mi guardò
con
gli occhi tristi e io col senno di poi, mi pentì di non
essermi fermata a
chiederle spiegazioni del suo sguardo.
Miriam
mi voleva bene e molte volte mi aveva
velatamente, fatto capire che non riteneva Valerio la persona giusta
per me ma
io, ero così accecata da non averle prestato ascolto.
Quando
quel giorno mi vide mi lasciò entrare e io dopo
averla salutata, salì le scale per andare in camera di
Valerio.
Prima
che Miriam uscisse, ebbi l'impressione che stesse
per dirmi qualcosa ma poi parve ripensarci e dopo aver alzato le
spalle, aprì
la porta e se ne andò chiudendosi l'uscio dietro di
sé.
Mentre
salivo le scale, fantasticavo su cosa avrebbe
detto Valerio quando gli avrei detto che ero pronta a fare l'amore con
lui e
cercavo d'immaginare come sarebbe successo, quando e dove.
Ma
avvicinandomi verso la sua porta, mi parve di
sentire dei mugugni e dei sospiri strani e pensando che Valerio potesse
sentirsi poco bene, aprì la porta di scatto.
Non
appena i miei occhi si posarono su quello che
c'era sul letto il mondo mi cadde addosso con una potenza mai vista e
mai
sentita.
Valerio
stava facendo del volgarissimo sesso da quattro soldi con Stella, la
mia cara
" migliore amica" e io, anche se avrei
voluto scappare da
lì, non riuscivo a staccare gli occhi da quei due che mi
stavano facendo venire
voglia di vomitare.
Quando
Valerio si accorse della mia presenza, si
bloccò di colpo e sia lui che Stella mi fissarono
completamente
interdetti.
Io
scossi la testa mentre le lacrime cominciarono a
scorrermi sulle guance e l'unica cosa che riuscì a dire, fu:
" Mi fate
schifo!".
Poi
ritrovando il controllo del mio corpo, mi voltai e
scappai da quella stanza correndo per le scale mentre la voce di
Valerio, che
mi giungeva affannata, urlava: " Lisa fermati! Non è come
credi, fammi
spiegare!".
Cosa?
Cosa c'era da spiegare se il mio mondo era
caduto a pezzi, in un solo istante.
Nelle
settimane a seguire, sia Valerio che Stella,
cercarono di parlarmi ma solo il fatto di vederli, mi dava il
voltastomaco poi
all'improvviso smisero di tentare di avvicinarmi e uscirono allo
scoperto
platealmente, mettendosi insieme davanti agli occhi di tutti.
Non
si facevano remore di baciarsi dappertutto,
fregandosene se io fossi lì oppure no e con il tempo mi resi
conto che la cosa
che mi faceva più male, non era il loro comportamento
assurdo ma la pena che
leggevo negli occhi delle persone.
In
quel periodo, Miriam mi fu molto accanto e mi
dimostrò il palese disgusto verso Stella e il suo tradimento
e l'astio verso
suo fratello.
Dopo
tre mesi in cui i due facevano sesso come
conigli, la passione che li univa si esaurì e dall'oggi al
domani si
lasciarono, comportandosi come se non si fossero mai conosciuti.
Subito
dopo che si mollarono, Valerio tornò alla
carica con me, arrivando anche a piangere per convincermi a tornare con
lui ma
io non ne volli sapere e due mesi dopo partì per andare a
vivere a Rimini da
suo zio, da dove non tornò più.
Anche
Stella partì da Milano, per andare con la sua
famiglia a vivere a Napoli e anche se mi ero tolta due spine dal fianco
mi
sentì vuota e senza scopi.
Mantenni
per un anno la mia amicizia con Miriam, fino
a quando anche lei partì per Rimini per raggiungere il
fratello, con suo padre
e sua madre.
Avremmo
potuto continuare a sentirci per via e-mail ma
entrambe, decidemmo di interrompere i nostri rapporti prima che
peggiorassero
del tutto, arrivando a non avere più nulla da dirci.
Era
stato il timore che Valerio, in un modo o
nell'altro, rientrasse nella mia vita a far credere al mio subconscio
che la
persona misteriosa, potesse essere lui.
Con
il tempo, però, riflettendoci con calma scartai
quell'ipotesi per varie ragioni: 1° perchè il tipo
nei miei sogni mi
trasmetteva solo delle sensazioni positive e benefiche, facendomi
sentire al
sicuro e protetta; 2° perchè il suo fisico non aveva
nulla a che fare con
quello di Valerio: l'uomo del mistero era alto, slanciato, poco
muscoloso e si
muoveva con eleganza e raffinatezza mentre Valerio era alto un metro e
settanta, come me, aveva il fisico del classico palestrato e si muoveva
a
scatti, veloce e preciso; 3° il protagonista delle mie notti
parlava con un
accento straniero, forse inglese.
Non
che mi intendessi di lingue straniere ma Londra mi
era rimasta nel cuore, quando avevo preso parte ad uno di quegli scambi
culturali che erano frequenti in quel periodo.
Rammento
ancora, con gioia, quei mesi; mesi in cui
venni a contatto con una realtà, diversa dalla mia.
Sento
come se fosse ieri, ancora chiaramente, il clima
diverso da quello italiano; lì era freddo, rigido e cozzava
con il calore con
la quale fui accolta dalla famiglia che mi ospitava.
La
famiglia Pattinson ( si, avete capito proprio bene,
si chiamavano come l'attore che ha recitato in
Twilight
) mi accolse con gioia e tenerezza.
Ricordo
l'imbarazzo che provai al mio arrivo;
imbarazzo che si sciolse, del tutto, davanti alla forza dei sentimenti
e alla
dolcezza di Claire e Richard, che cercarono di mettermi subito a mio
agio.
Anche
le altre due figlie che avevano, Victoria ed Elizabeth, mi trattarono
come una loro amica di vecchia data.
Passai molto tempo con loro due, perchè i loro genitori
erano spesso fuori per
lavoro, fino a tardi.
Claire
gestiva, splendidamente, un'agenzia di modelli
mentre Richard importava auto d'epoca.
La
cosa che mi stupì, non poco, fu di non trovare
nessuna foto di loro in giro per la casa mentre nella mia, le pareti ne
erano
tappezzate.
Quando
chiesi a Victoria di parlarmi di suo fratello,
che era andato a vivere a casa dei miei, al mio posto, mi disse che
Bobby era
il classico adorabile rompipalle.
Quando
quell'avventura finì, lasciai da loro una
piccola parte del mio cuore e per qualche mese continuai a scrivere a
Vicky e a
Liz ma poi con il tempo la nostra corrispondenza si diradò
fino a cessare del
tutto.
Tornando
ad analizzare la mia relazione con Valerio,
avevo compreso che questa, mi aveva lasciato delle cicatrici abbastanza
profonde e anche se io negavo a me stessa che fosse così,
non avevo più fiducia
nel genere maschile.
Non
riuscivo a relazionarmi con loro e temevo che se
mi fossi fidata nuovamente avrei finito con il soffrire ancora.
Non
è che fossi diventata una monaca di clausura,
intendiamoci, ero anche uscita con diversi ragazzi ma non mi ero mai
spinta al
di là dei baci.
Non
appena sentivo odore di richiesta di sesso, me la
davo a gambe il più velocemente possibile.
Con
il tempo, questo mio comportamento, mi aveva fatto
terra bruciata intorno e a scuola ero conosciuta con il soprannome di
Regina di
ghiaccio.
Non
so quante lacrime mi causò, il sentirmi chiamare
così; questo, almeno, per i primi tempi poi decisi che, se
nell'immaginario
della gente, io ero gelida, gelida sarei diventata.
Cominciai
a chiudermi a riccio e a guardare tutto il
genere maschile, professori compresi, dall'alto verso il basso, con
freddezza e
superiorità.
Solo
con le ragazze e con le professoresse il mio
comportamento era affabile e sereno.
Furono
anni tristi e pesanti e, francamente, feci i
salti di gioia quando la scuola finì chiudendo un capitolo
della mia vita che
avrei preferito dimenticare.
Ma
sapevo che questo non era facile, anzi; con il
tempo mi ero creata una corazza di puro granito e impedivo ad ogni
ragazzo
anche solo, di provare a scalfirla.
I
miei genitori erano morti, l'anno prima, in un incidente
e il fatto di essere orfana e figlia unica mi aiutò a
prendere le redini della
mia vita in mano.
La
settimana dopo la fine della scuola, cambiai
abitazione spostandomi dal centro di Milano alla periferia ovest della
città,
dove nessuno mi conosceva.
Mi
cercai un lavoro che mi permettesse di mantenermi e
lo trovai, come barista, in un area di servizio della tangenziale.
Essere
a contatto con il pubblico, all'inizio, fu
difficile ma poi con il tempo riuscì a cavarmela in modo
egregio supportata
dall'aiuto e dalla protezione delle mie colleghe, Lucia ed Erica, e da
quella
della mia superiore, Sabrina, alla quale avevo raccontato tutta la mia
storia.
Loro
compresero, alla perfezione, il mio comportamento
dato che gli era successa la medesima cosa.
Ogni
tanto m'irrigidivo davanti agli sguardi che mi
lanciavano gli uomini e, in quelle occasioni, mi chiudevo a riccio.
Diamine,
sapevo di essere una bella ragazza ma questo
per me non era fondamentale.
Cercavo
di non valorizzare la mia bellezza, vestendomi
sempre con uno stile da maschiaccio; era come se, per me, fosse una
sorta di
armatura anti uomo.
Ero
arrivata all'età di 26 anni e, ovviamente, ero
ancora vergine e l'idea di donarmi a qualcuno non mi passava neppure
per
l'anticamera del cervello.
La
mia vita era vuota e senza alcun fine: sapevo di
essere ad un passo dall'essere definita un asociale ma, francamente,
non me ne
fregava altamente.
Questo,
almeno, fino a quando non avevo cominciato a
fare quel sogno.
All'inizio,
ne ero spaventata, poi però decisi di
parlarne con Sabrina, che per me era come una seconda mamma e lei mi
disse che,
con molta probabilità, quello era un segno del destino.
Lei
credeva nei segnali e mi disse che forse nella mia
vita, presto, ci sarebbero stati dei profondi cambiamenti.
Mi
suggerì di cominciare a cambiare, prima
esteticamente e poi caratterialmente e dopo un pò di
tentennamenti, lo feci.
Durante
un turno di riposo, io e Lucia, andammo in
centro a saccheggiare i negozi facendo incetta di tutto quello che
poteva
definirsi femminile ed elegante.
I
miei adorati jeans, di due taglie più grandi, furono
gettati nei rifiuti facendo posto a quelli a vita bassa che fasciavano
il mio
corpo.
Avevo
la fortuna di avere un metabolismo, che
lavorando a pieno regime, mi permetteva di poter mangiare ogni cosa
senza
ingrassare di un solo etto e questa mia buona sorte era l'invidia, allo
stato
puro, di Lucia ed Erica, che erano perennemente in guerra con l'ago
della
bilancia.
Sapevo
di non dovermi preoccupare dato che la loro
invidia era, del tutto, benigna e tutt'al più era fonte di
continua battutine
stupide e comiche.
Le
mie cosce era ben tornite e senza un filo di
cellulite e il fatto di essermi sottoposta, un anno prima, ad un
incessante
ciclo di luce pulsata, le vedeva senza l'ombra di un solo pelo
superfluo, così
come per il resto del corpo.
Il
mio sedere era sodo e ben alto, la mia pancia
piatta e tonica e il mio seno svettava fiero nella sua quarta
abbondante.
In
definitiva, avevo un bel corpo agile ed atletico,
senza aver mai messo piede in una palestra.
La
stessa sorte dei miei jeans era toccata ai miei
maglioni extralarge che aveva lasciato il posto a magliettine corte e
sexy e a
camicette semi trasparenti.
Le
mie adorate scarpe da tennis, andarono a fare
compagnia ai rifiuti di Milano, e al loro posto acquistai delle
graziose
decolleté con il tacco sette e delle comode ma eleganti
ballerine, da indossare
nelle ore di lavoro.
Quel
giorno, facemmo incetta di minigonne, non troppo
mini e di top allegri e fashion.
Dietro
insistenza di Lucia, acquistai anche qualche
abito da sera, lungo con uno spacco seducente e degli abiti da cocktail
femminili ed eleganti.
Come
ultimo gradino di quel tour de force, affrontai
una successiva giornata in una Spa, fuori città,
dove
mi rimisero seriamente a nuovo: pedicure,
manicure, massaggi, sauna, trucco e pettinatura.
Ora
al posto dei miei informi capelli, pieni di doppie
punte, c'era un'acconciatura che li vedeva arrivare liscissimi e
perfetti fino
alle spalle e il mio viso sfoggiava un trucco delicato ma evidente.
In
quei due giorni di rinnovamento, mi sputtanai quasi
metà della mia carta di credito ma il risultato fu veramente
positivo.
Me
ne accorsi dagli sguardi di tutti gli uomini mentre
camminavo per la strada, per non parlare di quelli che giornalmente
entravano
nel bar.
Non
sapevo che cosa il destino avesse in serbo per me
ma quello di cui ero sicura, era che questa volta, non sarei scappata a
gambe
levate ma avrei lottato per la mia fetta di felicità.
Sabrina,
per prima, era felice del mio cambiamento e
con consigli mirati e seri mi spiegò come capire chi fosse
seriamente
interessato a me e chi, invece, mi desiderava per una sola notte di
sesso
sfrenato.
Ovviamente
la mia attenzione era tutta per i ragazzi
alti e che sfoggiavano un accento straniero, dato che così
era l'uomo che
appariva nei miei sogni ma in nessuno di quelli che vedevo, ritrovavo
le
caratteristiche del mio principe.
Il
fatto che lui continuasse a dirmi che non era
ancora il momento, da una parte m'infastidiva mentre dall'altra mi dava
la
forza di continuare ad aspettare e a lottare.
Decido,
finalmente di alzarmi dal letto, dato che sono
le cinque e due ore dopo devo iniziare il mio turno di lavoro.
Mi
stiracchio per bene, poi spalanco le finestre per
far cambiare aria alla stanza e mi metto a rifare il letto.
Quando
la camera è in ordine, mi fiondo in bagno dove
mi faccio una doccia rigenerante e uno shampoo accurato.
Dopo
essermi lavata mi metto un abbondante velo di
crema idratante sul corpo, massaggiandola fino a che si assorbe del
tutto, mi
asciugo i capelli poi avvolta nel mio, candido e morbido, accappatoio
mi dirigo
verso il mio guardaroba.
Mi
squadro nello specchio a figura intera, con
l'occhio critico poi apro l'anta e m'immergo nei miei abiti per
decidere cosa
mettere.
L'estate
è appena iniziata e il tepore del clima mi
induce a scegliere, un delizioso jeans a vita bassa con dei ricami
sulle tasche
e un simpatico top verde smeraldo che risalta il colore dei miei occhi.
Il
tutto è coordinato dalle mie comode ed
irrinunciabili ballerine nere.
Mi
trucco leggermente, come mi ha insegnato
l'estetista e acconcio i capelli in una coda alta.
Quando
finisco mi dirigo in cucina, dopo aver chiuso
la finestra, per fare una colazione veloce.
Un
succo di frutta e un caffè accompagnati da due
fette biscottate integrali.
Una
volta che termino di mangiare, sciacquo il
bicchiere e la tazzina, vado in bagno a lavarmi i denti e prendo la
borsa e le
chiavi della macchina, uscendo fuori dall'appartamento.
Arrivata
in cortile tolgo, con il telecomando,
l'allarme della mia Renault Clio, blu elettrica e salgo in macchina.
Come
se fosse un gesto meccanico, metto il frontalino
dell'autoradio, prima ancora di accendere il motore e quando metto in
moto, una
musica allegra si sprigiona all'interno del veicolo.
Apro
il cassettino del cruscotto e ne estraggo il
solito cd, il mio preferito, quello con la colonna sonora di Twilight e
lo
faccio partire a volume alto.
Quando
sono abbastanza caricata, dalle roccheggianti note
di The supermassive black hole parto alla volta dell'area di servizio.
Quando
arrivo nel piccolo parcheggio dei dipendenti,
mi fermo a fumare una sigaretta mentre dall'autoradio esce la dolce
melodia di
Flightless bird american mouth, per intenderci quella che si sente
quando
Edward e Bella si baciano dopo il matrimonio.
Quando
finisco la mia sigaretta, spengo l'autoradio ed
esco dalla macchina, mettendo l'allarme.
Mi
stiracchio, inspirando profondamente; quelli sono
tutti gesti quotidiani, che chi mi conosce, mi vede fare ogni volta.
Non
appena sono pronta, mi dirigo verso l'ingresso del
personale e una volta dentro, saluto con un abbraccio Lucia, Erica e
Sabrina
che, come sempre, mi fanno i complimenti per il mio look.
Prima
d'iniziare il nostro turno, scambiamo quattro
chiacchiere, scherzando su quanto siano fighi Robert Pattinson, Taylor
Lautner,
Jackson Rathbone e Kellan Lutz quindi ci prendiamo un caffè
energizzante e
siamo tutte e quattro pronte ad iniziare una lunga giornata di duro
lavoro.