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Autore: lorian    24/03/2012    4 recensioni
Una spiaggia, all'alba!!! Due anime che s'incontrano, due persone che più diverse non posso essere.
Tratto dal primo capitolo:
Quando ansimanti ci separammo, da quel meraviglioso bacio, le chiesi: " Chi sei? Come ti chiami? Te ne prego ho bisogno di saperlo!!".
Lei mi fissava, con uno sguardo profondo e con la voce melodiosa mi rispose: " Non è ancora il momento!!".
" No" dissi deciso " ti prego tu devi dirmelo!!".
Riuscirà questo sentimento a superare le differenze e l'opposizione dello show business?
Se vi ho incuriosito leggete questa storia che sono certa vi appassionerà.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bene ragazze dopo aver postato il primo capitolo mi accingo a pubblicare il secondo.

Oggi faremo la conoscenza della ragazza misteriosa, cioè colei che dimora nei sogni di Robert.

Scopriremo la sua storia e vedremo che faccia ha.

Ora vi lascio alla lettura del capitolo ringraziandovi sempre con tutto l'affetto possibile.

Baci Lorian

 

Capitolo 2 - Nel medesimo istante, in Italia

 

POV LISA

 

Nel medesimo istante in Italia e più precisamente nell'estrema periferia ovest di Milano, in un anonimo caseggiato popolare, io mi rigiravo nel mio letto in preda ad un sogno alquanto agitato.

Era mezzanotte ed ero caduta tra le braccia di Morfeo da circa un'ora ma come ogni notte, da cinque mesi a questa parte, ero preda del mio solito sogno assurdo.

Mi trovavo come sempre su quella spiaggia, che sapevo di non aver mai visto nella mia vita e stavo camminando lenta, mentre guardavo fissa verso l'orizzonte.

Affondavo con i piedi nudi nella sabbia, perchè adoravo il contatto ruvido contro la mia pelle; mi faceva sentire in pace con il mondo.

Mi sentivo a stretto contatto con la natura e la leggera brezza che soffiava in quel momento, mi scompigliava i capelli.

Mi proteggevo con una mano, gli occhi dai raggi del sole e lentamente mi dirigevo in un punto preciso.

Sapevo che lì avrei trovato lui; lui che mi stava aspettando e che veniva a trovarmi nei miei sogni da cinque mesi a questa parte.

Era frustrante comprendere che era lì per me e non sapere chi fosse; nonostante non lo vedessi in volto, sapevo di non riuscire a fare a meno della sua presenza.

Quando lo vidi, con un sorriso mi avvicinai a lui che mi afferrò per la vita stringendomi forte.

Tra le sue forti braccia mi sentivo al sicuro, come se le brutture della vita non potessero scalfirmi né raggiungermi.

Finché lui mi stringeva a se, sentivo che nonostante la mia eterna indecisione e il mio pessimismo cronico, ero pronta ad affrontare la vita a muso duro.

Guardai verso il suo viso, che ai miei occhi, giungeva sfocato e mi avvicinai per baciarlo.

Lui ricambiò il mio bacio con una passione che mi lasciò stordita e senza forze, come se con il tocco delle sue labbra, avesse risucchiato in un sol colpo tutte le mie energie.

Le nostre bocche si mossero come se si conoscessero dalla notte dei tempi e le nostre lingue, avide, s'intrecciarono in un eterna danza sensuale e calda.

Quando ci separammo gli chiesi: " Questa volta me lo dici chi sei? Ti prego ho bisogno di saperlo!".

Lui mi fissò poi con il suo accento straniero, mi rispose come sempre: " Non è ancora il momento!".

" Perchè?" gli chiesi " non ti rendi conto di farmi del male? " ma lui sospirando, mi rispose: " Mi dispiace Lisa, ma per ora non posso fare di più!".

E come al solito sparì nel nulla, lasciandomi dentro al cuore, un profondo senso di abbandono.

Mi sveglio sudata e mi metto seduta sul letto ansimando irritata: era sempre così che mi sentivo ogni volta che lo sognavo e a volte avrei voluto non addormentarmi per evitare di sognarlo poi, però, mi rendevo conto di non poter fare a meno di vederlo dato che, solo la possibilità che questo avvenisse, mi faceva sentire bene.

Sapevo perfettamente che al mio risveglio mi sarei trovata con un pugno di mosche in mano ma mi bastava sentire le sue labbra sulle mie per farmi sentire al meglio.

Incrocio le gambe appoggiandomi con la schiena alla spalliera del letto poi inizio a pensare a quello strano ragazzo: all'inizio, ero terrorizzata alla sola idea, che potesse trattarsi di Lui ma poi con il tempo ero arrivata ad escludere quella orribile possibilità.

Lui non era altri che Valerio, un ragazzo che mi aveva fatto del male nel peggior modo, che si potesse fare ad una ragazza stupida ed innamorata come me.

Avevo creduto che potesse essere quello giusto, quello con cui crearmi una famiglia e un futuro; avevo cominciato a fantasticare su noi due dopo tre mesi che uscivamo insieme e lui non aveva mai fatto niente per convincermi del contrario, anzi.

Mi aveva fatto perfino vedere la casa dei suoi sogni, dicendomi che non vedeva l'ora di andarci a vivere con me e io avevo iniziato ad immaginarmi quali mobili comprare e quali colori usare per le pareti.

Che stupida! Ero stata solo io a sognare un futuro insieme mentre lui si limitava ad annuire ad ogni mia affermazione.

A me non sembrava vero che potessi avere avuto la fortuna di trovare una persona così speciale, che la pensava esattamente come me e la realtà mi assalì improvvisa e dolorante.

Valerio non mi aveva mai chiesto di fare l'amore con lui e io apprezzavo quel gesto, anche perchè non mi sentivo pronta a perdere la mia verginità ma dopo un anno che ci frequentavamo avevo cambiato idea e convinta della mia decisione ero andata a casa sua per dirglielo.

Mi aprì la porta sua sorella Miriam, che mi guardò con gli occhi tristi e io col senno di poi, mi pentì di non essermi fermata a chiederle spiegazioni del suo sguardo.

Miriam mi voleva bene e molte volte mi aveva velatamente, fatto capire che non riteneva Valerio la persona giusta per me ma io, ero così accecata da non averle prestato ascolto.

Quando quel giorno mi vide mi lasciò entrare e io dopo averla salutata, salì le scale per andare in camera di Valerio.

Prima che Miriam uscisse, ebbi l'impressione che stesse per dirmi qualcosa ma poi parve ripensarci e dopo aver alzato le spalle, aprì la porta e se ne andò chiudendosi l'uscio dietro di sé.

Mentre salivo le scale, fantasticavo su cosa avrebbe detto Valerio quando gli avrei detto che ero pronta a fare l'amore con lui e cercavo d'immaginare come sarebbe successo, quando e dove.

Ma avvicinandomi verso la sua porta, mi parve di sentire dei mugugni e dei sospiri strani e pensando che Valerio potesse sentirsi poco bene, aprì la porta di scatto.

Non appena i miei occhi si posarono su quello che c'era sul letto il mondo mi cadde addosso con una potenza mai vista e mai sentita.

Valerio stava facendo del volgarissimo sesso da quattro soldi con Stella, la mia cara " migliore amica" e io, anche se avrei voluto scappare da lì, non riuscivo a staccare gli occhi da quei due che mi stavano facendo venire voglia di vomitare.

Quando Valerio si accorse della mia presenza, si bloccò di colpo e sia lui che Stella mi fissarono

completamente interdetti.

Io scossi la testa mentre le lacrime cominciarono a scorrermi sulle guance e l'unica cosa che riuscì a dire, fu: " Mi fate schifo!".

Poi ritrovando il controllo del mio corpo, mi voltai e scappai da quella stanza correndo per le scale mentre la voce di Valerio, che mi giungeva affannata, urlava: " Lisa fermati! Non è come credi, fammi spiegare!".

Cosa? Cosa c'era da spiegare se il mio mondo era caduto a pezzi, in un solo istante.

Nelle settimane a seguire, sia Valerio che Stella, cercarono di parlarmi ma solo il fatto di vederli, mi dava il voltastomaco poi all'improvviso smisero di tentare di avvicinarmi e uscirono allo scoperto platealmente, mettendosi insieme davanti agli occhi di tutti.

Non si facevano remore di baciarsi dappertutto, fregandosene se io fossi lì oppure no e con il tempo mi resi conto che la cosa che mi faceva più male, non era il loro comportamento assurdo ma la pena che leggevo negli occhi delle persone.

In quel periodo, Miriam mi fu molto accanto e mi dimostrò il palese disgusto verso Stella e il suo tradimento e l'astio verso suo fratello.

Dopo tre mesi in cui i due facevano sesso come conigli, la passione che li univa si esaurì e dall'oggi al domani si lasciarono, comportandosi come se non si fossero mai conosciuti.

Subito dopo che si mollarono, Valerio tornò alla carica con me, arrivando anche a piangere per convincermi a tornare con lui ma io non ne volli sapere e due mesi dopo partì per andare a vivere a Rimini da suo zio, da dove non tornò più.

Anche Stella partì da Milano, per andare con la sua famiglia a vivere a Napoli e anche se mi ero tolta due spine dal fianco mi sentì vuota e senza scopi.

Mantenni per un anno la mia amicizia con Miriam, fino a quando anche lei partì per Rimini per raggiungere il fratello, con suo padre e sua madre.

Avremmo potuto continuare a sentirci per via e-mail ma entrambe, decidemmo di interrompere i nostri rapporti prima che peggiorassero del tutto, arrivando a non avere più nulla da dirci.

Era stato il timore che Valerio, in un modo o nell'altro, rientrasse nella mia vita a far credere al mio subconscio che la persona misteriosa, potesse essere lui.

Con il tempo, però, riflettendoci con calma scartai quell'ipotesi per varie ragioni: 1° perchè il tipo nei miei sogni mi trasmetteva solo delle sensazioni positive e benefiche, facendomi sentire al sicuro e protetta; 2° perchè il suo fisico non aveva nulla a che fare con quello di Valerio: l'uomo del mistero era alto, slanciato, poco muscoloso e si muoveva con eleganza e raffinatezza mentre Valerio era alto un metro e settanta, come me, aveva il fisico del classico palestrato e si muoveva a scatti, veloce e preciso; 3° il protagonista delle mie notti parlava con un accento straniero, forse inglese.

Non che mi intendessi di lingue straniere ma Londra mi era rimasta nel cuore, quando avevo preso parte ad uno di quegli scambi culturali che erano frequenti in quel periodo.

Rammento ancora, con gioia, quei mesi; mesi in cui venni a contatto con una realtà, diversa dalla mia.

Sento come se fosse ieri, ancora chiaramente, il clima diverso da quello italiano; lì era freddo, rigido e cozzava con il calore con la quale fui accolta dalla famiglia che mi ospitava.

La famiglia Pattinson ( si, avete capito proprio bene, si chiamavano come l'attore che ha recitato in

Twilight ) mi accolse con gioia e tenerezza.

Ricordo l'imbarazzo che provai al mio arrivo; imbarazzo che si sciolse, del tutto, davanti alla forza dei sentimenti e alla dolcezza di Claire e Richard, che cercarono di mettermi subito a mio agio.

Anche le altre due figlie che avevano, Victoria ed Elizabeth, mi trattarono come una loro amica di vecchia data.
Passai molto tempo con loro due, perchè i loro genitori erano spesso fuori per lavoro, fino a tardi.

Claire gestiva, splendidamente, un'agenzia di modelli mentre Richard importava auto d'epoca.

La cosa che mi stupì, non poco, fu di non trovare nessuna foto di loro in giro per la casa mentre nella mia, le pareti ne erano tappezzate.

Quando chiesi a Victoria di parlarmi di suo fratello, che era andato a vivere a casa dei miei, al mio posto, mi disse che Bobby era il classico adorabile rompipalle.

Quando quell'avventura finì, lasciai da loro una piccola parte del mio cuore e per qualche mese continuai a scrivere a Vicky e a Liz ma poi con il tempo la nostra corrispondenza si diradò fino a cessare del tutto.

Tornando ad analizzare la mia relazione con Valerio, avevo compreso che questa, mi aveva lasciato delle cicatrici abbastanza profonde e anche se io negavo a me stessa che fosse così, non avevo più fiducia nel genere maschile.

Non riuscivo a relazionarmi con loro e temevo che se mi fossi fidata nuovamente avrei finito con il soffrire ancora.

Non è che fossi diventata una monaca di clausura, intendiamoci, ero anche uscita con diversi ragazzi ma non mi ero mai spinta al di là dei baci.

Non appena sentivo odore di richiesta di sesso, me la davo a gambe il più velocemente possibile.

Con il tempo, questo mio comportamento, mi aveva fatto terra bruciata intorno e a scuola ero conosciuta con il soprannome di Regina di ghiaccio.

Non so quante lacrime mi causò, il sentirmi chiamare così; questo, almeno, per i primi tempi poi decisi che, se nell'immaginario della gente, io ero gelida, gelida sarei diventata.

Cominciai a chiudermi a riccio e a guardare tutto il genere maschile, professori compresi, dall'alto verso il basso, con freddezza e superiorità.

Solo con le ragazze e con le professoresse il mio comportamento era affabile e sereno.

Furono anni tristi e pesanti e, francamente, feci i salti di gioia quando la scuola finì chiudendo un capitolo della mia vita che avrei preferito dimenticare.

Ma sapevo che questo non era facile, anzi; con il tempo mi ero creata una corazza di puro granito e impedivo ad ogni ragazzo anche solo, di provare a scalfirla.

I miei genitori erano morti, l'anno prima, in un incidente e il fatto di essere orfana e figlia unica mi aiutò a prendere le redini della mia vita in mano.

La settimana dopo la fine della scuola, cambiai abitazione spostandomi dal centro di Milano alla periferia ovest della città, dove nessuno mi conosceva.

Mi cercai un lavoro che mi permettesse di mantenermi e lo trovai, come barista, in un area di servizio della tangenziale.

Essere a contatto con il pubblico, all'inizio, fu difficile ma poi con il tempo riuscì a cavarmela in modo egregio supportata dall'aiuto e dalla protezione delle mie colleghe, Lucia ed Erica, e da quella della mia superiore, Sabrina, alla quale avevo raccontato tutta la mia storia.

Loro compresero, alla perfezione, il mio comportamento dato che gli era successa la medesima cosa.

Ogni tanto m'irrigidivo davanti agli sguardi che mi lanciavano gli uomini e, in quelle occasioni, mi chiudevo a riccio.

Diamine, sapevo di essere una bella ragazza ma questo per me non era fondamentale.

Cercavo di non valorizzare la mia bellezza, vestendomi sempre con uno stile da maschiaccio; era come se, per me, fosse una sorta di armatura anti uomo.

Ero arrivata all'età di 26 anni e, ovviamente, ero ancora vergine e l'idea di donarmi a qualcuno non mi passava neppure per l'anticamera del cervello.

La mia vita era vuota e senza alcun fine: sapevo di essere ad un passo dall'essere definita un asociale ma, francamente, non me ne fregava altamente.

Questo, almeno, fino a quando non avevo cominciato a fare quel sogno.

All'inizio, ne ero spaventata, poi però decisi di parlarne con Sabrina, che per me era come una seconda mamma e lei mi disse che, con molta probabilità, quello era un segno del destino.

Lei credeva nei segnali e mi disse che forse nella mia vita, presto, ci sarebbero stati dei profondi cambiamenti.

Mi suggerì di cominciare a cambiare, prima esteticamente e poi caratterialmente e dopo un pò di tentennamenti, lo feci.

Durante un turno di riposo, io e Lucia, andammo in centro a saccheggiare i negozi facendo incetta di tutto quello che poteva definirsi femminile ed elegante.

I miei adorati jeans, di due taglie più grandi, furono gettati nei rifiuti facendo posto a quelli a vita bassa che fasciavano il mio corpo.

Avevo la fortuna di avere un metabolismo, che lavorando a pieno regime, mi permetteva di poter mangiare ogni cosa senza ingrassare di un solo etto e questa mia buona sorte era l'invidia, allo stato puro, di Lucia ed Erica, che erano perennemente in guerra con l'ago della bilancia.

Sapevo di non dovermi preoccupare dato che la loro invidia era, del tutto, benigna e tutt'al più era fonte di continua battutine stupide e comiche.

Le mie cosce era ben tornite e senza un filo di cellulite e il fatto di essermi sottoposta, un anno prima, ad un incessante ciclo di luce pulsata, le vedeva senza l'ombra di un solo pelo superfluo, così come per il resto del corpo.

Il mio sedere era sodo e ben alto, la mia pancia piatta e tonica e il mio seno svettava fiero nella sua quarta abbondante.

In definitiva, avevo un bel corpo agile ed atletico, senza aver mai messo piede in una palestra.

La stessa sorte dei miei jeans era toccata ai miei maglioni extralarge che aveva lasciato il posto a magliettine corte e sexy e a camicette semi trasparenti.

Le mie adorate scarpe da tennis, andarono a fare compagnia ai rifiuti di Milano, e al loro posto acquistai delle graziose decolleté con il tacco sette e delle comode ma eleganti ballerine, da indossare nelle ore di lavoro.

Quel giorno, facemmo incetta di minigonne, non troppo mini e di top allegri e fashion.

Dietro insistenza di Lucia, acquistai anche qualche abito da sera, lungo con uno spacco seducente e degli abiti da cocktail femminili ed eleganti.

Come ultimo gradino di quel tour de force, affrontai una successiva giornata in una Spa, fuori città,

dove mi rimisero seriamente a nuovo: pedicure, manicure, massaggi, sauna, trucco e pettinatura.

Ora al posto dei miei informi capelli, pieni di doppie punte, c'era un'acconciatura che li vedeva arrivare liscissimi e perfetti fino alle spalle e il mio viso sfoggiava un trucco delicato ma evidente.

In quei due giorni di rinnovamento, mi sputtanai quasi metà della mia carta di credito ma il risultato fu veramente positivo.

Me ne accorsi dagli sguardi di tutti gli uomini mentre camminavo per la strada, per non parlare di quelli che giornalmente entravano nel bar.

Non sapevo che cosa il destino avesse in serbo per me ma quello di cui ero sicura, era che questa volta, non sarei scappata a gambe levate ma avrei lottato per la mia fetta di felicità.

Sabrina, per prima, era felice del mio cambiamento e con consigli mirati e seri mi spiegò come capire chi fosse seriamente interessato a me e chi, invece, mi desiderava per una sola notte di sesso sfrenato.

Ovviamente la mia attenzione era tutta per i ragazzi alti e che sfoggiavano un accento straniero, dato che così era l'uomo che appariva nei miei sogni ma in nessuno di quelli che vedevo, ritrovavo le caratteristiche del mio principe.

Il fatto che lui continuasse a dirmi che non era ancora il momento, da una parte m'infastidiva mentre dall'altra mi dava la forza di continuare ad aspettare e a lottare.

Decido, finalmente di alzarmi dal letto, dato che sono le cinque e due ore dopo devo iniziare il mio turno di lavoro.

Mi stiracchio per bene, poi spalanco le finestre per far cambiare aria alla stanza e mi metto a rifare il letto.

Quando la camera è in ordine, mi fiondo in bagno dove mi faccio una doccia rigenerante e uno shampoo accurato.

Dopo essermi lavata mi metto un abbondante velo di crema idratante sul corpo, massaggiandola fino a che si assorbe del tutto, mi asciugo i capelli poi avvolta nel mio, candido e morbido, accappatoio mi dirigo verso il mio guardaroba.

Mi squadro nello specchio a figura intera, con l'occhio critico poi apro l'anta e m'immergo nei miei abiti per decidere cosa mettere.

L'estate è appena iniziata e il tepore del clima mi induce a scegliere, un delizioso jeans a vita bassa con dei ricami sulle tasche e un simpatico top verde smeraldo che risalta il colore dei miei occhi.

Il tutto è coordinato dalle mie comode ed irrinunciabili ballerine nere.

Mi trucco leggermente, come mi ha insegnato l'estetista e acconcio i capelli in una coda alta.

Quando finisco mi dirigo in cucina, dopo aver chiuso la finestra, per fare una colazione veloce.

Un succo di frutta e un caffè accompagnati da due fette biscottate integrali.

Una volta che termino di mangiare, sciacquo il bicchiere e la tazzina, vado in bagno a lavarmi i denti e prendo la borsa e le chiavi della macchina, uscendo fuori dall'appartamento.

Arrivata in cortile tolgo, con il telecomando, l'allarme della mia Renault Clio, blu elettrica e salgo in macchina.

Come se fosse un gesto meccanico, metto il frontalino dell'autoradio, prima ancora di accendere il motore e quando metto in moto, una musica allegra si sprigiona all'interno del veicolo.

Apro il cassettino del cruscotto e ne estraggo il solito cd, il mio preferito, quello con la colonna sonora di Twilight e lo faccio partire a volume alto.

Quando sono abbastanza caricata, dalle roccheggianti note di The supermassive black hole parto alla volta dell'area di servizio.

Quando arrivo nel piccolo parcheggio dei dipendenti, mi fermo a fumare una sigaretta mentre dall'autoradio esce la dolce melodia di Flightless bird american mouth, per intenderci quella che si sente quando Edward e Bella si baciano dopo il matrimonio.

Quando finisco la mia sigaretta, spengo l'autoradio ed esco dalla macchina, mettendo l'allarme.

Mi stiracchio, inspirando profondamente; quelli sono tutti gesti quotidiani, che chi mi conosce, mi vede fare ogni volta.

Non appena sono pronta, mi dirigo verso l'ingresso del personale e una volta dentro, saluto con un abbraccio Lucia, Erica e Sabrina che, come sempre, mi fanno i complimenti per il mio look.

Prima d'iniziare il nostro turno, scambiamo quattro chiacchiere, scherzando su quanto siano fighi Robert Pattinson, Taylor Lautner, Jackson Rathbone e Kellan Lutz quindi ci prendiamo un caffè energizzante e siamo tutte e quattro pronte ad iniziare una lunga giornata di duro lavoro.

 

  
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