Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: MartaJonas    24/03/2012    1 recensioni
Le onde del mare agitato si infransero per l’ennesima volta su quella alta scogliera, spruzzi d’acqua si alzarono in aria verso quel cielo plumbeo.
La nebbia rendeva quasi impossibile vedere quel faro abbandonato ma ancora in funzione sulla cima del precipizio. Aveva appena smesso di piovere e le nuvole che oscuravano quel cielo sempre più scuro prospettavano la venuta di un’altra intensa pioggia.
Due sagome scure si appoggiavano alla ringhiera di quel faro, parlavano, si baciavano.
-Ti prego non te ne andare, resta con me - la supplicò lui sussurrandole quelle parole, implorandola di non lasciarlo.
-Non posso tesoro, lo sai-rispose lei dolcemente accarezzando il viso del giovane ispido a causa della barba.
-Ma io non riesco a stare senza te.
-Starò via soltanto per un po’, poi tornerò.
-Promesso?
-Promesso.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 16

 

Drink to forget
 

 

 

Quale altro posto riusciva a estraniarlo dal mondo come la discoteca? Lì beveva, ballava e dopo mezz’ora non capiva più nulla di cosa stesse succedendo. E proprio quello che gli serviva in una serata come quella. Lui non doveva pensare, e quel luogo faceva a caso suo.

Alzarsi, ballare, bere un sorso di vodka.

Addentrarsi nella folla, adocchiare una ragazza, bere un bicchiere di vodka.

Tornare a sedersi su un divano con la ragazza presa di mira, pomiciare con lei, bere due bottiglie di vodka.

Ecco come procedeva la serata di Joseph. Dopo mezz’ora che era lì dentro, non era più in lui. Era ubriaco fradicio, baciava una ragazza di cui non sapeva neanche il nome, e il giorno dopo non si sarebbe ricordato di nulla. Ma avrebbe trascorso la mattinata in bagno a vomitare con un incredibile dolore di testa.

 

***

 

Quel luogo era davvero carino. Un ristorantino italiano, sulla spiaggia californiana. Era perfetto per l’inizio di qualcosa di nuovo.

June guardò Andy sorridendo, una volta seduti al tavolo. Ci sapeva fare quel ragazzo, sapeva cosa le ragazze cercavano, e soprattutto cosa cercava June. La conosceva bene.

Ordinarono la cena, e trascorsero l’intera serata a chiacchierare, sorridendo, ridendo, come una vera coppietta.

Parlarono della laurea di Andy, del fatto che lui sarebbe andato a lavorare a New York, nello studio di suo padre. Discussero di June, e dei suoi esami di medicina che continuava a superare con successo. Il ragazzo le chiese anche di parlare di Joseph e di come si fossero conosciuti, e lei non fece altro che raccontargli la verità, puntualizzando il fatto che tra loro due non c’era mai stato nulla di sentimentale, e probabilmente mai ci sarebbe stato in futuro. A quelle parole il castano si tranquillizzò. Joe sarebbe potuto essere un difficile pretendente.

Finirono di mangiare e uscirono per fare un passeggiata. Continuarono a parlare e camminare per un lungo tratto di marciapiede. June rabbrividì, cominciava a fare freddo.

-Hai freddo? – chiese il castano.

-Soltanto un po’ – ammise lei.

-Aspetta- disse lui togliendosi il giubbetto di pelle che aveva addosso per poi metterlo sulle spalle della ragazza. Lei sorrise.

-Così però senti freddo tu … - disse sorridendo e stringendosi nella sua giacca.

-Non importa, e poi io non sento tanto freddo. – affermò lui.

-Grazie – dichiarò lei.

-June, ascolta … - cominciò lui fermandosi, e poggiandosi a un albero proprio alla sua destra. June gli si mise davanti.

-Sì?- lo incoraggiò a parlare.

-Devo dirti una cosa … - disse lui, mentre June non continuava a far altro che fissarlo completamente presa da ogni cosa che pronunciava.

Andy preferì non continuare quella frase, poiché non sapeva come dirlo, e optò per fare quel che voleva fare da tutta la sera.

La baciò. La sorprese. Le fece perdere la testa con un solo bacio sulle labbra. Un bacio estremamente dolce e impeccabile. Andy sapeva baciare benissimo.

Quando i due si staccarono l’uno dalle labbra dell’altra rimasero a guardarsi con un sorriso enorme dipinto in viso.

Qualunque parola avessero pronunciato sarebbe stata coperta dal rumore della discoteca a pochi metri da lì, quindi preferirono rimanere in silenzio a guardarsi.

Un altro bacio, più veloce del primo. E il cellulare della ragazza squillò.

June lo prese. C’era scritto “Papà”.

-Scusa devo rispondere. Torno subito. – gridò per farsi sentire la ragazza. Quella discoteca aveva la musica altissima. Andy annuì.

June si allontanò di qualche metro girando l’angolo in un vialetto per sentire meno il rumore che c’era.

-Papà! – disse lei, una volta aver premuto il tasto verde.

-June, come stai?Sei ancora sveglia? – disse il padre premuroso, che chiamava da New York, dove erano le 10.00pm.

-Sì sono ancora sveglia, papà. Io sto bene, voi come state? – chiese lei appoggiandosi al muro del vialetto con un sorriso enorme, sia per quello che era appena accaduto con Andy, sia perché era da troppo che non sentiva suo padre e suo fratello minore, e sentiva la mancanza di entrambi.

-Io e Ben stiamo bene. È stato lui che ha insistito per chiamarti, te lo passo, voleva parlarti – disse l’uomo che passò il fratello al figlio.

-June – disse il ragazzino di appena 10 anni afferrando il cellulare.

-Ben! – esclamò la sorella. –che fai?

-Guardo la tv. Tu che stai facendo? – chiese lui.

-Anche io – mentì lei.

-Mi manchi June. – disse lui, e June si trattenne dal non cominciare a piangere. Quella creatura era la cosa più bella che le potesse capitare.

-Manchi anche a me tesoro. Dai che tra poco ci rivediamo. – lo incoraggiò lei. – a Natale torno.

-Davvero? – chiese sorpreso il bambino. June aveva detto che non ce l’avrebbe fatta a tornare per Natale, ma poi in quel momento sentendo la voce del fratello aveva cambiato idea.

-Sì Ben, torno!- disse.

-Fantastico! Allora a presto. – affermò lui contento

-A presto, salutami papà! – disse la ragazza.

-Certo! Ciao June! – la salutò.

-Ciao Ben – disse e chiuse la chiamata.

Un rumore di qualcuno che parlava la fece sobbalzare e girare lo sguardo verso sinistra.

Vide una scena piuttosto sconvolgente.

Joseph tenuto in piedi per miracolo da due suoi amici, uno dei due era Mikey. Il cantante era ubriaco fradicio.

-Joe! – gridò June andando verso di lui.

-Che c*zzo è successo, Mikey? – chiese la ragazza all’amico.

-Niente di preoccupante: si è ubriacato. – disse il ragazzo tranquillo.

-Niente di preoccupante? Non si tiene in piedi da solo! – gridò lei.

-Infatti dovremmo portarlo a casa. Te ne puoi occupare tu? – chiese Mikey.

June sospirò profondamente e si stropicciò gli occhi chiedendosi cosa dovesse fare.

-Dov’è la sua macchina? – chiese lei

-Lì. – rispose il ragazzo indicando l’auto che era proprio lì dietro.

-Ok dai, devo salutare un amico, e poi me ne occupo io. Potete almeno caricarlo in macchina? – chiese la ragazza.

-Va bene. – risposero i due.

June corse, per quanto le permettevano i tacchi, verso Andy che la aspettava dove lo aveva lasciato.

Sei una deficiente June, ora chissà cosa penserà.

-Andy. – disse richiamando la sua attenzione – Ascolta, c’è un emergenza, devo tornare a casa ora, ho già chiamato il taxi. Mi dispiace.

-Sicura che vada tutto bene June? – chiese il castano

-Sicurissima. – disse per poi stampargli sulle labbra un fugace bacio. –chiamami!

-Lo farò!- disse il ragazzo, mentre June aveva già girato l’angolo.

Mikey consegnò le chiavi della macchina, dove era già stato caricato Joseph, alla ragazza che si mise alla guida del fuoristrada dopo averlo salutato.

June non avrebbe mai fatto qualcosa del genere se si fosse trattato di chiunque altro. Se ne sarebbe fregata e avrebbe continuato come se nulla fosse successo la sua serata con Andy. Ma quello che aveva bisogno di aiuto era Joseph, quindi cambiava tutto.

Chissà se lui avrebbe fatto lo stesso per lei. Da come si era comportato l’anno prima sembrava di no, ma era pur sempre il suo miglior amico, e non l’avrebbe abbandonata in mezzo ad una strada.

-E comunque sei uno str*nzo. – esclamò lei al ragazzo che dormiva come un angioletto sul suo sedile. Lei sospirò.

-Non ci si ubriaca, neanche il sabato sera. Non ci si ubriaca MAI. – gridò fregandosene del fatto che l’avrebbe potuto svegliare.

-E comunque non va bene che tu debba sempre intrometterti in tutto, soprattutto nelle mie storie sentimentali. Andy è un bravo ragazzo, e l’ho lasciato in mezzo alla strada dopo che ci eravamo baciati per venire a portare a casa te che non ti tieni in piedi. Sarai la mia rovina, lo so. – disse lei, per sfogarsi. Anche se non avrebbe avuto nessuna risposta in cambio. Lui non sarebbe mai potuto essere la sua rovina, June gli voleva troppo bene.

Arrivarono davanti alla casa del ragazzo e una volta scesa dalla macchina June si rese conto che avrebbe dovuto portare quel ragazzo fino al suo letto, da sola. Non poté evitare di far uscire dalla sua bocca un imprecazione. Bene, doveva svegliarlo.

-Joe. – cominciò sussurrando. – Joseph! – disse con tono normale. – Joseph Adam Jonas! – gridò, facendo sobbalzare il ragazzo. – finalmente. – disse quando lui aprì gli occhi.

-Che c’è?- disse ancora nel mondo dei sogni.

-Scendi da questa macchina e vai fino al tuo letto e restaci fino a domani mattina. – disse.

Il ragazzo si buttò fuori dall’auto, nel vero senso della parola, infatti cadde a terra.

June sospirò. La ragazza aveva appena svegliato un ubriaco, e si sa un ubriaco appena sveglio … vomita. Ed è quello che fece.

-Perfetto direi. Come stai Joe? – le chiese lei accarezzandogli una guancia. Rimise ancora. Lei sospirò.

-Ce la fai a camminare insieme a me? –gli chiese. – perché io tesoro non ce la faccio a prenderti in braccio.

Lui sembrò annuire e si rizzò per quanto poté sulle sue gambe.

June chiuse a chiave la macchina e riuscì a portarlo fino all’ascensore. Premette il bottone che li avrebbe portati davanti alla porta dell’appartamento di Joseph.

-Guarda come cavolo ti sei ridotto. Te la devi smettere di ubriacarti così – disse lei.

-Non mi sento tanto bene. – ammise.

-Eh ci credo. Cosa ti sei scolato? – chiese arrabbiata lei.

-Vodka … - disse Joe stropicciandosi un occhio con una mano. – credo …

-Quanto? – chiese ancora lei.

-Non lo so, non me lo ricordo. – disse. La ragazza scosse la testa.

Arrivarono al piano giusto e Joseph, con l’aiuto di June, giunse per miracolo sul suo letto ancora tutto intero.

-Sappi che questa è la prima e l’ultima volta che faccio una cosa del genere per te. – lo avvertì slacciandogli i lacci delle scarpe. –E tu mi devi promettere che non lo farai più.

Joe mugugnò qualcosa, come in segno di assenso. Era lungo sul letto con una mano sulla fronte, completamente a pezzi.

-Promettimelo. – disse lei avvicinandosi al suo viso.

-Promesso –affermò sbiascicante.

June tornò ai piedi del letto per togliergli le scarpe. Cercò di prendere le coperte su cui lui era sdraiato sopra e gliele adagiò con cura sopra.

Lo guardò. Dormiva già. Sembrava un bambino, soltanto un bimbo che dormiva tranquillamente. Con l’innocenza in viso, e un sorriso in volto. Se non fosse stato per quella puzza d’alcool che sentì non appena si avvicinò a lui, lo avrebbe anche potuto scambiare per un bambino. Sospirò profondamente. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e gli prese dolcemente la mano.

-Ci vediamo domani. Fai il bravo, ok? Ciao Joe. – sussurrò per poi dargli un veloce e dolce bacio sulla fronte.

June si sentì trattenere la mano, e Joe sussurrò qualcosa.

-Resta … resta qui.

June si fermò a guardare quel viso tanto familiare per lei, e perfetto in ogni situazione. Cedette.

-Va bene dai. Rimango. – disse sedendosi su una sedia poco distante.

June si mise un attimo a riflettere prima di addormentarsi su quella poltrona che le avrebbe fatto da letto per quella notte, e capì che quello che le stava accadendo era proprio un déjà vu.

 

 

September 2010

-Questa è la prima e l’ultima volta che ti recupero un mezzo alla strada ubriaco fradicio- disse June a Joseph disteso sul divano. -Ubriacarsi non serve a nulla, tanto meno a farti dimenticare Tess. – lo rimproverò lei.

-Sembri mia madre. – disse lui moribondo.

-Ringrazia il Signore che sono io e non tua madre. Denise, se lo sapesse, ti ucciderebbe. Come minimo. – osservò lei.

-Fai due palle ogni volta. – si lamentò lui.

-Oltre al fatto che questa è fortunatamente soltanto la seconda volta che succede una cosa simile, perché hai 21 anni da neanche un mese,vorrei soltanto non ritrovarti in coma etilico uno di questi giorni Joey. Ma hai ragione: è vero. Chi se ne frega? Me ne vado và. – disse la ragazza alzandosi.

-No. Scusa. Aspetta un attimo – la pregò Joseph afferrandola per il polso. – Hai ragione ti prego resta qui.

-Ma come? Non faccio due palle?-disse lei sarcastica.

-No. Rimani qui. Ne ho bisogno. – affermò lui.

June sospirò e si sedette sulla sedia poco distante.

-Va bene, scemo. Resto. – disse lei








Ecco qui un altro capitolo,
che ne dite?
Lasciate una recensione,
voglio sapere cosa ne pensate! :)
Un grazie enorme a chi commenta sempre e ha aggiunto questa storia delle seguite e nelle preferite,
davvero siete fantastiche! 
Un bacione,
Marta <3

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: MartaJonas