Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: LadyOrlando    24/03/2012    3 recensioni
Allora in questa storia sono presenti alcune celebrità, prima fra tutte Mika e Jamesa Franco- come personaggio secondario-.
Dal primo capitolo:
"“Voglio dire che potremmo contattare qualche cantante famoso per scrivere una canzone, così poi potrebbe lanciarla come singolo e tutti direbbero : “Oh questa è la canzone del film the intellectuals”. Cosa ne pensi?”.
“Ho capito, ma sai è difficile trovare un cantante o una cantante adatto al nostro film. Noi parliamo di… disadatti, nerd, ragazzi che non sono propriamente cool, di certo non puoi chiamare Britney Spears!”.
“Infatti io ho già chiamato il manager di un altro cantante e fidati è quello giusto”. [...]
 Negli ultimi mesi Michael Holbrook Penniman Jr non aveva avuto un attimo per respirare: da quando era uscito il suo terzo album si trovava catapultato da ogni parte. Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti. Tutti volevano sapere tutto su di lui. Sempre le stesse domande. 
commentate, anche se la storia non vi piace per niente.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ho parole, sono vergognosa. Davvero. Se fossi in voi mi rifiuterei di leggere. Sarebbe troppo presuntuoso da parte mia pretendere che voi leggiate e commentiate anche.
Ma la mia speranza è che voi siate ancora qui ad aspettarmi, perchè questo capitolo è stato una croce per me. Il più lungo. La svolta. Se ne vedranno delle belle!



Ma allora è tutto vero


Si stese sul letto. Il copriletto era morbido al tatto. Il vantaggio più grande del lavorare per un’importante giornale è la possibilità di soggiornare nei migliori hotel a disposizione. In questo caso anche l’unico nel raggio di 50 Km. La fortuna sembrava sorridergli dato che le roulotte del cast e della troupe si trovavano a qualche minuto di auto da lì. Il che significava avere Violet davvero vicino. Era il momento perfetto.
Prese il pass per accedere al set. La conferenza stampa si sarebbe tenuta soltanto il giorno dopo, ma non erano previste riprese per tutto il pomeriggio che, di conseguenza, era libero per tutti. Aveva già visto alcuni attori in giro per la piccola cittadina dove lui soggiornava, ma di lei nessuna traccia.

Quel giorno il set sembrava il posto ideale per un serial killer per sfogare la propria rabbia repressa.
Jonathan si aggirava tra le roulotte e le macchine da presa alla ricerca di Violet.
C’era un silenzio quasi spettrale. Tutti dovevano essere ormai andati via. Si ritrovò a camminare per i corridoi di quella che doveva essere la scuola ricostruita per le riprese. Le lunghe fila di armadietti grigi gli ricordavano il periodo del liceo. Si fece vento con il suo taccuino. L’aria era irrespirabile. Ma lui non avrebbe mollato. Sapeva che la donna era lì da qualche parte, bisognava solo trovarla.
Continuò a girare tra le varie scenografie. Tutto era così maledettamente adolescenziale!
Sulla strada del ritorno incontrò un paio di tecnici.
“Chi è lei?” gli chiese il più grande tra i due.
“Sono un giornalista. Ho il pass: guardi” disse mostrandogli il permesso.
“Cosa ci fa qui?”.
“Sto cercando la sceneggiatrice, Violet Harris. La volevo intervistare”.
“Questa mattina era insieme al regista. Hanno girato un paio di scene e poi lui ha dato la giornata libera a tutti ed è partito per New York insieme ai produttori. Provi a vedere se è nella sua roulotte”.
“Grazie mille”. Si allontanò velocemente. Non c’era nemmeno in giro James Franco, un ostacolo in meno.
Si trovava già nella zona dei caravan quando vide un’ombra: doveva esserci qualcuno dall’altra parte del camper. Fece qualche passo fino a quando non raggiunse il camper della donna, ma invece di bussare si nascose dietro la roulotte opposta. La macchina fotografica al collo.
La porta improvvisamente si aprì rivelando Violet. Iniziò a scattare.
La riccia incominciò a guardarsi intorno. Parlò a qualcuno che lui non riusciva a vedere.
“Darren, muoviti o  ti scopriranno!”. Finalmente la sua fotocamera riuscirono a prendere anche l’altro che fu rapidamente trascinato nell’abitacolo. Fotografò tutto.
Attese ancora sperando che la situazione evolvesse presto in qualcos’altro, cercando di origliare un qualche genere di conversazione. Ma evidentemente avevano acceso la televisione per non farsi sentire.
Dopo una decina di minuti vide due ombre dietro la tapparella. Si stavano baciando ed anche intensamente. Sorrise per la sua fortuna. Questo era davvero quello che ci voleva. Dopo aver fatto gli ultimi scatti, si allontanò soddisfatto. Oh si sarebbe divertito tanto.
 
Dopo la chiamata di Mika, Chris guardò l’orologio: erano già le otto. Dovevano alzarsi o altrimenti avrebbero fatto tardi. Iniziò a scuotere leggermente la donna accanto a lui che dormiva ancora profondamente.
“Violet sono già le otto. Sto morendo di fame e dobbiamo girare”.
“Tu devi girare, io sono solo la sceneggiatrice” e si girò dall’altra parte. Poi si rigirò ed aprì gli occhi.
“Abbiamo dormito sul pavimento?”. Chris annuì. La riccia si alzò e sbadigliò, prese il telefono ed uscì dalla roulotte. Sulla porta gli disse: “Vado a farmi una doccia veloce. Ci vediamo dopo”. “A dopo”.
Un quarto d’ora dopo e Violet si sentì pronta ad affrontare la giornata. Era Venerdì, penultimo giorno di riprese per quella settimana. Ormai aveva perso quasi del tutto il contatto con la realtà. Sapeva solo che erano a metà Luglio e che tra 5 settimane esatte avrebbe rivisto Mika. Non era l’unica a fare il conto alla rovescia a quanto mancasse alla pausa estiva; James era arrivato addirittura a contare i giorni che lo separavano da Anne. Qualcuno bussò alla porta del suo caravan.
“Chi è?” chiese mentre si stava truccando. Probabilmente era Chris.
“James”. Quando parli del diavolo. Gli aprì e continuò a passarsi il correttore.
“Cos’è quel coso che hai in mano?”domandò sedendosi sul divano dell’amica.
“Correttore, serve a coprire le borse sotto gli occhi. Come se non truccassero anche voi uomini!”.
“Lo so, io quando posso mi rifiuto categoricamente. Dormito male?”.
“Si ed anche poco. Ho parlato fino a tardi con Chris”.
“Ecco dov’eri. Tom mi aveva detto che non sareste venuti a cena fuori. Ma tanto ero tranquillo che niente sarebbe accaduto”.
“Perché lui è gay o perché io sono impegnata?”.
“Ah sei impegnata? E da quando?”.
“Stronzo!”disse prima di tirargli un cuscino in faccia. Iniziarono a ridere entrambi.
“Comunque ero venuto qui per dirti una cosa importante: questo pomeriggio e domani non ci saranno riprese”.
“Perché?”.
“Non posso ancora dirlo, nemmeno a te. Anche perché penso che lo saprai presto da qualcun altro. Io, dopo pranzo, parto con i produttori”.
“È successo qualcosa di grave?”.
“No, non ti preoccupare. Adesso vado, devo sistemare alcune cose prima di girare. Ciao”.
“Bye, Bye”. Ma non restò sola a lungo. Dopo pochi minuti Chris entrò nell’ambiente senza bussare.
“Da quanto tempo” lo salutò ironicamente lei.
“Ho visto James uscire. Sai perché non ci saranno riprese né domani né oggi pomeriggio?”.
“Non ha voluto dire niente neanche a me”.
“Senti Violet” iniziò a tormentarsi le mani “volevo ringraziarti. È stato bello potersi confidare senza essere giudicato. Ecco: io ormai ti considero una grande amica e spero che lo stesso valga per te”. Improvvisamente l’attore si ritrovò stritolato tra le braccia dell’altra. “Certo che è lo stesso”. 
Si separarono. “Ok, adesso sarà meglio andare” disse Violet.
Quella mattina sul set c’era il solito e continuo via vai di gente: truccatori, scenografi, costumisti. Nessuno stava un attimo fermo o smetteva di parlare. Il silenzio, quello assoluto che lei tanto amava, c’era soltanto in due casi: quando finiva la giornata o quando si girava.
Fortunatamente quel giorno non erano molte le scene da dover essere filmate e quindi già verso l’una l’ambiente era piombato nella quiete più totale. Il cast si riunì per mangiare e decidere cosa fare del resto della giornata.
“James ci ha detto che pur non dovendo girare dobbiamo restare in zona, soprattutto domani. Quindi niente gite fuori porto” disse Tom.
“Io sono un po’ indietro per l’articolo per il Times, quindi potrò liberarmi solo questa sera tardi” rispose Violet.
“Perché non andiamo a farci un giro in zona oggi pomeriggio e stasera diamo una festa nella mia roulotte?”. Propose sempre Tom. Tutti furono d'accordo. Continuarono a mangiare e a parlare d'altro.
 
Le fonti c'erano, cosi come il tempo ed il computer; le parole invece erano partite in vacanza insieme alla dolce compagnia dell'ispirazione. Voleva essere dovunque tranne che lì a fissare lo schermo del pc.
"Non mi chiama!". Chris Colfer era appena entrato nella sua roulotte. Violet lo fissò con uno sguardo confuso. Il ragazzo si sedette accanto a lei e si prese la testa tra le mani.
"Chi di grazia?" Chiese la scrittrice abbassando lo schermo e spostando lo sguardo sul soprano.
"Darren, è ovvio" disse a stento trattenendo un sospiro. Prese il telefono e lo posò sul tavolino di fronte a lui.
"Da quanto tempo?".
"Da ormai 24 ore e su Twitter ha scritto che presto tutto finirà". Scoppiò a piangere e continuò tra i singhiozzi "ho mandato all'aria tutto!"
"Poteva riferirsi a qualsiasi cosa e non necessariamente a voi due; a me, per esempio, piace da impazzire scrivere post che nessuno capisce davvero". Violet prese ad accarezzare dolcemente la schiena dell'amico.
"Non è da Darren" replicò sconsolato.
"Perché non lo chiami tu allora? Almeno ti togli il dubbio o preferisci questa agonia antiestetica?".
"Sinceramente non lo so. La verità è che ho capito di essermi talmente innamorato di lui da potermi accontentare anche solo di portargli il caffè per stargli vicino. Diamine sono diventato un detestabile romantico!".
"Beh in effetti dovresti iniziare a darti alle soap opera" gli rispose cercando di alleggerire l'atmosfera e proseguì "Vai in bagno a sciacquarti il viso e poi io e te andiamo a fare shopping!". Chris le sorrise riconoscente e si diresse nell'altro ambiente.
In quel momento il telefono del soprano vibrò. Darren Criss stava chiamando. La scrittrice non ci mise molto tempo a decidere, rispose.
“Chris, non mi sembra vero che tu abbia risposto” disse una voce in preda dalle lacrime.
“Non sono Chris infatti, immagino che tu sia Darren. Sono Violet”.
“Come la sceneggiatrice? Dov’è Chris? La sua roulotte è vuota”.
“Si, sono io. Il tuo Chris è nella mia roulotte. Ma tu dove sei?”.
“Sul set”.
“Hai il pass, vero?”.
“C’è bisogno di un pass?”.
“Lasciamo perdere. Sei ancora vicino il caravan di Chris?”.
“Si”.
“Bene vai dritto, un centinaio di metri e vedrai una pazza  che si sbraccia: sono io”.
“Grazie”.
“Lo faccio per lui, ma giuro che se lo farai soffrire, non sarai più  capace di camminare”.
“Non preoccuparti. Sto arrivando”.
Terminata la conversazione, Violet chiuse la porta del suo bagno a chiave per non far uscir l’amico e si precipitò fuori dal’abitacolo.
Si guardò intorno ed a un tratto lo vide: un hobbit con una grossa massa di ricci neri. Aveva paura che qualcuno lo vedesse e lo scoprisse.
"Darren, muoviti o ti scopriranno!" Gli intimò. L'attore la raggiunse e lei lo trascinò all'interno.
Intanto Chris aveva capito che qualcosa non andava: la porta del bagno non si apriva e Violet ignorava i suoi lamenti. Stava per perdere la pazienza. Cosa stava succedendo. Poi aveva sentito un suono che mai avrebbe creduto di poter udire tanto facilmente: la voce di Darren.
"Dov'e' Chris?" Aveva appena domandato. A quel punto la porta del bagno si aprì con uno scatto e lui uscì.
"Prima che tu dica qualcosa, mi chiudo in bagno e vi lascio soli. Accendo anche la televisione così non sentirò niente".
Erano rimasti soli. Stava davvero per finire tutto o era l'inizio di qualcos'altro?
"Mi sei mancato così tanto. Chris, ti prego ascoltami e poi sarai libero di andartene e di lasciarmi per sempre".
L'altro si mise con le spalle contro la finestra e fece segno che lo stava ascoltando.
Allora Darren proseguì " Sono stato uno stupido, ho lasciato che la paura mi avvolgesse, paura che i miei genitori non mi avrebbero più' voluto bene, che nessuno mi contattasse più. Quando sei andato via è stato come avere una pugnalata al cuore, ho avuto paura che ti dimenticassi di me e che ti innamorassi di qualcun altro; per questo ti chiamavo ogni giorno, mi sembrava di continuare a starti vicino".
"Sembravi uno stalker" disse Chris con voce atona. Darren gli sorrise dolcemente e egli gli chiese "Allora perché sei qui? Colto dall'impossibilità di questo amore sei venuto qui a propormi un omicidio-suicidio?".
Darren gli si avvicinò e gli prese le mani.
"No, sono qui per offrirti il pacchetto completo. Basta segreti e sotterfugi. Voglio uscire con te mano nella mano, non mi importa di cosa dice la gente. Io ti amo e niente potrà farmi tornare indietro. Finirei anche sotto i ponti per amarti. Ti prego dimmi che è lo stesso anche per te".
"Ti rendi conto a cosa andrai incontro? La gente inizierà ad additarti, potresti perdere dei lavori, e non sai nemmeno come potrebbero reagire i tuoi!".
"Se tutto questo significa poter stare con te, va bene. Io ti amo come non ho mai amato nella vita, non voglio sembrare un patetico romantico, ma è la verità. Sono stato uno stupido, un immaturo, un codardo". Chris lo guardò con occhi lucidi e rispose " Ed io che pensavo che volessi lasciarmi!". Darren lo abbracciò e gli sussurrò all'orecchio "Devo prenderlo come un sì ?".
"Salto se salti tu Jack" rispose Chris sorridendo. Allora l'altro lo baciò. Un bacio dolce e violento alla stesso tempo. Un bacio che sapeva di mancanza, di ben tornato e di un nuovo inizio. Per qualche minuto l'aria fu invasa da caldi baci e soffici gemiti.
Violet sentendo soltanto la televisione aprì la porta del bagno e sbirciò i due.
"Penso che sia arrivato il momento di prendere una camera ragazzi!".
Scoppiarono tutti e tre a ridere.
"Lo credo anche io" rispose Chris che subito dopo corse ad abbracciare l'amica. "Tu sei malefica" le sussurrò all'orecchio.
"Lieta d'aver avuto ragione" gli rispose.
“Grazie mille, Violet” le disse Darren timido.
“Solo dovere per una fiera sostenitrice dell’amore”. Risero tutti e tre ed uscirono dall’abitacolo, Violet con la tracolla del computer e Darren e Chris mano nella mano.
“Cosa farai adesso?” le chiese quest’ultimo.
“Andrò in città e mi rinchiuderò in un caffetteria per scrivere in santa pace. I vostri piani penso di conoscerli già” disse con un sorriso.
“In effetti c’è un comodo letto che ci aspetta in albergo” rispose Darren.
“Allora ci vediamo domani, magari per un caffè?”.
“Certamente. Vieni tu in hotel, sono registrato sotto il nome Anderson*”.
“Davvero originale” commentò Chris ironico.
Si salutarono e si avviarono in due direzioni opposte.
Violet era intenzionata a finire un articolo che a dir la verità non aveva mai incominciato, ma chissà come mai le era venuta in mente un’idea ed era speranzosa. Davvero strano che una corrispondente da Londra stesse scrivendo dagli stessi Stati Uniti, ma in redazione non avevano avuto problemi dicendole semplicemente che era la sua rubrica e non importava da dove scrivesse, ma cosa scrivesse.
 Si aggiustò la borsa e si diresse con fare spedito verso la sua auto.
Tutto sembrava sorriderle, mancavano poche settimane ed avrebbe rivisto Mika, che, nonostante non avesse ammesso a nessuno, le mancava. Non sapeva quanto in realtà il cantante fosse vicino.
 
L’arrivo di Mika a New York era previsto soltanto per le otto della mattina seguente, però i produttori avevano degli affari da sbrigare in città ed avevano deciso di anticipare la partenza per quello stesso pomeriggio. E lui non aveva niente in contrario, anzi. Il motivo della sua gioia nell’apprendere che avrebbe avuto tutto il pomeriggio e la notte liberi nella grande metropoli poteva addursi ad un semplice nome: Anne. La donna, infatti, si trovava lì già da qualche giorno per terminare le riprese del suo ultimo film.
Soltanto di una cosa si era meravigliato: del fatto che Violet non sapesse nulla dell’arrivo di Mika né della conferenza stampa. Probabilmente voleva farle una sorpresa si ritrovò a pensare mentre osservava le luci della città fuori dal finestrino del suo taxi. Poi il veicolo si fermò e vide Anne. Ed in quel momento si dimenticò di tutto, di Violet, di Mika, del film e della conferenza stampa. C’era solo Anne che lo stava baciando.
 
 
Per la prima volta dopo settimane aveva dormito magnificamente. Il sapere che presto avrebbe avuto la sua rivincita lo aveva fatto sentire sollevato. Il suo era un piano perfetto. In realtà non era molto il materiale a sua disposizione, ma la sua esperienza in campo giornalistico gli aveva insegnato una cosa in particolar modo: come montare una storia dal niente prendendo spunto dai piccoli particolari, mostrare di avere delle fonti sebbene esse fossero semplicemente delle foto di ombre e un portiere d’albergo con cui stava parlando in quel preciso momento.
“Quindi lei mi sta dicendo che non c’è nessuna camera sotto il nome Criss o magari Harris”.
“Mi dispiace, signore, ma in questo momento gli unici ospiti presenti siete voi giornalisti per la conferenza stampa più il signor Anderson e da domani sera il signor Jones”.
“Va bene, grazie mille”.  Si voltò ed il suo sguardo cadde su due figure sulle scale, quando si dice la fortuna. Si rigirò e chiese sorpreso.
“E quello è un cliente?”.
“Oh. È il signor Anderson, il cliente di cui le parlavo prima”.
“Anderson? Come ho fatto a non pensarci prima? Davvero poco originale. Ed il signor Anderson ha una singola?”chiese ancora allungando l’ennesima banconota che stava andando a formare una mancia un po’ troppo grossa per il portiere chiacchierone.
“Grazie signore” disse quello “No, la camera di Anderson è una matrimoniale”.
“Perfetto, i tuoi servigi non saranno dimenticati”. Non appena ebbe pronunciate quelle parole si diresse  senza farsi vedere verso le due figure che erano ancora sulle scale.
Darren e Violet ridevano e scherzavano tranquillamente, iniziarono a scendere i gradini, le loro mani si sfioravano accidentalmente. Jonathan non perse l’occasione. Scattò, scattò e scattò. Decise di seguirli. Questa volta non si sarebbe accontentato. Entrarono in una caffetteria, l’unica in città. Li vide prendere due caffè e poi sedersi. Parlavano tranquillamente senza dare alcun indizio di una possibile relazione tra loro. Ma un particolare destò l’attenzione del giornalista, una macchia violacea abbastanza grande si estendeva sul collo dell’attore. Un succhiotto. Ma non fu l’unico a notarlo. Infatti dopo poco Violet sorrise e fece una commento sarcastico a giudicare le risate di entrambi. Scattò e scattò ancora zoomando sul segno sul collo.
Poi si andò a sedere su un tavolino poco distante, aprì il suo pc portatile ed iniziò a scrivere. Ogni parola era un mondo in cui stranamente due ragazzi che stavano parlando allegramente erano diventati innamorati segreti, due semplice ragazzi che stavano sorseggiando i propri caffè parlando di musica e teatro.
Alle 10 le foto di Darren e Violet circolavano in rete corredate di un articolo scritto da un anonimo. Lo stesso anonimo che cinque minuti dopo si faceva passare al telefono il direttore del New York Times dichiarandosi profondamente indignato del fatto che la rubrica ideata da lui fosse andata ad una sciacquetta che se la faceva con  un cantante qualsiasi. L’uomo gli rispose con voce pacata che avrebbe pensato a tutto lui. Chiuse la chiamata soddisfatto, terribilmente soddisfatto. Poi come ultima cosa twittò il link dell’articolo a James Franco. Oh stava cominciando a prenderci gusto
 
 
 
Toc. Toc.
“Chris hanno bussato alla porta” disse Darren mentre si stava infilando i primi vestiti che aveva visto.
Nessuna risposta.
“Chris?”. Un semplice verso e qualche parola.
“Mhm, troppo sonno”.
“Davvero soddisfacente come risposta” disse ridendo ed aprì la porta.
“Ciao Violet”.
“Ciao a te Darren! Dov’è Chris?”. Entrò nella stanza e gettò uno sguardo al letto.
“Non hai intenzione di alzarti, vero?” chiese rivolta all’ammasso di cuscini e coperte sotto cui si nascondeva il soprano. La massa si mosse in segno di diniego.
Darren sorrise dolcemente a quella scena.
“Peccato, volevo offrirvi un caffè. Ho passato la notte in bianco e non in modo piacevole come voi”. La faccia di Darren si tinse dei toni più accessi di rosso.
“Dar, non arrossire. Chiunque penserebbe lo stesso vedendo questo letto!”. Ci fu una risata generale improvvisamente interrotta dal telefono della scrittrice.
“Spegnete quell’affare infernale!” tuonò Chris prima di chiudere gli occhi. Darren ridendo ancora si diresse in bagno.
“Pronto? Oh, ciao James. All’ hotel Hyatt per le undici. Ci saremo. Avverto io Chris, non ti preoccupare”. Chiuse la comunicazione e si diresse verso il letto sfatto.
“Chris?”. Picchiettò dolcemente la mano sulla sua spalla.
“Voglio dormire!” rispose quello con voce addormentata.
“Fatti trovare alle undici all’ Hyatt, va bene? Ci sarà una conferenza stampa e dovrai partecipare anche tu. Ti  metto la sveglia per le dieci, hai ancora un paio di ore”. Detto ciò si alzò e fece per uscire quando Darren le parlò. “Penso che offrirti qualcosa sia il minimo per sdebitarmi”.
“Non ho fatto niente di eccezionale, ho semplicemente dato una spinta al tutto”.
“Come prendi il caffè?”.
“Non ti arrendi facilmente tu, vero?”.
“No” rispose sogghignando ed aprì la porta facendole segno di uscire per prima “Allora come lo prendi il caffè?”. Si lasciarono alle spalle un Chris dormiente ed un ammasso di lenzuola.
 
Nonostante non fosse molto lontano dalle più grandi città statunitensi, quel posto sembrava davvero dimenticato da dio. Ne era un esempio la totale mancanza di Starbucks. Per Darren fu un trauma, era così abituato a quel caffè che senza esso non gli sembrava di trovarsi in America. Sorseggiò silenziosamente le sua bevanda sotto lo sguardo divertito di Violet.
“Dopo un po’ ci fai l’abitudine”.
“A cosa? Ad una parodia di caffè?”. Risero e continuarono a parlare di tutto e di più.
Si raccontarono di Chris, delle proprie esperienze, dei propri studi, delle proprie passioni.
“Non posso credere che tu abbia letto Harry Potter!” esclamò estasiato Darren.
“Mai sottovalutarmi! Sono cresciuta con quel libro!” poi la sua attenzione si spostò ad una macchia violacea che Darren aveva sul collo. “Wow non facevo Chris un tipo così passionale” ed indicò il collo dell’altro.
Dire che l’attore si fece bordeaux era poco. Sfiorò tutte le gradazioni del rosso per poi passare al viola che portava tanta sfortuna in teatro. “Diciamo che abbiamo sentito la mancanza l’uno dell’altro”.
“Decisamente” concordò sogghignando Violet.
Era strano il rapporto che si era instaurato tra i due. Forse perché Violet era interessata ad un altro riccioluto, decisamente più alto, forse perché Darren era perdutamente innamorato di un paio di occhi azzurri da più di un anno ormai. Non c’era quell’imbarazzo che poteva nascere tra due persone che si erano conosciute per caso in particolari circostanze. Erano come due bambini al parco: tutto era naturale, spontaneo e leggero. Tra di loro si respirava la libertà dello sbagliare, si poteva cogliere la verità delle loro risate. Come se si conoscessero da sempre.
Non si accorsero nemmeno di essere arrivati all’hotel fino a quando James non si fermò davanti a lei.
“Ma allora è tutto vero”.
Accanto a lui, Mika la guardava triste.


  
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