Se almeno
fossi più perspicace…
C’erano molte cose che
rendevano la vita di Saito Yakumo unica. E le sue bizzarre abitudini e
il suo
trasandato stile di vita erano una di quelle. Senza contare poi, il
suo “lavoro” di
medium che per molti era solo il frutto di una fervida immaginazione,
mentre
per altri racchiudeva in sé i segreti della vita dopo la morte. A dire
il vero,
la maggior parte delle persone tendevano ad isolarlo per paura di avere
terribili incontri ravvicinati con le anime dei defunti, mentre altre ,
quando
lo incontravano, facevano ogni qual genere di segno contro un
possibile, quanto improbabile, malocchio che avrebbe potuto
perseguitarle.
Certo, l’idea di essere perseguitati da fantasmi o nelle peggiore delle
ipotesi, di vederne anche l’aspetto, non era un’idea allettante, doveva
ammetterlo. Tuttavia, per Yakumo tutto questo era un prezioso
dono.
Questo era quello che gli aveva insegnato Isshin-san.
Era trascorso un anno da
quando, Yukumo e la sua piccola e graziosa cugina Nao, erano stati
presi in
affidamento da Gotou e sua moglie.
Ormai erano diventati una famiglia. E seppur l’idea di chiamare “Otou-san” quell’orso
senza tatto di "Gotou-san" non lo elettrizzasse, doveva essere
riconoscente a quella santa donna che, non solo si era
accollata la
responsabilità di adottare due figli ma, aveva persino avuto
l’incoscienza di sposarsi quell’orso scorbutico di suo
marito.
Solo per quest’ultimo dettaglio era da ammirare.
E così, quando Yakumo si ritirava nel suo stanzino preferito, sapeva
per certo
che l’unica persona che avrebbe potuto disturbare il suo meritato
riposo
era Haruka, dato che, Gotou ormai, aveva intrapreso la
cattiva
abitudine di chiedergli aiuto una volta rincasato.
Quella
ragazza, Ozawa Haruka, era davvero particolare, doveva dargliene
atto.
Aveva l’innata abilità di portare con
sé giornalmente un
bagaglio carico di problemi che prontamente riversava su di lui. Era
come se
fosse una calamita naturale per spiriti e i fantasmi!
Davvero non capiva se la sua era da ritenersi una maledizione
senza fine o
una benedizione divina. Fatto stava che quella ragazza per un
motivo
o per l’altro gli stava sempre appiccicata. Non che la cosa lo
turbasse particolarmente, ma a volte, faticava a
sopportare le
sue moleste abitudini, prima fra tutte: svegliarlo di
soprassalto con
una certa noncuranza di un’eventuale sua reazione
seccata. Addirittura aveva la faccia tosta di criticarlo sul
perché
oziasse tutto il tempo, salvo poi, chiedergli un favore. E quando,
qualche
volta, capitava che Gotou-san li chiamasse, allusivamente, “fidanzati” lei
quasi arrossiva e dimenandosi smentiva ogni cosa.
Citrulla.
Assolutamente citrulla.
Era innegabile che Haruka fosse drasticamente innamorata di
Yakumo.
Lui stesso lo aveva ben intuito molto tempo addietro e, nonostante
questo, lei
continuava a smentire e a nascondersi dietro mille scuse campate per
aria.
A
volte era sin troppo tonta.
Peccato però che,
nonostante la sua parvenza vagamente ottusa, Yakumo se ne fosse
ugualmente innamorato. E per quanto si sforzasse a trovare un “perché” non
riusciva davvero a coglierlo. Era ossessiva, maldestra,
sfacciata, e impulsiva.
Non era femminile e il fatto che non amasse truccarsi la diceva lunga
sulla sua
aria trascurata!
Ciononostante, per qualche assurdo motivo, a lui ancora
sconosciuto, amava
la sua compagnia. Gli piaceva la sua voce rassicurante e la sua
temperanza.
Gli piaceva leggere la preoccupazione nei suoi occhi quando la sua vita
era in
pericolo.
E gli piaceva ancor di più, che non provasse timore o soggezione verso
quel suo
occhio rosso che poteva donargli una vista ben superiore a quella
comune.
Era
forse questo quello che le persone chiamavano amore?
Certo lo era, ma se Haruka
fosse stata magari più attenta a capirne i
segnali, forse, non
continuerebbe a respingere ogni coinvolgimento troppo intimo.
Se almeno fosse stata più perspicace, forse, allora, il loro
legame
sarebbe qualcosa di diverso da quelli di
semplici amici...
“Se solo fosse una
ragazza più perspicace…
Allora capirebbe.”
©
LADY ROSIEL