Capitolo 10
Accertatomi che Noemi si
fosse addormentata, uscii di corsa dalla stanza della mia amica. Avevo
telefonato alla Hall e mi ero fatto dire in che camera alloggiava Orlando. Ora
tagliavo a grandi falcate il lungo corridoi del terzo piano, alla ricerca della
stanza numero 42.
Quando ci fui davanti
presi un gran respiro e, riprendendo tutta la calma possibile, bussai alla
porta.
Orlando aprì la porta
qualche minuto dopo e, vedendomi, sfoderò un gran sorriso “Ehi, Dom! Da quando
sei qui?” mi chiese scherzoso facendo spazio per entrare.
Io salutai con un cenno
della mano e, dopo che ebbe chiuso la porta, mi voltai di scatto verso di lui
afferrandolo per la maglietta e sbattendolo contro il muro accanto “Sei proprio
un gran bastardo, lo sai? Che cazzo c’hai in quella testa bacata? Segatura?”
gli chiesi rabbioso scotendolo forte facendolo sbattere più volte contro il
muro.
Lui parve capire quello
che intendevo “Se parli di quella frigida ragazzina, sappi che non le ho fatto
niente, nemmeno sfiorata!” si difese lui.
Io sentii la rabbia
aumentare ancora di più “Non fare l’ingenuo perché mi fai incazzare di più!
Come hai potuto solo provare a farle una cosa del genere? SPIEGAMELO!”
ora stavo alzando la voce vedendo Orlando piegare le labbra in un ghigno.
“Ma cos’è? Siete le
guardie del corpo della ragazzina? E’ maggiorenne…” mi disse come per
auto-difendersi.
“NON ME NE FOTTE UN
CAZZO SE è MAGGIORENNE O MENO! IL PUNTO E CHE HAI TENTATO DI ABUSARE DI LEI,
GRAN BASTARDO!” ero talmente
furioso che non mi ero nemmeno reso conto di aver alzato un po’ troppo la voce
e che forse nei corridoi qualcuno poteva sentire.
“Non credo che a lei
sarebbe dispiaciuto poi molto, Dom!” mi disse beffardo con espressione
maliziosa. Non ci vidi più. Gli sferrai un pugno in pieno viso facendolo cadere
per terra.
“Ancora una parola e ti
ammazzo, Orlando! Riprovaci solo ad avvicinarti a lei e sei morto!” gli dissi
col fiato corto, voltandomi verso la porta.
Lui si teneva il naso con
una mano. Stava sanguinando un po’ “Cos’è? Una minaccia?” mi chiese
strafottente. Senza girarmi gli risposi “Non è una minaccia ma un
avvertimento!” aprii la porta ed uscii.
Pensai che forse la mia
reazione era stata un po’ esagerata, ma Orlando stava scherzando un po’ troppo
con il fuoco. Quel suo atteggiamento superficiale, quel suo menefreghismo e
arroganza non mi andava giù. Il fatto che prendesse la cosa alla leggera mi
dava ai nervi. Non potevo permettergli di parlare così di Noemi e tanto meno di
trattarla come un oggetto.
Tornai da Noemi e la
trovai in piedi in salotto davanti al televisore, con una coperta rosa a
quadretti gialli sulle spalle.
Si voltò verso di me con
un sorriso “Ehi, ma dove sei stato?” mi chiese. Io mi avvicinai a lei e
istintivamente l’abbracciai.
“E’ successo qualcosa?”
mi chiese preoccupata. Senza staccarmi da lei le risposi “Deve per forza essere
successo qualcosa per poterti abbracciare? Ho solo voglia di tenerti stretta a
me!”
Lei rise leggermente “No!
Puoi abbracciarmi tutte le volte che vuoi, allora!” mi disse appoggiando la
testa sul mio petto.
“Dom, dove sei stato?” mi
chiese dopo un po’ guardandomi negli occhi.
“A fare delle cose”
risposi vago.
Lei, sempre più curiosa
“Cosa?” mi chiese.
“Delle cose” risposi
ancora senza guardarla negli occhi.
“Dom….sei stato da
Orlando?” mi chiese obbligandomi a guardarla. Aveva una strana luce negli
occhi.
Chiusi un attimo gli
occhi e feci ‘si’ con la testa. La sentii trattenere un istante il respiro e si
divincolò da me, andandosi a sedere su una poltrona.
“E sentiamo….perché sei
andato da lui?” mi chiese leggermente scocciata.
Mi andai a sedere sulla
poltrona davanti alla sua “Perché dovevo chiarire delle cose con lui. Tutto
qui!” le risposi sperando che il mio tono fosse credibile.
“Chiarire cosa?” mi chiese.
Mi sentivo tanto come un criminale alle prese con l’ennesimo interrogatorio.
“Alcune cose importanti!”
cercavo di rimanere sempre sul vago.
“E credo di sapere quali
sono queste ‘cose importanti ’. Riguardano la sottoscritta e il suo recente
avvenimento, vero?” mi chiese a bruciapelo fissandomi dritto negli occhi.
Deglutii a fatica e
annuii con la testa. La sentii sbattere una mano sulla gamba e soffiare.
“Ti avevo detto che non
dovevi fare niente!” mi disse parecchio seccata.
“Ti avevo detto di
lasciar perdere, che non volevo che intervenissi ma invece hai fatto di testa
tua come al solito!” riprese subito alzandosi in piedi.
“Io l’ho fatto per te!
Per far capire a quella testa di cazzo che sei una persona e non un oggetto!”
mi ero alzato e stavo cercando di spiegare a Noemi le mie ragioni, ma dallo
sguardo che mi stava lanciando sembrava che la cosa non le interessasse “Io ti
avevo detto chiaramente che la cosa doveva morire lì!” mi disse avvicinandosi
rabbiosa.
“Noemi, non puoi
lasciargliela passare così, cribbio!” sapevo che lei aveva paura, ma non potevo
permettere ad Orlando di passarla liscia.
“Ho la situazione sotto
controllo, Dominic!” mi rispose dandomele le spalle e incamminandosi verso la
cucina.
“Tu non hai niente sotto
controllo! Se fosse così avresti già reagito invece ti stai chiudendo a riccio
per paura!” la stavo raggiungendo e la vidi versarsi qualcosa in un bicchiere e
berlo velocemente.
“Non mi sto chiudendo a
riccio!” mi rispose alterata posando il bicchiere senza troppe cerimonie nel lavandino
vicino.
“Certo che lo stai
facendo, altrimenti l’avresti affrontato!”
insistetti io sperando in una sua reazione.
“Quello che faccio non ti
riguarda!” mi rispose rabbiosa lei dando un calcio al mobile al quale era
appoggiata.
“Sai che ti dico? Fai un
po’ come ti pare! Scusami tanto se ho tentato di proteggerti,giuro di non farlo
mai più!” e così dicendo mi diressi alla porta ed uscii, lasciando Noemi sola.