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Autore: Emily27    25/03/2012    1 recensioni
Ian Doyle è tornato e vuole ciò che gli appartiene. Una sfida per la BAU, soprattutto per Emily Prentiss, che dovrà fare di nuovo i conti col suo passato.
(Spoiler sesta stagione)
E' la continuazione della oneshot "Un giorno, a Parigi..." che in questa FF è diventata il prologo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Settimo capitolo

 

 

In un minuto c'è il tempo per decisioni e scelte che il minuto successivo rovescerà. (Thomas Stearns Eliot)

 

Un grido soffocato uscì dalle labbra di Will mentre un dolore lancinante alla coscia sinistra sembrò irradiarsi in ogni cellula del suo corpo. Strinse gli occhi dal male poi li riaprì a guardare Doyle, che teneva la sua pistola puntata su di lui.
Maledetto” disse tra i denti in un lamento.
L'hai sentito?” domandò l'irlandese ad Aaron. “La prossima volta colpirò una parte vitale.” Abbassò l'arma e la sistemò in vita. “Voglio Emily al cantiere abbandonato sulla Ventiquattresima, sola, tra un'ora. Nessuno scherzo, o l'agente LaMontagne morirà.” Chiuse così la chiamata, senza possibilità di replica da parte dell'altro interlocutore. “Tra poco ci faremo un viaggetto. Sarai felice di rivedere la tua amica resuscitata” disse al suo prigioniero.
Non staranno al tuo gioco” ribattè questi combattivo ma con l'aria sofferente.
Allora sei un uomo morto” affermò Doyle mettendo il cellulare nella tasca del giubbotto e tirando fuori dall'altra un pezzo di stoffa, si abbassò su Will e glielo legò strettamente intorno alla ferita, facendolo gemere di dolore.
Mi servi vivo.”
La sua vita vale per te abbastanza da dirmi dove si trova mio figlio? Almeno tanto da rispettare i miei patti e incontrarmi da sola credo di sì. Avremo tutto il tempo di scambiare due parole indisturbati, in fin dei conti non mi dispiace di non averti uccisa, sono sempre piacevoli le nostre chiacchierate, come lo sarà anche quella che andremo a fare perchè in ogni caso sarò io ad avere l'ultima parola.

 
Emily guardava fuori dalla finestra del secondo piano nel palazzo dove aveva raggiunto la squadra, osservando il luogo in cui avrebbe dovuto incontrare Doyle. Lo odiava per aver sconvolto la sua vita, perchè era a causa sua se si era dovuto costruire la menzogna che aveva portato tensioni e rancori all'interno del team, lo odiava per le lacrime che aveva visto scendere dagli occhi di JJ pochi minuti prima, quando l'amica aveva appreso da Hotch che Will era stato ferito. Tutti ne erano rimasti sgomenti e l'astio e la rabbia verso Doyle erano aumentati, per quanto possibile.
JJ aveva trovato la forza di non cedere allo sconforto, doveva restare lucida e insieme agli altri trovare una via d'uscita a quello che stava succedendo, era l'unica cosa che in quel momento potesse fare per il suo compagno.
Se Doyle avesse ucciso Will Emily non se lo sarebbe mai perdonato, non poteva permettere che ciò accadesse. Si sarebbe recata da sola al vecchio cantiere, che la sua squadra lo volesse o meno, c'era in gioco la vita di Will e questa volta Doyle non avrebbe avuto alcuna pietà.
Si voltò verso gli altri, mentre Rossi stava dicendo: “Forse ha mandato qualcuno a controllare la zona, potrebbe non agire da solo.”
Uomini al suo comando, non mi stupirei” fece Easter.
Ma è Doyle che dobbiamo prendere. E ha Will.”
Accidenti, ci deve essere un modo” sbottò Morgan, il quale faticava a mantenere la calma.
Reid guardò l'orologio e constatò: “Abbiamo meno di un'ora ormai.”
Doyle vuole Prentiss sola, ha un'ostaggio e noi poco tempo” riassunse Hotch cercando di restare concentrato. Non voleva lasciare Emily da sola con l'irlandese, ma nemmeno mettere a rischio la vita di Will. Quella era una situazione maledettamente difficile.
Ci sta mettendo alle strette” disse Derek mentre osservava Emily, la quale dava l'impressione di non seguire i loro discorsi, persa in riflessioni soltanto sue. A Morgan venne il dubbio che stesse meditando di sottostare alle richieste di Doyle e recarsi all'incontro senza la loro protezione.
Non vorrai mica...”
Fu interrotto da Emily, che espresse la sua idea.
L'unica cosa da fare è dire a Doyle ciò che vuole sapere.”

 
Il cantiere sulla Ventiquattresima era stato realizzato al fine di costruire una casa di cura per anziani, ma i lavori si erano in seguito interrotti per mancanza di fondi. Sorgeva in una zona scarsamente trafficata, non era in un punto di passaggio e nei dintorni non vi erano abitazioni, le uniche si potevano scorgere in lontananza. Un luogo tranquillo circondato da prati e alberi, l'ideale per degli anziani bisognosi di cure e per un incontro che non dovesse dare nell'occhio.
Emily vi giunse con cinque minuti d'anticipo rispetto all'ora stabilita da Doyle, parcheggiò il suv a lato della strada e ne restò all'interno. Non era stato facile convincere la sua squadra a farla andare lì da sola, ma Emily li aveva convinti facendo leva sul fatto che si dovesse fare di tutto per salvaguardare Will e che finchè l'irlandese non avesse ottenuto ciò che voleva lei non avrebbe corso pericoli in quanto gli serviva. Per farli stare tranquilli aveva portato con sé la Glock, che però mise sotto al sedile del passeggero, voleva conquistarsi la fiducia di Doyle.
Sospirò e lasciò andare il capo contro il poggiatesta, sarebbe andato tutto bene, doveva andare tutto bene. Udì il rumore di un veicolo che si stava avvicinando e dallo specchietto retrovisore vide che si trattava di un furgone nero, che rallentò in prossimità dal suv. Emily si voltò verso il finestrino e riconobbe il conducente, Doyle. La superò e accostò poco più avanti.
Ci siamo...” mormorò Prentiss, quindi aprì la portiera e scese dal suv, nel momento in cui anche lui stava uscendo dal furgone. Restò ferma mentre l'uomo le si avvicinava senza fretta.
Ciao Emily.”
Ciao Ian.”
Per lei rivederlo fu ricordare ciò che le aveva fatto a Boston, come l'aveva picchiata, spaventata, quasi uccisa, ma in quel momento doveva mettere da parte quelle emozioni e usare tutta la freddezza che le riusciva.
Doyle la squadrò da capo a piedi, fissando poi i suoi occhi azzurri in quelli scuri di lei.
Per essere una che è passata a miglior vita ti trovo in gran forma” osservò facendo dell'ironia.
Forse avresti preferito vedere il mio cadavere.”
Per perdere il piacere di incontrarti di nuovo? No. E poi c'è ancora qualcosa che devi dirmi.”
Sono qui per questo.”
Lo so, ma andiamo con ordine. L'ultima volta sei arrivata armata fino ai denti, ora hai con te l'artiglieria?”
No.”
Permetti?” domandò Ian andandole più vicino.
Emily sollevò le braccia e come aveva previsto lui la perquisì tastandole i fianchi, per poi abbassarsi a controllare le gambe attraverso la stoffa dei pantaloni.
Bene” fece soddisfatto. “Ma chi mi dice che qualcuno non stia ascoltando la nostra conversazione pronto a correre in tuo aiuto?”
Non ho microfoni, se è questo che intendi.”
Meglio dare un'occhiata.”
Doyle le aprì un po' il giubbotto, poi le slacciò un bottone della camicetta.
Emily sapeva che il suo reale intento non era quello di verificare la presenza di microfoni. Desiderava soltanto provocarla.
Ian scostò un lembo dell'indumento fino a scoprire il quadrifoglio che egli stesso aveva impresso a fuoco sulla sua pelle candida.
Non ho idea di che fine abbia fatto la collana che ti avevo donato, ma di questo non ti sei potuta liberare.”
No, ma mi ha ricordato ogni giorno che il mio unico scopo fosse prenderti.”
Non ci sei riuscita.”
Emily sentiva crescere dentro di sé la tensione, dovette ricacciare indietro le parole che le stavano salendo alle labbra e imporsi una calma che non provava, ma non voleva dargli la soddisfazione di cedere alle sue provocazioni. Si richiuse la camicetta e domandò. “Dov'è Will?”
Proprio qui” rispose lui facendo un cenno con la testa in direzione del furgone.
Ti dirò ciò che vuoi, poi io e lui ce ne andremo.”
Questo è da vedere” disse Ian duramente, quindi si avvicinò al suo mezzo seguito da Emily.
Fece scorrere la portiera laterale mostrandole il suo ostaggio. Will giaceva steso su di un fianco, le mani e i piedi legati, sulla coscia sinistra spiccava la rudimentale fasciatura applicata dall'irlandese, ormai intrisa di sangue. Il suo sguardo incontrò quello di Prentiss.
Emily...” mormorò. “Non cedere.”
Era evidente che Will provasse sofferenza e a lei fece male vederlo così.
Andrà tutto bene” disse facendo per avvicinarglisi, ma Doyle le sbarrò la strada con un braccio.
Prima dimmi dove si trova mio figlio.”
Emily emise un sospiro, aprì la bocca per parlare poi non lo fece.
Ian estrasse velocemente la pistola che teneva in vita e la puntò contro il prigioniero.
Dove preferisci che lo colpisca questa volta?”
Prentiss guardò ora lui ora Will, visibilmente combattuta.
Allora?” incalzò Ian.
Va bene” concesse Emily arrendevole, con l'aria di chi non avesse altra scelta. “Declan è ha Washington. E' stato affidato a Thomas ed Erica Andersen e vive con loro da cinque anni con il nome di Daniel Andersen.”
Ian ne fu sorpreso, suo figlio si trovava proprio lì a Washington, molto più vicino ad Emily di quanto si fosse aspettato, anche se riflettendoci in quel momento era il posto migliore in cui nasconderlo.
Dove di preciso?”
Al duecentonove di Pennsylvania Avenue.”
Bene” disse Doyle mettendo giù l'arma, per poi rivolgersi a Will.
Tra mio figlio e te ha scelto te, dovresti esserne onorato” fu la sua ulteriore provocazione.
Emily abbassò lo sguardo chiudendo gli occhi, si morse il labbro inferiore e non seppe trovare una risposta.
Hai avuto quello che volevi, adesso lascialo libero e ce ne andremo.”
Oh no, prima mi porterai da Declan.”
Sai dove si trova, non ti basta?”
Ne voglio la conferma” affermò Doyle mentre il volto di lei dava segni di nervosismo. “Conosco la tua bravura nel mentire.”
Ti ho detto la verità.”
Questo lo vedremo.”
Gli occhi di Emily e Will tornarono a cercarsi. Non era finita e le intenzioni di Ian Doyle restavano a loro oscure.
Se dovesse succedermi qualcosa dì a JJ che la amo” chiese Will pensando al peggio.
Emily non ebbe il tempo di dire qualcosa che Doyle chiuse il portellone del veicolo con un movimento brusco.
Davvero commovente.”
Lascia libero almeno lui, hai me.”
Sarebbe sciocco da parte mia farlo visto che la sua presenza ti rende così malleabile.” Le puntò contro la pistola. “Sali!” le ordinò in un tono che non dava spazio a repliche.
Ad Emily non restò che ubbidire.

 

 

  
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