Istinto di
sopravvivenza
di
Gan_HOPE326
Altre fiction dello stesso autore: “Un Raggio di
Sole”, “Un giorno da scagnozzi”, “Dragonball – A legend dies”.
Questa fanfic si ambienta
nel periodo in cui Gohan si allena sull’isola deserta
con Piccolo, circa sei mesi prima che Vegeta arrivi
sulla Terra. E’ un storia che riprende con maggiore
approfondimento alcuni temi già accennati nell’anime, e soprattutto che
racconta un momento fondamentale nella nascita del legame profondo che, negli
anni, legherà sempre il figlio di Goku e quello del
Grande Mago Piccolo. Ho cercato di renderla molto emozionante, quasi
‘shockante’, ma non per questo OOC, anzi, spero
proprio di avere descritto bene soprattutto Gohan.
Una piccola nota: la storia era stata concepita come one-shot,
poi è cresciuta un poco ed ha finito per diventare una piccola fanfic a capitoli, che comunque
saranno solo quattro. Un grazie particolare a lilly81 (spero che tu possa
leggerlo di persona), perché la sua storia “Gravity
Room” mi ha dato quell’umore giusto, un po’
malinconico, grazie al quale è nata questa “Istinto di
sopravvivenza”. A tutti: buona lettura e commentate numerosi!
Capitolo 1 – A
un battito d’ali da casa
Anche nei
momenti più neri basta davvero poco per ritrovare la serenità.
Dopo
un’intera giornata di allenamento massacrante, una
lotta senza mai fine né vincitore con il suo nuovo maestro, Gohan,
al tramonto del sole, si sentiva solo e consumato, gli sembrava di essere un
vecchio arnese che implorava di essere gettato via. Quando si sentiva così, Gohan non poteva evitare di pensare alla casa che lo
aspettava, lontano, oltre il mare, e alla mamma che gli raccontava le favole
prima di dormire, che gli rimboccava le coperte del letto, ma
questi ricordi gli erano resi ancora più dolorosi dalla vista della sabbia e
delle rocce che adesso erano il suo nuovo letto, la sua nuova casa.
Gohan
aveva imparato a dimenticare il più possibile tutto ciò ed a vivere immerso in
quel duro presente in cui doveva combattere per mangiare e per non essere
mangiato; tuttavia, ancora, nelle sere più malinconiche, quando il vento
soffiava il proprio disprezzo per tutti gli esseri viventi spazzando quelle
terre aride, un ricordo di vaga tenerezza e una morbidezza rosa ed indefinibile
che portava con sé l’odore di casa bussavano al suo
cuore.
Nessun
bambino di quattro anni può rinunciare all’affetto, che desidera ricevere e
donare in ugual misura, e il piccolo Sayan non faceva eccezione. Nella solitudine di quell’isola sperduta come un miracolo di colore e di suono,
un giorno gli era venuto incontro un uccellino dal piumaggio variopinto che
cinguettava con insolita dolcezza: sorridendo, il piccolo Gohan
l’aveva accolto tra le proprie mani, l’aveva accudito e preso con sé. Così,
quando si sentiva solo e sfinito dopo l’ennesima lotta con Piccolo, che ormai da quasi un mese lo
allenava personalmente, si sdraiava sulla sabbia, chiudeva gli occhi e si
abbandonava al melodioso canto di Kirù, che dalla
gabbietta di legno che il bambino gli aveva costruito intrecciava note sempre
diverse. Grazie all’incantesimo dei suoi gorgheggi, lo
scirocco sabbioso diventava una dolce brezza di primavera; la nuda e fredda
terra, un soffice cuscino; il tocco dell’erba che carezzava la sua guancia, le
labbra profumate della mamma che veniva a dargli il bacio della buonanotte.
Viveva
tutto il giorno nel deserto, Gohan, ma la sera,
finalmente, tornava a casa.
E poi
cambiò tutto.
-
Cos’è
quella roba? – sibilò Piccolo, intravedendo la gabbia.
Gohan gli rispose
fiducioso che lì ci teneva il suo uccellino Kirù. Non
vedeva assolutamente niente di male in questo: perché il suo maestro avrebbe
dovuto prendersela?
-
Noi
siamo qui per allenarci, non per accudire animaletti indifesi! - era stata la
risposta adirata.
Gohan non
sapeva che dire. Riuscì solo a balbettare:
-
Ma Kirù è mio amico… io gli voglio bene!
-
Se davvero gli volessi bene – disse allora Piccolo – lo lasceresti libero
di fare la sua vita, e tu penseresti alla tua. Nessuno migliora
in una gabbia, lo vedi da solo. Tu stesso hai imparato di più in sei
mesi da solo qui che in anni trascorsi a casa con la mammina
ad oziare. Questa è la legge della vita, Gohan.
Bisogna combattere per sopravvivere, il tuo amato Kirù
contro i predatori, tu contro i Sayan. Chi vince
vive, perché merita di farlo. Chi perde non è importante.
A Gohan questa ramanzina era piaciuta poco,
e decise di ribattere, radunando tutto il proprio coraggio:
-
Tu
dici sempre che devi conquistare il mondo ed uccidere mio padre. Cosa ne sai della legge della vita? Sai solo fare del male!
Ma Piccolo
non si fece certo zittire, anzi. Più minaccioso e infuriato che mai, afferrò Gohan per il colletto, lo sollevò all’altezza dei propri
occhi e gli parlò scandendo bene ogni sillaba:
-
Tu
non hai idea di quanto io conosca questa legge, Gohan. Possiedo in me tutti i ricordi di mio padre, e ti
posso assicurare che la gente fa cose terribili quando
è messa alle strette. Infliggigli abbastanza dolore, e chiunque può diventare
uno spietato assassino interessato solo alla propria vita. Persino tuo padre, Gohan. Tu lo credi solo un uomo buono e gentile, vero? –
Piccolo sogghignò – Bene, io ricordo ogni momento del giorno in cui il Grande
Mago Piccolo fu ucciso da lui, e ti giuro che anche se
Goku, allora, era solo un ragazzino, negli occhi
aveva un odio ed una furia demoniaci. Avrebbe voluto graziare persino suo
fratello Radisc, ma con mio padre non esitò un
attimo, fu solo spietato, deciso ad ucciderlo al costo
della propria vita, e nient’altro. LO VOLEVA MORTO, GOHAN. Rifletti bene su
questo: anche tu potresti diventare così, con il giusto stimolo. Persino il tuo
Kirù potrebbe. Perciò
abbandona questi sogni, ed entra nella realtà. Siamo ognuno
per conto nostro. Preoccupati di te stesso, e dimentica tutti gli altri.
Detto
questo, lasciò cadere terra
Gohan, che sbalordito e spaventato lo fissava con
occhi sgranati. Dopo avergli rivolto un’ultima occhiata, Piccolo si voltò e si
alzò in volo. Il bambino, invece, che risentiva della stanchezza di una
giornata di allenamenti, fu sopraffatto dal sonno, e
dormì profondamente per molte ore.