Quale affanno l'animo
d'amore mio, nuovamente sbocciato;
di dolor, passato affanno
con parole arcane io rimo.
Eppur della dolce fonte
tua, io mi disseto
e del mio cuor roseto
il fiorir nuovo forte.
Come miele, aureo e dolce
m'è caro il tuo viso,
dei tuoi capelli, il vento voce
dei pensieri miei, il tuo sorriso.
Conduci amor a nuova follia
la mia mente persa e lesta,
da questa nuova privata pazzia
della tua immagine, che in me resta.
Quale pena, d'amor carnale,
in cui v'è nulla di venale
del pensier mio per te, caro
al mio cuor, ch'è sempre amaro.
Questo pensier io ti dono
e per ciò ti chiedo perdono;
mia dolce Ofelia , non cercata,
l'anima mia ti chiede amata.