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Autore: kalaea    22/10/2006    5 recensioni
E' una storia che ho scritto durante un'interessantissima ora d'italiano...ditemi voi se vale la pena continuarla...e datemi anche qualche consiglio!!(x es. potreste decidere voi se il ragazzo dagli occhi blu che compare nella storia sia un personaggio buono o cattivo, visto che io non l'ho ancora fatto...)
"Una ragazza stava correndo in un vicolo buio. Correva e correva e si voltava per guardarsi le spalle alla ricerca del suo inseguitore. Inciampò nella lunga gonna del vestito, cadde, si rialzò, riprese a correre. Arrivò alla fine del vicolo, era chiuso: un muro le sbarrava la strada."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Moon & Sun 1
Moon & Sun – I due lati della Magia

Capitolo 1
SunMary

Una ragazza stava correndo in un vicolo buio. Correva e correva e si voltava per guardarsi le spalle alla ricerca del suo inseguitore. Inciampò nella lunga gonna del vestito, cadde, si rialzò, riprese a correre. Arrivò alla fine del vicolo, era chiuso: un muro le sbarrava la strada. Era in trappola, non aveva vie di fuga. Cercò di arrampicarsi sulla parete, ma i mattoni vecchi e consumati dal tempo si sgretolavano sotto i suoi piedi e l’abito le impediva di muoversi agilmente. Spinta dalla disperazione cercò in tutti i modo di farsi piccola e di appiattirsi in uno di quegli angoli bui. Si stringe addosso il mantello nero. Era una notte scura, senza luna e senza stelle. Qualcuno sopraggiunse nel vicolo, la ragazza lo fissava con gli occhi sbarrati, terrorizzata. Era troppo buio perché riuscisse a vederlo in faccia, solo i suoi occhi, color del sangue, risplendevano in quella tenebrosa notte e questo le faceva ancora più paura. La figura si avvicinò ulteriormente e si fermò perfettamente di fronte alla ragazza, nascosta nell’angolo.
“Mi vede…” pensò atterrita.
L’ombra di fronte a lei alzò la mano destra e gliela puntò contro. Una luce rossa uscì dalla mano e si diresse verso di lei pronta a colpirla…

DRIIIIIIN!!!
Una mano uscì di scatto dalle coperte alla ricerca della sveglia. Non appena la mano riuscì a spegnere la sveglia, qualcuno fece irruzione nella stanza urlando a squarciagola.
« SVEEEEGLIAAAA!!! » un bambino di circa otto anni era entrato nella camera da letto della sorella con l’irruenza di un tornado. Aveva capelli biondissimi, a spazzola, e occhi nocciola, con sfumature dorate. Prese la rincorsa e si lanciò sul letto, dove la sorella era ancora sdraiata.
« …mmm…che ore sono? » mugugnò.
« Sono le otto! Dai, Mary, alzati! Mi avevi promesso che mi avresti portato al luna-park, ricordi?! » le rispose Joe.
« Joe, è prestissimo! Il luna-park sarà ancora chiuso! » ribatté Mary.
« Non è chiuso! » replicò il bambino « Anche il mio amico Jack ci va e mi ha detto che il luna-park apre alle otto e trenta! »
Sua sorella sbuffò e si alzò dal letto.
« Joe, io mi devo vestire. Tu va’ di là a guardare la tv, ok? » chiese Mary.
« Va bene…però tu sbrigati! » rispose Joe.
Il bambino uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Mary si diresse verso l’armadio e tirò fuori un paio di jeans ed una camicetta celeste, si vestì, s’infilò un paio di scarpe da ginnastica e si diresse verso la porta. Diede un’occhiata allo specchio di fianco alla soglia e vide la sua immagine riflessa: una ragazza di sedici anni, alta un metro e sessantacinque, i capelli rossi leggermente mossi lunghi fino alle spalle, il viso sottile cosparsi di lentiggini e la carnagione chiarissima, gli occhi azzurri come il cielo di una limpida giornata estiva, il nasino piccolo un po’ all’insù, le labbra sottili e rosate; il corpo era esile e dall’aria fragile, il corpo di una bambina. Aveva appena preso la patente e gli esaminatori quasi non avevano creduto che lei avesse sedici anni; chi non la conosceva gliene dava quattordici, chi l’aveva conosciuta gliene dava più di venti. Il carattere sensibile e sempre pronto ad aiutare gli altri, ne avevano fatto l’amica di tutti, ma anche la vittima di molti prepotenti approfittatori. La madre non era mai a casa prima delle dieci di sera e la mattina alle sei stava già uscendo per andare a lavorare, perciò era Mary che si doveva occupare della casa e del suo fratellino Joe. Molte volte le sue amiche le avevano detto di parlare con sua madre e di affidare Joe ai loro nonni, prima che lei stesse male per ipertensione, ma lei non ne aveva voluto sapere e aveva continuato a prendersi cura del fratellino e della casa, senza dire niente alla madre.
Fece un sorriso alla se stessa nello specchio, ma non le riuscì molto bene. Sospirò ed uscì dalla camera.
Joe era seduto sul divano e stava guardando un cartone animato alla televisione.
« Vieni Jeo, andiamo! » lo esortò sua sorella.
« Sì, arrivo! »
Uscirono dalla casa e si diressero verso una vecchia macchina color cenere. Salirono sul veicolo, Mary mise in moto e partirono. Il viaggio durò circa mezz’ora e quando arrivarono al parco divertimenti, il parcheggio era ancora pressoché vuoto. Raggiunsero la biglietteria, pagarono i biglietti ed entrarono.
Joe, eccitato come non mai, trascinava la sorella da una parte all’altra, da una giostra all’altra, nella frenesia di chi vuol fare tante cosa, ma sa di non avere tempo a sufficienza per farle tutte. Mary si lasciò trascinare, docilmente, cercando il più possibile di accontentare il fratellino.
Per pranzo comprarono degli hot-dog a un baracchino e si fermarono a mangiarli su una panchina. Dopo pranzo Joe insisteva per andare a fare le montagne russe, ma la sorella propose di fare un più tranquillo giro sulla ruota panoramica.
Erano appena saliti sulla giostra, quando Mary incrociò lo sguardo di un ragazzo; la stava fissando e lei non riusciva a distogliere lo sguardo; non aveva nulla di particolare, vestiva con una paio di jeans a vita abbassata, una maglietta a righe blu e verdi e un paio di scarpe da ginnastica nere, i capelli erano biondissimi e lunghi fin sotto le orecchie con un ciuffo sopra l’occhio destro, gli occhi erano la parte più caratteristica: erano blu elettrico, quasi surreale.
« Ehi, Mary! » suo fratello la richiamò.
« Cosa c’è? » domandò la ragazza, gli occhi blu ancora impressi nella mente.
« Perché ci siamo fermati? » chiese Joe.
Mary non se n’era accorta, tanto era concentrata a fissare il ragazzo, ma la ruota panoramica si era fermata e loro si trovavano nella cabina più in alto della giostra. Una folata di vento fece dondolare e cigolare la cabina.
Mary cominciava ad avere paura e invece jeo la fissava con sguardo sereno, come se nulla fosse successo.
« Tranquillo! Non è successo niente, adesso ci fanno scendere, vedrai! » tentò di rassicurarlo, ma la sua voce sembrava tremare.
Il cielo si oscurò e nuvoloni neri, carichi di pioggia, si formarono e il cielo ne fu completamente coperto. Un lampo uscì da una nuvola poco distante da loro. Fu subito seguito da un tuono che rimbombò dappertutto; Mary fu quasi certa di aver sentito un urlo agghiacciante proveniente da un punto impreciso in cielo.
Suo fratello sembrava non essersi accorto di niente, perché la guardava tranquillo e non sembrava per nulla spaventato.
Il cielo si schiarì con la stessa velocità con cui si era oscurato e tutto tornò normale. Anche la ruoto riprese a girare e pareva che nessuno si fosse accorto di nulla di quanto era successo.
Scesero dalla ruota panoramica e non c’era nessuna traccia del ragazzo dagli occhi blu.
« Joe, torniamo a casa, per favore? Non mi sento molto bene… » chiese Mary.
Suo fratello fece una faccia un po’ delusa, ma acconsentì.
Tornando a casa, il viaggio fu molto silenzioso, nessuno dei due aveva molta voglia di parlare. Mary si sentiva in colpa per aver costretto il fratello a tornare a casa e allo stesso tempo non riusciva a smettere di pensare al ragazzo dagli occhi blu e a ciò che era successo sulla ruota panoramica. Aveva una specie di strana sensazione, che non riusciva a definire chiaramente, ma che poteva essere associata ad ciò che viene comunemente chiamato “brutto presentimento”.
Arrivarono a casa verso le quindici per colpa del traffico. Una volta a casa, trovarono una volante della polizia parcheggiata davanti all’abitazione ed alcuni poliziotti che discutevano fuori dalla vettura.
Mary parcheggiò la sua macchina al solito posto e si diresse verso la casa.
« Mi scusi, lei è la signorina Mary Spring? » la chiamò uno dei poliziotti.
« Sì, sono io. » rispose lei.
« Potrebbe venire un attimo qui? Dovremmo parlarle. » disse sempre lo stesso agente.
« Sì, un secondo. » rispose, poi si rivolse a Joe « Per favore Joe, puoi aspettarmi in casa? Ti raggiungo subito, ok? »
Il bambino annuì ed entrò in casa. Mary raggiunse il gruppi di poliziotti.
« Di cosa avete bisogno? » chiese la ragazza, sospettosa.
« Mi dispiace doverglielo dire, ma…sua madre ha fatto un incidente. Ora è all’ospedale ed è in gravi condizioni. »
Il mondo le crollò addosso.

   
 
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