Tra
le stelle per sempre
Ed
è proprio quando credi che tutto vada per il verso giusto…che ti accorgi che
niente è come sembra.
Hermione
si sistemò per l’ennesima volta quel ciuffetto ribelle dietro l’orecchio e
rilesse il tema chilometrico che le aveva assegnato il professore di Antiche
Rune…era stanchissima. Guardò fuori dalla finestra e notò che il cielo, come il
suo umore al momento, era grigio e scuro…in previsione di quello che sarebbe
stato un lungo e piovoso giovedì pomeriggio. Fece ripartire il suo fedele
lettore cd…che da un po’ di tempo a quella parte non la abbandonava mai, nemmeno
a scuola. In quel periodo si sentiva così felice che le sembrava assurdamente
strano tutto ciò che stava vivendo. Pensò che fosse stata felice così tanto
tempo che ora sentiva il BISOGNO di essere triste. La sua depressione crebbe
come il vento, che sempre più velocemente si faceva strada tra i piccoli
spiragli della finestra leggermente aperta. Hermione concluse che il tema era
più che soddisfacente e posò la pergamena. Da un po’ aveva completamente perso
interesse per lo studio, per il sapere, e, ancora più assurdamente, non le
importava più di tanto…per una volta nella sua vita voleva essere superficiale
proprio come tutte le sue compagne, le sue amiche, voleva essere una ragazza
normale, una ragazza nella massa. Ma più di ogni altra cosa voleva
amare….tormentare i suoi capelli per lui, piangere e soffrire per lui, gioire e
saltare per lui, vivere sempre e solo per lui…un lui che ancora non esisteva.
Perché non era capace di amare non lo sapeva nemmeno lei…ma sapeva che non
poteva cambiare e doveva vivere così…sola, triste e sempre depressissima….. Posò
tutto e scese in sala comune, dove Ron ed Harry erano, come al solito, impegnati
in una frenetica conversazione non verbale con Lavanda e Ginny. Chissà come
avevano fatto quei due cialtroni a trovare due ragazze così carine e
simpatiche…e lei, che tutta la vita si era impegnata, non aveva trovato un
ragazzo che l’amasse come Harry amava Ginny…Perché? Dovette controllare le
lacrime che pian piano le avevano appannato la vista. Si sedette sull’unica
poltrona libera davanti al fuoco che scoppiettante e solitario come lei,
scaldava la stanza deserta a parte qualche ragazzo appartato in un caloroso
angolo. Hermione si incantò a fissare il fuoco così tanto tempo che, ne ebbe
l’impressione, la faccia iniziò a diventarle incandescente, per lei era una
sensazione piacevolissima di calore e protezione, quasi di sicurezza in un sogno
che ancora non era nitido nella sua memoria. Ron le si avvicinò e la guardò
intensamente
-
Hermione
ti amo!- le gridò e lei non potè controllarsi e lo guardò con aria di puro
terrore sul volto…i loro sguardi si incrociarono ma furono interrotti dal rumore
alle loro spalle: Draco Malfoy stava lottando contro 4 Grifondoro per poter
entrare nel dormitorio. Incrociò il suo sguardo, stranamente pieno di passione e
desiderio e anche lui urlò
-
Hermione
Granger Ti Amo- Hermione non controllò la sua voce e gridò anche
lei
-
Anch’io
Draco anch’io…- e corse verso di lui per baciarlo…improvvisamente si sentì
sottosopra, poi una dolorosa botta alla testa la fece tornare al presente e capì
che il dolore alla nuca proveniva proprio dalla bella botta che aveva preso
cadendo per terra dopo essersi addormentata.
Hermione si alzò, la bocca ancora impastata dal sonno, si sfregò velocemente la testa, tastò con cura il nuovo bernoccolo e poi salì di corsa verso il dormitorio. Fuori dalla finestra piccoli tagli argentati fendevano l’aria, ormai scura e ancora più gelida. Hermione prese il lettore cd, lo fece partire, mise le cuffiette e si sdraiò sul morbido letto a baldacchino. Si sentiva ancora molto assonnata e le dolci parole delle canzoni non facevano che incrementare quel piccolo e timido sbadiglio che la invogliava a riprendere il suo sonno tranquillo…più o meno…. Hermione ripensò al sogno che aveva fatto e improvvisamente si sentì sveglissima…cosa voleva dire quel sogno? Logico, voleva poter amare…ma…Draco Malfoy cosa ci faceva lì? Tra i suoi sogni romantici? E lei l’aveva anche baciato, gli aveva urlato che l’amava…cosa significava? Era forse…rabbrividì al pensiero…attratta da Draco Malfoy? Impossibile…si rilassò di nuovo e il timido sbadiglio si trasformò in una vera e propria richiesta, che Hermione non si fece ripetere due volte. Chiuse gli occhi e si fece cullare dolcemente sulle note di una canzone, sulle note di “My Angel Gabriel”.
Hermione
era pigramente raggomitolata sotto il lenzuolo giallo, guardava i sottili raggi
che filtravano dalla finestra chiusa, rifletteva sulla lentezza del suo respiro
e sul battito frenetico del suo cuore, chiuse gli occhi e per un attimo sperò
follemente che qualcuno da dietro l’abbracciasse e la stringesse a se, come se
avesse appena fatto l’amore. Attese speranzosa, ma non accadde nulla. Aprì gli
occhi delusa, e decise che era il momento di alzarsi. Fece scivolare le braccia
fuori dal caldo lenzuolo e sbadigliò. Si alzò un po’ infreddolita e senza
mettere le ciabatte iniziò a camminare per la stanza in cerca di qualcosa da
fare. Non si premurò nemmeno di aprire la finestra, accendere le torce o rifare
il letto. Si sedette pigramente sulla poltrona, mise gli auricolari alle
orecchie e iniziò a leggere il libro che le aveva assegnato la professoressa
McGrannit. Erano già le dieci e di lì a poche ore sarebbe scesa in sala grande
per il pranzo. Adorava la domenica solo per questo motivo, poter dormire fino a
tardi e poi poter leggere un libro in pace, senza avere il pensiero di compiti,
professori, lezioni e vestiti. Lesse il libro in men che non si dica, lo posò e
decise che era ora di vestirsi. Aprì l’armadio e scelse una tuta sgangherata e
una maglietta a maniche lunghe abbastanza pesante. Legò i capelli con una pinza
e si guardò allo specchio, era così orrendamente babbana che quasi non si
riconosceva, aveva una faccia orribile, non si era lavata e la maglietta la
ingrassava parecchio; decise di non scendere a mangiare e di sgranocchiare
qualcosa che si era comprata ad Hogsmeade. Mangiò velocemente e poi si ributtò
sul letto ancora disfatto. È vero,
E
quando ti senti solo apri le tue ali e spicca il volo, su nel cielo le nuvole e
i sogni ti faranno compagnia. Aveva scritto quella frase ovunque quel giorno, le
ronzava in testa come una piccola mosca fastidiosa in un afoso giorno d’estate.
La mattina, aprendo gli occhi, aveva provato di nuovo quell’orrenda sensazione
di vuoto e solitudine e aveva guardato fuori dalla finestra, e quelle poche e
semplici parole si erano legate tra loro nella sua mente e già un quadro nitido
della scena si mostrava davanti ai suoi occhi. Avrebbe tanto voluto scoprire
quello strano mondo di nuvole e desideri, avrebbe voluto in qualsiasi momento
volare e lasciare tutto giù, lontano dalla sua tristezza e dalla sua malinconia.
Il professor Ruf spiegava una delle sue solite e noiosissime lezioni, Hermione
guardava fuori dalla finestra sognando quegli agoniati mondi sconosciuti, mentre
i suoi migliori amici pensavano a tutt’altro. Com’erano cambiati, non erano più
quel gruppo affiatato, non erano più il trio inseparabile, ognuno aveva fondato
un piccolo stato a sé, ed Hermione nel suo, diciamolo, viveva decisamente male.
Aveva abbandonato il triste ricordo della solitudine il primo anno ad Hogwarts,
quando aveva incontrato Harry e Ron; voleva ancora bene a loro, ma non sapeva
nemmeno lei perché, non si sentiva più bene in loro compagnia. I pensieri di
Hermione caddero dalle soffici nuvole biancastre scossi dal brutale suono della
campanella. Hermione si alzò, sistemò tutti i libri nello zaino e uscì senza
dire una parola. Camminò lenta lungo il corridoio poco illuminato e si diresse
in Sala Grande, per il pranzo. Si sedette per consuetudine vicino a Ginny, che
però non spiccicò parola, troppo impegnata a fissare il suo Harry. La mora
consumò in fretta il pasto e tornò in dormitorio, si risedette sul cornicione e
tornò a fissare le nuvole, che piano piano tornavano a ingrigirsi, essendo ormai
ottobre inoltrato. Quel pomeriggio non si sentiva molto bene, sarebbe andata da
Madama Chips per chiedere qualcosa e farsi fare un’autorizzazione per non
partecipare alle lezioni. Non perse molto tempo, perché la familiare noia la
stava di nuovo invadendo dalla testa ai piedi. Con la faccia assonnata e il
cuore distrutto e invisibile agli occhi esperti di Madama Chips si diresse in
infermeria.
-
B-buongiorno- Hermione entrò titubante nell’ufficio
dell’infermiera.
-
Buongiorno signorina Granger, vedo già dalla faccia che non promette niente di
buono-
-
Sono molto stanca, e non mi sento bene, potrei avere
qualcosa?-
Madama
Chips la guardò dritta negli occhi e dopo quelle che ad Hermione sembrarono ore,
si decise a parlare.
-
Hermione-
-
…-
non l’aveva mai chiamata per nome – Si?-
-
Tu
soffri di depressione-
-
C-cosa?-
i nervi della ragazza diventarono immediatamente tesi, addirittura…la
depressione
-
Si,
tu soffri di una lieve forma di depressione e ti devi curare…- l’infermiera la
guardava con occhi comprensivi fin’ora mai conosciuti da
Hermione
-
N-no,
non voglio, m-mi lasci stare- la ragazza si alzò strattonando la sedia e corse
via, non sapeva nemmeno lei perché, stava diventando pazza? Forse, non lo
sapeva, per la prima volta in vita sua non sapeva qualcosa, e questo le faceva
paura….
Corse piangendo, superò quadri
incuriositi e fantasmi scandalizzati. Ignorò i professori e ancor di più i
compagni che la guardavano ad occhi aperti. Si rifugiò come al solito nel suo
dormitorio, rimise gli auricolari e si buttò sul letto, assaggiando nuovamente
le calde lacrime che le inumidivano le labbra. Voleva morire, svanire,
scomparire come la rugiada all’alba. Non esistere più, essere dimenticata,
essere invisibile per non dover sorbire gli sguardi della gente, voleva non
dover più camminare in mezzo alla folla e sentirsi al tempo stesso sola, inutile
e ppure qualcuno che esiste, qualcuno nel posto sbagliato al momento sbagliato
sempre e comunque. Asciugò le lacrime che le accarezzavano il viso e abbassò il
volume della musica. Guardò ancora fuori dalla finestra, dove iniziavano a
cadere sottili fili di pioggia, e
le finestre iniziavano a raccontare l’ottobre piovoso e incostante. Hermione si
alzò dal letto, si diresse verso
-
Disturbo?!-
Hermione aveva la voce ancora più insicura e tremante di quanto pensasse. Draco
si girò lentamente e quando la vide si asciugò noncurante le lacrime e scosse le
spalle.
-
Anche
tu qui…co-come mai?- e di nuovo la voce la tradì
-
Per
il tuo stesso motivo, Granger- la voce di Draco invece era sicura e forte,
nonostante stesse piangendo ininterrottamente non mostrava il minimo segno di
debolezza, continuava a fissare le stelle, con l’aria di chi sa tutto e
niente…
-
Io
sono qui per, per, per piangere- Hermione aveva parlato senza controllarsi e le
parole le erano sfuggite via come l’acqua tra le dita.
-
Anch’io…siediti,
non mi dai fastidio…- questa volta la voce di Draco suonava più dolce, quasi
“disumana”, conoscendo Draco.
Hermione
si sedette sul cornicione dal lato opposto al bel biondo e iniziò anche lei a
fissare le stelle, versando di tanto in tanto qualche lacrima solitaria. Dopo
ore, il cielo raccontava più di qualsiasi altro strumento il trascorrere
inesorabile delle ore, Draco aveva smesso di piangere ed Hermione versava ormai
le sue ultime lacrime, un po’ consolata, stranamente, da quella presenza così
simile a lei. Draco scese dal balcone, le si avvicinò e le diede una mano a
scendere. Hermione non sapeva cosa fosse successo al ragazzo, ma gli piaceva,
più di quanto potesse immaginare. Draco la fissava con assurda intensità, i suoi
occhi di ghiaccio si perdevano in quel colore caldo e dolce degli occhi di
Hermione. Lo sentiva, la stava per baciare, ma era davvero assurdo, lei voleva
quel bacio, lo desiderava, e ancora più spaventosa, non era un bacio disperato,
ma agoniato, un bacio desiderato, voleva un bacio da LUI. Draco la guardò
qualche istante e poi la lasciò andare. Il cuore di Hermione si ruppe per
l’ennesima volta in mille pezzi, false speranze avevano acceso una debole
fiammella nel suo cuore, che crudelmente si era spenta, sotto il peso del gelo
di quegli occhi che pian piano si allontanavano dai suoi. Entrambi uscirono
dalla torre e si diressero verso strade diverse. La ragazza continuò presto il
suo cammino solitario. Avevano parlato poco, ma quelle poche sillabe messe l’una
di fianco all’altra l’avevano guidata verso un mondo parallelo che ancora non
conosceva; il VERO mondo di Draco. Si addormentò prima del solito quella sera,
forse sfinita dalle lacrime, dal frenetico pensare, o forse semplicemente
cullata ancora una volta da strani pensieri sul bel serpeverde. La mattina dopo
non si svegliò presto, verso le 8.00 si alzò e iniziò a guardarsi intorno, in
cerca di qualcosa da fare. Si sedette con le gambe incrociate sul letto e pensò
alla giornata trascorsa solo poche ore prima. Madama Chips la riteneva una
pazza, non era andata a lezione, aveva quasi baciato Draco e aveva pianto più di
quanto avrebbe mai potuto pensare; le sue giornate si stavano piano piano
trasformando in qualcosa di interessante. Si vestì sfogliatamente e si diresse
per la seconda volta in due giorni nell’ufficio di Madama Chips. Appena
l’infermiera la vide le fece un sorriso comprensivo e la condusse nel suo
ufficio senza dire una parola.
-
Siediti
Hermione.-
-
Grazie-
la voce della ragazza suonava decisamente più sicura del giorno
prima.
-
Capisco
che ti sia sentita spaesata, ma ora dobbiamo affrontare il problema, un po’ alla
volta-
-
Io…si…-
-
Capisco
anche che ti senti lontana e distante e credo sia meglio per te non far
intervenire i tuoi genitori o le autorità maggiori, cureremo la cosa un po’ alla
volta, da sole, e senza dare troppo nell’occhio-
-
Si,
sarebbe la cosa migliore…-
-
E
allora così faremo, inizio col prescriverti queste piccole pastiglie, da
prendere 3 volte al giorno, alle 10.00, alle 14.00 e alle 20.00…sono stata
chiara?-
-
Si,
grazie…-
-
Bene,
Hermione, forse ti sembrerò avventata, ma non voglio perdermi in chiacchiere, so
che non capiresti se ti spiegassi tutto ciò che ti sta accadendo, lo scoprirai
tu, da sola, un po’ alla volta, te ne accorgerai, Hermione, fidati…ti fidi di
me?-
Che
domanda impegnativa, poteva fidarsi di lei…?
-
Si,
mi fido…-
-
Bene,
prendi queste e non dimenticare mai di prenderle, sono importanti, torna da me
una volta a settimana per un controllo e poi tra un mesetto adotteremo una
terapia man man sempre più leggera, non ti accorgerai nemmeno del
cambiamento.-
-
Grazie
ancora.- Hermione strinse la mano all’infermiera, ripose con cura le pillole
nella tasca interna della divisa e uscì silenziosamente dall’infermeria,
dirigendosi alla Sala Comune dei Grifondoro.
Come
previsto, la sala era gremita di studenti del 6° e del 7° anno. Si allontanò
velocemente dalla folla e salì in dormitorio senza farsi notare. Erano quasi le
dieci, di lì a poco avrebbe preso quella piccola pasticca, che l’avrebbe guidata
mano nella mano verso la via della felicità. Nonostante ciò, si sedette sul
conosciuto davanzale della finestra e ricominciò a guardare il cielo nuvoloso.
In quei giorni il tempo sembrava incrementare la sua tristezza. Ogni tanto
qualche goccia bagnava la sua finestra, che si asciugava subito, quasi a farle
un dispetto. L’orologio della scuola annunciò le 10.00. Hermione prese subito il
contenitore e si fece scivolare la piccola pillola in mano. Prese una
bottiglietta d’acqua e senza pensarci due volte la ingoiò, bevve un po’ d’acqua
e tornò a fissare il cielo. Aveva appena compiuto un gesto simbolico, la
promessa di una nuova vita, ma non le importava più di tanto. Prese il mantello
e scese in giardino, per vagare un po’, in cerca di un nuovo posto dove stare un
po’ in pace a godere il cambiamento che le avrebbe procurato quella piccola
pasticca bianca. In fondo all’orto di Madama Sprite, trovò una grande quercia,
probabilmente secolare, che nascondeva tra le sue radici una piccola caverna,
adatta per entrare e uscire in due, massimo in tre se ci si stringeva. Si
appollaiò al calduccio, al riparo dal freddo sotto le maestose radici
dell’albero, ed iniziò a sonnecchiare, attendendo il suono delle campane della
scuola che le annunciavano l’ora di pranzo. Ben presto iniziò a piovere, ma il
rumore dell’acqua non destò minimamente la ragazza, che, un po’ per effetto
delle pillole, un po’ per la solita malinconia crescente, un po’ per il
desiderio di vivere in eterno nei sogni, si era addormentata facilmente. Come
previsto, alle
-
Her…-
la voce di Draco suonava dolce e insicura
-
Draco…-
la voce di Hermione nascondeva paura e timidezza
-
Ti
prego…- i suoi occhi chiedevano scusa, compassione e
affetto
-
Draco…-
Hermione lo capiva, si, lo capiva
-
…-
non servivano parole a descriverlo, a descrivere come si
sentiva…
-
Ti
prego…- e anche lei chiedeva scusa.
Non
sarebbero bastati altri 200 scusa per descrivere questo attimo. I loro occhi si
incrociarono per un’ultima volta prima di chiudersi. Si abbracciarono così in
fretta che se non fossero stati innamorati si sarebbero fatti male. Le loro
labbra si congiunsero in un gesto spassionato e agoniato, Hermione piangeva,
finalmente, di gioia. Draco l’accarezzava febbrilmente, aveva desiderato tanto
anche lui quel bacio. Le loro labbra si muovevano freneticamente e le loro
lingue danzavano al ritmo dei battiti dei loro cuori, incontrollabile. Le mani
si sfioravano e accarezzavano, gli occhi erano chiusi, ma desideravano tanto
poterli aprire per scoprire se tutto era vero o se fosse solo un sogno. I loro
corpi erano uniti, appiccicati l’uno all’altro, di nuovo spinti da quella forza
invisibile. Le mani si muovevano ora di qua e di là, in cerca di una posizione
comoda per poter rimanere così in eterno. Le labbra continuavano a giocare e i
nasi ancora umidi si sfioravano. Ora le mani di Draco sfioravano le punte dei
capelli bagnati di hermione; Hermione aveva legato le sue mani intorno al collo
di lui, per non lasciarlo mai andare. Ora lei giocava coi suoi capelli
irresistibilmente morbidi e lui le accarezzava finemente la guancia tiepida. Non
riuscivano a stare fermi, l’emozione era davvero troppa. Draco si staccò piano
da Hermione, che aprì lentamente gli occhi e lo guardò, per capire cosa
pensasse.
-
Non
mi lasciare ora…- mormorò Draco
-
Non
ti lascio-
-
Aiutami…Ti
prego Hermione-
-
Ti
aiuterò…-
-
Hermione,
ti prego, amami…-
-
Ti
Amerò Draco, ma ora amami tu…-
E
di nuovo caddero nel profondo tunnel dell’amore, si baciarono e sfiorarono, si
amarono per un po’ e poi finalmente si sedettero. Draco la guardò dritta negli
occhi e lei si perse in quel mare di tristezza, sofferenza e
amore…
-
Hermione…io…-
-
Draco…che
vuoi dirmi…-
-
Io…-
-
Draco,
ascoltami, io ho bisogno di te…io…ho bisogno di te, ora!-
-
Anch’io
ho bisogno di te, ti prego, aiutami…-
-
In
che cosa ti dovrei aiutare, spiegami…-
-
Devi
insegnarmi ad amare, ad amarti…- abbassò gli occhi e le strinse più forte le
mani
-
Amami
come sai e io ti amerò per ciò che sei…-
-
Vieni
qui…- la strinse a sé con sicurezza, come solo lui sapeva fare, le accarezzò
piano i capelli e la coccolò per tutta la giornata.
Hermione
guardò distrattamente l’orologio: le 17.00…ma com’era possibile? Com’era
possibile che il tempo fosse passato così in fretta? Il tempo scorre
inesorabile…e tutto si trasforma e muore…e lei aveva
dimenticato….
-
Oh
no…-
-
Cosa?-
-
Ho,
ho dimenticato di fare una cosa…-
-
Cosa?
Hermione, cosa?-
-
Io,
non te lo posso dire…-
-
Oh…-
Draco abbassò gli occhi deluso e lasciò lentamente le sue
mani…
-
Non
è per te…Draco, tutti abbiamo dei piccoli segreti…-
-
Non
ti fidi ancora abbastanza di me?-
-
Io…non
lo so…- Hermione non mentiva spesso e non voleva iniziare
ora.
-
Ti
capisco…ma ricordati, mi devi aiutare tu…-
-
Ti
aiuterò…ma ora dobbiamo tornare al castello- lo prese per mano e lo condusse
fuori dagli spogliatoi.
La
nebbia era sparita e la pioggia aveva cessato di scendere giù dal cielo. Le
pozzanghere qua e là impedivano di camminare normalmente, quindi Hermione Draco,
mano nella mano, saltellarono di qua e di là, in cerca di un punto d’appoggio.
Arrivati al castello si separarono, non si baciarono, ma Draco la strinse forte
a sé e poi si diresse verso il suo dormitorio. Hermione invece andò dritta
nell’ufficio di Madama Chips.
-
L’ho
dimenticata…- Hermione entrò gridando nell’ufficio…
-
Ti
avevo raccomandato di…-
-
Ho
perso la cognizione del tempo, mi dispiace…-
-
Prendi
questa, ha effetti più rapidi, e che non succeda mai più, queste sono rare- le
porse una piccola pasticca gialla e l’allontanò dal suo ufficio, con la scusa di
dover lavorare.
Si
sdraiò sul letto, le cuffiette all’orecchio, come sempre, chiuse gli occhi e con
la mente vagò tra le nuvole soffici, cercando il dolce e tiepido ricordo delle
labbra di Draco sulle sue. Il giorno più bello della sua vita, davvero, era
stato il giorno più bello della sua vita. Era ancora un po’ bagnata,
infreddolita e, cosa alquanto STUPENDA, l’odore di Draco era ancora impreso
nella sua pelle. Era stato così dolce, protettivo, affettuoso, così…umano. Aveva
sentito in lui timidezza, tristezza, affetto, dolore e amore. Pochi giorni prima
l’avrebbe odiato, e sarebbe stata pronta a giurare che non l’avrebbe mai potuto
amare…ma ora…ora era Draco! Era Draco, il ragazzo che amava, che aveva baciato
per la prima volta, era davvero lui, Draco!. Ancora una volta il suo sorriso le
annebbiò la mente, e ancora una volta cullata da tanti e vari pensieri, si
addormentò nel tiepido calore del ricordo d’un bacio.
Quella
mattina Hermione si alzò di buon ora e istintivamente portò una mano alle
labbra, si diede un pizzicotto, tastò i capelli decisamente spettinati, e poi
guardò i vestiti. Non era in pigiama era vestita esattamente come il giorno
prima, quindi…quindi non era stato un sogno! Si alzò allegramente, mise le
ciabatte e corrette in bagno per fare la doccia; le dispiacque solo dover far
scivolare via il dolce profumo di Draco dalla sua pelle. L’acqua scivolò
pigramente sul suo corpo, riscaldandola e dandole un dolce sollievo. I capelli
crespi pian piano diventarono moribidi e soffici e si attaccarono dolcemente
alle spalle nude e pallide. Due piccoli nei sulla spalla destra furono coperti
da una lunga ciocca castana e pian piano anche il resto della schiena fu
ricoperto dai capelli. Si sciacquò bene il corpo e uscì dalla doccia, si coprì
accuratamente con un asciugamano verde. Andò in camera, mise le mutande, il
reggiseno, camicia bianca, gonna nera, il pullover grigio, col bel distintivo
del grifone al petto, mise il mantello, pettinò i capelli e li asciugò,mise un
po’ di profumo e uscì dalla sala, dirigendosi verso il buco del ritratto.
Camminò lungo i corridoi, osservò con attenzione i quadri che mai aveva notato
prima, scese fino ai sotterranei, camminò a lungo, poi, un po’ insicura, si
voltò e tornò ai piani superiori. Pian piano iniziò ad udire voci di ragazzi
assonnati, o di ragazzi arrabbiati, o di ragazzi gioiosi. Hermione scese a
colazione spinta dalla massa di stupendi vestiti di nero che si preparavano alla
loro monotona giornata. Si sedette accanyo a Ginny, e istintivamente guardò il
tavolo di Serpeverde. Lì Draco mangiava silenziosamente le sue uova. Cercò il
suo sguardo, e, come spinto ancora una volta da una forza sconosciuta, Draco la
guardò di sottecchi, quando rivide quel tragico dolore nei suoi occhi, le si
sciolse il cuore in lacrime, lui stava soffrendo e ancora lei non aveva capito
perché. Draco abbassò di nuovo lo sguardo e con pazienza tornò a mangiare
svogliatamente il suo uovo. Hermione si alzò piano e uscì dalla sala, si diresse
nell’aula di Trasfigurazione e attese lì l’arrivo dei compagni di classe. La
lezione le sembrò lunghissima, due ore con la professoressa McGrannit erano
stancanti, perché la sua voce diventava quasi un disco incantato nella mente
annebbiata dalle lacrime di Hermione. Al suono della campanella prese
immediatamente le pillole, l’acqua, si mise dove nessuno potesse vederla e mandò
giù quella benedetta pasticca. Si girò di nuovo verso i compagni, ma tutti erano
scappati via per la ricreazione, in classe c’erano solo lei, la professoressa,
due ragazze di grifondoro impegnate in un’assidua conversazione su quale fosse
il migliore ragazzo della classe e poi…si, c’era Draco che la guardava con gli
occhi sbarrati…possibile che l’avesse vista?. Le si avvicinò e la fissò
pesantemente con uno sguardo di puro terrore…Hermione aveva una voglia matta di
correre ad abbracciarlo e parlargli di tutto ciò che le stava accadendo, ma
sapeva che sarebbe stato un errore. Draco abbassò gli occhi, con una nota di
delusione alquanto strana e uscì dalla classe senza nemmeno lanciarle un’ultima
occhiata. Hermione gli corse dietro, si lasciò i libri e la cartella alle spalle
e lo bloccò afferrandogli il
braccio. Si guardarono ancora, gli occhi di lui scintillarono di gioia, ma mai
quanto quelli di lei. Draco le si
avvicinò, aveva tanto voglia di accarezzarla, ed Hermione lo sapeva. Anche lei
avrebbe voluto sprofondare nel suo petto forte, che tanto aveva asciugato le sue
lacrime la sera prima. Ma Draco si bloccò e la guardò, il suo sguardò spiegò
tutto. Non poteva, e ne era dispiaciuto. La guardò ancora e ancora e ancora, il
tempo sembrava non finisse mai, qualche nota di una canzone familiare risuonava
nella testa di Hermione, come fosse la colonna sonora di quel preciso istante.
Quanto adorava gli occhi di Draco che dicevano tutto e niente, quegli occhi che
ti trasmettevano sicurezza e insicurezza, quegli occhi tristi, gli unici capaci
di farla sorridere in quel momento. Hermione mollò d’istinto la presa, ma Draco
non se ne andò, ancora la mano in aria, pronta ad accarezzarla, ancora a
fissarla, cercando di farle capire. Lo Amava, ne era certa, lo sapeva dalla sera
prima, lo sapeva da sempre, in fondo, a quel sogno maledetto che le aveva
svelato i suoi desideri nascosti, da quello strano pomeriggio sulla torre di
astronomia, lo sapeva….e lo voleva. La campanella suonò di nuovo, ricordando a
tutti gli alunni di tornare in classe. Ma né Hermione né Draco si mossero.
Quando tutti furono rientrati Draco prese Hermione per mano. La condusse in
corridoi che non aveva mai esplorato, la fece salire su, ancora più su e poi di
nuovo su. Pensò che la stesse portando alla torre di astronomia, ma quando
furono davanti alle scale Draco svoltò a destra e si immobilizzò davanti ad un
quadro vecchio, dove l’unico soggetto era un albero maestoso e imponente,
secolare, un albero bello…in un certo senso. Draco prese la bacchetta e disse
qualche parola ad Hermione incomprensibile, il quadro si spostò, rivelando dei
piccoli scalini. Draco strinse più forte la mano di Hermione, senza farle male
però, la condusse su, le scale sembravano non finire mai, erano anche di più di
quelle della torre di Astronomia, allora esisteva un’altra torre? Una torre più
alta? Più imponente? Sarebbe stata l’unica risposta. Dopo qualche minuto
Hermione e Draco si ritrovarono davanti ad una piccola porta in legno, chiusacon
uno stranissimo lucchetto. Draco frugò nella sua tasca e ne uscì una piccola,
minuscola chiave dorata. Aprì senza problemi il lucchetto e la condusse fuori.
Un balconcino minuscolo si affacciava sul cielo blu e limpido. Era QUELLA la
torre più alta! Hermione si girò stupita verso Draco, che la guardò, ma questa
volta con occhi sognanti, e pieni d’amore…la baciò. Il bacio più lungo e dolce
della sua vita, pensò Hermione. Lì, qualche metro sopra le nuvole lei stava
baciando il uo primo vero amore, lo stava baciando e lo stava amando, come fosse
suo, sempre e solo suo. Le loro dita si intrecciarono ancora, le mani forti e
morbide di Dracole trasmettevano una sicurezza unica, e tutto sembrava davvero
perfetto. Draco aprì piano gli occhi e così fece Hermione, si staccarono e si
guardarono ancora, quanti segreti erano racchiusi in quegli occhi. I nasi si
toccavano e le bocche, leggermente aperte, mostravano il loro desiderio di
ricadere in quello strano vortice di passione. La fronte di Hermione era
delicatamente poggiata a quella di Draco e il vento che giungeva da sopra le
nuvole le muoveva appena i capelli. Dopo una mezz’oretta Hermione e Draco erano
lì, seduti per terra, abbracciati l’uno all’altra, in silenzio a contemplare il
loro profumo.
-
Draco…-
-
Mm…-
le rispose lui, ad occhi chiusi
-
Perché
stai così male?- Hermione non si aspettava una risposta, ma non era sbagliato
fare la domanda
-
Perché
non riesco ad amarti come vorrei…- Hermione rimase perplessa da questa
risposta…
-
Cosa…cosa
vuol dire?- questa volta era un po’ più insicura, non era sicura di quale limite
stesse sorpassando…
-
Io
non credo nell’amore quanto vorrei…- questa volta Hermione aveva
capito
-
Perché?-
-
Perché
sono stato sempre cresciuto con l’idea che bisogna odiare tutto e tutti, mai
inciampare nell’amore…-
-
E
cosa ti ha fatto cambiare idea?-
-
Tu,
il tuo sorriso, ma soprattutto i tuoi occhi…- Draco la strinse un po’ più
forte…
-
Io…Draco…non
so se dire che ti amo…-
-
Se
credi nell’amore dillo…-
-
Ti
Amo-
-
Grazie…-
la voce di Draco era risultata più insicura…
-
Ti
Aiuterò…ad amare, ti amerò…- lo guardò negli occhi e si avvicinò di più al suo
petto…
-
E
io imparerò, già sento che ti amerò…- la strinse ancora di più, mentre sottili
gocce di pioggia iniziavano a bagnargli i capelli.
E
pian piano aprirono le loro ali, per volare ancora più su, più su di quella
vecchia torre dimenticata, più su di ogni nuvola, su, oltre cielo, tra le
stelle, perché è grazie a loro che la notte riusciamo a vedere i nostri sogni, è
grazie a loro che distinguiamo i sogni dalla realtà e, a volte, è grazie a loro
che sogno e realtà diventano una cosa sola….
L’ora
seguente Hermione Draco si separarono a malincuore per andare dai professori a
spiegare che si erano sentiti male e che erano stati tutto il tempo in bagno a
vomitare. Il professor Vitius
credette ad Hermione, mentre la professoressa Sprite un po’ meno a Draco, ma
accettò la sua giustifica comunque, per il solo fatto che in realtà non aveva
notato la sua assenza.
Quando
il grande orologio della scuola segnò le 14, Hermione si dileguò improvvisamente
dal gruppo di ragazze con cui stava parlando e prese, come ormai di
consuetudine, la sua fidata pillola bianca, che, pian piano, e si vedeva, stava
facendo effetto…in realtà non era sicura se fosse la pillola o Draco a farla
sentire così rilassata e spensierata. Le ultime due settimane che aveva vissuto,
ne era sicura, erano le più belle
di tutta la sua vita, perché accanto a lei, nei momenti in cui credeva di non
riuscire a sconfiggere la depressione, c’era sempre quel dolce e forte ragazzo
che la cullava tra le sue braccia. Il pomeriggio lo passavano sempre insieme,
su, nella torre più alta del castello, a coccolarsi, a piangere, a baciarsi, ad
amarsi…. Hermione era sicura che di lì a poco Draco le avrebbe detto ti amo.
Alle
-
Ciao
Draco- Hermione gli sorrise e gli diede un bacio a stampo sulle
labbra
-
Ciao
Herm- e lui fece lo stesso per una seconda volta
-
Hai
studiato?- fece lei con aria interrogatoria…
-
Si,
mamma…- Draco le sorrise e l’abbracciò…
-
Mi
preoccupo per te!- fece fintamente offesa, poi si strinse ancora a
lui…
Draco
prese a farle il solletico nella pancia, così forte che Hermione si mise a
urlare in modo convulso e incontrollabile. Dopo un quarto d’ora buono di
solletico, Draco la baciò con passione e la fece sedere sulle sue gambe, lui
naturalemtne era seduto per terra, con la schiena appoggiata alla parete della
torre. Hermione si lasciava sempre andare quando Draco la baciava in quel modo,
lo amava, e voleva che lui glielo dimostrasse. Le piaceva quando Draco le
accarezzava la schiena, le guance, quando le accarezzava i capelli e glieli
spostava, ciocca dopo ciocca, per fare spazio alla sua bella mano pallida. In
quei momenti una frase come “Hermione Ti Amo” sarebbe calzata a pennello, ma non
lo voleva forzare, voleva aspettare che si sentisse pronto di dirlo, ma
soprattutto che si sentisse pronto di amarla fino in fondo, dimostrandoglielo
con quella frase. È vero, Hermione si faceva spesso baciare e coccolare, ma
ancora non aveva compiuto quel piccolo passo che tanto bramava, ma che allo
stesso tempo le faceva una paura cane. Se lei avesse dato un minimo cenno
d’assenso, Draco sarebbe andato fino in fondo lo sapeva, ma sapeva anche che
l’amava e che lui non avrebbe mai fatto niente per forzarla. Non sapeva se Draco
fosse o no ancora vergine, ma non le importava, perché ora era lei che gli stava
davvero insegnando ad amare, ed era a lei che presto avrebbe detto quelle due
semplici e piccolissime parole che imprigionano milioni di cuori. Ogni sera,
alle 19.30, Hermione tornava al dormitorio, alle 20.00 prendeva la pillola,
riguardava i compiti e, senza scendere giù a cena, sgranocchiava qualcosa e
andava a dormire. Stava conducendo una vita molto contenuta, dove i suoi unici
interessi erano Draco e lo studio, ma a lei andava bene così, Draco stava
diventando tutto il suo mondo, e ne era felice. Lui ssteneva che stesse
diventando troppo asociale e troppo magra soprattutto, ma lei non lo ascoltava e
viveva in pace con se stessa, ogni tanto andava da Madama Chips, e ogni volta
usciva sorridente dall’ufficio, perché le cure davano i risultati sperati. La
vita le andava un incanto e finalmente aveva un amore.
Quella
mattina Hermione si svegliò con la certezza che quello sarebbe stato un giorno
speciale. Era un Giovedì come tutti gli altri, apparte il fatto che quel giorno
le lezioni erano state annullate, a causa della disinfestazione dai piccoli
esseri che si erano nascosti in ogni angolo libero del castello, tranne,
naturalmente, la torre sconosciuta e la stanza delle necessità. Hermione mise
una gonna nera, a pieghe, che le copriva più o meno tre quarti della coscia;
sopra un camicetta bianca, a maniche lunghe, un po’ sbottonata sul collo e
abbellita dal disegno di un paio di ali, nere, sulla schiena. Mise gli stivali
neri naturalmente e scese nella Sala Grande. Attraversò con cautela il giardino
e si diresse verso le serre. Lì, ad attenderla, il suo bellissimo Draco, in
jeans e maglietta, i capelli un po’ spettinati e l spalle coperte dal suo fedele
mantello nero. Si incamminarono insieme e, come era stato concesso a molti
alunni, si diressero ad Hogsmeade. Girarono per la città, mano nella mano,
attenti a non farsi vedere da occhi indiscreti.
-
Draco…cambiamo…-
-
Cosa?-
-
Cambiamo
strada, queste le conosco già tutte, andiamo in posti che non
conosciamo…-
-
Ma
le altre strade sono tutte case in pietra e nient’altro…-
-
Voglio
vedere le case in pietra..- gli fece gli occhi dolci e lo tirò dalla
mano.
Lo
guidò in stradine strette e sconosciute, dove, qua e là, c’era qualche gruppo di
giovani maghetti che giocavano o facevano finta di essere già in possesso di una
bacchetta magica e di poterla utilizzare. Dopo un’oretta Draco ed Hermione
trovarono una piccola e accogliente locanda. Si fermarono a pranzare, nonostante
fosse ancora presto. Risero e scherzarono più di chiunque altro nel locale e
qualche coppia li guardava invidiosi, non sapeva cosa sarebbe successo…Draco
pagò il conto e insieme ad Hermione tornò ad esplorare la città. Dopo un’altra
oretta Hermione si guradò bene intorno e decise di prendere un piccolo sentiero
incolto sulla sinistra. Li condusse in un boschetto di pini e, infine, in un
piccolo prato verde, nonostante fosse pieno inverno. Hermione non si potè
trattenere e iniziò a trotterellare di qua e di là, nonostante lo spazio fosse
ristretto, fece una decina di giravolte e poi, sfinita, cadette a terra, con la
testa che le girava ancora per la grande trotterellata. Draco le si sedette
accanto…
-
Sei
bellissima…-
-
…-
Hermione gli sorrise con dolcezza
-
Ancora
più bella del solito…-
-
Grazie
amore…- si alzò sui gomiti e lo baciò castamente, ma Draco le sorresse la
schiena e la trattenne a sé per approfondire il bacio...
Hermione
legò le sue braccia intorno al collo di Draco e improvvisamente si rese conto
della voglia che aveva di potergli dimostrare ancora più amore…ma come farglielo
capire? Si mise in ginocchio davanti a lui, continuando a baciarlo ad occhi
chiusi, poi si staccò, con un certo dispiacere di Draco, lo guardò negli occhi,
con aria sicura e lo abbracciò stretto, avvicinò la sua bocca all’orecchio di
Draco…
-
Ti
prego, ora…- gli sussurrò dolcemente e con queste poche parole disse più di
quanto avrebbero potuto fare mille e mille poetiche frasi.
Draco
ricambiò l’abbracciò, la guardò anche lui dritta negli occhi, e quando vide la
bella ragazza sicura di sé, la baciò e la fece sdraiare sotto di sé. Con
sicurezza, ma allo stesso tempo con le mani tremanti, Draco le sbottonò la
camicetta, per rivelare il suo reggiseno nero di pizzo. Fece scivolare piano la
camicetta sui fianchi, senza toglierla però. La baciò dolcemente all’altezza
dell’ombelico, per poi risalire con immensa delicatezza sul suo collo e sulle
sue labbra. Fece scivolare ancora di più la camicetta che scese oltre le spalle
e si liberò dalle fini braccia di Hermione. Draco la guardò e non potè che
pensare “è bellissima”. Continuò a baciarle il collo, spostò piano i capelli e
le scoprì le spalle, ancora visibili, perché Hermione era poggiata sui gomiti.
Un piccolo iuffo di capelli si spostò, rivelando due piccolissimi nei; Draco
baciò quel delicato punto ed Hermione rabbrividì, e chiuse piano gli occhi,
lasciandosi trasportare. Draco tornò a dedicarsi alle labbra carnose ed Hermione
si lasciò cadere per terra. Le mani di Draco vagarono sui fianchi di Hermione e
giunsero alla cerniera laterale della gonna di Hermione, l’abbassò con mani
tremanti, lentamente, per dare il tempo alla sua dolce ragazza di ripensarci, ma
Hermione non disse niente e ancora con gli occhi chiusi, disegnò nella sua mente
la scena che stava vivendo. Anche la gonna nera scivolò giù, lasicnado scoperte
le sue belle e magre gambe. Ancora una volta Draco la guardò, ma questa volta
non pensò…
-
Hermione,
sei bellissima…- fu l’unica cosa che riuscì a dire, prima di lasciarsi andare
ancora una volta.
Anche
Draco iniziò a spogliarsi, Hermione aprì gli occhi e incontrò immediatamente gli
occhi impauriti di Draco, ma lo rassicurò, sorridendogli. Il petto liscio e
scolpito del ragazzo si poggiò delicatamente su quello di Hermione e ben presto
la biancheria intima dei due volò via grazie alle abili mani di Draco. I due
diventarono presto una persona sola, sorretti da dolci sospiri di passione e
dalle candide ali dell’amore. Hermione si sentiva finalmente felice, una
felicità indescrivibile, sapeva bene di trovarsi sulla terra, ma in un istante
tutti i suoi pensieri sparirono e si sentì come se fosse sulle nuvole, sentì il
tepore dell’aria, le candide nuvole soffici scivolarle tra le dita, sentì che
tutto in quel momento era confuso, ma perfetto, confuso, ma bello, confuso e
felice, tutto era confuso, ma tutto era certamente amore. Ancora con gli occhi
chiusi, Hermione scendeva piano dalle nuvole e tre parole accompagnarono quella
lenta discesa:
-
Hermione
Ti Amo!- le sussurrò Draco arrivato anche lui al culmine, a quella confusione
tanto bramata…
-
Anch’io
Ti Amo Draco, ti amo e ti amerò sempre- Hermione aprì piano gli occhi e assaporò
quell’odore buonissimo, che sapeva di amore.
Una
coperta comparve magicamente dal nulla, Hermione e Draco si strinsero forte in
un abbraccio.
-
Hermione
ti amo, ti amo ti amo ti amo ti amo ti amoooo- non voleva più smettere di
dirlo
-
Ti
Amo più di ogni altra cosa e sono felice qui, con te, sono felice, perché con te
sono stata ancora una volta lì, tra le nuvole, più in alto di chiunque
altro.-
-
Io
sono stato ancora più su, tra le stelle, perché è lì che ho trovato te, la mia
luce- ormai con le lacrime agli occhi Hermione si strinse ancora di più a Draco,
e assaporò quel dolce momento, indimenticabile e ormai indelebile nella sua
mente, Hermione aveva fatto l’amore e l’aveva fatto con qualcuno che amava.
Draco
ed Hermione erano ormai rivestiti e composti, la coperta era sparita, ma al
contrario, la felicità di Hermione era ancora presente nell’aria, come la
rugiada prima che sorga il sole. Si presero per mano e tornarono nel cuore del
villaggio. Camminarono ancora un po’, ma lungo il cammino sorse il sole e la
rugiada sparì. Draco stava per abbracciare forte Hermione, quando davanti ai
suoi occhi, con un’aria decisamente disgustata, apparve suo
padre…
-
Draco…-
-
Papà…-
Draco lasciò andare Hermione ma non la allontanò…
-
Cosa
stai facendo…cosa ti ho insegnato? E per di più…con una
mezzosangue…-
-
Non
ti rivolgere a lei in questo modo, sono finiti i giorni in cui tu e i tuoi
stupidi valori mi comandate a bacchetta e mi fate crescere come un uomo di
ghiaccio, non ti darò mai più ascolto…-
-
E
invece si che lo farai, perché io sono tuo PADRE…-
-
Ti
odio, tu mi hai insegnato ad odiare e io ora ti odio…-
-
Come…osi!-
Lucius Malfoy non ci pnesò due volte…- Crucio!- e Draco cadde a terra
urlando
-
No!!!-
le grida disperate di Hermione risuonarono nell’aria…
-
Zitta
tu!- lanciò Hermione lontano e la neutralizzò legandola
-
Her-Mi-One…Scap-Pa!!!-
Draco
parlava a fatica, ma non aveva smesso di pensare ad
Hermione
-
Morirai…-
e Luicius non ci pensò due volte, nonostante fosse suo figlio, nonostante fosse
sangue del suo sangue…- Avada Kedavra!- una luce verde uscì dalla bacchetta
dell’uomo e in quel medesimo istante le lacrime abbandonarono per la prima volta
dopo tanto tempo gli occhi di Hermione.
Il
mondo e il cielo crollarono d’improvviso, il cuore di Hermione si spezzò come un
bicchiere di cristallo che cade a terra, tutto il suo mondo, la sua vita,
all’improvviso, non ebbe più un senso, tutto in quel momento diventò buio nella
testa di Hermione, la confusione si imprigionò di lei e la testa l’abbandonò
completamente, la disperazione si impossessò del suo corpo. Non si mosse, non
cercò di liberarsi, di fuggire, no, guardò il suo mondo allontanarsi
velocemente. Quello che accadde dopo fu molto confuso. Degli uomini si
avvicinarono e immobilizzarono Luicius Malfoy, qualcuno corse a liberarla, le
sfiorò una spalla, ma non sentì bene le parole che le dicevano, voleva morire,
voleva farlo, ora. Prese a correre, più veloce che poteva. Arrivò al castello,
inciampò in qualche gradino, sbattendo le labbra. Il naso e la bocca
sanguinanti, le lacrime che scendevano copiosamente dai suoi occhi, quegli occhi
che tanto avevano guardato quelli dell’innamorato. Salì le scale su, su ancora
più su, prese la bacchetta e pronunciò tra i singhiozzi la parola d’ordine, salì
ancora quei piccoli scalini, prese la chiave che portava sempre con sè, ma le
cadde dalle mani…
-
No!-
le sfuggì un piccolo grido.
-
Alohomora-
prese la bacchetta e con quel semplice incantesimo la porta si
spalancò.
Si
guardò intorno, il loro angolo, quelle soffici e candide nuvole, quelle piccole
incisioni sul muro che sarebbero rimaste lì per sempre per ricordare il loro
amore. Si tolse il mantello e una piccola scatolina uscì dalla tasca interna,
Hermione riuscì a distinguerne la sagoma, nonostante la vista annebbiata dalle
incessanti lacrime, la piccola scatolina che le aveva regalato tanti momenti di
gioia…ci pensò un secondo, quel giorno aveva dimenticato di prendere la sua
piccola e fedele pillola pianba, tanto meglio. Mise un piede sul cornicione, si
guardò ancora una volta intorno. Si fermò. Il tempo si fermò con lei, i ricordi
affollarono la sua mente e Hermione chiuse gli occhi. Si lasciò cadere, in
qualche secondo tutta la sua vita le si parò davanti, o meglio tutta la sua vita
con Draco, ebbe la piacevolissima sensazione di toccare le nuvole, proprio come
nei suoi sogni. Sperò per un minuscolo istante che le spuntassero due ali, che
la magia la sorreggesse ancora una volta, ma così non fu e, prima di toccare il
suolo, l’ultimo pensiero fu quello “Draco, Ti Amo e Ti Amerò Sempre, io e te tra
le stelle, per sempre…”.
Epilogo
“L'anima di una persona
è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura di farci guardare negli
occhi.” (Jim Morrison)…né Hermione né Draco hanno mai smesso di guardarsi negli
occhi e fino all’ultimo si sono mostrati per quello che sono e non si sono
innamorati semplicementedi una persona, ma del suo sguardo, della sua
anima…
“A volte basta un attimo
per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo”
(Jim Morrison) Hermione ha cancellato la sua vita in un attimo, ma per tutta la
sua vita non ha mai dimenticato quel piccolo attimo durante il quale ha
incontrato VERAMENTE, per la prima volta, gli occhi di
Draco.
“Ognuno di noi ha un
paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.” (Jim Morrison)…Hermione e Draco
non hanno mai smesso di sognare e insieme sono volati lì, oltre il cielo, tra le
stelle, che illuminano sempre e comunque i nostri sogni
spensierati.
“Se ti dicono che
l'amore è un sogno, sogna pure ma non stupirti se ti svegli piangendo” (Jim
Morrison)…quante lacrime ha versato Hermione? Infinite. Ha vissuto il suo
piccolo sogno e con amarezza si è svegliata piangendo, ma di fianco al suo
amato, accanto a Draco…
“In questo mondo di
guerra e violenza anche i fiori piangono..e noi continuiamo a credere che sia
rugiada..”(Jim Morrison)…quel venerdì la rugiada non sparì al sorgere del sole e
come Hermione, i fiori, le piante, la terra continuò a piangere perché non trovò
una spiegazione. Perché vivere in un mondo così meschino e orribile, in un mondo
che ti fa soffrire e piangere? La terra non trovò mai una risposta, ma con
sicurezza ORA ti dico: vivi per sognare, vivi per scoprire ciò che ancora non
sai, vivi per conoscere, ma soprattutto, vivi per amare.
Firmato…
XxUn’InnamorataxX