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Autore: Lina    22/10/2006    2 recensioni
storia romantica e drammatica di un amore nato semplicemente da uno sguardo, da un piccolo desiderio di amare e dal bisogno di amare...tra hermione e Draco...leggete ;)
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Tra le stelle per sempre

Tra le stelle per sempre

Ed è proprio quando credi che tutto vada per il verso giusto…che ti accorgi che niente è come sembra.

Hermione si sistemò per l’ennesima volta quel ciuffetto ribelle dietro l’orecchio e rilesse il tema chilometrico che le aveva assegnato il professore di Antiche Rune…era stanchissima. Guardò fuori dalla finestra e notò che il cielo, come il suo umore al momento, era grigio e scuro…in previsione di quello che sarebbe stato un lungo e piovoso giovedì pomeriggio. Fece ripartire il suo fedele lettore cd…che da un po’ di tempo a quella parte non la abbandonava mai, nemmeno a scuola. In quel periodo si sentiva così felice che le sembrava assurdamente strano tutto ciò che stava vivendo. Pensò che fosse stata felice così tanto tempo che ora sentiva il BISOGNO di essere triste. La sua depressione crebbe come il vento, che sempre più velocemente si faceva strada tra i piccoli spiragli della finestra leggermente aperta. Hermione concluse che il tema era più che soddisfacente e posò la pergamena. Da un po’ aveva completamente perso interesse per lo studio, per il sapere, e, ancora più assurdamente, non le importava più di tanto…per una volta nella sua vita voleva essere superficiale proprio come tutte le sue compagne, le sue amiche, voleva essere una ragazza normale, una ragazza nella massa. Ma più di ogni altra cosa voleva amare….tormentare i suoi capelli per lui, piangere e soffrire per lui, gioire e saltare per lui, vivere sempre e solo per lui…un lui che ancora non esisteva. Perché non era capace di amare non lo sapeva nemmeno lei…ma sapeva che non poteva cambiare e doveva vivere così…sola, triste e sempre depressissima….. Posò tutto e scese in sala comune, dove Ron ed Harry erano, come al solito, impegnati in una frenetica conversazione non verbale con Lavanda e Ginny. Chissà come avevano fatto quei due cialtroni a trovare due ragazze così carine e simpatiche…e lei, che tutta la vita si era impegnata, non aveva trovato un ragazzo che l’amasse come Harry amava Ginny…Perché? Dovette controllare le lacrime che pian piano le avevano appannato la vista. Si sedette sull’unica poltrona libera davanti al fuoco che scoppiettante e solitario come lei, scaldava la stanza deserta a parte qualche ragazzo appartato in un caloroso angolo. Hermione si incantò a fissare il fuoco così tanto tempo che, ne ebbe l’impressione, la faccia iniziò a diventarle incandescente, per lei era una sensazione piacevolissima di calore e protezione, quasi di sicurezza in un sogno che ancora non era nitido nella sua memoria. Ron le si avvicinò e la guardò intensamente

-         Hermione ti amo!- le gridò e lei non potè controllarsi e lo guardò con aria di puro terrore sul volto…i loro sguardi si incrociarono ma furono interrotti dal rumore alle loro spalle: Draco Malfoy stava lottando contro 4 Grifondoro per poter entrare nel dormitorio. Incrociò il suo sguardo, stranamente pieno di passione e desiderio e anche lui urlò

-         Hermione Granger Ti Amo- Hermione non controllò la sua voce e gridò anche lei

-         Anch’io Draco anch’io…- e corse verso di lui per baciarlo…improvvisamente si sentì sottosopra, poi una dolorosa botta alla testa la fece tornare al presente e capì che il dolore alla nuca proveniva proprio dalla bella botta che aveva preso cadendo per terra dopo essersi addormentata.

Hermione si alzò, la bocca ancora impastata dal sonno, si sfregò velocemente la testa, tastò con cura il nuovo bernoccolo e poi salì di corsa verso il dormitorio. Fuori dalla finestra piccoli tagli argentati fendevano l’aria, ormai scura e ancora più gelida. Hermione prese il lettore cd, lo fece partire, mise le cuffiette e si sdraiò sul morbido letto a baldacchino. Si sentiva ancora molto assonnata e le dolci parole delle canzoni non facevano che incrementare quel piccolo e timido sbadiglio che la invogliava a riprendere il suo sonno tranquillo…più o meno…. Hermione ripensò al sogno che aveva fatto e improvvisamente si sentì sveglissima…cosa voleva dire quel sogno? Logico, voleva poter amare…ma…Draco Malfoy cosa ci faceva lì? Tra i suoi sogni romantici? E lei l’aveva anche baciato, gli aveva urlato che l’amava…cosa significava? Era forse…rabbrividì al pensiero…attratta da Draco Malfoy? Impossibile…si rilassò di nuovo e il timido sbadiglio si trasformò in una vera e propria richiesta, che Hermione non si fece ripetere due volte. Chiuse gli occhi e si fece cullare dolcemente sulle note di una canzone, sulle note di “My Angel Gabriel”.

 

Hermione era pigramente raggomitolata sotto il lenzuolo giallo, guardava i sottili raggi che filtravano dalla finestra chiusa, rifletteva sulla lentezza del suo respiro e sul battito frenetico del suo cuore, chiuse gli occhi e per un attimo sperò follemente che qualcuno da dietro l’abbracciasse e la stringesse a se, come se avesse appena fatto l’amore. Attese speranzosa, ma non accadde nulla. Aprì gli occhi delusa, e decise che era il momento di alzarsi. Fece scivolare le braccia fuori dal caldo lenzuolo e sbadigliò. Si alzò un po’ infreddolita e senza mettere le ciabatte iniziò a camminare per la stanza in cerca di qualcosa da fare. Non si premurò nemmeno di aprire la finestra, accendere le torce o rifare il letto. Si sedette pigramente sulla poltrona, mise gli auricolari alle orecchie e iniziò a leggere il libro che le aveva assegnato la professoressa McGrannit. Erano già le dieci e di lì a poche ore sarebbe scesa in sala grande per il pranzo. Adorava la domenica solo per questo motivo, poter dormire fino a tardi e poi poter leggere un libro in pace, senza avere il pensiero di compiti, professori, lezioni e vestiti. Lesse il libro in men che non si dica, lo posò e decise che era ora di vestirsi. Aprì l’armadio e scelse una tuta sgangherata e una maglietta a maniche lunghe abbastanza pesante. Legò i capelli con una pinza e si guardò allo specchio, era così orrendamente babbana che quasi non si riconosceva, aveva una faccia orribile, non si era lavata e la maglietta la ingrassava parecchio; decise di non scendere a mangiare e di sgranocchiare qualcosa che si era comprata ad Hogsmeade. Mangiò velocemente e poi si ributtò sul letto ancora disfatto. È vero, la Domenica poteva dormire e stare in pace, ma era davvero troppo noiosa! Rimise le cuffiette e piano piano la musica la guidò in un luogo a lei sempre più familiare e meraviglioso. La musica allegra e movimentata l’aveva portata in un mondo meraviglioso dove i suoni nella sua testa rimbombavano il necessario per comandare al suo corpo di muoversi dolcemente a ritmo di musica. Circondata da milioni di persone e cuori che battono all’unisono Hermione ballava e sognava un amore perfetto. Due braccia accarezzavano dolcemente le sue, i loro corpi si univano dolcemente e seguivano un ritmo e una sintonia ancora a lei sconosciuta. La musica piano piano diminuì e fu seguita da una lenta musica triste e solitaria. Il corpo di Hermione smise di ballare e volò su nuvole leggere e soffici che la sorreggevano sulle candide ali della solitudine. Di nuovo la musica smise e fu sostituita da una canzone triste, da una musica che narrava il dolore che può provocare l’amore. Hermione provò ad essere un po’ triste, ma una canzone che parlava del ricordo di un amore finito non la poteva coinvolgere. Nonostante ciò si lasciò ancora una volta cullare da quella dolce musica e da quelle parole, emozioni e sentimenti ancora sconosciuti. La tristezza e la solitudine sono le cose peggiori del mondo. E mentre la musica continuava a scorrere e le lacrime rigavano il dolce e pallido viso di Hermione, nella sua mente si faceva strada ancora quel piccolo desiderio di trovare un amore, un amore vero, un amore importante, semplicemente un amore. Le note la guidarono ancora ed Hermione iniziò a cantare e piangere contemporaneamente, senza sapere il perché, senza capire cosa la guidasse su quella strada, Hermione piangeva e cantava, si muoveva, ballava, cantava e piangeva. Non sapeva ballare, cantare e nessuno le aveva insegnato a piangere, ma lei lo faceva lo stesso per sfogarsi, per continuare a sognare di essere qualcun altro. La canzone cambiò di nuovo, una canzone dolcissima e depressa aveva sostituito la prima e ora la guidava in un mondo fantastico. Quanto amava sognare e cantare, amava la musica, quella dolce musica che la guidava ogni volta in un paese diverso; dolci e forti braccia la stringevano e la cullavano, l’accarezzavano e l’aiutavano. Dolci baci le sfioravano le labbra e gli occhi ancora bagnati, si chiudevano e sognavano con lei quei momenti e quei movimenti ancora sconosciuti. Perché..perchè…perché non lo sapeva, ma voleva e poteva, doveva riuscirci, doveva riuscire ad amare e voleva poter vivere quel bacio agoniato, lo voleva, lo voleva…e mentre il sonno si faceva spazio nella sua mente, le lacrime continuavano a fluire speranzose che un miracolo le riconducesse a quel cuore solitario, sperando di non dover più solcare quelle guance, sperando di non dover più morire su quelle labbra.

 

E quando ti senti solo apri le tue ali e spicca il volo, su nel cielo le nuvole e i sogni ti faranno compagnia. Aveva scritto quella frase ovunque quel giorno, le ronzava in testa come una piccola mosca fastidiosa in un afoso giorno d’estate. La mattina, aprendo gli occhi, aveva provato di nuovo quell’orrenda sensazione di vuoto e solitudine e aveva guardato fuori dalla finestra, e quelle poche e semplici parole si erano legate tra loro nella sua mente e già un quadro nitido della scena si mostrava davanti ai suoi occhi. Avrebbe tanto voluto scoprire quello strano mondo di nuvole e desideri, avrebbe voluto in qualsiasi momento volare e lasciare tutto giù, lontano dalla sua tristezza e dalla sua malinconia. Il professor Ruf spiegava una delle sue solite e noiosissime lezioni, Hermione guardava fuori dalla finestra sognando quegli agoniati mondi sconosciuti, mentre i suoi migliori amici pensavano a tutt’altro. Com’erano cambiati, non erano più quel gruppo affiatato, non erano più il trio inseparabile, ognuno aveva fondato un piccolo stato a sé, ed Hermione nel suo, diciamolo, viveva decisamente male. Aveva abbandonato il triste ricordo della solitudine il primo anno ad Hogwarts, quando aveva incontrato Harry e Ron; voleva ancora bene a loro, ma non sapeva nemmeno lei perché, non si sentiva più bene in loro compagnia. I pensieri di Hermione caddero dalle soffici nuvole biancastre scossi dal brutale suono della campanella. Hermione si alzò, sistemò tutti i libri nello zaino e uscì senza dire una parola. Camminò lenta lungo il corridoio poco illuminato e si diresse in Sala Grande, per il pranzo. Si sedette per consuetudine vicino a Ginny, che però non spiccicò parola, troppo impegnata a fissare il suo Harry. La mora consumò in fretta il pasto e tornò in dormitorio, si risedette sul cornicione e tornò a fissare le nuvole, che piano piano tornavano a ingrigirsi, essendo ormai ottobre inoltrato. Quel pomeriggio non si sentiva molto bene, sarebbe andata da Madama Chips per chiedere qualcosa e farsi fare un’autorizzazione per non partecipare alle lezioni. Non perse molto tempo, perché la familiare noia la stava di nuovo invadendo dalla testa ai piedi. Con la faccia assonnata e il cuore distrutto e invisibile agli occhi esperti di Madama Chips si diresse in infermeria.

- B-buongiorno- Hermione entrò titubante nell’ufficio dell’infermiera.

- Buongiorno signorina Granger, vedo già dalla faccia che non promette niente di buono-

- Sono molto stanca, e non mi sento bene, potrei avere qualcosa?-

Madama Chips la guardò dritta negli occhi e dopo quelle che ad Hermione sembrarono ore, si decise a parlare.

-         Hermione-

-         …- non l’aveva mai chiamata per nome – Si?-

-         Tu soffri di depressione-

-         C-cosa?- i nervi della ragazza diventarono immediatamente tesi, addirittura…la depressione

-         Si, tu soffri di una lieve forma di depressione e ti devi curare…- l’infermiera la guardava con occhi comprensivi fin’ora mai conosciuti da Hermione

-         N-no, non voglio, m-mi lasci stare- la ragazza si alzò strattonando la sedia e corse via, non sapeva nemmeno lei perché, stava diventando pazza? Forse, non lo sapeva, per la prima volta in vita sua non sapeva qualcosa, e questo le faceva paura….

 Corse piangendo, superò quadri incuriositi e fantasmi scandalizzati. Ignorò i professori e ancor di più i compagni che la guardavano ad occhi aperti. Si rifugiò come al solito nel suo dormitorio, rimise gli auricolari e si buttò sul letto, assaggiando nuovamente le calde lacrime che le inumidivano le labbra. Voleva morire, svanire, scomparire come la rugiada all’alba. Non esistere più, essere dimenticata, essere invisibile per non dover sorbire gli sguardi della gente, voleva non dover più camminare in mezzo alla folla e sentirsi al tempo stesso sola, inutile e ppure qualcuno che esiste, qualcuno nel posto sbagliato al momento sbagliato sempre e comunque. Asciugò le lacrime che le accarezzavano il viso e abbassò il volume della musica. Guardò ancora fuori dalla finestra, dove iniziavano a cadere sottili fili di pioggia,  e le finestre iniziavano a raccontare l’ottobre piovoso e incostante. Hermione si alzò dal letto, si diresse verso la Sala comune, uscì dal ritratto, percorse numerosi corridoi e scale, salì fino all’ultimo scalino, lo scalino più altro del castello e aprì la piccola porta cigolante della torre di astronomia. Pensò di poter stare in pace, ma si sbagliava. Seduto sul cornicione, il naso all’insù, i capelli che leggermente gli coprivano gli occhi color ghiaccio, la divisa nera svolazzante oltre il balconcino, lì seduto con le lacrime agli occhi c’era Draco Malfoy. Hermione rimase immobilizzata, notò prima i suoi morbidi capelli biondi, i suoi occhi cristallini ed infine le lacrime che tagliavano le guance di quel ragazzo pallido.

-         Disturbo?!- Hermione aveva la voce ancora più insicura e tremante di quanto pensasse. Draco si girò lentamente e quando la vide si asciugò noncurante le lacrime e scosse le spalle.

-         Anche tu qui…co-come mai?- e di nuovo la voce la tradì

-         Per il tuo stesso motivo, Granger- la voce di Draco invece era sicura e forte, nonostante stesse piangendo ininterrottamente non mostrava il minimo segno di debolezza, continuava a fissare le stelle, con l’aria di chi sa tutto e niente…

-         Io sono qui per, per, per piangere- Hermione aveva parlato senza controllarsi e le parole le erano sfuggite via come l’acqua tra le dita.

-         Anch’io…siediti, non mi dai fastidio…- questa volta la voce di Draco suonava più dolce, quasi “disumana”, conoscendo Draco.

Hermione si sedette sul cornicione dal lato opposto al bel biondo e iniziò anche lei a fissare le stelle, versando di tanto in tanto qualche lacrima solitaria. Dopo ore, il cielo raccontava più di qualsiasi altro strumento il trascorrere inesorabile delle ore, Draco aveva smesso di piangere ed Hermione versava ormai le sue ultime lacrime, un po’ consolata, stranamente, da quella presenza così simile a lei. Draco scese dal balcone, le si avvicinò e le diede una mano a scendere. Hermione non sapeva cosa fosse successo al ragazzo, ma gli piaceva, più di quanto potesse immaginare. Draco la fissava con assurda intensità, i suoi occhi di ghiaccio si perdevano in quel colore caldo e dolce degli occhi di Hermione. Lo sentiva, la stava per baciare, ma era davvero assurdo, lei voleva quel bacio, lo desiderava, e ancora più spaventosa, non era un bacio disperato, ma agoniato, un bacio desiderato, voleva un bacio da LUI. Draco la guardò qualche istante e poi la lasciò andare. Il cuore di Hermione si ruppe per l’ennesima volta in mille pezzi, false speranze avevano acceso una debole fiammella nel suo cuore, che crudelmente si era spenta, sotto il peso del gelo di quegli occhi che pian piano si allontanavano dai suoi. Entrambi uscirono dalla torre e si diressero verso strade diverse. La ragazza continuò presto il suo cammino solitario. Avevano parlato poco, ma quelle poche sillabe messe l’una di fianco all’altra l’avevano guidata verso un mondo parallelo che ancora non conosceva; il VERO mondo di Draco. Si addormentò prima del solito quella sera, forse sfinita dalle lacrime, dal frenetico pensare, o forse semplicemente cullata ancora una volta da strani pensieri sul bel serpeverde. La mattina dopo non si svegliò presto, verso le 8.00 si alzò e iniziò a guardarsi intorno, in cerca di qualcosa da fare. Si sedette con le gambe incrociate sul letto e pensò alla giornata trascorsa solo poche ore prima. Madama Chips la riteneva una pazza, non era andata a lezione, aveva quasi baciato Draco e aveva pianto più di quanto avrebbe mai potuto pensare; le sue giornate si stavano piano piano trasformando in qualcosa di interessante. Si vestì sfogliatamente e si diresse per la seconda volta in due giorni nell’ufficio di Madama Chips. Appena l’infermiera la vide le fece un sorriso comprensivo e la condusse nel suo ufficio senza dire una parola.

-         Siediti Hermione.-

-         Grazie- la voce della ragazza suonava decisamente più sicura del giorno prima.

-         Capisco che ti sia sentita spaesata, ma ora dobbiamo affrontare il problema, un po’ alla volta-

-         Io…si…-

-         Capisco anche che ti senti lontana e distante e credo sia meglio per te non far intervenire i tuoi genitori o le autorità maggiori, cureremo la cosa un po’ alla volta, da sole, e senza dare troppo nell’occhio-

-         Si, sarebbe la cosa migliore…-

-         E allora così faremo, inizio col prescriverti queste piccole pastiglie, da prendere 3 volte al giorno, alle 10.00, alle 14.00 e alle 20.00…sono stata chiara?-

-         Si, grazie…-

-         Bene, Hermione, forse ti sembrerò avventata, ma non voglio perdermi in chiacchiere, so che non capiresti se ti spiegassi tutto ciò che ti sta accadendo, lo scoprirai tu, da sola, un po’ alla volta, te ne accorgerai, Hermione, fidati…ti fidi di me?-

Che domanda impegnativa, poteva fidarsi di lei…?

-         Si, mi fido…-

-         Bene, prendi queste e non dimenticare mai di prenderle, sono importanti, torna da me una volta a settimana per un controllo e poi tra un mesetto adotteremo una terapia man man sempre più leggera, non ti accorgerai nemmeno del cambiamento.-

-         Grazie ancora.- Hermione strinse la mano all’infermiera, ripose con cura le pillole nella tasca interna della divisa e uscì silenziosamente dall’infermeria, dirigendosi alla Sala Comune dei Grifondoro.

Come previsto, la sala era gremita di studenti del 6° e del 7° anno. Si allontanò velocemente dalla folla e salì in dormitorio senza farsi notare. Erano quasi le dieci, di lì a poco avrebbe preso quella piccola pasticca, che l’avrebbe guidata mano nella mano verso la via della felicità. Nonostante ciò, si sedette sul conosciuto davanzale della finestra e ricominciò a guardare il cielo nuvoloso. In quei giorni il tempo sembrava incrementare la sua tristezza. Ogni tanto qualche goccia bagnava la sua finestra, che si asciugava subito, quasi a farle un dispetto. L’orologio della scuola annunciò le 10.00. Hermione prese subito il contenitore e si fece scivolare la piccola pillola in mano. Prese una bottiglietta d’acqua e senza pensarci due volte la ingoiò, bevve un po’ d’acqua e tornò a fissare il cielo. Aveva appena compiuto un gesto simbolico, la promessa di una nuova vita, ma non le importava più di tanto. Prese il mantello e scese in giardino, per vagare un po’, in cerca di un nuovo posto dove stare un po’ in pace a godere il cambiamento che le avrebbe procurato quella piccola pasticca bianca. In fondo all’orto di Madama Sprite, trovò una grande quercia, probabilmente secolare, che nascondeva tra le sue radici una piccola caverna, adatta per entrare e uscire in due, massimo in tre se ci si stringeva. Si appollaiò al calduccio, al riparo dal freddo sotto le maestose radici dell’albero, ed iniziò a sonnecchiare, attendendo il suono delle campane della scuola che le annunciavano l’ora di pranzo. Ben presto iniziò a piovere, ma il rumore dell’acqua non destò minimamente la ragazza, che, un po’ per effetto delle pillole, un po’ per la solita malinconia crescente, un po’ per il desiderio di vivere in eterno nei sogni, si era addormentata facilmente. Come previsto, alle 13.00 in punto suonarono le campane della scuola ed Hermione si destò puntuale come un orologio ed iniziò a prepararsi per tornare al castello. Spolverò la veste, rimise il mantello ed uscì dalla caverna. Una brutta sorpresa però l’accolse. Una nebbia abbastanza fitta l’avvolgeva e la pioggia incombeva sul suo capo come un cappello elegante veste la testa di una nobile signora babbana. Vedere la via del ritorno era difficile, ma non impossibile. Nonostante ciò, Hermione, che era ancora un po’ addormentata, ben presto si ritrovò a brancolare nel buio più assoluto. Tastando il vuoto con mani insicure, Hermione girava su se stessa, in cerca di un appoggio o un minimo segno di civiltà. Quando ormai credette che tutto fosse perduto tastò qualcosa. Una pelle morbida e liscia le sfiorava le dita. Toccò le sue palpebre con leggerezza, tracciò il lineamento del suo naso bagnato dalla pioggia che testardamente li circondava con fervore, sfiorò le sue labbra morbide al tatto e carnose. Si avvicinò di più a quell’uomo e come se fosse un sogno, riconobbe un odore dolciastro e irresistibile a lei un po’ familiare. Aveva già sentito quell’odore prima, e lo aveva desiderato. In poco più di un secondo capì chi aveva di fronte. Cercò in vano i suoi occhi nella nebbia gelida, gli accarezzò con timidezza le mani e poi le strinse forte, in cerca di un sostegno. Le mani di Hermione furono subito riscaldate dalle sue, grandi e morbide tanto quanto le labbra. Si avvicinarono l’un l’altro e si capirono al volo. Iniziarono a camminare mano nella mano, stretti l’uno all’latra come fossero legati da una forza invisibile. Fu lui a condurla in un luogo asciutto: lo spogliatoio del campo di Quidditch. Presto le torce furono accese e gli occhi lacrimanti di Hermione trovarono quelli di Draco in un istante. Si guardarono ancora cercando una risposta a tutto ciò che era successo, ma non trovarono soluzione. Draco la strinse ancora a sé in un abbraccio, un folle abbraccio, un abbraccio disperato, in cerca di quell’affetto che anche Hermione cercava. Lei si sentiva così bene, così protetta e sicura in quelle braccia forti e calde; avrebbe voluto rimanere così per sempre, a piangere stretta a qualcuno che forse la capiva, che provava ciò che provava lei. L’unica torcia accesa illuminava appena l’aria, ma abbastanza per riconoscersi, per riconoscere i loro occhi, il loro cuore. Le braccia di Draco la stringevano forte, la riscaldavano, la proteggevano da quella solitudine che tanto l’aveva fatta impazzire. Il dolce profumo del ragazzo la invase completamente fino a farle girare la testa. I respiri lenti e profondi si ripresero con difficoltà. I capelli di Hermione, zuppi ma comunque morbidi, le ricoprivano le spalle e stuzzicavano dolcemente il petto di Draco, che accettava con gioia quell’invito, accarezzandoli dolcemente con la mano ancora umida. Rimasero così abbracciati ancora per un po’, finchè Hermione non decise di alzare la testa, e guardare con quegli occhi gonfi di lacrime, gli occhi color ghiaccio del bel biondo. Anche lui la guardò dolcemente, in cerca di un consenso. Hermione però si allontanò piano da lui, senza freddezza, ma in cerca di spazio. I loro sguardi s’incrociarono ancora, e ancora, di nuovo in cerca di una risposta.

-         Her…- la voce di Draco suonava dolce e insicura

-         Draco…- la voce di Hermione nascondeva paura e timidezza

-         Ti prego…- i suoi occhi chiedevano scusa, compassione e affetto

-         Draco…- Hermione lo capiva, si, lo capiva

-         …- non servivano parole a descriverlo, a descrivere come si sentiva…

-         Ti prego…- e anche lei chiedeva scusa.

Non sarebbero bastati altri 200 scusa per descrivere questo attimo. I loro occhi si incrociarono per un’ultima volta prima di chiudersi. Si abbracciarono così in fretta che se non fossero stati innamorati si sarebbero fatti male. Le loro labbra si congiunsero in un gesto spassionato e agoniato, Hermione piangeva, finalmente, di gioia. Draco l’accarezzava febbrilmente, aveva desiderato tanto anche lui quel bacio. Le loro labbra si muovevano freneticamente e le loro lingue danzavano al ritmo dei battiti dei loro cuori, incontrollabile. Le mani si sfioravano e accarezzavano, gli occhi erano chiusi, ma desideravano tanto poterli aprire per scoprire se tutto era vero o se fosse solo un sogno. I loro corpi erano uniti, appiccicati l’uno all’altro, di nuovo spinti da quella forza invisibile. Le mani si muovevano ora di qua e di là, in cerca di una posizione comoda per poter rimanere così in eterno. Le labbra continuavano a giocare e i nasi ancora umidi si sfioravano. Ora le mani di Draco sfioravano le punte dei capelli bagnati di hermione; Hermione aveva legato le sue mani intorno al collo di lui, per non lasciarlo mai andare. Ora lei giocava coi suoi capelli irresistibilmente morbidi e lui le accarezzava finemente la guancia tiepida. Non riuscivano a stare fermi, l’emozione era davvero troppa. Draco si staccò piano da Hermione, che aprì lentamente gli occhi e lo guardò, per capire cosa pensasse.

-         Non mi lasciare ora…- mormorò Draco

-         Non ti lascio-

-         Aiutami…Ti prego Hermione-

-         Ti aiuterò…-

-         Hermione, ti prego, amami…-

-         Ti Amerò Draco, ma ora amami tu…-

E di nuovo caddero nel profondo tunnel dell’amore, si baciarono e sfiorarono, si amarono per un po’ e poi finalmente si sedettero. Draco la guardò dritta negli occhi e lei si perse in quel mare di tristezza, sofferenza e amore…

-         Hermione…io…-

-         Draco…che vuoi dirmi…-

-         Io…-

-         Draco, ascoltami, io ho bisogno di te…io…ho bisogno di te, ora!-

-         Anch’io ho bisogno di te, ti prego, aiutami…-

-         In che cosa ti dovrei aiutare, spiegami…-

-         Devi insegnarmi ad amare, ad amarti…- abbassò gli occhi e le strinse più forte le mani

-         Amami come sai e io ti amerò per ciò che sei…-

-         Vieni qui…- la strinse a sé con sicurezza, come solo lui sapeva fare, le accarezzò piano i capelli e la coccolò per tutta la giornata.

Hermione guardò distrattamente l’orologio: le 17.00…ma com’era possibile? Com’era possibile che il tempo fosse passato così in fretta? Il tempo scorre inesorabile…e tutto si trasforma e muore…e lei aveva dimenticato….

-         Oh no…-

-         Cosa?-

-         Ho, ho dimenticato di fare una cosa…-

-         Cosa? Hermione, cosa?-

-         Io, non te lo posso dire…-

-         Oh…- Draco abbassò gli occhi deluso e lasciò lentamente le sue mani…

-         Non è per te…Draco, tutti abbiamo dei piccoli segreti…-

-         Non ti fidi ancora abbastanza di me?-

-         Io…non lo so…- Hermione non mentiva spesso e non voleva iniziare ora.

-         Ti capisco…ma ricordati, mi devi aiutare tu…-

-         Ti aiuterò…ma ora dobbiamo tornare al castello- lo prese per mano e lo condusse fuori dagli spogliatoi.

La nebbia era sparita e la pioggia aveva cessato di scendere giù dal cielo. Le pozzanghere qua e là impedivano di camminare normalmente, quindi Hermione Draco, mano nella mano, saltellarono di qua e di là, in cerca di un punto d’appoggio. Arrivati al castello si separarono, non si baciarono, ma Draco la strinse forte a sé e poi si diresse verso il suo dormitorio. Hermione invece andò dritta nell’ufficio di Madama Chips.

-         L’ho dimenticata…- Hermione entrò gridando nell’ufficio…

-         Ti avevo raccomandato di…-

-         Ho perso la cognizione del tempo, mi dispiace…-

-         Prendi questa, ha effetti più rapidi, e che non succeda mai più, queste sono rare- le porse una piccola pasticca gialla e l’allontanò dal suo ufficio, con la scusa di dover lavorare.

 

Si sdraiò sul letto, le cuffiette all’orecchio, come sempre, chiuse gli occhi e con la mente vagò tra le nuvole soffici, cercando il dolce e tiepido ricordo delle labbra di Draco sulle sue. Il giorno più bello della sua vita, davvero, era stato il giorno più bello della sua vita. Era ancora un po’ bagnata, infreddolita e, cosa alquanto STUPENDA, l’odore di Draco era ancora impreso nella sua pelle. Era stato così dolce, protettivo, affettuoso, così…umano. Aveva sentito in lui timidezza, tristezza, affetto, dolore e amore. Pochi giorni prima l’avrebbe odiato, e sarebbe stata pronta a giurare che non l’avrebbe mai potuto amare…ma ora…ora era Draco! Era Draco, il ragazzo che amava, che aveva baciato per la prima volta, era davvero lui, Draco!. Ancora una volta il suo sorriso le annebbiò la mente, e ancora una volta cullata da tanti e vari pensieri, si addormentò nel tiepido calore del ricordo d’un bacio.

Quella mattina Hermione si alzò di buon ora e istintivamente portò una mano alle labbra, si diede un pizzicotto, tastò i capelli decisamente spettinati, e poi guardò i vestiti. Non era in pigiama era vestita esattamente come il giorno prima, quindi…quindi non era stato un sogno! Si alzò allegramente, mise le ciabatte e corrette in bagno per fare la doccia; le dispiacque solo dover far scivolare via il dolce profumo di Draco dalla sua pelle. L’acqua scivolò pigramente sul suo corpo, riscaldandola e dandole un dolce sollievo. I capelli crespi pian piano diventarono moribidi e soffici e si attaccarono dolcemente alle spalle nude e pallide. Due piccoli nei sulla spalla destra furono coperti da una lunga ciocca castana e pian piano anche il resto della schiena fu ricoperto dai capelli. Si sciacquò bene il corpo e uscì dalla doccia, si coprì accuratamente con un asciugamano verde. Andò in camera, mise le mutande, il reggiseno, camicia bianca, gonna nera, il pullover grigio, col bel distintivo del grifone al petto, mise il mantello, pettinò i capelli e li asciugò,mise un po’ di profumo e uscì dalla sala, dirigendosi verso il buco del ritratto. Camminò lungo i corridoi, osservò con attenzione i quadri che mai aveva notato prima, scese fino ai sotterranei, camminò a lungo, poi, un po’ insicura, si voltò e tornò ai piani superiori. Pian piano iniziò ad udire voci di ragazzi assonnati, o di ragazzi arrabbiati, o di ragazzi gioiosi. Hermione scese a colazione spinta dalla massa di stupendi vestiti di nero che si preparavano alla loro monotona giornata. Si sedette accanyo a Ginny, e istintivamente guardò il tavolo di Serpeverde. Lì Draco mangiava silenziosamente le sue uova. Cercò il suo sguardo, e, come spinto ancora una volta da una forza sconosciuta, Draco la guardò di sottecchi, quando rivide quel tragico dolore nei suoi occhi, le si sciolse il cuore in lacrime, lui stava soffrendo e ancora lei non aveva capito perché. Draco abbassò di nuovo lo sguardo e con pazienza tornò a mangiare svogliatamente il suo uovo. Hermione si alzò piano e uscì dalla sala, si diresse nell’aula di Trasfigurazione e attese lì l’arrivo dei compagni di classe. La lezione le sembrò lunghissima, due ore con la professoressa McGrannit erano stancanti, perché la sua voce diventava quasi un disco incantato nella mente annebbiata dalle lacrime di Hermione. Al suono della campanella prese immediatamente le pillole, l’acqua, si mise dove nessuno potesse vederla e mandò giù quella benedetta pasticca. Si girò di nuovo verso i compagni, ma tutti erano scappati via per la ricreazione, in classe c’erano solo lei, la professoressa, due ragazze di grifondoro impegnate in un’assidua conversazione su quale fosse il migliore ragazzo della classe e poi…si, c’era Draco che la guardava con gli occhi sbarrati…possibile che l’avesse vista?. Le si avvicinò e la fissò pesantemente con uno sguardo di puro terrore…Hermione aveva una voglia matta di correre ad abbracciarlo e parlargli di tutto ciò che le stava accadendo, ma sapeva che sarebbe stato un errore. Draco abbassò gli occhi, con una nota di delusione alquanto strana e uscì dalla classe senza nemmeno lanciarle un’ultima occhiata. Hermione gli corse dietro, si lasciò i libri e la cartella alle spalle e  lo bloccò afferrandogli il braccio. Si guardarono ancora, gli occhi di lui scintillarono di gioia, ma mai quanto quelli di lei. Draco  le si avvicinò, aveva tanto voglia di accarezzarla, ed Hermione lo sapeva. Anche lei avrebbe voluto sprofondare nel suo petto forte, che tanto aveva asciugato le sue lacrime la sera prima. Ma Draco si bloccò e la guardò, il suo sguardò spiegò tutto. Non poteva, e ne era dispiaciuto. La guardò ancora e ancora e ancora, il tempo sembrava non finisse mai, qualche nota di una canzone familiare risuonava nella testa di Hermione, come fosse la colonna sonora di quel preciso istante. Quanto adorava gli occhi di Draco che dicevano tutto e niente, quegli occhi che ti trasmettevano sicurezza e insicurezza, quegli occhi tristi, gli unici capaci di farla sorridere in quel momento. Hermione mollò d’istinto la presa, ma Draco non se ne andò, ancora la mano in aria, pronta ad accarezzarla, ancora a fissarla, cercando di farle capire. Lo Amava, ne era certa, lo sapeva dalla sera prima, lo sapeva da sempre, in fondo, a quel sogno maledetto che le aveva svelato i suoi desideri nascosti, da quello strano pomeriggio sulla torre di astronomia, lo sapeva….e lo voleva. La campanella suonò di nuovo, ricordando a tutti gli alunni di tornare in classe. Ma né Hermione né Draco si mossero. Quando tutti furono rientrati Draco prese Hermione per mano. La condusse in corridoi che non aveva mai esplorato, la fece salire su, ancora più su e poi di nuovo su. Pensò che la stesse portando alla torre di astronomia, ma quando furono davanti alle scale Draco svoltò a destra e si immobilizzò davanti ad un quadro vecchio, dove l’unico soggetto era un albero maestoso e imponente, secolare, un albero bello…in un certo senso. Draco prese la bacchetta e disse qualche parola ad Hermione incomprensibile, il quadro si spostò, rivelando dei piccoli scalini. Draco strinse più forte la mano di Hermione, senza farle male però, la condusse su, le scale sembravano non finire mai, erano anche di più di quelle della torre di Astronomia, allora esisteva un’altra torre? Una torre più alta? Più imponente? Sarebbe stata l’unica risposta. Dopo qualche minuto Hermione e Draco si ritrovarono davanti ad una piccola porta in legno, chiusacon uno stranissimo lucchetto. Draco frugò nella sua tasca e ne uscì una piccola, minuscola chiave dorata. Aprì senza problemi il lucchetto e la condusse fuori. Un balconcino minuscolo si affacciava sul cielo blu e limpido. Era QUELLA la torre più alta! Hermione si girò stupita verso Draco, che la guardò, ma questa volta con occhi sognanti, e pieni d’amore…la baciò. Il bacio più lungo e dolce della sua vita, pensò Hermione. Lì, qualche metro sopra le nuvole lei stava baciando il uo primo vero amore, lo stava baciando e lo stava amando, come fosse suo, sempre e solo suo. Le loro dita si intrecciarono ancora, le mani forti e morbide di Dracole trasmettevano una sicurezza unica, e tutto sembrava davvero perfetto. Draco aprì piano gli occhi e così fece Hermione, si staccarono e si guardarono ancora, quanti segreti erano racchiusi in quegli occhi. I nasi si toccavano e le bocche, leggermente aperte, mostravano il loro desiderio di ricadere in quello strano vortice di passione. La fronte di Hermione era delicatamente poggiata a quella di Draco e il vento che giungeva da sopra le nuvole le muoveva appena i capelli. Dopo una mezz’oretta Hermione e Draco erano lì, seduti per terra, abbracciati l’uno all’altra, in silenzio a contemplare il loro profumo.

-         Draco…-

-         Mm…- le rispose lui, ad occhi chiusi

-         Perché stai così male?- Hermione non si aspettava una risposta, ma non era sbagliato fare la domanda

-         Perché non riesco ad amarti come vorrei…- Hermione rimase perplessa da questa risposta…

-         Cosa…cosa vuol dire?- questa volta era un po’ più insicura, non era sicura di quale limite stesse sorpassando…

-         Io non credo nell’amore quanto vorrei…- questa volta Hermione aveva capito

-         Perché?-

-         Perché sono stato sempre cresciuto con l’idea che bisogna odiare tutto e tutti, mai inciampare nell’amore…-

-         E cosa ti ha fatto cambiare idea?-

-         Tu, il tuo sorriso, ma soprattutto i tuoi occhi…- Draco la strinse un po’ più forte…

-         Io…Draco…non so se dire che ti amo…-

-         Se credi nell’amore dillo…-

-         Ti Amo-

-         Grazie…- la voce di Draco era risultata più insicura…

-         Ti Aiuterò…ad amare, ti amerò…- lo guardò negli occhi e si avvicinò di più al suo petto…

-         E io imparerò, già sento che ti amerò…- la strinse ancora di più, mentre sottili gocce di pioggia iniziavano a bagnargli i capelli.

E pian piano aprirono le loro ali, per volare ancora più su, più su di quella vecchia torre dimenticata, più su di ogni nuvola, su, oltre cielo, tra le stelle, perché è grazie a loro che la notte riusciamo a vedere i nostri sogni, è grazie a loro che distinguiamo i sogni dalla realtà e, a volte, è grazie a loro che sogno e realtà diventano una cosa sola….

L’ora seguente Hermione Draco si separarono a malincuore per andare dai professori a spiegare che si erano sentiti male e che erano stati tutto il tempo in bagno a vomitare. Il  professor Vitius credette ad Hermione, mentre la professoressa Sprite un po’ meno a Draco, ma accettò la sua giustifica comunque, per il solo fatto che in realtà non aveva notato la sua assenza.

 

Quando il grande orologio della scuola segnò le 14, Hermione si dileguò improvvisamente dal gruppo di ragazze con cui stava parlando e prese, come ormai di consuetudine, la sua fidata pillola bianca, che, pian piano, e si vedeva, stava facendo effetto…in realtà non era sicura se fosse la pillola o Draco a farla sentire così rilassata e spensierata. Le ultime due settimane che aveva vissuto, ne era sicura, erano le più  belle di tutta la sua vita, perché accanto a lei, nei momenti in cui credeva di non riuscire a sconfiggere la depressione, c’era sempre quel dolce e forte ragazzo che la cullava tra le sue braccia. Il pomeriggio lo passavano sempre insieme, su, nella torre più alta del castello, a coccolarsi, a piangere, a baciarsi, ad amarsi…. Hermione era sicura che di lì a poco Draco le avrebbe detto ti amo. Alle 15.30 in punto Hermione era davanti alla piccola porticina di legno. Prese la sua copia della minuscola chiave, la infiò nella toppa ed aprì cautamente. Lì, ad aspettarla come sempre, c’era Draco, che guardava le nuvole con un certo interesse.

-         Ciao Draco- Hermione gli sorrise e gli diede un bacio a stampo sulle labbra

-         Ciao Herm- e lui fece lo stesso per una seconda volta

-         Hai studiato?- fece lei con aria interrogatoria…

-         Si, mamma…- Draco le sorrise e l’abbracciò…

-         Mi preoccupo per te!- fece fintamente offesa, poi si strinse ancora a lui…

Draco prese a farle il solletico nella pancia, così forte che Hermione si mise a urlare in modo convulso e incontrollabile. Dopo un quarto d’ora buono di solletico, Draco la baciò con passione e la fece sedere sulle sue gambe, lui naturalemtne era seduto per terra, con la schiena appoggiata alla parete della torre. Hermione si lasciava sempre andare quando Draco la baciava in quel modo, lo amava, e voleva che lui glielo dimostrasse. Le piaceva quando Draco le accarezzava la schiena, le guance, quando le accarezzava i capelli e glieli spostava, ciocca dopo ciocca, per fare spazio alla sua bella mano pallida. In quei momenti una frase come “Hermione Ti Amo” sarebbe calzata a pennello, ma non lo voleva forzare, voleva aspettare che si sentisse pronto di dirlo, ma soprattutto che si sentisse pronto di amarla fino in fondo, dimostrandoglielo con quella frase. È vero, Hermione si faceva spesso baciare e coccolare, ma ancora non aveva compiuto quel piccolo passo che tanto bramava, ma che allo stesso tempo le faceva una paura cane. Se lei avesse dato un minimo cenno d’assenso, Draco sarebbe andato fino in fondo lo sapeva, ma sapeva anche che l’amava e che lui non avrebbe mai fatto niente per forzarla. Non sapeva se Draco fosse o no ancora vergine, ma non le importava, perché ora era lei che gli stava davvero insegnando ad amare, ed era a lei che presto avrebbe detto quelle due semplici e piccolissime parole che imprigionano milioni di cuori. Ogni sera, alle 19.30, Hermione tornava al dormitorio, alle 20.00 prendeva la pillola, riguardava i compiti e, senza scendere giù a cena, sgranocchiava qualcosa e andava a dormire. Stava conducendo una vita molto contenuta, dove i suoi unici interessi erano Draco e lo studio, ma a lei andava bene così, Draco stava diventando tutto il suo mondo, e ne era felice. Lui ssteneva che stesse diventando troppo asociale e troppo magra soprattutto, ma lei non lo ascoltava e viveva in pace con se stessa, ogni tanto andava da Madama Chips, e ogni volta usciva sorridente dall’ufficio, perché le cure davano i risultati sperati. La vita le andava un incanto e finalmente aveva un amore.

 

Quella mattina Hermione si svegliò con la certezza che quello sarebbe stato un giorno speciale. Era un Giovedì come tutti gli altri, apparte il fatto che quel giorno le lezioni erano state annullate, a causa della disinfestazione dai piccoli esseri che si erano nascosti in ogni angolo libero del castello, tranne, naturalmente, la torre sconosciuta e la stanza delle necessità. Hermione mise una gonna nera, a pieghe, che le copriva più o meno tre quarti della coscia; sopra un camicetta bianca, a maniche lunghe, un po’ sbottonata sul collo e abbellita dal disegno di un paio di ali, nere, sulla schiena. Mise gli stivali neri naturalmente e scese nella Sala Grande. Attraversò con cautela il giardino e si diresse verso le serre. Lì, ad attenderla, il suo bellissimo Draco, in jeans e maglietta, i capelli un po’ spettinati e l spalle coperte dal suo fedele mantello nero. Si incamminarono insieme e, come era stato concesso a molti alunni, si diressero ad Hogsmeade. Girarono per la città, mano nella mano, attenti a non farsi vedere da occhi indiscreti.

-         Draco…cambiamo…-

-         Cosa?-

-         Cambiamo strada, queste le conosco già tutte, andiamo in posti che non conosciamo…-

-         Ma le altre strade sono tutte case in pietra e nient’altro…-

-         Voglio vedere le case in pietra..- gli fece gli occhi dolci e lo tirò dalla mano.

Lo guidò in stradine strette e sconosciute, dove, qua e là, c’era qualche gruppo di giovani maghetti che giocavano o facevano finta di essere già in possesso di una bacchetta magica e di poterla utilizzare. Dopo un’oretta Draco ed Hermione trovarono una piccola e accogliente locanda. Si fermarono a pranzare, nonostante fosse ancora presto. Risero e scherzarono più di chiunque altro nel locale e qualche coppia li guardava invidiosi, non sapeva cosa sarebbe successo…Draco pagò il conto e insieme ad Hermione tornò ad esplorare la città. Dopo un’altra oretta Hermione si guradò bene intorno e decise di prendere un piccolo sentiero incolto sulla sinistra. Li condusse in un boschetto di pini e, infine, in un piccolo prato verde, nonostante fosse pieno inverno. Hermione non si potè trattenere e iniziò a trotterellare di qua e di là, nonostante lo spazio fosse ristretto, fece una decina di giravolte e poi, sfinita, cadette a terra, con la testa che le girava ancora per la grande trotterellata. Draco le si sedette accanto…

-         Sei bellissima…-

-         …- Hermione gli sorrise con dolcezza

-         Ancora più bella del solito…-

-         Grazie amore…- si alzò sui gomiti e lo baciò castamente, ma Draco le sorresse la schiena e la trattenne a sé per approfondire il bacio...

Hermione legò le sue braccia intorno al collo di Draco e improvvisamente si rese conto della voglia che aveva di potergli dimostrare ancora più amore…ma come farglielo capire? Si mise in ginocchio davanti a lui, continuando a baciarlo ad occhi chiusi, poi si staccò, con un certo dispiacere di Draco, lo guardò negli occhi, con aria sicura e lo abbracciò stretto, avvicinò la sua bocca all’orecchio di Draco…

-         Ti prego, ora…- gli sussurrò dolcemente e con queste poche parole disse più di quanto avrebbero potuto fare mille e mille poetiche frasi.

Draco ricambiò l’abbracciò, la guardò anche lui dritta negli occhi, e quando vide la bella ragazza sicura di sé, la baciò e la fece sdraiare sotto di sé. Con sicurezza, ma allo stesso tempo con le mani tremanti, Draco le sbottonò la camicetta, per rivelare il suo reggiseno nero di pizzo. Fece scivolare piano la camicetta sui fianchi, senza toglierla però. La baciò dolcemente all’altezza dell’ombelico, per poi risalire con immensa delicatezza sul suo collo e sulle sue labbra. Fece scivolare ancora di più la camicetta che scese oltre le spalle e si liberò dalle fini braccia di Hermione. Draco la guardò e non potè che pensare “è bellissima”. Continuò a baciarle il collo, spostò piano i capelli e le scoprì le spalle, ancora visibili, perché Hermione era poggiata sui gomiti. Un piccolo iuffo di capelli si spostò, rivelando due piccolissimi nei; Draco baciò quel delicato punto ed Hermione rabbrividì, e chiuse piano gli occhi, lasciandosi trasportare. Draco tornò a dedicarsi alle labbra carnose ed Hermione si lasciò cadere per terra. Le mani di Draco vagarono sui fianchi di Hermione e giunsero alla cerniera laterale della gonna di Hermione, l’abbassò con mani tremanti, lentamente, per dare il tempo alla sua dolce ragazza di ripensarci, ma Hermione non disse niente e ancora con gli occhi chiusi, disegnò nella sua mente la scena che stava vivendo. Anche la gonna nera scivolò giù, lasicnado scoperte le sue belle e magre gambe. Ancora una volta Draco la guardò, ma questa volta non pensò…

-         Hermione, sei bellissima…- fu l’unica cosa che riuscì a dire, prima di lasciarsi andare ancora una volta.

Anche Draco iniziò a spogliarsi, Hermione aprì gli occhi e incontrò immediatamente gli occhi impauriti di Draco, ma lo rassicurò, sorridendogli. Il petto liscio e scolpito del ragazzo si poggiò delicatamente su quello di Hermione e ben presto la biancheria intima dei due volò via grazie alle abili mani di Draco. I due diventarono presto una persona sola, sorretti da dolci sospiri di passione e dalle candide ali dell’amore. Hermione si sentiva finalmente felice, una felicità indescrivibile, sapeva bene di trovarsi sulla terra, ma in un istante tutti i suoi pensieri sparirono e si sentì come se fosse sulle nuvole, sentì il tepore dell’aria, le candide nuvole soffici scivolarle tra le dita, sentì che tutto in quel momento era confuso, ma perfetto, confuso, ma bello, confuso e felice, tutto era confuso, ma tutto era certamente amore. Ancora con gli occhi chiusi, Hermione scendeva piano dalle nuvole e tre parole accompagnarono quella lenta discesa:

-         Hermione Ti Amo!- le sussurrò Draco arrivato anche lui al culmine, a quella confusione tanto bramata…

-         Anch’io Ti Amo Draco, ti amo e ti amerò sempre- Hermione aprì piano gli occhi e assaporò quell’odore buonissimo, che sapeva di amore.

Una coperta comparve magicamente dal nulla, Hermione e Draco si strinsero forte in un abbraccio.

-         Hermione ti amo, ti amo ti amo ti amo ti amo ti amoooo- non voleva più smettere di dirlo

-         Ti Amo più di ogni altra cosa e sono felice qui, con te, sono felice, perché con te sono stata ancora una volta lì, tra le nuvole, più in alto di chiunque altro.-

-         Io sono stato ancora più su, tra le stelle, perché è lì che ho trovato te, la mia luce- ormai con le lacrime agli occhi Hermione si strinse ancora di più a Draco, e assaporò quel dolce momento, indimenticabile e ormai indelebile nella sua mente, Hermione aveva fatto l’amore e l’aveva fatto con qualcuno che amava.

 

Draco ed Hermione erano ormai rivestiti e composti, la coperta era sparita, ma al contrario, la felicità di Hermione era ancora presente nell’aria, come la rugiada prima che sorga il sole. Si presero per mano e tornarono nel cuore del villaggio. Camminarono ancora un po’, ma lungo il cammino sorse il sole e la rugiada sparì. Draco stava per abbracciare forte Hermione, quando davanti ai suoi occhi, con un’aria decisamente disgustata, apparve suo padre…

-         Draco…-

-         Papà…- Draco lasciò andare Hermione ma non la allontanò…

-         Cosa stai facendo…cosa ti ho insegnato? E per di più…con una mezzosangue…-

-         Non ti rivolgere a lei in questo modo, sono finiti i giorni in cui tu e i tuoi stupidi valori mi comandate a bacchetta e mi fate crescere come un uomo di ghiaccio, non ti darò mai più ascolto…-

-         E invece si che lo farai, perché io sono tuo PADRE…-

-         Ti odio, tu mi hai insegnato ad odiare e io ora ti odio…-

-         Come…osi!- Lucius Malfoy non ci pnesò due volte…- Crucio!- e Draco cadde a terra urlando

-         No!!!- le grida disperate di Hermione risuonarono nell’aria…

-         Zitta tu!- lanciò Hermione lontano e la neutralizzò legandola

-         Her-Mi-One…Scap-Pa!!!- Draco parlava a fatica, ma non aveva smesso di pensare ad Hermione

-         Morirai…- e Luicius non ci pensò due volte, nonostante fosse suo figlio, nonostante fosse sangue del suo sangue…- Avada Kedavra!- una luce verde uscì dalla bacchetta dell’uomo e in quel medesimo istante le lacrime abbandonarono per la prima volta dopo tanto tempo gli occhi di Hermione.

Il mondo e il cielo crollarono d’improvviso, il cuore di Hermione si spezzò come un bicchiere di cristallo che cade a terra, tutto il suo mondo, la sua vita, all’improvviso, non ebbe più un senso, tutto in quel momento diventò buio nella testa di Hermione, la confusione si imprigionò di lei e la testa l’abbandonò completamente, la disperazione si impossessò del suo corpo. Non si mosse, non cercò di liberarsi, di fuggire, no, guardò il suo mondo allontanarsi velocemente. Quello che accadde dopo fu molto confuso. Degli uomini si avvicinarono e immobilizzarono Luicius Malfoy, qualcuno corse a liberarla, le sfiorò una spalla, ma non sentì bene le parole che le dicevano, voleva morire, voleva farlo, ora. Prese a correre, più veloce che poteva. Arrivò al castello, inciampò in qualche gradino, sbattendo le labbra. Il naso e la bocca sanguinanti, le lacrime che scendevano copiosamente dai suoi occhi, quegli occhi che tanto avevano guardato quelli dell’innamorato. Salì le scale su, su ancora più su, prese la bacchetta e pronunciò tra i singhiozzi la parola d’ordine, salì ancora quei piccoli scalini, prese la chiave che portava sempre con sè, ma le cadde dalle mani…

-         No!- le sfuggì un piccolo grido.

-         Alohomora- prese la bacchetta e con quel semplice incantesimo la porta si spalancò.

Si guardò intorno, il loro angolo, quelle soffici e candide nuvole, quelle piccole incisioni sul muro che sarebbero rimaste lì per sempre per ricordare il loro amore. Si tolse il mantello e una piccola scatolina uscì dalla tasca interna, Hermione riuscì a distinguerne la sagoma, nonostante la vista annebbiata dalle incessanti lacrime, la piccola scatolina che le aveva regalato tanti momenti di gioia…ci pensò un secondo, quel giorno aveva dimenticato di prendere la sua piccola e fedele pillola pianba, tanto meglio. Mise un piede sul cornicione, si guardò ancora una volta intorno. Si fermò. Il tempo si fermò con lei, i ricordi affollarono la sua mente e Hermione chiuse gli occhi. Si lasciò cadere, in qualche secondo tutta la sua vita le si parò davanti, o meglio tutta la sua vita con Draco, ebbe la piacevolissima sensazione di toccare le nuvole, proprio come nei suoi sogni. Sperò per un minuscolo istante che le spuntassero due ali, che la magia la sorreggesse ancora una volta, ma così non fu e, prima di toccare il suolo, l’ultimo pensiero fu quello “Draco, Ti Amo e Ti Amerò Sempre, io e te tra le stelle, per sempre…”.

Epilogo

“L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi.” (Jim Morrison)…né Hermione né Draco hanno mai smesso di guardarsi negli occhi e fino all’ultimo si sono mostrati per quello che sono e non si sono innamorati semplicementedi una persona, ma del suo sguardo, della sua anima…

“A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo” (Jim Morrison) Hermione ha cancellato la sua vita in un attimo, ma per tutta la sua vita non ha mai dimenticato quel piccolo attimo durante il quale ha incontrato VERAMENTE, per la prima volta, gli occhi di Draco.

“Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.” (Jim Morrison)…Hermione e Draco non hanno mai smesso di sognare e insieme sono volati lì, oltre il cielo, tra le stelle, che illuminano sempre e comunque i nostri sogni spensierati.

“Se ti dicono che l'amore è un sogno, sogna pure ma non stupirti se ti svegli piangendo” (Jim Morrison)…quante lacrime ha versato Hermione? Infinite. Ha vissuto il suo piccolo sogno e con amarezza si è svegliata piangendo, ma di fianco al suo amato, accanto a Draco…

“In questo mondo di guerra e violenza anche i fiori piangono..e noi continuiamo a credere che sia rugiada..”(Jim Morrison)…quel venerdì la rugiada non sparì al sorgere del sole e come Hermione, i fiori, le piante, la terra continuò a piangere perché non trovò una spiegazione. Perché vivere in un mondo così meschino e orribile, in un mondo che ti fa soffrire e piangere? La terra non trovò mai una risposta, ma con sicurezza ORA ti dico: vivi per sognare, vivi per scoprire ciò che ancora non sai, vivi per conoscere, ma soprattutto, vivi per amare.

Firmato…

XxUn’InnamorataxX

 

 Indovinate un pò chi sono?! quanto tempo....c'è stato un periodo in cui ispirazione zero...perchè la fic di prima non mi convinceva per niente così eccomi qui con una one-shot...si fa per dire. so che le one-shot di solito sono molto corte....magari durano solo un giorno e che nn sono così complicate....è che mi seccavo dividere in capitoli ^^....come sono pigra....comunque ragazzi molto cupa sta fic...ma romanticissima, come tutte le mie ff del resto no? ;) bhe spero di attirare un pò di lettori, magari qualche vecchio lettore che si chiedeva "ma dov'è finita quella brava strittice super mielosa ed extra depressa?" (illusa ^^) vabbè...come si capisce dalla fic...sognare non fa male...è stranissima sta fic, mi ha coinvolto molto sentimentalmente, mi sono quasi messa a piangere, ho cercato di descrivere al meglio le situazioni in cui si trova Hermione. naturalmente essendo io una scrittrice romantica la scena del duello tra Draco e il padre fa schifo l'ho taglia ta e riscritta cento volte...sono più brava a descrivere i sentimenti...insomma...non mi bocciate...un 6 lo merito no? poi voi direte sta cosa strana tra "Hermione e Draco"...io sono sempre stata una h/d però ancora non  ne avevo scritta una....e di questa sono abbastanza soddisfatta...ah...che ne dite della scena del prato? mi sono scervellata e sono riuscita a trovare solo questo luogo (apparte il mare che mi sembrava banale...) abbastanza romantico. comunque...l'altra fic la lascio così...in sospeso...chissà...magari mi viene l'ispirazione...intanto voi commentate questa come al solito vi avverto di scrivermi anche se faccio schifo così mi miglioro...comunque...a tutti i lettori e a tutti coloro che recensiranno VVTTTTB

Grazie di tuttoooo

XxUn'innamorataxX (sempre la vostra però...;) )

 

  
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