Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: MadLucy    25/03/2012    7 recensioni
Diciotto anni dopo,dopo Maka,Kid,Black*Star e gli altri,ci troviamo qui. A Death City.
Dove un tempo tutto è iniziato,e ricomincerà di nuovo.
Chi occuperà i banchi della Shibusen? Chi saranno i protagonisti di questa storia? Ma loro,ovviamente.
I figli dei nostri eroi.
La nuova generazione di Soul Eater non passerà meno guai dei loro predecessori; dovrà vedersela con manie di protagonismo,nevrosi da simmetria,lividi da enciclopedia e attacchi di panico,senza contare i loro genitori...
Ma la follia minaccia di nuovo il mondo,più forte che mai...a causa di chi? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ran e Cassian regolano i conti. Adelle Gorgon non è chi dovrebbe essere, amore calcolato e pianto nel sangue?






Ran sorride, quasi con dolcezza.
-Hai paura?-
-Forse.-
Cassian sguaina una spada dalla cintura, la fa roteare con agile naturalezza davanti a sè.
-Allora perchè insisti così assiduamente a combattere?- Sospira. -Morirai.-
-Molto probabilmente. Ma voi mi avete costretto a provarci, per tutti questi anni.-
I loro occhi sono incatenati, in un incantesimo di pietra.
-Costretto?-
-Tua madre e tuo padre hanno pagato i loro errori, Ran. Ma non a sufficienza. Non basta.- Avanza di qualche passo, una nuova rabbia nelle iridi gelide. -Devi pagare anche tu, per le loro azioni. Così come ho pagato io, per anni e anni.-
-Davvero commovente!- Ran scuote la testa. -Sei solo un bambino arrabbiato, cugino. Ciò non ti permette comunque di rovinare tutto il divertimento.-
Fa un cenno distratto con la mano. Le bende che avvolgono il suo corpo prendono vita, scattando come serpenti inferociti verso Cassian. Lui le evita senza difficoltà, per poi mozzarle con la spada. Le strisce di stoffa ricadono a terra, inutili, e due ondate di energia d'un blu nerastro cercano di comprimere Ran da un lato e dall'altro. Lei le blocca con i palmi delle mani, facendoli disintegrare miseramente.
-Con divertimento intendi sterminare tutti quelli che vivono nelle circostanze e cercare di dilagare nel mondo un maledizione che porterà alla distruzione dell'intera umanità?- Cassian sbotta in una risata.
-Intendo fare quello per cui sono nata.-
Cassian la raggiunge correndo, cercando di colpirla ad una spalla. Lei afferra la punta della lama, vagamente divertita.
-Cosa speri di fare con questa, eh?!- La storge con un secco crack, arrotolandola su se stessa. Il metallo obbedisce docilmente alle sue dita sottili e bianche come il latte.
Il ragazzo gioisce silenzioso. Approfitta del suo infinitesimale attimo di disattenzione e sfiora il suo avambraccio su cui prendono forma, come tracciati da una matita leggera dalla punta impeccabile, i profili appena accennati di ragni color ombra. Sì, proprio ragni: si possono distinguere le lunghe otto zampe, che percorrono adagio la pelle diafana della ragazza.
Lei aggrotta appena le sopracciglia brune.
-Che spreco di tempo. Questo combattimento è patetico. Possibile che tu non sia riuscito ad imparare un incantesimo decente?!-
Passa i polpastrelli sopra le figure dei ragni. Non scompaiono, però. Anzi, raggiungono il collo candido, simili a tatuaggi.
-Cosa sono?- domanda genuinamente incuriosita.
-Un incantesimo decente.- Cassian ridacchia, nel vedere la cugina disorientata. -In questo momento questi simpatici tesorucci stanno raggiungendo la tua mente, e ben presto inizieranno ad estirparne ogni forma di malvagità. Tutto ciò che vi è di oscuro.- La osserva pensoso per qualche istante. -In effetti l'ho solo trovato in un libro di mia madre. Non l'ho mai provato, quindi non so quali sono gli... effetti collaterali. Starò a vedere, dunque.-
Sorride soddisfatto, mentre Ran strizza le palpebre in una smorfia di dolore.
-Cosa diamine...?!-
Rumori nauseanti, di carne strappata, giungono dal suo capo pulsante. Track, track, track. Una tortura lenta. Cassian, cruda esultanza sul volto impassibile, assiste trionfante.
La ragazza spalanca gli occhi. Lacrime d'ossidiana scivolano sulle guance, il rosso nelle iridi pare così liquido da poter gocciolare anch'esso.
Padre, dammi la forza. Non posso tradirti adesso, in questo modo. Dammi la forza.
E, nel silenzio carico d'attesa, i ragni si disintegrano come miraggi alla luce del sole. Lo sguardo di Cassian, ora, è uno specchio di vuota incredulità. Non sorride più. Ran sì.
Congiunge le mani, come in preghiera: nella stanza esplode un caotico inferno.
I frammenti di specchio, che ricoprono l'intero pavimento, vorticano improvvisamente in turbine di vetri e sangue: saettano, micidiali, conficcandosi nelle pareti.
Cassian protende uno scudo semicircolare attorno a sè, per evitare d'esserne colpito, e queste rimbalzano disintegrandosi contro i muri.
- Quello per cui sei nata... Davvero un nobile scopo.- commenta ironico, ragionando rapidamente su come fare per calmare quella bufera.
-Il tuo è vendicare una madre che non ti ha mai nemmeno guardato in faccia. Lo consideri molto più lodevole?-
Lui ride. -Non giudicare, Ran. Non giudicare ciò che non sai.-
-Ohh, Cassian, piccolo Cassian: non esiste peggior sordo di chi non vuole sentire.-
Ran muove le dita della mano sinistra, premute contro il palmo della destra, con il sorriso di chi sa di avere già vinto.
E lì, sulla pietra grigiastra, si aprono squarci aguzzi. Crepe da cui sgorga un vischioso liquido nero, cola sul pavimento scivolando fra quegli specchi rotti e cela al suo sguardo atterrito ogni piastrella macchiata di rosso. Solo un colore denso e buio, freddo come la notte, lo accerchia carezzando minaccioso la circonferenza dello scudo.
I colpi, le stilettate energiche che le schegge producono contro esso lo stanno lentamente indebolendo. Un finale scontato, in fondo.
-Quanto può reggere una mente come la tua alla follia pura e semplice?- La voce di Ran è trasognata. -Senti che buon profumo ha. Di desideri insperati, di sogni irrealizzabili. Di tutto quello che si può ottenere violando equilibri ed ordini che scherniscono la nostra libertà.- Si allarga sempre di più, la pozza. Lo scudo trema.
-Non esiste incantesimo che può reggere il confronto. Non esiste potere in grado di distruggere ciò che è la materia creatrice di questo universo.-
Anche Cassian trema, sfiancato dalla fatica.
-Noi siamo follia. Io sono follia. La follia deve prendere il controllo. Io devo prendere il controllo. Tu cerchi di impedirmelo. La follia ti ucciderà...io ti ucciderò.-
Poi lo scudo s'infrange e le porte della sala si spalancano rumorosamente.



-Pronti?- Shi si volta verso di noi. I suoi occhi blu mare scintillano pacati nel buio fitto e senza scampo del corridoio.
-Pronti.- Ace deglutisce risoluto.
-Andiamo?-
Le labbra di Silver si incurvano in un ghigno strafottente. -C'è bisogno di chiederlo?!-
-Mickey, ti senti meglio?- mormora la gemella, piano.
Il ragazzino biondo sorride entusiasta, battendo le mani. -Mi sento una giraffa! Aaah, aaaahh!-
-Ehm... lo prendo per un sì.- Shi sospira e annuisce. -Procediamo.-
Procediamo. Rabbrividisco sotto la giacca, un rivolo gelido mi attraversa la spina dorsale.
No, non sono pronta. No, non salverò proprio nessuno dalla follia. No, non sono chi dovrei essere.
Quel fuoco di cui gli altri ci hanno parlato si dov'essere per forza sbagliato: Adelle Gorgon non è un'eroina, non lo sarà mai. Maka Albarn lo era, la più grande Meister dei suoi tempi.
Ma io?! Io no. Io sono solo una codarda. Una codarda sciocca e vile che trema in un corridoio troppo buio.
-Addy?- Sollevo lo sguardo, concentrato intensamente sul pavimento lastricato di pietre squadrate. Incontro gli occhi vivaci e calorosi di Ace, una carezza su questa pelle pallida che continua a tremare.
-Come stai? Ti sei ripresa, dopo...?-
-Sì, davvero. Solo che... insomma, se non sono capace di controllare nemmeno i miei poteri... che razza di strega sono?!- concludo esasperata da me stessa.
Quelle immagini si susseguono ancora nella mia mente, rapide e terribilmente reali: le lingue di fuoco vicine, troppo vicine, a lambire la mia figura accasciata al suolo... e poi pace, silenzio.
-Non è colpa tua. Decidono loro quando farsi sentire, e spesso con un ottimo tempismo. Per cui, non c'è motivo di lamentarsi.-
Infila le mani nelle tasche della felpa rossa, pigramente. Annuisco, senza molta convinzione. -Non vi sarò molto utile.-
Scrolla le spalle. -Pazienza. Probabilmente nemmeno io, se quella testa calda di Theo decide di far rinsavire Ran solo con la sua bella faccia.-
Ridacchio roca mio malgrado. Solito vecchio Ace, meno male che non cambia mai.
Seguiamo Shi e gli altri, dirigendoci a passo sicuro verso quella porta chiusa dai pesanti battenti. Verso la morte.



-Eccovi qui! Immaginavo che sareste arrivati, prima o poi. Non pensate di avermi colto impreparata.- Ran fa cenno di no con il dito, sorridendo allegra.
-E quando mai.- replica Shi sarcastica. Appena il suo sguardo s'era posato sulla figlia del Kishin, era divenuto acuto e tagliente come la lama che è.
Ci troviamo in una sala... decisamente a pezzi. Per terra ci sono macerie che riflettono la luce che filtra dal corridoio, imbrattate di una strana poltiglia rossastra che non ho il coraggio di identificare. Sembra quasi che qualcuno si sia messo a disintegrare delle vetrate con un martello... e poi si sia squartato. Un disgustoso macello.
-Eppure, lasciatevelo dire: siete parecchio in ritardo.- Fa un cenno con la mano, dietro di sè. Ed allora li vedo.
La figura di Cassian, a terra, con la testa fra le mani.
La figura di Theodore, zuppa di sangue, riversa su dei gradini come una bambola rotta.
Ace sgrana gli occhi, inorridito, il viso offuscato da un'ombra di terrore.
Sento un tonfo: Grace, sulla soglia della porta, geme e corre verso Cassian, lasciandosi malamente cadere vicino a lui. Si china sul suo volto premuto contro le piastrelle, preoccupata.
Shi urla, mentre le iridi turchesi si colmano rapidamente di lacrime.
-Non è morto, stupida.- ribatte Ran sprezzante. -L'ho solo stordito un attimo.-
-Stronza!-
Oddio, l'ha detto -anzi, urlato- sul serio.
Tutti tacciono. Cade un silenzio pesante.
Il mio sguardo saetta da Shi a Ran, da Ran a Shi. Una trema convulsamente, le mani strette in pugni. L'altra la osserva, innaturalmente calma.
-Stronza.- ripete la giovane Shinigami, con voce rotta, mentre una lacrima riesce a sfuggire ai suoi occhi color cobalto. -Lui ti a...ama, non te ne sei accorta?! Perchè gli hai fatto questo?! Sei solo una stronza.-
Nessuno azzarda una parola. Il corpo di Silver*Star è in tensione, pronto a scattare, quasi temesse in un movimento improvviso di Ran; Mickey, piccolo piccolo alle spalle della sorella, ridacchia nervosamente tappandosi la bocca con le mani. Ace fissa ancora il suo Meister, devastato, come incapace di credere allo spettacolo terrificante che gli si presenta davanti.
-Amore. Amore, amore, amore.- canticchia Ran, derisoria. Sembra emanare un'aura di tenebre. -Credi forse che significhi qualcosa? Futile sciocco sentimento umano. Sì, è solo questo, umano: perciò debole, instabile e fin troppo celere. Gli umani si stancano presto degli altri umani, i legami si spezzano poichè non hanno fondamenta solide. Perchè opprimersi anche del peso altrui? Nel mio cuore c'è solo spazio per ciò che desidero. Non riesco a provare alcun tipo d'affetto per lui, è troppo precario per significare davvero qualcosa nella mia vita.-
La cosa che colpisce, nelle sue parole, è questa spiazzante gelida lucidità. Un razionale logico calcolo, un delirio mostruosamente folle. Come si può analizzare l'amore?
Ran scuote i boccoli scompigliati. -Inoltre sei veramente senza cuore. In un momento come questo, pensi a Theodore e non al tuo povero zietto?-
Zietto? Ma di quale zietto sta parlando?! Anche Shi sembra confusa.
-Parla chiaro!-
-Più chiaro di così. Oh, significa che non lo sai? Beh, coraggio, bambolina, illumina gli ignari qui presenti.- Sorride. Sembra proprio divertirsi un sacco.
Grace abbassa gli occhi celesti straripanti d'ansia, sospira impercettibilmente. Sfiora con dita leggere, carezzevoli, la fronte sudata di Cassian, ancora intento a liberare la sua mente dalla follia.
Mormora parole inudibili, e... le distinguo.
Fra i capelli corvini e lucenti di lui, come seta tessuta con destrezza, sono apparse fin troppo evidenti delle striscie candide. Delle linee.
-Mi state dicendo...- comincia Ran fingendosi incredula, -di non sapere che è il fratello dell'attuale Shinigami, di Death the Kid?-
Shi schiude le labbra in una smorfia esterefatta. -Oh, Dio.-






























Note dell'Autrice: Ma quanto in ritardo sono?! o.o Di millenni! Millenni! Perdonatemi, popolo di Efp, se potete. U.U
Questo capitolo è stato un vero parto, eh. L'ho scritto, cancellato un pezzo, aggiunto un'altro, rielaborato questo e quello...uff! >.< Spero che il combattimento -la parte più critica, per me!- risulti quantomeno leggibile.
Beh, per farmi perdonare sono tornata con una bella novità, eh? Chi l'aveva indovinato alzi la mano!
Non posso sapere se avete alzato la mano. Ditemelo via recensione, allora: avete alzato quella mano???
...ehm...povera me. Meglio ignorarmi. Riformulo la richiesta: recensite, gente! Meno minaccioso, non trovate? ^-^

Lucy

  
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