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Autore: Row    26/03/2012    0 recensioni
Il mito di Narciso. Narciso, di straordinaria bellezza, degna di un dio, era un giovane vanitoso e crudele. Respingeva tutti i suoi pretendenti con freddezza, ma cosa successe quando fu lui a innamorarsi?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NARCISO

"Contempla gli occhi che sembrano stelle,
contempla le chiome degne di Bacco e di Apollo,
 e le guance levigate, le labbra scarlatte,
il collo d'avorio, il candore del volto soffuso di rossore ...
 Oh quanti inutili baci diede alla fonte ingannatrice!...
 Ignorava cosa fosse quel che vedeva, ma ardeva per quell'immagine ..."
Ovidio (Metamorfosi III)
 

 
La storia di questo giovane, che mi appresto a raccontarvi, è ambientata nell’epoca che a mio parere è la più bella di tutte: l’antica Grecia, in cui veniva celebrata la bellezza, in cui dominava la ragione e il pensiero filosofico, in cui storie come questa erano alla base dei più bei miti e racconti.
La vicenda narra di un giovane la cui bellezza fu la causa della sua stessa rovina. Narciso.

Nacque dalla ninfa Liriope e dal fiume Cefiso un bambino di indescrivibile bellezza e grazia, pari a quella di un dio. La madre, volendo sapere quale sarebbe stato il destino del proprio figlio, si recò dal più grande degli  indovini, Tiresia, che dopo aver osato guardare le nudità della dea Atena, venne punito da questa, che lo rese cieco, ma donandoci la facoltà di predire il futuro.  Tiresia annunciò a Liriope che suo figlio avrebbe raggiunto la vecchiaia solo “se non avesse conosciuto se stesso”. La madre, che non aveva compreso le parole dell’indovino, se ne andò dimenticandosi della profezia.

Gli anni passavano e Narciso cresceva forte e di una bellezza tanto dolce e raffinata che sembrava fosse stato baciato da Aglaia, la Grazia dello splendore. Tutti, che fossero uomini o donne, giovani o vecchi, si innamoravano di lui, ma Narciso, orgogliosamente, respingeva tutti i pretendenti. Famoso per la sua crudeltà e vanità, un giorno regalò una spada ad Aminio, il suo più acceso spasimante, chiedendogli di togliersi la vita se lo amava davvero. Tanto era grande il sentimento del ragazzo che prese la spada e si trafisse il cuore.

Il caso vuole che la storia di Narciso si intrecciasse con quella della ninfa Eco.

Tutti sapevano della gelosia della dea Era, che era sempre alla ricerca dei tradimenti del marito, Zeus. Un giorno si rese conto che le continue chiacchiere della ninfa Eco erano solo un modo per tenerla impegnata affinché le amanti di Zeus potessero scappare. La sua rabbia fu così grande che condannò Eco a ripetere per sempre le ultime parole dei discorsi che le si rivolgevano.

Un giorno, mentre Narciso era a caccia di cervi, venne visto dalla ninfa, che se ne innamorò, ma non potendo parlare per prima si limitò a rimirarlo da lontano. Dopo che Narciso ebbe smarrito il sentiero decise di mostrarsi andandogli incontro e offrendosi come dono d’amore.
Ma ancora una volta il giovane reagì con freddezza e allontanò la ninfa inorridito. Eco piena di vergogna e con il cuore infranto scappò via, trascorrendo il resto della vita nei boschi e in valli solitarie con un solo pensiero in mente: Narciso, e questo pensiero era così struggente che si dimenticò di vivere, e il suo corpo iniziò a deperire, e di lei rimase solo la voce, che continuava a ripetere le ultime parole che le venivano rivolte.

Gli dei, indignati per il comportamento di Narciso, mandarono Nemesi, la dea dello sdegno e della vendetta, che punì il crudele giovane. Questo, infatti, vagando nel bosco arrivò presso una fonte d’acqua e chinandosi per bere vide per la prima volta nella sua vita la sua immagine riflessa. Si innamorò perdutamente del bellissimo giovane che stava fissando, del suo bel volto, della sua candida chioma, della sua pelle perfetta, senza rendersi conto che era lui stesso. Cercò in ogni modo di baciare e abbracciare e accarezzare quell’immagine, ma ogni volta spariva e riappariva tra le increspature dell’acqua. Narciso rimase per lungo tempo a rimirare la sua immagine, dimenticandosi di mangiare e di bere, e non volendosi allontanare per paura che potesse sparire. Così si avverava la profezia di Tiresia, e Narciso morì, struggendosi per il suo impossibile amore.

Quando le Naiadi e le Driadi andarono a prendere il suo corpo, al suo posto trovarono uno splendido fiore bianco che da lui prese il nome di Narciso.

Si narra che il giovane attraversando lo Stige, il fiume che porta nell’Oltretomba, si sporse dall’imbarcazione su cui viaggiava affacciandosi sulle acque putride e limacciose, per poter rivedere ancora una volta il suo amato.
 
 
**Lettori spero vi sia piaciuto il mito di Narciso. Secondo me è uno dei più belli di tutta la mitologia. Lasciate un commentino! Dai che mi fate felice se lo lasciate! Bye, Row.  
 
  
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