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Autore: giambo    26/03/2012    12 recensioni
Un guerriero tormentato dai sensi di colpa.
Una cyborg incapace di lasciarsi alle spalle un passato di morte, dolore e follia.
Un mondo che cerca, dopo il Cell-Game, di ripartire.
Rabbia, dolore, sensi di colpa, amore, eros, follia.
Sono questi sentimenti che stanno provando gli eroi di questo mondo.
Sta a loro cercare un motivo per andare avanti e ricostruire questo mondo, oppure lasciarsi andare nell'oblio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17

 

Il sole illuminava con forza il tetto della Kame House. Il calore che emanava l'astro infuocato aveva dell'incredibile. L'aria tremolava come se fosse fatta di vetro liquido. Il caldo era afoso e si appiccicava fastidiosamente sulla pelle.

Crilin si trovava sulla spiaggia della piccola isola. Il terrestre osservava con un misto di nostalgia e tristezza la casa davanti a se. Sentiva. La sentiva. Sentiva dentro di se una sensazione ormai diventata, per lui, terribilmente familiare. Un immenso macigno composto da dolore, disperazione e sensi di colpa gli gravava nel petto, rendendogli difficile persino respirare.

All'improvviso, la porta della Kame House si aprì di colpo. Ne uscì, correndo, una figura minuta, subito seguita da un'altra altrettanto bassa. Appena le vide, Crilin sussultò sorpreso. Non capiva. Com'era possibile tutto quello? Lui era morto!

Dai Crilin! Ridammi il mio bastone!”

Prima devi prendermi! Sei lento Goku!”

Sei cattivo! Sei stato disonesto! Mi avevi promesso che non mi ingannavi più!”

Sei un ingenuo Goku! Quanto imparerai a non fidarti di me?”

Un ragazzino rasato correva intorno alla casa. Indossava una tunica da monaco e teneva nella mano sinistra, a mo' di trofeo, un bastone chiuso da una guaina di pelle nera. Un altro bambino lo stava inseguendo. Indossava una tunica azzurra tenuta su da una cintura bianca. Aveva i capelli neri come il carbone. In fondo alla schiena, una lunga coda pelosa gli sbucava da un buco dei pantaloni.

Crilin continuò ad osservare se stesso e Goku rincorrersi per circa un quarto d'ora. Poi, entrambi sfiniti, i due ragazzini si distesero pancia all'aria sulla spiaggia cercando di riprendere fiato.

Tieni.”

Goku si girò verso Crilin. I suoi occhi neri si illuminarono di gioia quando vide l'altro, rosso in volto e con lo sguardo rivolto verso terra, ridargli il suo amato bastone.

Grazie Crilin! Sei un amico!”

Io amico tuo? Non dire stupidaggini! Io e te siamo rivali! E un giorno ti batterò Goku!”

Non ci riuscirai mai!” fece il piccolo sayan con voce sicura. Davanti a quell'atteggiamento, il piccolo rasato si alzò in tutta la sua piccola statura.

E invece sì! Io ti batterò! E diventerò il più grande maestro di arti marziali del mondo!”

Eh eh! Allora perché non cominci col batterti con me?”

Vuoi sfidarmi? Non ti conviene! Potrei farti molto male!”

Basta chiacchiere! Forza fatti sotto!”

E detto questo, i due bambini cominciarono ad affrontarsi.

Crilin li osservò a lungo. Poi, ad un tratto, qualcosa dentro di lui si ruppe. Lacrime calde cominciarono a bagnargli le guance. Si odiava. Odiava se stesso. Odiava non aver potuto apprezzare meglio quei momenti passati insieme al suo amico. Odiava non aver mai potuto dirgli quanto l'aveva amato. Quanto gli aveva voluto bene. Odiava non aver mai potuto dirgli che incontrarlo, era stata la cosa migliore che gli potesse capitare.

 

Sasso! Forbice! Carta!”

Ehehehe! Cosa credi di fare con quella ridicola mossa? Con me, certi trucchetti, non funzionano!”

 

Poterlo toccare ancora una volta. Poterlo abbracciare. Poterlo affrontare in un'ultima sfida. Potergli dire quanto gli dispiaceva aver causato la sua morte.

Sarebbe stato bello. Forse troppo.

In quel momento, il dolore lo sopraffece. Mentre i due ragazzini continuavano a giocare, a ridere ed a scherzare, Crilin si accasciò a terra scoppiando in un pianto disperato. Il macigno dentro il suo petto era diventato pesantissimo. Le lacrime uscivano copiose dai suoi occhi scuri. Singhiozzi disperati gli uscivano dalla gola e gli scuotevano il busto. In quel momento, il piccolo guerriero desiderava ardentemente la morte.

 

Urca Crilin! Sei proprio bravo!”

Crilin cercò, con scarsi risultati, di nascondere l'orgoglio che la frase dell'amico aveva scatenato dentro di se.

Grazie Goku. Ma non c'era bisogno che lo dicessi. Lo so anch'io che, tra noi due, il più forte sono io!”

Goku si rialzò con un sorriso. Il piccolo sayan era contento per l'amico. Vedere Crilin felice, lo rendeva felice.

Eh già! Ma aspetta a cantare vittoria! Un giorno ti supererò!”

Tsk! Scommetto che non ci riuscirai mai!”

 

Crilin alzò la testa. Con la vista appannata dalle lacrime, il terrestre vide i due ragazzini cominciare a chiacchierare con entusiasmo del Torneo Tenkaichi a cui avrebbero partecipato di lì a poco. Sentirli parlare così rilassati e tranquilli era una tortura per lui.

 

Non vedo l'ora che cominci il torneo! Pensa Goku! Quest'anno il torneo si terrà nella Città dell'Ovest! Una delle più grandi metropoli del mondo! Sarà emozionante visitarla!”

Urca!...ma Crilin...che cos'è una metropoli?”

Certo che sei proprio un ignorante Goku! Una metropoli è una grande città in cui ci sono un sacco di cose bellissime.”

Tu ci sei già stato in una metropoli?”

Ehm...beh...no.”

E come fai a sapere tutte queste cose?”

Perché io, a differenza di te, leggo! Un grande maestro di arti marziali deve essere sempre aggiornato su tutto!”

E dimmi: nelle metropoli ci sono anche cose da mangiare?”

Ovvio! Un sacco di cose da mangiare. Una più buona dell'altra!”

DAVVERO?! EVVIVA! E quand'è che partiamo? Eh? Quand'è?”

POSSIBILE CHE TU SAI PENSARE SOLO AL CIBO?!”

 

Era proprio una strana scena. Da una parte due bambini che chiacchieravano spensierati, dall'altra un uomo che li osservava con il viso sporco di terra mista a lacrime. Il viso di quest'ultimo era una maschera di dolore e disperazione allo stato puro. Tetri pensieri tornarono a tormentargli l'animo e la mente quando vide Goku ridere mentre il Crilin bambino, offeso dal fatto che l'altro lo stava prendendo in giro, gonfiava il petto come un tacchino.

Perché?” pensò Crilin con disperazione. “Perché non ti ho abbracciato in quell'istante Goku? Perché non ti ho mai detto quanto bene ti volevo? Perché sono stato così stupido?“ le lacrime ripresero a scorrere come un torrente primaverile lungo le sue guance. Tutto quello che desiderava in quel momento era poterlo toccare. Vedere. Sentire. Sentire la sua risata allegra e spensierata. Vederlo giocare con suo figlio Gohan. Sentirlo chiedere a sua moglie quando era pronta la cena.

Goku...perdonami.” mormorò con voce rotta mentre, davanti a lui, i due bambini rientravano in casa per la cena, richiamati dalla voce allegra e gioviale di Lunch. “Sono stato un pessimo amico. Non meritavo la tua amicizia.”

Poi, davanti ai suoi occhi, tutto divenne buio.

 

Un vento freddo soffiava con forza sull'altopiano. Era una forza instancabile ed indomabile. Nugoli di polvere rossa si sollevavano al suo passaggio, roteando impazziti per aria. L'aria era carica di tensione ed elettricità come se qualcosa di terribile stesse per accadere.

Crilin si guardò intorno perplesso. Non capiva. Come ci era arrivato lui in quel posto? Al terrestre quel paesaggio era familiare ma, allo stesso tempo, gli pareva nuovo. Il vento gli scompigliava i suoi capelli neri che si agitavano, impazziti, in tutte le direzioni.

Il terrestre si guardò attorno, curioso di capire dove fosse finito, quando, ad un tratto, lo vide. I suoi occhi scuri si spalancarono dallo stupore.

Davanti a lui, sdraiato per terra, c'era un ragazzino. Doveva avere al massimo undici o dodici anni. Aveva una folta chioma bionda. La sua tunica viola era strappata e molte ferite spiccavano sul suo corpo minuto ma muscoloso. Tremava. Il ragazzino tremava e singhiozzava. La terra sotto di lui era bagnata dalle sue lacrime.

Davanti a lui c'era un uomo. Come il ragazzino anche lui aveva una folta chioma bionda. Indossava una tunica da combattimento arancione strappata in più punti. Il viso era stanco e provato dalla fatica. Un sorriso triste ma sereno gli illuminava il volto. Ma ciò che colpiva di più dell'uomo erano gli occhi: due splendidi occhi color acquamarina in cui si poteva leggerci dentro rassegnazione al proprio destino, orgoglio per il valore dimostrato dal figlio e pace. Una pace triste ma giusta. Una pace che si era scelto e di cui non si pentiva. Appena lo vide, Crilin cercò di toccarlo con una mano.

Goku...” mormorò con voce roca.

Il sayan, che fino a quel momento aveva osservato il figlio singhiozzante ai suoi piedi, distolse lo sguardo dirigendolo verso il terrestre. Appena lo vide, il sorriso stanco sul suo volto si accentuò.

Addio Crilin. Abbi cura di te.”

NO GOKU! NON MI LASCIARE! NON MI LASCIARE! IO HO BISOGNO DI TE!” l'urlo del piccolo guerriero risuonò nell'altopiano roccioso con violenza. Lacrime calde ricominciarono a scendergli dagli occhi, appannando così la sua visuale.

Davanti alla disperazione dell'amico, Goku non disse nulla. Senza smettere di sorridere, il sayan si portò due dita della mano destra alla fronte. Disperato, Crilin tentò di raggiungerlo in un ultimo tentativo di fermarlo, ma una voce lo bloccò.

Crilin...”

Sentendo quella voce, il terrestre si girò di scatto. C18 era dietro di lui. La bionda lo fissava con sguardo spento e triste. Vedere la cyborg fu per lui un colpo durissimo.

Juu...” mormorò con voce roca.

C18 lo guardò ancora una volta. L'umano si sentì perforare l'anima dagli occhi di lei. Lo sguardo azzurro dell'androide era incredibilmente triste. Poi, con un aggraziato movimento, la cyborg si girò e scomparve. Un dolore immenso risalì dalle profondità dell'animo dell'uomo a quella vista. Un dolore che lo vinse con una facilità disarmante. Preso dalla disperazione, e senza più un briciolo di forza in corpo, Crilin cadde in ginocchio.

Nel frattempo Gohan, vedendo il padre andarsene, alzò la testa. I suoi occhi azzurri erano ricolmi di un bruciante senso di colpa. Il dolore e la disperazione regnavano sovrani sul volto sporco di sangue, terra e lacrime del giovane sayan.

Papà...t-ti prego...” balbettò il giovane. “Non lasciarmi...ti supplico!”

Senza smettere di sorridere, Goku si chinò ed accarezzo una guancia del figlio. Nel fare questo, il super sayan scomparve. Appena sparì, Gohan urlò al mondo tutto il suo dolore.

PAPAAAAAAAA!!!!!”

Ma davanti al giovane super sayan non c'era più nulla. Solo un deserto rosso e crudele. Un luogo freddo ed ostile. Estraneo al concetto stesso di vita. Disperato, Gohan ricominciò a piangere.

Perché?!” urlò disperato verso il cielo azzurro e crudele. “Perché devo pagare così caro le mie colpe?! Ditemelo! PERCHE'??!!”

Crilin sentiva urlare il suo giovane amico. Ognuno di quegli urli disperati e straziati dal dolore erano una pugnalata al suo cuore. Gohan aveva delle colpe certo. Ma se lui avesse avuto più coraggio, il piccolo sayan non avrebbe avuto occasione di sbagliare. La colpa primordiale era sua. Tutto il resto, era solo una conseguenza di quel gesto folle ed assurdo.

 

PAPA'!!!! TI PREGO!!! TORNA! NON ABBANDONARMI! TI SCONGIURO!!! FARO' IL BRAVO BAMBINO! TI UBBIDIRO'! NON CADRO' PIU' NELL'ERRORE DI FARE L'ARROGANTE! MA TI SCONGIURO, RITORNA! IO NON POSSO VIVERE SENZA DI TE!!!”

 

Quanta disperazione c'era in quelle parole! Le promesse di un essere disperato. Le parole di uno che aveva perso tutto e che non aveva più nulla in mano.

 

PERCHE' PAPA'?! PERCHE?!!! PERCHE MI PUNISCI IN QUESTO MODO?! HO SBAGLIATO E' VERO. MA NON LO FARO' PIU'! TE LO PROMETTO! TORNA PAPA'! TORNA!”

 

Aveva distrutto intere famiglie solo per l'egoistico desiderio di costruirsene una sua. Era giusto? Era corretto? Meritava di vivere dopo tutto quello che aveva fatto e commesso?

 

Papà...” ormai Gohan non aveva più la forza di urlare. Disperato, il ragazzino si accasciò di nuovo al suolo scoppiando in un pianto furioso e privo di qualunque conforto. Con i singhiozzi disperati dell'amico che gli rimbombavano nel cervello, Crilin si accasciò al suolo, desideroso solamente di morire. Davanti a lui comparve un buio famelico che lo divorò con voracità. Disperato e privo di qualunque voglia di vivere, il piccolo guerriero accolse con gioia quell'oblio. E dopo, fu solo ombra.

 

Crilin si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore. Il terrestre ci mise qualche istante a capire che, quello che stava osservando, era il soffitto della sua stanza. Con un sospiro esasperato, il piccolo guerriero ricadde sul cuscino.

Doveva essere ancora notte fonda. Il silenzio nella stanza era assoluto, rotto solamente dal respiro, calmo e regolare, della cyborg al suo fianco. Turbato, e per niente attratto dall'idea di tornare a dormire, Crilin cominciò ad accarezzarsi il mento fissando con occhio spento il soffitto.

La sensazione che durante il sogno aveva sentito non se l'era immaginata. Quel macigno c'era. Esisteva. Gli appesantiva il petto schiacciandolo contro il materasso. Il terrestre sospirò. Era stanco. Tanto stanco. Poteva un persona essere stanca della vita ad appena trentuno anni? Evidentemente sì.

In quel momento, l'occhio del piccolo guerriero cadde alla sua sinistra. Non appena vide la bionda dormire abbracciata a lui, parte di quel macigno si dissolse, lasciandolo più libero e lucido di mente.

C18 dormiva abbracciata al compagno. Era un'abitudine che la cyborg aveva adottato da quando aveva scoperto che, dormendo vicino all'umano, i suoi incubi sparivano. Il morboso attaccamento che l'androide aveva cominciato a manifestare nei confronti del piccolo guerriero aveva un che di maniacale.

Crilin osservò a lungo quel volto così vicino al suo. Il terrestre guardò ed osservò i lineamenti perfetti di colei che amava alla follia.

C18 aveva un viso particolare. La mascella e gli zigomi della bionda erano più accentuati rispetto ad un normale viso femminile. Questo le dava un'aria più torva eppure, al tempo stesso, incredibilmente sensuale.

Il corpo magro e nervoso coperto, in quel momento, solo da una camicia da notte nera, era schiacciato contro quello dell'uomo. Crilin ormai conosceva molto bene quel corpo di una bellezza ammaliante. La pancia, morbida e piatta, della cyborg, era uno spettacolo della natura. Le gambe, snelle, lisce e di una morbidezza inumana, avevano la capacità di stregare qualsiasi uomo. Il seno, nonostante non fosse molto abbondante, era perfetto. Il pallore della sua pelle, un candore comparabile soltanto a quello della neve, veniva esaltato dalla sua chioma bionda. Poche donne nel mondo potevano competere con C18 in fatto di bellezza.

Ovviamente ciò che affascinava di più Crilin erano gli occhi: zaffiri lucenti in cui lui aveva l'immenso privilegio di potersi perdere. Due pozzi gelidi in cui il piccolo guerriero desiderava ardentemente poterci affondare e non riemergerne mai più.

Ammaliato, come ogni volta, dalla bellezza che emanava l'androide, l'umano cominciò ad accarezzarle delicatamente il volto, stando ben attento a non svegliarla. La cyborg aveva dipinta sul volto un'espressione di pace che raramente Crilin le aveva visto. Gli faceva peccato svegliarla. In quel momento, C18 era in pace e sarebbe stato un sacrilegio, per lui, disturbarla.

Quant'è bella.” pensò scostandole dolcemente i capelli dal volto.

Vedere C18 l'aveva, in un primo momento, calmato. Tuttavia, più la guardava dormire abbracciata a lui, più sentiva quel macigno ritornare a pesargli. Crilin sospirò. Il terrestre ormai si era rassegnato a portare quel peso per il resto dei suoi giorni. Ma non era facile. No, non era facile dover sentire sulle proprie spalle la responsabilità di tutti quei morti. Morti che, in fondo, aveva ucciso lui. Cell poteva essere stato l'arma, ma chi gli aveva permesso di agire era stato soltanto lui.

 

PAPA'!!!! TI PREGO!!! TORNA! NON ABBANDONARMI! TI SCONGIURO!!!”

 

Le urla disperate di Gohan gli risuonavano violentemente nel cervello. Erano urla ricolme di un dolore così devastante da fare paura. La morte sarebbe stata una sorte preferibile in confronto.

 

FARO' IL BRAVO BAMBINO! TI UBBIDIRO'! NON CADRO' PIU' NELL'ERRORE DI FARE L'ARROGANTE! MA TI SCONGIURO, RITORNA! IO NON POSSO VIVERE SENZA DI TE!!!”

 

Crilin si mise le mani alle orecchie. Non ce la faceva più. Quelle urla lo perseguitavano ogni notte. Era stanco. Stanco di tutto. Odio, amore, rabbia, dolore, disperazione, sensi di colpa. Un misto di tutto questo gli si agitava nel petto. E da lì, questo veleno si diffondeva in tutto il suo corpo. Gli corrodeva le vene, gli fiaccava lo spirito, gli annebbiava la mente. Certe volte il piccolo guerriero aveva pensato al suicidio. In fondo, cosa ci voleva? Un ki-blast dritto al cuore e tutto sarebbe finito no? Avrebbe potuto pagare finalmente per tutti i suoi errori e sentirsi di nuovo in pace. Una pace che ormai da troppo tempo non riusciva più a trovare.

Sì, Crilin era stato tentato dal suicidio. Ma non poteva andarsene. Non ora. Non adesso che aveva due persone di cui occuparsi. C18 aveva bisogno di lui, e così anche suo figlio. Non poteva scappare in quel modo vergognoso davanti ai suoi doveri.

Aveva scelto una strada. E adesso doveva percorrerla fino in fondo. Non poteva tornare indietro. Non esistevano scorciatoie. Solo un'impervia salita in mezzo ad una fitta tenebra.

Ehi stupido.”

Una voce calda e morbida risuonò alla sua sinistra. Crilin si riscosse. Il terrestre era così immerso nei suoi pensieri che non si era accorto che C18 si era svegliata. La cyborg lo stava fissando con una certa insistenza in volto. Il suo viso era impenetrabile. Era impossibile, per il piccolo guerriero, capire a cosa stesse pensando l'androide in quel momento.

Ciao Juu.” fece con un sorriso stanco. Subito dopo, Crilin le diede un bacio sulla fronte.

Scusa se ti ho svegliata. Non volevo.”

C18 continuò ad osservarlo in silenzio. I suoi occhi azzurri erano puntati su quelli neri del terrestre. Beandosi di quel bellissimo viso, Crilin continuò ad accarezzarle con delicatezza il volto.

Cos'hai?”

Il piccolo guerriero sussultò. La domanda della cyborg l'aveva colpito. Era incredibile come l'androide avesse imparato a capirlo ma in fondo, conoscendola, era normale: C18 odiava non capire le cose. E visto che doveva vivere a stretto contatto con lui, la bionda aveva cominciato a studiarlo in maniera approfondita. Tuttavia, il fatto che lei avesse imparato a leggergli dentro il cuore e l'anima, lo turbava non poco.

Niente. Sto bene amore.” rispose con un sorriso falsissimo.

La reazione della cyborg a quella risposta non si fece attendere. Con un colpo di reni, C18 salì sopra il terrestre portando il suo volto ad un soffio da quello di lui.

Bugiardo.” sussurrò con un tono da mettere i brividi. I suoi occhi azzurri luccicavano di un bagliore metallico piuttosto inquietante. “Lo sai che odio le bugie nanerottolo.”

Juu io...” Crilin non pote aggiungere altro perché, ad un tratto, la bionda lo baciò interrompendo così, le sue inutili giustificazioni.

Fu un bacio lungo, passionale, travolgente. C18 gli strappò la maglietta cominciando, nello stesso istante, a scendere lentamente. La lingua dell'androide scorreva, calda e bagnata, sul collo e sulla clavicola del piccolo guerriero causando, in lui, una violenta eccitazione.

Crilin la lasciò fare. Tanto era inutile opporsi. C18 avrebbe ottenuto da lui lo stesso quello che voleva. E poi, in questo modo, evitava di pensare. In quel momento la sua mente si era rivoltata contro di lui e l'unica cosa che poteva fare per evitare la pazzia era lasciare che, a guidarlo, fosse il suo istinto.

Nel frattempo, la bionda era arrivata ai pettorali del compagno. La cyborg cominciò a baciargli un capezzolo con fare ossessivo facendo aumentare ancora di più l'eccitazione di lui. Il terrestre provò a staccarla per poterla baciare ma C18 conficcò i denti nella carne di lui. Quando Crilin guardò in basso e vide lo sguardo della compagna rabbrividì. In quel momento comprese che, per l'androide, anche fare l'amore era una questione d'orgoglio e per nessun motivo al mondo si sarebbe fatta comandare da lui. Era lei che comandava. Era lei che decideva. Lui non aveva alcun diritto. In quel momento, lui era un burattino nelle mani della bionda. Cosa che, visto lo stato in cui si trovava, gli andava più che bene.

Nel frattempo C18, vedendo l'arrendevolezza del compagno, riprese la sua attività. Succhiò e leccò con forza quel lembo di pelle causando un piacere sempre maggiore al terrestre. Ad un certo punto, notando i sospiri di piacere sempre più frequenti del compagno, C18 lo denudò totalmente risalendo con la bocca, nello stesso tempo, il suo corpo. Nello stesso istante Crilin, ormai totalmente abbandonato al suo istinto, cominciò a toccare, all'inizio piano, poi sempre con forza maggiore, l'androide. La bionda cominciò a mugolare di piacere. Ansimava, gemeva, tirava la testa all'indietro. Si aggrappava alla schiena del terrestre graffiandolo con forza sempre maggiore. Ad un tratto, senza rendersene conto, Crilin le fece raggiungere l'orgasmo. C18 tremò tutta dal piacere inarcando la schiena e lasciandosi sfuggire dalle labbra un flebile gemito. Presa dal piacere crescente, la cyborg si tolse la camicia rimanendo nuda davanti al compagno. Subito dopo, Crilin si avventò sul seno di lei, assaporandone con la lingua la morbidezza ed il sapore.

A quel punto C18, senza alcun preavviso, lo fece entrare dentro di lei. Un gemito roco uscì dalle labbra del piccolo guerriero a quel contatto. Vampate di calore partivano da quel punto diffondendosi, con forza crescente, in tutto il suo corpo. Gli annebbiavano la mente, gli facevano ribollire il sangue come magma incandescente, si mischiavano alla sensazione di prima portandolo a desiderare sempre di più che quel contatto non finisse mai. La cyborg intanto, mentre si muoveva con il bacino in maniera sempre più frenetica, cominciò a morderlo sul collo e sulle spalle. Le unghie di lei si conficcavano con forza nella sua schiena lasciandogli solchi profondi e insanguinati. A Crilin non dispiaceva quel dolore. Lo voleva. Lo desiderava. Sapeva di meritarselo anche in quei momenti così intimi. Era un modo come un altro per non dimenticarsi di tutto quello che aveva commesso per arrivare a quell'istante di puro piacere. Un modo sadico e perverso di pagare le sue colpe.

Il calore dentro di lui aumentava sempre di più. Presto sarebbe uscito. Rendendosene conto, la bionda lo morse con forza aprendogli un ennesimo solco insanguinato vicino alla clavicola.

Non osare!” gli ringhiò con tono duro. Il terrestre capì che avrebbe dovuto aspettare per liberarsi di quel calore.

Da quel momento in avanti ogni istante divenne lungo come un'eternità per l'umano. Il calore cresceva. Premeva per uscire. Ma lui non poteva. Doveva resistere anche se, ad ogni secondo che passava, diventava sempre più difficile. Dolore e piacere ormai si erano mescolati in maniera indissolubile, dominando totalmente la mente del piccolo guerriero.

Poi, ad un tratto, C18 cominciò ad ansimare con violenza. I movimenti della cyborg divennero frenetici ed irregolari. Infine, con un lungo sospiro di piacere, la bionda ebbe il suo secondo orgasmo.

Ora puoi.” disse, con la voce resa roca dal piacere, l'androide. Pochi istanti dopo, la cyborg sentì un immenso calore dentro di se. Con un sospiro, Crilin aveva raggiunto infine l'orgasmo. Quando gli ultimi residui di piacere scomparvero, il terrestre si sentì svuotato da ogni energia. Quell'amplesso improvviso l'aveva sfiancato in una maniera incredibile. I tagli, morsi e graffi che C18 gli aveva inflitto bruciavano come fuoco. Un bruciore che, lentamente, scemò fino a diventare un dolore sordo e pulsante.

Nel frattempo C18, dopo essersi ripresa dall'amplesso, scese dal petto del guerriero. Tuttavia, subito dopo, la bionda lo afferrò e lo abbracciò portandosi la testa di lui contro il suo seno.

Ma...cosa...”

Stai meglio adesso?” domandò con voce neutra l'androide. La domanda di lei lasciò Crilin a bocca aperta. L'aveva fatto per lui. La cyborg aveva capito subito che il suo compagno non stava bene. Che la sua mente gli si era rivoltata contro. E così, per cercare di aiutarlo a sfogarsi e a smaltire le tossine che gli avvelenavano l'anima ed il corpo, C18 l'aveva trascinato in un amplesso furioso e selvaggio. Quando comprese che cosa di preciso la sua Juu-chan aveva fatto per lui, il terrestre sentì una sensazione di profonda gratitudine per la persona che amava con tutto se stesso.

Sì...” mormorò con voce flebile.

Bene.” fece con voce dura e fredda la bionda. “Dormi ora.”

E Crilin, ubbidendo come fa un bambino con la sua mamma, chiuse gli occhi. Un sonno pacifico e profondo lo avvolse mentre, con fare dolce ma autoritario allo stesso tempo, C18 lo coccolava e lo accarezzava in silenzio.

 

Bulma era preoccupata.

Più i giorni passavano, più quella sensazione angosciante la tormentava. Se in un primo momento, il matrimonio tra Crilin e C18 era stato, per lei, una bellissima notizia, ora invece, era fonte di problemi molto gravi.

Come aveva fatto ad non accorgersene prima? E sì che lei era un'esperta in quel campo! Come aveva potuto illudere così il suo amico? E come poteva continuare a farlo?

Organizzare il matrimonio insieme a Crilin era, per la madre di Trunks, incredibilmente stressante. Oltre al fatto che il piccolo guerriero era più d'intralcio che d'aiuto, c'era anche quel problema che non aveva idea di come poter risolvere. Bulma si scervellò giorni e notti intere alla ricerca di una soluzione ma, con sua enorme stizza, non gliene venne in mente nessuna. Alla fine, non sapendo più dove sbattere la testa, la donna decise di interpellare suo padre.

Andò da lui una sera dopo cena. Dopo aver messo a letto il piccolo Trunks, impresa molto difficile tenendo conto che il bambino non aveva nessuna voglia di starsene fermo a dormire, la donna andò a trovare il padre nel suo laboratorio.

Il laboratorio del Dottor Brief era un grande locale male illuminato da qualche lampada al neon. Un'aria viziata, causata dalla passione per il fumo dell'uomo, aleggiava nella stanza. Il vecchio scienziato era seduto davanti ad un tavolo quadrato a leggere qualche appunto. La donna, entrando, non poté fare a meno di fermarsi ad osservarlo. L'uomo era così concentrato da non accorgersi dell'arrivo della figlia. Bulma lo guardò con affetto. Nonostante gli anni passassero anche per lui, all'azzurra sembrava che rimanesse sempre uguale. I baffi bianchi che gli davano un'aria così buffa. L'immancabile sigaretta accesa tra le labbra. La voce gentile ma resa roca dal fumo. Le delicate rughe che gli contornavano gli occhi e la bocca e che lo facevano assomigliare più ad un simpatico nonno che ad una delle più grandi menti scientifiche del pianeta. I capelli, ormai ingrigiti, gli nascondevano in parte gli occhi neri come il carbone. Occhi che, nonostante l'età e il passaggio dell'azienda alla figlia, erano più vivi che mai.

Il padre di Bulma aveva da tempo smesso di occuparsi dell'azienda di famiglia. Lo scienziato si era reso conto di far sempre più fatica a tenere il passo con la concorrenza nel campo delle tecnologie. Così, per evitare danni alla Capsule Corporation, l'uomo aveva deciso di ritirarsi lasciando tutto nelle mani della figlia. Quest'ultima era riuscita benissimo nell'impresa di mantenere l'azienda ai vertici del mercato mondiale. Si era anche costruita un proprio laboratorio, più piccolo, in un altra ala della casa di famiglia, lasciando, in questo modo, al padre il vecchio. Il Dottor Brief, infatti, nonostante l'età, continuava a passare la maggior parte del suo tempo a progettare anche se, ormai, lo considerava più un hobby che un lavoro.

Bulma, cosa fai ferma sulla soglia? Entra dai!”

Bulma sussultò. Non credeva che il padre si fosse accorto di lei.

Ciao papà.” fece con voce dolce la donna. Amava molto suo padre. La mente della donna tornò indietro nel tempo. Ricordi, immagini e sensazioni di quando era solamente una bambina capricciosa e dispotica che giocava con il padre la invasero. La scienziata si ricordava ancora di quando suo padre la portava al parco giochi oppure alle fiere che si tenevano in città, sacrificando, in questo modo, tempo al lavoro e ai guadagni. Il dottor Brief era riuscito nell'incredibile impresa di conciliare la famiglia con un lavoro di successo. Un impresa che, agli occhi dell'azzurra, valeva più di tutte quelle compiute da Goku e da Vegeta.

Allora tesoro, a quale onore devo questa visita?” chiese il vecchio scienziato. Nello stesso istante, il suo inseparabile compagno, un gattino nero aggrappato alla sua spalla destra, puntò i suoi grandi occhi sul volto di Bulma emettendo un debole miagolio.

Ti devo domandare una cosa.” con un gesto deciso, Bulma aprì, davanti agli occhi del padre, un progetto. Il foglio era piuttosto logoro e macchiato ma il contenuto era ancora perfettamente leggibile.

Te lo ricordi?”

Il Dottor Brief appoggiò il progetto sul tavolo sotto il riflettore della luce. Cominciò a studiarlo sfiorando, nello stesso istante, la carta con le sue dita callose. Dopo un paio di minuti passati a borbottare tra se e se lo scienziato rispose alla figlia.

Non è un progetto del Dottor Gero?”

Bulma sorrise.

Esattamente.” rispose la donna. “Adesso devo farti una domanda ma prima seguimi nel mio ragionamento papà.”

Ti ascolto cara.” fece con voce tranquilla il padre. Il fumo della sua sigaretta si alzava in contorte spirali che davano alla sua faccia un'aria inquietante.

Dunque! Questo è il progetto per la creazione di un cyborg a base umana giusto?”

Giustissimo tesoro.” rispose con voce leggermente annoiata lo scienziato.

Ma che cosa rende questo androide diverso da un essere umano?” non era una domanda. Bulma stava solamente cercando di spiegare al padre dove voleva andare a parare. Mentre si sistemava una ciocca azzurra di capelli, la donna proseguì.

La risposta, come ben sai papà, è semplice: il sistema nervoso. Il cyborg possiede un sistema nervoso totalmente artificiale. E con sistema nervoso, ovviamente, non intendo solo il cervello, ma anche i nervi, il tronco cerebrale, il midollo spinale. Tutto quello, insomma, che si intende comunemente con il termine sistema nervoso. Mi segui?”

Sì.”

Tuttavia, come forse noterai anche tu, questo fatto ci porta ad una domanda piuttosto scabrosa: da dove la prende la sua energia per funzionare questo sistema nervoso artificiale?”

La domanda della donna cadde nel silenzio. Il Dottor Brief aspettava, paziente, che la figlia continuasse il suo discorso. Davanti al silenzio del padre, Bulma riprese a parlare.

Credo che tu sappia anche in questo caso la risposta papà. Tuttavia, penso sia indispensabile approfondire questo concetto. Il nostro corpo, il corpo di tutti gli esseri viventi, ha bisogno di energia per funzionare, per poter vivere. E quest'energia noi la ricaviamo grazie all'alimentazione e a speciale reazioni chimiche che avvengono all'interno delle nostre cellule. Sbaglio per caso?”

Non avrei saputo spiegare meglio il concetto.” dichiarò il padre continuando ad osservare la figlia da seduto. Davanti al complimento del padre, Bulma sorrise. Tuttavia, subito dopo, il sorriso sparì dalle labbra della scienziata lasciando il posto ad un'espressione corrucciata.

Fin qui, nessun dubbio. Sono tutte cose elementari da conoscere. Cose che sono l'ossatura della biologia e della chimica organica. Ma per i cyborg la faccenda è diversa. Indubbiamente la parte che è rimasta umana di loro rispetta queste regole. Ma la loro parte meccanica? La loro parte artificiale? Da dove la prende l'energia per funzionare?” la donna fissava il progetto con ferocia, quasi che gli stesse facendo uno sgarbo. Quando riprese a parlare, Bulma batté un pugno sul tavolo per dare enfasi al proprio discorso.

Tutte le macchine, anche le più sofisticate ed ecologiche, hanno bisogno di energia. Questa è una cosa che noi, per quanto possiamo studiare e sviluppare la tecnologia, non possiamo cambiare. Quindi, per tornare alla mia domanda di partenza, che cosa fa funzionare questo sistema nervoso?” l'azzurra spostò i suoi occhi blu dai fogli del progetto al viso del padre. “Mi piacerebbe avere il tuo parere.”

Con un sospiro, il vecchio Brief si alzò dalla sua sedia andando vicino alla figlia. Da lì, l'anziano scienziato osservò il progetto per circa un minuto. Poi, la sua voce roca e gentile risuonò all'interno del laboratorio.

Mi pare ovvio tesoro: la fonte è il loro generatore di energia.”

Bulma sorrise.

Giusto! E sapresti indicarmi dove si trova?”

Come mai tutte queste domande a quest'ora? Da quando sei diventata un'appassionata di cyborg?”

Papà! Rispondi! Non è da te fare domande di questo genere!”

Sospirando, e chiedendosi cosa accidenti passasse nella testa della figlia, il Dottor Brief studiò il progetto che aveva davanti a se. I suoi occhi neri scorrevano veloci avanti ed indietro mentre leggeva dati, cifre e numeri scritti dal Dottor Gero. Alla fine, il padre della donna, rispose indicando un punto vicino alla testa del disegno fatto sul progetto.

Beh, come puoi notare, qui c'è una parte del generatore. Proprio di fianco al cervelletto . Credo di non sbagliare quando affermo che abbia il compito di accumulare energia sfruttando la corrente che si crea con gli impulsi nervosi che il cervello dell'androide riceve o invia.”

Giusto papà. E dove si trova l'altra parte?”

L'uomo sorrise alla figlia. Subito dopo, indico un punto vicino al cuore della figura disegnata.

Sono quasi sicuro che si trovi qui. Vicino al cuore. Riceve l'energia creata dall'altra metà e la invia in tutto il corpo. Questo permette al cyborg di disporre di poteri incredibili quali una forza sovrumana, la capacità di levitare, dei sensi incredibilmente più sviluppati come udito od olfatto, un agilità ed una velocità vietate ai comuni esseri umani ed, infine, la possibilità di creare condensazioni di energia al di fuori del corpo e di usarla a proprio piacimento, in una parola: i ki-blast.”

Davanti alla risposta del padre, Bulma non reagì in nessun modo. La donna fissava con aria impassibile il progetto. Sembrava fosse diventata una statua di sale.

E adesso papà, voglio farti un'ultima domanda.” fece con voce roca l'azzurra.

Il padre la fissò incuriosito. Non era da Bulma tutta quella serietà mista a tristezza. Tuttavia, la domanda che le pose la figlia non gli permise di riflettere sullo strano comportamento di quest'ultima.

Se il generatore venisse disattivato, se venisse tolto o distrutto, cosa accadrebbe all'androide?”

Il Dottor Brief lanciò un'occhiata strana alla figlia ma, con somma sorpresa di quest'ultima, non disse nulla. Si limitò a rispondere alla domanda con voce monocorde.

Se il generatore venisse distrutto o disattivato, il sistema nervoso dell'androide smetterebbe di funzionare dato che non avrebbe più l'energia necessaria per svolgere le sue funzioni. In questo modo il cyborg smetterebbe di vivere poiché il sistema che governa il suo corpo si disattiverebbe. A quel punto, l'androide diventerebbe solamente un rottame da buttar via.”

Bulma ascoltò la risposta del padre impassibile. Quando quest'ultimo finì di parlare, la donna esplose.

Cazzo!” urlò sbattendo con forza i pugni sul tavolo. Il vecchio Brief osservò impassibile la reazione della figlia.

Ho risposto alle tue domande tesoro?”

Solo un'altra.” fece Bulma con voce stanca.

Ma certo cara.”

Con un sospiro, la scienziata chiese al padre la domanda con cui, per intere notti, si era scervellata invano.

Dimmi la verità papà. Il generatore ad energia infinita rende i cyborg immortali?”

Il padre si grattò pensieroso il mento mentre cercava le parole giuste con cui rispondere alla domanda della figlia.

Beh...credo proprio di sì. L'energia che il generatore crea alimenta tutte le funzioni del corpo dell'androide. Anche quelle che, in teoria, potrebbero svolgersi da sole come, per esempio, l'alimentazione. E per questo che non hanno bisogno né di mangiare né di bere. Inoltre, il flusso di energia costante permette un continuo rigenerarsi delle cellule staminali ed una produzione degli ormoni continua. In questo modo, un cyborg femmina può continuare a rimanere eternamente fertile oltre a mantenere un livello di età ormonale costante.”

La risposta del padre lasciò la figlia di sasso. L'azzurra fissava, senza in realtà vederlo, il progetto davanti a se mentre il padre concluse il suo discorso.

Comunque, se ci pensi, è anche abbastanza logico che i cyborg a base umana siano immortali. Nonostante possano pensare di loro iniziativa e provare emozioni esattamente come noi umani, essi non lo sono. In linea teorica, essi dovrebbero essere delle macchine. Senza pensieri o emozioni. E si sa, che le macchine non hanno età. Possono rompersi, rovinarsi o essere distrutte. Ma se niente di tutto questo le colpirà, esse continueranno ad esistere in eterno.”

Già.” dichiarò la donna con voce tombale. “Suona come una maledizione ed una benedizione allo stesso tempo.”

Bulma. Essere immortali non è bello come molti pensano. Essere immortali significa sottrarsi al volere della più grande forza che esiste nell'universo: il tempo. E questo ti punisce. Forse all'inizio non sentirai la sua mancanza. Ma prima o poi ti affezionerai a qualcuno e non potrai, nonostante tutto, vivere veramente felice con quella persona. Perché avrai sempre la consapevolezza che un giorno quella persona morirà e tu non potrai raggiungerla per stare con lei per sempre. Io sono vecchio. La mia vita è alle mie spalle. Ormai devo scrivere solo le ultime pagine del libro della mia vita. Eppure non sono triste perché so' che, un giorno, potrò rivedere te e tua madre. La morte non è così brutta come tutti la dipingono. Certe volte, mi viene da pensare a lei come ad un'amica di cui attendo con ansia la visita.”

Bulma guardò suo padre stupita. Non avrebbe mai pensato che il suo adorato papà pensasse di già alla morte. Il solo pensiero di perderlo la riempì di una tristezza immensa. All'improvviso, presa da un impulso improvviso, l'azzurra l'abbracciò.

Tu non morirai.” gli sussurrò all'orecchio. Le sue narici erano piene dell'odore di suo padre. Un odore di fumo misto a crema da barba. Un odore che aveva imparato ad amare fin da quando era bambina.

Il Dottor Brief sorrise. Ricambiò l'abbraccio della figlia dandole, contemporaneamente, un bacio sulla guancia.

Prima o poi accadrà.” le sussurrò all'orecchio. “Ma, come ti ho già detto, un giorno ci rivedremo.”

Bulma strinse con più forza suo padre. Era vero. Quello che il vecchio Brief aveva detto era vero. La morte non era così terribile come sembrava. Un giorno avrebbe rivisto tutte le persone a lei care che il tempo le avrebbe portato via.

Ma Crilin, il suo caro amico, non avrebbe potuto giovarsi dello stesso privilegio. Quando sarebbe morto, avrebbe perso per sempre una persona. La più cara.

Devo dirglielo.” pensò la donna con tristezza. “Ho sbagliato ad illuderlo.”

E con questi pensieri, la donna si lasciò coccolare dal padre come quando era una bambina. Una bambina dispotica ed arrogante. Una bambina che non concepiva il concetto della morte. Una bambina che credeva che, le persone a cui voleva bene, sarebbero vissute per sempre insieme a lei.

Non poteva sapere però che un giorno avrebbe ringraziato il fatto che le persone fossero mortali.

Dannazione Crilin!” pensò stizzita. “In che razza di guaio ti sei andato a cacciare?”

 

CONTINUA

 

Salve a tutti! Perdonate il ritardo ma, come avevo già spiegato, il mio tempo libero si assottiglia sempre di più con l'avvicinarsi della maturità (quanto la sto odiando...)

Dunque, da cosa comincio? Alla fine, come Nami San aveva ipotizzato, è il generatore di energia infinita a preoccupare Bulma. L'immortalità dell'androide è certamente un problema spinoso che questa coppia ha dovuto affrontare. L'idea mi è venuta qualche tempo fa rivedendo la puntata del GT in cui C17 fa fuori Crilin. In quel momento, vedendo la differenza d'età tra l'umano e C18, ho pensato: come avranno fatto a superare questo problema? Ritengo sia una cosa che hanno affrontato all'inizio della loro vita insieme. Anche perché non penso che non sapessero dell'immortalità di C18.

Volete sapere come reagiranno al problema e quale soluzione prenderanno? Sulla reazione di Crilin ho già le idee chiare. Mentre su C18 e sulla soluzione ho l'idea ma devo svilupparla bene. Cercate di portare pazienza! Nonostante tutto, mi sto impegnando per rendere questa storia decente.

Passiamo ad analizzare e spiegare la storia: la prima parte descrive, come avete potuto leggere, gli incubi di Crilin. Visto che nel capitolo scorso è toccato a C18 sorbirseli, ho pensato che, per par condicio, ora toccasse al tappetto (della serie, un incubo a ciascuno, non fa male a nessuno xD).

Sull'amplesso lo so: sono stato un po' troppo descrittivo (perdonatemi xD) ma, avendo il rating arancione a disposizione, ho voluto provare ad essere...un po' più “spinto” nel descrivere i loro momenti intimi. Comunque, se la cosa vi può consolare, nei prossimi capitoli non ci saranno scene “hot” (se possiamo definirle così) visto anche l'avanzare della gravidanza della bionda.

Se qualcuno l'ha notato ho detto che Crilin ha trentuno anni. Tutto questo deriva da un piccolo calcolo: mi sono informato e ho saputo che quando Crilin partecipa al Cell-Game ha esattamente trent'anni. Visto che è passato un anno e mezzo abbondante, e che non sappiamo quando il nanerottolo compie gli anni, ho voluto approssimare per difetto.

Nella seconda parte, invece, oltre a “svelare” l'ansia di Bulma, ho voluto descrivere anche il suo rapporto con il padre. Un rapporto ignorato dai più. Penso che Bulma fosse molto legata al padre visto che, oltre ad essere una persona molto simpatica e gentile, il vecchio Dottor Brief è stato colui che le ha insegnato tutto quello che c'è da sapere sulle tecnologie. Se l'azzurra è una delle più grandi menti scientifiche del mondo, lo deve soprattutto al padre.

C'è altro da aggiungere? No, non penso. Ho detto tutto. Spero che il capitolo vi possa piacere! Attendo, come sempre, con ansia i vostri commenti e giudizi!

Un saluto!

  
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