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Autore: Lord_Trancy    26/03/2012    7 recensioni
Una città di notte.
Due uomini, due vite.
E un solo angelo.
“La neve scendeva leggera, come piume d’angelo, ma non accennava a fermarsi.
Mail Jeevas era uscito di casa senza neanche pensarci, solo con la voglia di sentire il freddo della notte.”
[M♥M]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Quindicesimo
Angelica speranza
 
Avrebbe volentieri rimirato il suo bel sorriso in uno specchio, se non le avesse fatto troppa fatica scendere dal letto.
Sembrava passato un secolo da quando Maddie Jeevas non si era sentita così bene. Non che niente di particolare l’avesse sollevata dai suoi problemi, ma forse l’aria allegra e densa di speranze delle feste era riuscita a penetrare in lei.
Si distese di nuovo sul letto, facendo affondare la testa nel cuscino morbido, colorandolo con suoi scompigliati riccioli rossi. Il fatto che Jared fosse qualche metro più in là, ben deciso a prepararle una soddisfacente colazione, non poteva che renderla felice, ripensando alle miriadi di difficoltà che la loro relazione aveva incontrato. In cuor suo sperò di poter ricordare sempre il modo buffo con il quale, quella mattina, aveva esclamato “Buon Natale!” e poi l’aveva baciata sulle labbra. Non gli aveva detto del bambino. No, ormai non ce n’era più nemmeno bisogno. “Può succedere. Per una ragazza giovane come lei un aborto spontaneo è del tutto normale nei primi mesi di gravidanza.” le aveva detto l’infermiera due giorni prima, mostrandole un volto serio e rassicurante. Madison non aveva provato nulla, si era sentita solo svuotata, in qualche modo. Aveva come riacquisito molta più libertà, non si sentiva più minacciata e così poteva rendere più libero Mail che, se n’era accorta, si stava preoccupando anche troppo per lei. Gli avrebbe detto di quell’aborto, nemmeno troppo inaspettato, il prima possibile. Quella situazione un poco strana e particolare le portò comunque un disteso senso di rilassatezza.
I suoi pensieri complicatamente sereni vennero interrotti quando Jared si affacciò all’uscio della camera.
- C’è tuo fratello alla porta. –
- Eh?! – esclamò sgranando gli occhi e facendo ulteriormente aggrovigliare le coperte nel mezzo balzo che fece per la sorpresa. Non veniva mai e trovarla quando mai lo avesse fatto avrebbe sicuramente avvisato.
- Fallo entrare, che aspetti? –
Pochi secondo dopo Mail entrò in camera. Lui e Jared, nel passarsi accanto, si guardarono come due cani rabbiosi, facendo sbuffare Maddie con disappunto, consapevole che le divergenze tra quei due non si sarebbero mai appianate.
Mail rimase in piedi di fronte al letto matrimoniale, finché Jared non chiuse la porta, tornandosene in cucina scuotendo impercettibilmente la testa. Madison aprì poi la bocca in una smorfia di compassione, curiosa e dispiaciuta per quegli inconfondibili segni sul volto del fratello.
- È quasi mezzogiorno e sei ancora in pigiama. Che donna irresponsabile. – disse con un filo di voce, prima di inginocchiarsi sul letto. Attese fino a che Madison non allargò e braccia, accogliente, e chiese – Che hai fatto? –
- Niente di serio. –
Maddie lo abbracciò forte, percependo distintamente tanto dolore e delusione, non solo attraverso gli occhi rossi, le occhiaie scure e il labbro spaccato in due punti, gonfio.
- È stato un ragazzo? –
Non rispose, stringendole più forte la vita e poggiando il viso sul seno morbido di lei. La ragazza sorrise amaramente. Non era il momento di ricordargli quello che era successo la sera prima. Non ci voleva molto a dedurlo, in realtà.
Rimasero così per alcuni minuti, abbracciati l’uno all’altra, senza dire una parola. Lei non era mai stata in gamba ad ascoltare la gente, men che meno a consolarla. Le bastò vedere la faccia afflitta di Mail per pentirsi di non essere stata con lui più spesso. Lui l’aveva aiutata tante di quelle volte.
Mail si distesi di fianco a lei, fissando prepotentemente il soffitto, chiedendosi cosa lo avesse spinto ad andare da Maddie.
- Era bello? – chiese sorridendo, dopo essersi tirata un po’ su e guardandolo dall’alto.
Mail chiuse gli occhi, tornando a chissà quali pensieri, che richiamarono in lui un sorriso tirato – Altroché. –
Sorridere gli faceva male, le ferite sul labbro inferiore minacciavano di ricominciare a sanguinare se avesse insistito troppo.
- Dimmi Mail, quando l’hai conosciuto? –
- Poco, veramente poco tempo fa. –
- E già ti piaceva così tanto? – chiese con un tono di voce un filo più alto, stupendo se stessa per non essere stata capace di trattenersi. Avrebbe voluto scusarsi, ma Mail la precedette – Strano, non trovi? – si sentì quasi sollevata che non se la fosse affatto presa – Eppure… prima che me ne rendessi conto era diventato così importante. –
- Mail… -
Era rammaricata ma non sapeva veramente cosa dire, non aveva idea di come tirargli su il morale. L’unica cosa che poteva fare era cercare di saperne quanto più possibile.
- Ma si può sapere che ti ha fatto? Aveva un altro? O… non avrai mica iniziato a vederti con dei quarantenni?! –
Dannata lei che non riusciva a chiudere la bocca.
- No. No, Maddie. Aveva un solo anno più di me – disse con tono neutro – e… e si chiama Mihael. –
Strinse le labbra. Non sapeva che altro dire, come andare avanti. Per quanto si fossero visti o avessero avuto contatti intimi, poteva tranquillamente affermare di sapere di lui poco più della prima notte in cui lo aveva conosciuto. In fondo la sua unica altra certezza era l’amore odioso che provava per lui.
- Lo ami. –
- Cosa? –
Che quella donna potesse leggerli nel pensiero?
- Da come hai pronunciato il suo nome. Non può che essere così, non è vero? –
Lui distolse lo sguardo. Era imbarazzante quella situazione, per quanto fosse stato lui stesso ad averla cercata.
- Sì, lo amo. Ciò non toglie che stia prendendo ora ora un volo per Los Angeles. –
- Los Angeles!? – scandì bene le parole – E cosa… perché? –
- Perché è un fottuto stronzo. E io peggio ad essergli andato dietro. –
Senza farlo apposta Maddie iniziava a sentire ciò che voleva.
- Non mi ha detto niente. Ha semplicemente deciso di fare con me quel che gli pareva e poi dirmi come se niente fosse che se ne andava. Ieri sera eravamo un po’ sbronzi e siamo arrivati alle mani. – per quanto cercasse di parlare come se la cosa non lo riguardasse, tante cose lo tradivano, facendo ben trasparire quanto quella storiella quasi banale fosse tutto per lui.
- Gli hai chiesto di restare? –
Madison riuscì di nuovo a sorprenderlo con l’ingenuità delle proprie parole.
Mail si girò verso di lei, con gli occhi sgranati e pregni di disappunto.
- Cosa? Ma come potrei… se vuole andarsene che vada, non cambierebbe nulla se… -
- Gli hai chiesto di restare? – ripeté interrompendolo.
- No che non l’ho fatto. Che cazzo di senso avrebbe… - sbuffò irritato.
- Che aspetti a farlo? –
La guardò intensamente, decisamente confuso.
- Insomma, non saprai mai se sarebbe stato disposto a restare e… Mail, insomma! Non saprai mai proprio un bel niente se non ci parli subito! – disse tutto di un fiato, gesticolando e mangiandosi le parole, amabilmente infervorata da tutta quella situazione.
Lui rimase fermo a fissarla, mentre sentiva che il suo cuore cominciò a battere aiutato, guidato, da quella piacevole sensazione, di chi è sul filo del rasoio, sull’orlo del baratro, ma non è rassegnato. Quella speranza dirompente che non era mai morta e che aspettava di essere rimessa in circolo.
- Io… tu credi che… -
- Io credo che tu debba farlo se non vuoi avere rimpianti. –
La fissò ancora nei suoi occhi nocciola dallo stesso taglio dei propri. Poi senza badare all’ora, senza badare a niente si alzò dal letto, recuperò il cappotto e si precipitò in strada, senza salutare o ringraziare, solo con un nome in testa.
 

***

 
Un passo dopo l’altro, tra la neve e i molti della città che non si erano fermati in quel giorno speciale.
Parlarci. Con calma, fargli arrivare quell’ansia e quel batticuore di ogni volta che lo pensava, sapere se per loro veramente non ci fosse alcuna possibilità. Trovarlo. Era l’unica cosa che gli avrebbe permesso tutto questo.
E quindi ancora un altro passo, mentre si sistemava la giacca, accorgendosi solo allora del freddo di quella mattina. Doveva riuscire a trovarlo prima che partisse per l’aeroporto, dove, a differenza del finale di tanti film, sicuramente non lo avrebbe più rintracciato.
Sì fermò per un secondo sulla diciassettesima, per fare un attimo di mente locale e capire da che parte dovesse proseguire. Si concesse un momento ancora per chiudere gli occhi, assaporare quell’effimera speranza.
Voleva rischiare tutto, e la paura di un rifiuto era solo un accompagnamento della propria confusione.
Delicato, un fiocco bianco sostò la scesa verso il suolo sul naso di Mail, come terrena allegoria di quella voce che desiderava da tempo.
Ecco l’essenza, ecco la traccia dell’angelo.
 

***

 
Aspettava quel maledetto taxi sbuffando in continuazione. Ma le sfavorevoli condizioni del tempo e quel dannato Natale  sembravano voler far aspettare ancora Mihael. Si strinse tra le spalle, mentre i ciuffi di capelli chiarissimi si mescolavano al pelo nero del cappuccio in una particolare e semplice composizione.
Guardò ancora una volta l’orologio e diede un occhio alla sacca nera piena di ogni da portare con sé. Così pochi. Nemmeno la chitarra si sarebbe salvata al suo abbandono perché lui non avrebbe mai più cantato.
Nel guardare di nuovo verso la strada, tra la neve sempre più fitta, non poté non individuare la sagoma di un uomo in piedi di fronte a lui. Ci volle un attimo, assottigliare lo sguardo per focalizzare una qualsiasi figura in quella pioggia di neve che colorava ogni cosa di quel pallido colore biancazzurro.
Tra quelle fredde lacrime di cielo mirò con sorpresa – tanta che forse emise un flebile sussulto, troppo debole per non essere inghiottito nel silenzio imponente che la neve comandava, regina della scena – il bianco di quel sorriso.
Sì, gli parve quasi che sorridesse, e lui ne ebbe quasi paura.
Non aveva più niente da dirgli. Non sapeva cosa potesse volere e non sapeva come rispondere a una qualsiasi richiesta. Se fosse stato solo un poco più bambino avrebbe finto di non vederlo, registrandolo solo come un prematuro fantasma del passato.
Guardò ancora in strada e solo dopo si decise a voltarsi verso Mail, disposto ad ascoltarlo.
- Mihael… -
- Non dire nulla. – lo interruppe subito, dimostrando a se stesso quanto fosse bravo a contraddirsi.
- No, non ci sto zitto. – disse afferrandolo per un braccio, obbligandolo a guardarlo negli occhi.
Gli occhi sgranati di Mihael indugiarono un qualche istante sul livido sotto l’occhio, faticando a mettere a fuoco i suoi lineamenti, a causa si quella neve sempre più densa e vorticante.
- Mihael, ti amo. –
Troppo, troppo sincero lo colpì al cuore, impedendogli ancora il sentimento per Mail, che era diventato inesorabilmente doloroso. Dannata neve che mangiava ogni altro suono, non poteva distrarsi da quella voce roca e dal cuore che batteva esagerato.
- Non andare. Resta con me. –
Non c’era tempo per i giri di parole. Con il taxi giallo finalmente accostato al marciapiede conveniva essere più diretti che mai.
E Mihael si sarebbe seduto per terra e avrebbe pianto e urlato, perché avrebbe fatto tutto per evitare quella domanda rivoltagli da quelle labbra, ora gonfie e spezzate. Perché avrebbe risposto “sì, voglio vivere con te” anche se non ne conosceva un motivo logico.
Ma quella città lo uccideva. Non sarebbe riuscito ad amare Mail e a vivere. Non a New York, non tra quella neve bollente e quei palazzi grandi che raccontavano tante vite.
- Non posso. – disse. E lo guardò negli occhi.

 
 
 
 

Qualche Nota:
Non linciatemi. Lasciatemi almeno scrivere l’epilogo che, data la mia incapacità di scrivere finali, farà schifo. A quel punto potete lasciarmi morire lentamente.
Questo capitolo era pronto da lunedì scorso, ma poi sono andata in gita con la scuola e quando sono tornata i miei mi hanno levato il pc (ecco perché la lettura – e le recensioni – alle fic che seguo è rimandata =_=). Sì, insomma, oggi ho preso il mio cellulare e ho riscritto la storia e mi appresto a pubblicarla sempre tramite cellulare. Se beccate i peggio errori di battitura e simili do la colpa a questo aggeggio tecnologico e minuscolo =_=
Temo che l’epilogo arriverà dopo il weekend perché in queste settimane prima di Pasqua devo mettermi a sgobbare per compicciare qualcosa di buona a scuola… vedrò di fare quello che posso… (riavere il pc potrebbe aiutarmi, effettivamente >_>)
Per fortuna mi consolano le vostre recensioni. Vi amo sul serio <3
Grazie a tutti coloro che hanno seguito la storia fin quaggiù.
Lally

 
  
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