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Autore: lievebrezza    26/03/2012    32 recensioni
Blaine arriva in una nuova scuola. L'ultima cosa che vuole è innamorarsi della persona sbagliata; però succede. E tutto improvvisamente, diventa molto complicato, perchè a volte non si può evitare di amare qualcuno di proibito.
[Teacher!Blaine + Student!Kurt]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo venticinquesimo


Nel giro di un paio di settimane trovarono un equilibrio, a modo loro. Per Kurt era strano avere degli amici fuori dalla scuola ed era strano essere improvvisamente circondato da così tanti gay: Eric e Sebastian erano più grandi di lui ma sembravano intenzionati a tenerselo ben stretto. Sebastian sembrava più che altro studiarlo con attenzione, misurando con cura ogni parola che diceva in sua presenza e osservandone la reazione; Eric, più semplicemente, lo considerava una sorta di mascotte e lo punzecchiava continuamente per ottenere pettegolezzi succosi o farsi cucinare qualcosa.

Aveva capito di esserne diventato davvero amico quando riuscì a stare da solo con loro senza imbarazzo: un pomeriggio, pochi giorni dopo la gita al lago, era arrivato all’appartamento di Blaine e li aveva trovati nel bel mezzo di un esperimento; senza fare troppe domande e senza pensare troppo alle conseguenze si era unito a loro, lasciandosi trascinare dell’entusiasmo con cui l’avevano coinvolto. Quando più tardi Blaine era rientrato dalla riunione pomeridiana con gli altri insegnanti li aveva trovati tutti e tre sul divano intenti a guardare la Bella e la Bestia: seduti nell’oscurità, rannicchiati su se stessi e intenti a mormorare le battute del film, erano leggermente inquietanti. Erano moderatamente brilli e con le lacrime agli occhi per la commozione.

Sebastian compreso, che abbracciava un cuscino con aria assente, stringendoselo al petto.

“Che accidenti state combinando?” disse lanciando la tracolla sull’attaccapanni.

“Shhhh…” Lo azzittirono all’unisono, senza guardarlo e senza staccare gli occhi dal televisore.

“Kurt?” domandò circospetto, accovacciandosi accanto a lui. Nella stanza c’era un forte odore di vodka, ma Blaine non riusciva a capire da dove proveniva: sul tavolo del salotto c’erano solo degli innocui orsetti di gomma in una ciotola, ma nessun bicchiere e nessuna bottiglia sospetti.

“E’ un esperimento.” Rispose Kurt in tono pratico, senza voltarsi. Fuori dal campo visivo di Blaine, Sebastian iniziò a intonare Stia con noi con voce malferma e piena di sentimento.

“Un esperimento?” ripeté incredulo e guardandosi intorno. Maledizione, da dove veniva quell’odore pungente di vodka? Si sporse verso Kurt, per distoglierlo dal film e capire che cosa accidenti stava succedendo; a quel punto, capì che probabilmente l’odore di alcool veniva proprio da lui.

“Che c’è?” disse quando Blaine lo strattonò, costringendolo a voltarsi. Aveva gli occhi leggermente lucidi, sorrideva in modo quasi inquietante e aveva le guance arrossate: era definitivamente su di giri.

“Hai bevuto, Kurt? Sei ubriaco?” Blaine non sapeva perché, ma continuava a parlare con un tono di voce bassissimo, quasi temendo di disturbare la visione del film.

“Bevuto? Noooo… ho mangiato gli orsetti.” Kurt indicò la ciotola sul tavolino e finalmente Blaine si decise ad afferrarne un paio, nella speranza di capire; erano insolitamente umidi e scivolosi, dalla consistenza strana tra le dita, quasi gonfi. Quando ne ficcò uno in bocca, capì.

“Ehi, ma che fai?” Protestò Sebastian quando Blaine spense bruscamente la televisione.

“Sebastian! Dimmi che non hai fatto quella cosa idiota che hai visto settimana scorsa su internet. E che hai pure coinvolto Kurt!” sbraitò, agitando la ciotola.

“Ma Blaine, è comodo! Non sporchi i bicchieri e non bevi a stomaco vuoto, è semplicemente fantastico. Anche Kurt dopo il decimo orsetto era d’accordo con noi. E i film Disney visti da ubriachi sono una cosa meravigliosa.” Cercò di spiegare, complicando ancora di più la situazione.

“Rimangiati quello che hai detto, i film Disney sono meravigliosi anche visti da sobri!” lo rimbeccò Blaine.

Eric e Kurt ridevano piano, crollando quasi abbracciati uno sull’altro, mentre Sebastian allungava le braccia per salvare le caramelle inzuppate di alcool dalla furia di Blaine: “Non buttarli, io ed Eric ci lavoriamo da una settimana. Quelli sono i nostri bambini!”.

“Va bene!” Blaine sbatté la ciotola di nuovo sul tavolino, prese Kurt per un braccio e lo trascinò in cucina, dove lo costrinse a bere un caffè e mangiare qualcosa, finché non sembrò tornare in sé. Poi fu sufficiente informarlo che la vodka senza calorie non esisteva e la sua reazione bastò per far pentire Sebastian di averlo fatto ubriacare; fu dopo aver gridato a pieni polmoni che Kurt capì di avere davvero legato con tutti loro.

Da quel momento, le cose cambiarono.

I ragazzi del Glee cominciarono a tempestarlo di domande ogni volta che vedevano Eric o Sebastian aspettarlo fuori da scuola per andare a bere un caffè insieme o per passare da Blockbuster e scegliere un film per la sera. Mercedes e Rachel stavano letteralmente impazzendo per la curiosità e non gli davano pace, così fu costretto a dare loro una sorta di spiegazione: “Sono degli amici. Li ho conosciuti per caso al Lima Bean, sono gay e stanno insieme. No, non ho una cotta per nessuno dei due. No, non ho intenzione di presentarveli. No, non vanno più al liceo da anni. No, non siamo legati da una strana e perversa relazione a tre.” Finn, che sapeva benissimo che Eric e Sebastian erano amici del professor Anderson e che sapeva bene come li aveva conosciuti, ascoltava le incessanti ipotesi delle ragazze con sguardo divertito e complice.

Le amiche assorbivano come spugne ogni informazione che Kurt gli elargiva, impazienti di saperne sempre di più: Mercedes aveva deciso che il suo preferito era Eric, perché adorava le sue lentiggini, mentre Rachel, in virtù del suo amore spassionato per i ragazzi alti, aveva scelto Sebastian come suo personalissimo beniamino. Probabilmente se avesse avuto occasione di conoscerlo di persona avrebbe cambiato nettamente idea, ma non era affatto nei piani di Kurt che questo succedesse. Tuttavia quando a metà febbraio lo minacciarono di stampare delle t-shirt con scritto Team Seberic e di pedinarlo fin dentro al Lima Bean, finalmente Kurt si convinse a presentarglieli.

Ovviamente il ragazzo non era affatto entusiasta della cosa, ma quando lo disse ai ragazzi scoprì che Sebastian ed Eric non erano dello stesso avviso.

“Finalmente. Morivo dalla voglia di chiedere a Mercedes dove ha comprato la felpa che indossava settimana scorsa. Tu ti ostini a non chiederglielo da parte mia, almeno ora avrò l’occasione di farlo in prima persona.” Esultò Eric, sdraiato tra le gambe di Sebastian sul divano di Blaine.

“Era verde acido, Eric! Quel colore si abbina malissimo con la tua pelle, quante volte dovrò ripetertelo?” rispose Kurt, arrivando a un passo dal pestare i piedi a terra, esasperato. Nell’osservare la sua drammatica reazione, Sebastian roteò gli occhi e strappò di mano il telecomando a Eric, che si lamentò sentitamente.

Signore, per cortesia, smettetela di bisticciare. Maledizione, ci sono più estrogeni nell’aria di questo salotto che nella sala parto dell’ospedale di Lima.” disse bonariamente mentre cercava dei documentari, saltando freneticamente da un canale all’altro.

“Ma quella felpa…” provò a difendersi Eric.

“Tesoro, il verde ti sta davvero di merda. Soprattutto il verde acido, te l’ho già detto. Questa volta ha ragione Kurt, anche se questo non lo autorizza a comportarsi da primadonna mestruata e isterica.” A quelle parole Kurt spalancò la bocca, scioccato e pronto a ribattere. Eric gli fece una vendicativa linguaccia piena di soddisfazione, accoccolandosi contro il petto di Sebastian.

“Allora, per voi va bene?” disse costringendo entrambi a piegare le gambe e sedendosi sul divano con loro.

“Se per te va bene e se per Blaine va bene, perché no?” rispose Sebastian, stringendosi nelle spalle “Se può servire a farle smettere di nascondersi dietro ai cespugli per spiarci quando veniamo a prenderti a scuola, direi che è la cosa migliore da fare. Almeno staranno buone per un po’. Falle stare sulle spine fino a San Valentino, poi combina pure un incontro al Lima Bean, ok?”

Sintonizzò il televisore sul National Geographic e lanciò il telecomando sul tavolino; Kurt raccolse le ginocchia al petto e ci appoggiò sopra il mento.

“Ovvio che non dovete dire niente di…”

“… di te e Blaine. Ma davvero pensavi che non ci fossimo arrivati? E pensare che Blaine ripete continuamente che sei il più sveglio della classe. A questo punto mi chiedo come siano messi gli altri. AHI! Ma sei impazzito? Quale ragazzo può avere il coraggio di dare ancora i pizzicotti alla veneranda età di diciotto anni?” disse sfregandosi un polpaccio, proprio nel punto dove Kurt l’aveva appena pizzicato con forza attraverso il tessuto dei jeans.

“Zitti, adesso arrivano le balene!” L’ammonimento di Eric fece voltare tutti verso la televisione, in silenzio.

Durante la pausa pubblicitaria, Eric si voltò sdraiandosi sulla pancia e prese a mormorare qualcosa a Sebastian, tra un bacio e l’altro; Kurt li guardò con la coda dell’occhio, poi controllò l’orologio e si chiese quando Blaine sarebbe finalmente rientrato. Da quando Sebastian aveva accettato la storia tra lui e Blaine la loro routine era cambiata, anche se non di molto: nei giorni in cui aveva lezione di pianoforte continuavano a incontrarsi in caffetteria, mentre gli altri pomeriggi Sebastian o Eric, se non doveva lavorare, passavano a prenderlo fuori da scuola e si ritrovavano tutti a casa di Blaine; a volte si sedevano intorno al tavolo della cucina, chi studiando e chi correggendo i compiti, altre invece guardavano la televisione, incastrati sul divano e lasciando briciole ovunque. Ormai Kurt era diventato un maestro nell’incastrare i suoi impegni e nell’essere a casa cinque minuti prima che suo padre e Carole rientrassero; con l’aiuto di Finn, almeno una sera a settimana si inventava una cena a casa di Mercedes o Rachel, così poteva rimanere a casa di Blaine fino a tardi senza destare troppi sospetti. In quelle occasioni, Sebastian ed Eric andavano al ristorante oppure organizzavano un giro per i club di Columbus, giusto per lasciare lui e Blaine un po’ da soli; Sebastian non usciva mai dall’appartamento senza una battuta maliziosa o un’occhiata allusiva, che faceva arrossire Kurt e infuriare Blaine.

Erano tutte insinuazioni che cadevano a vuoto, perché la verità era che non accadeva proprio un bel niente: almeno, niente di più di parecchi baci, qualche mano che si infilava sotto un maglione e qualche strusciamento. La libido impazzita di Blaine era ormai immune anche alle pagine più soporifere di Dickens e la situazione si stava facendo parecchio bollente; quando non era Kurt a tirarsi indietro era lui stesso a mettere un freno, alzandosi dal divano con una scusa e filando in cucina, con il fiato corto e il battito a mille. Ogni volta che, più o meno inconsapevolmente, allungava le dita verso i lembi della maglia di Kurt o bottoni della sua camicia, l’altro allontanava gentilmente la mano e Blaine finiva per sentirsi una sorta di maniaco perverso.

Non poteva sapere che la pelle di Kurt scottava per il desiderio di premersi contro quella di Blaine, ma che era terrorizzato all’idea di mostrare tutti i lividi che gli decoravano le spalle e la schiena; Blaine avrebbe voluto sapere che cosa era successo e Kurt avrebbe dovuto raccontargli di Karofsky, dei continui spintoni, delle minacce, della paura. Preferiva passare per pudico, piuttosto che per vigliacco.

Ma anche Kurt, dal canto suo, cominciava a sentire la pressione dell’eccitazione che sgretolava lentamente, ma inesorabilmente, tutte le sue preoccupazioni sul sesso; ovviamente il fatto che Sebastian ed Eric ne parlassero continuamente e in toni a dir poco entusiastici l’aveva aiutato a guardare la faccenda con altri occhi. Più conosceva il Blaine nascosto sotto alla camicia e alla cravatta da professore, ai discorsi incoraggianti e ai libri di letteratura, più si innamorava di quel ragazzo impacciato, volenteroso e dolce che divideva con lui i suoi pop corn e lo accompagnava all’ascensore; e più si innamorava, più sentiva il gravoso peso di giugno, del diploma, della partenza per New York e dell’inevitabile separazione da Blaine. Voleva che i mesi trascorsi insieme fossero indimenticabili e iniziava a pensare che fare l’amore con Blaine potesse essere un modo perché il ricordo rimanesse impresso nella mente di entrambi, comunque andassero le cose.

Eppure, ogni volta finiva per respingere la sua mano e premere Play del lettore dvd, sedendosi accanto a Blaine mentre cercavano di respirare normalmente e fingere che andava tutto bene.

 

Era ormai metà febbraio quando la vita di Blaine e Kurt ebbe una spinta decisiva verso una precisa direzione.

Come ogni mattina, Blaine parcheggiò il SUV nell’area riservata agli insegnanti e s’incamminò verso l’edificio principale, con passo pesante e aria pensierosa; quando entrò, scoprì che tutta la scuola era stata addobbata in occasione di san Valentino. I corridoi erano decorati con lunghi striscioni con cuori rosa e rossi ritagliati nel cartoncino, gli armadietti degli studenti sfoggiavano adesivi colorati e lungo il suo percorso verso la sala professori Blaine dovette richiamare diverse coppiette prese a festeggiare con eccessivo entusiasmo. Si limitò a qualche occhiata esasperata e a dei richiami scherzosi: non solo pensava che sarebbe stato davvero troppo zelante portare degli studenti dal preside per qualche bacio di troppo, ma sapeva che Figgins era stanco del suo impegno in ambito disciplinare e che non avrebbe preso bene un suo ennesimo ingresso in ufficio con studenti colpevoli al seguito. Nonostante il preside accettasse passivamente tutti i suoi sforzi di rimettere in riga i bulli della scuola, Emma e la coach Beiste erano sempre pronte ad aiutarlo, sostenendolo con una fornitura di pamphlets surreali e brusche ramanzine negli spogliatoi; spesso prendevano un caffè insieme o pranzavano in sala professori e a volte si univa a loro anche Will, l’insegnante di spagnolo che gestiva il Glee Club e usciva con Emma.

Era bello avere qualcuno che lo capiva ed era disposto a sporcarsi un po’ le mani per aiutarlo: grazie ai ripetuti ammonimenti e punizioni che riuscivano a strappare dalla bocca riluttante di Figgins, da settembre gli episodi bullismo erano diminuiti e anche in squadra sembrava esserci meno aggressività latente. Nonostante questa soddisfazione, Blaine sentiva che c’era ancora molto su cui lavorare con Dave, anche se era passato del tempo dal bacio forzato tra lui e Kurt; la sua reazione violenta e strafottente al discorso di Blaine era la prova tangibile che Dave aveva bisogno di essere aiutato, che era confuso e privo di guida. Ormai erano giorni, se non settimane, che provava a parlargli di nuovo, ma senza successo; non appena si incrociavano nei corridoi Dave si infilava nel bagno degli studenti o scompariva tra la folla, lasciando Blaine senza la possibilità di fermarlo. La sua riluttanza lo preoccupava, senza dimenticare che Kurt sembrava particolarmente attento non tornare sull’argomento e Blaine iniziava a pensare che forse…

Una domanda diretta di Will, che stringeva la mano di Emma, lo distrasse improvvisamente dai suoi pensieri, riportandolo nell’aula professori, dove era seduto con in mano una tazza di caffè e una ciambella: “… che ne dici, Blaine, potresti essere interessato?”.

“Scusami Will, ero perso nei miei pensieri. Che cosa stavi dicendo?” chiese imbarazzato.

“Ho detto che stasera io ed Emma usciamo insieme per una cena e che ci farebbe piacere che venissi anche tu. Magari puoi portare la tua ragazza… altrimenti, se sei single, Emma ha una persona speciale che vorrebbe presentarti.” Con un cenno del capo indicò poco discretamente la professoressa di scienze naturali seduta a un tavolo poco distante, che udendo quelle parole arrossì vistosamente e prese a fissare il libro che stava sfogliando. Blaine seguì con lo sguardo il cenno di Will, poi deglutì vistosamente.

“Io… mi farebbe piacere, ma non ho una ragazza e…” Cominciò a spiegare.

“Bene! Sono sicura che tu e Eliza andrete d’accordo. E’ molto dolce, ama i cani e le passeggiate all’aria aperta e…” Emma stava snocciolando qualcosa di pericolosamente simile a un elenco, così questa volta fu il turno di Blaine a interromperla.

“Il punto non è Eliza.” Disse a bassa voce, per non farsi sentire da nessuno oltre alle persone sedute al suo tavolo. “Sembra davvero molto carina e sono sicuro che passeggiare con lei dev’essere la fine del mondo, ma davvero non… come posso dirlo senza… io… ecco… sono gay.” Concluse, con un soffio di fiato, poi rimase in silenzio; non si aspettava una reazione negativa, conosceva quelle persone da abbastanza tempo per sapere che la sua omosessualità non era un problema. Quello che temeva era che si fossero offesi per averlo saputo tanto tardi; non che l’avesse propriamente nascosto, semplicemente aveva evitato di toccare l’argomento.

Emma prese un biscotto e lo sgranocchiò pensierosa, mentre la coach, che trovava il pollame arrosto un’ottima prima colazione, strappò una coscia dal pollo che stava dilaniando e con le labbra lucide d‘unto disse: “Sue aveva ragione, maledizione. Blaine, sembri troppo etero per essere davvero gay. E ci ho rimesso cinque dollaroni sonanti.”

Emma la fulminò con un’occhiataccia, poi rivolse lo sguardo verso Blaine: “Puoi portare il tuo ragazzo, se vuoi. Ormai lavori qui da un po’, se c’è qualcuno di importante nella tua vita a noi farebbe piacere conoscerlo.” disse sorridendo.

Blaine per poco non scoppiò a ridere di fronte alla gentile proposta di Emma: al momento c’erano solo due persone davvero importanti nella sua vita e non poteva portare nessuna delle due a quella cena. Kurt… beh, non c’era bisogno di spiegarsi perché. E Sebastian, oltre a non essere il suo ragazzo, avrebbe trascorso la notte di San Valentino facendo cose ben poco caste con Eric in un albergo di lusso nei pressi di Westerville; anche volendo, non avrebbe avuto il tempo di interpretare la parte del finto fidanzato a una cena.

“E’ davvero molto gentile da parte tua, Emma. Ma al momento…” Blaine fece una breve pausa, poi optò per una mezza verità “Al momento non c’è nessuno che potrei presentarvi.”

Qualcuno che sarebbe stato entusiasta di portare con sé in realtà c’era, ma non poteva farglielo conoscere: lo conoscevano già benissimo.

“Se l’avessimo saputo prima, magari avremmo potuto combinarti un appuntamento.” Ribatté lei, strizzandogli l’occhio. Poi ricordò improvvisamente di Eliza e aggiunse: “Poverina, lei ci rimarrà malissimo. Posso dirle che sei appena uscito da una relazione difficile e che al momento non ti senti di vedere altre persone, se non vuoi che… si sappia, ecco.”

Blaine posò la ciambella che stava svogliatamente mordicchiando e la rassicurò: “Non preoccuparti Emma, non era mia intenzione tenere la cosa segreta, è solo che amo tenere la mia vita privata separata da quella lavorativa e temevo di avere dei problemi con i ragazzi. Tutto qui.”

Lei sorrise e parlarono d’altro, lanciando di tanto in tanto delle occhiate dispiaciute alla povera Eliza, che stava leggendo ignara di tutto. Ripensò a Kurt, a San Valentino, alle mille cose che oggi avrebbe dovuto dirgli, poi guardò Emma e Will scambiarsi delle piccole scatole di cioccolatini a forma di cuore. Ripensò al fatto che lui e Kurt non avrebbero festeggiato; o almeno, non come avrebbero voluto. Blaine era un ragazzo romantico, ma non aveva mai avuto occasione di dimostrarlo a qualcuno che ne ricambiasse i sentimenti; anche quest’anno non avrebbe potuto farlo, perché portare Kurt al ristorante sarebbe stato decisamente poco opportuno.

Così come fargli recapitare un mazzo di fiori.

O uno di quei GorillaGram che vanno tanto di moda.

Avrebbero suscitato domande degli amici, la curiosità di Carole e suo padre… non voleva che Kurt mentisse più del dovuto e tornare a casa da scuola con delle rose tra le braccia sarebbe stato difficile da spiegare. Semplicemente Kurt sarebbe venuto a casa sua, avrebbero mangiato qualcosa insieme e guardato un film; anche se l’idea di avere Sebastian ed Eric fuori da casa era alettante, non gli sembrava sufficiente. Voleva dare qualcosa a Kurt, un regalo, un pensiero, un segno del suo affetto; eppure non riusciva a farsi venire un’idea romantica che non fosse troppo sdolcinata o troppo impersonale.

Almeno, fino a poche ore prima era quella la sua principale preoccupazione. Ora invece…

“Ora vado, ho preparato un compito a crocette per i miei ragazzi. Almeno non passeranno la lezione a scrivere biglietti di San Valentino pieni di errori grammaticali e fingendo di ascoltarmi.” Prese la sua tracolla e uscì, raggiungendo rapidamente la sua classe; gli studenti erano tutti seduti al loro posto e silenziosi, intenti a ripassare le ultime cose prima di riporre i libri e cominciare la prova scritta. Rispetto alla prima volta che era entrato in aula sembravano delle altre persone; Blaine era estremamente soddisfatto di come era riuscito a farsi rispettare e insegnare un minimo di educazione a quei selvaggi.

Chiamò una delle ragazze del prima fila e le fece distribuire i fogli con le domande, poi si concesse il piccolo lusso di lanciare un’occhiata a Kurt: era seduto in ultima fila e sembrava su di giri. Blaine si chiese se un altro incontro ravvicinato con gli orsetti alla vodka di Sebastian fosse il responsabile di quel sorriso luminoso. Ma forse era solo il maglioncino rosso che sfoggiava, o forse la spilla a forma di cuore appuntata sulla tasca della camicia. O forse non si sarebbe mai abituato alla bellezza di Kurt.

Mentre gli studenti compilavano il compito, Blaine si sforzò con poco successo di non guardarlo continuamente; non riusciva a immaginare come sarebbe stato non poterlo vedere ogni giorno, con la lingua che di tanto in tanto leccava piano le labbra e la sua espressione concentrata mentre mordicchiava il cappuccio della penna. O come sarebbe stato il suo mondo quando non avrebbe più potuto incrociare di soppiatto il suo sguardo in classe e vedere i suoi occhi illuminarsi con un piccolo sorriso segreto. Era in momenti come quello che Blaine si chiedeva se era stato stupido da parte su gettarsi in qualcosa di tanto fragile e temporaneo, se invece era stato semplicemente coraggioso; anche se la sua vita prima di Kurt ormai sembrava una sbiadita fotografia chiusa in un cassetto e il futuro senza di lui sembrava pericolosamente vicino e grigio, Blaine era convinto che ne era valsa la pena.

Fu proprio osservandolo durante il compito scritto che si accorse che Kurt aveva finito di scrivere molto prima degli altri; anche se avrebbe potuto consegnare e usare il resto dell’ora per leggere un giornale o prepararsi per la lezione successiva, Kurt continuava a rigirarsi il foglio tra le mani con aria nervosa. Lo leggeva e lo rileggeva, ripassando con la penna le crocette che aveva tracciato più di mezz’ora prima.

Quando tutti uscirono, Kurt si alzò per consegnare il suo compito; Blaine finse di scrivere qualcosa, mentre l’altro appoggiava la tracolla sul primo banco e trafficava con quello che conteneva. Blaine appoggiò la penna e rimase seduto alla cattedra, finché Kurt non si voltò.

“Hai un biglietto di San Valentino per me?” chiese Blaine sorridendo e abbassando gli occhi sulle mani di Kurt, le cui dita stringevano forte una busta bianca. Non appena la vide, capì che non era affatto simile a un biglietto di auguri; era lunga e rettangolare, tutto un lato era stato aperto infilando un dito in una delle pieghe e strappando con foga. I polsi di Kurt tremavano leggermente.

“Non è un biglietto per me.” Ormai non era più una domanda, ma gli occhi lucidi di Kurt erano una risposta. Lo guardò mordersi il labbro e annuire emozionato. La spilla a forma di cuore tintinnò piano contro uno dei bottoni della camicia quando mosse la busta, rigirandosela tra le mani.

Ironia della sorte, avevano entrambi qualcosa di importante da dirsi. Proprio lo stesso giorno: il cuore di Blaine si strinse appena, quando Kurt parlò.

“Blaine, ho ricevuto questa lettera stamattina. Ce l’ho fatta. Sono un finalista.” Disse con voce inferma, intrisa di entusiasmo ed orgoglio. In tutta risposta, Blaine si alzò di scatto e camminò fino alla porta dell’aula, che si richiuse alla spalle; confuso, Kurt si voltò lentamente per guardarlo e Blaine gli fece incontro, abbracciandolo stretto.

“Lo sapevo che ce l’avresti fatta, Kurt. Sono così… fiero di te. Te lo sei meritato, sarai felice.” Gli disse affondando il viso nel colletto della sua camicia, tremando piano insieme a lui. Un’ondata di orgoglio, entusiasmo e sorda disperazione lo colpì in pieno viso; si aggrappò più forte al maglione di Kurt, stringendo il tessuto tra le dita. Si allontanò giusto per prendere il viso di quel bellissimo ragazzo tra le mani e costringerlo a guardarlo negli occhi.

“Sarai felice, Kurt.” Ripeté con ancora maggiore convinzione. Forse lo stava dicendo più a se stesso che a Kurt, ma non importava, perché quello che Kurt gli rispose lo lasciò senza fiato.

“Vieni con me, Blaine.” Il suo sguardo, il suo tono di voce. Era terribilmente serio. “A settembre, vieni con me a New York. Per favore.” Aggiunse, con il viso ancora stretto tra le mani di Blaine, come se chiederlo gentilmente potesse cambiare la risposta che quella domanda avrebbe ricevuto.

“Non posso.” Blaine scosse la testa, lasciando cadere le braccia lungo il corpo. Kurt le afferrò tra le sue, appoggiandosele al petto e cominciando a parlare concitato; l’altro artigliò piano il tessuto, mentre lo ascoltava.

“Sì che puoi. Lo so che dire che stiamo insieme da poco è un eufemismo, è tra noi è tutto così… dannatamente complicato. Ma io credo che sia qualcosa di importante. Anzi, ne sono sicuro. Qui a giugno per te non… sarà tutto finito. New York è grande, puoi venire e lavorare come tutore di qualche ragazzino viziato o cercare lavoro in una scuola privata. Prenderemo un minuscolo appartamento insieme a Rachel e Finn a Chelsea, io lavorerò in qualche stupido Starbuck’s e ti passerò di nascosto i biscotti senza farteli pagare. Berremo caffè e la domenica andremo a Central Park e magari Sebastian potrebbe…” Il discorso di Kurt si fece confuso, mano a mano che le fantasie si sovrapponevano una all’altra.

“Non posso, Kurt.” Blaine sciolse le mani dalla stretta di Kurt e camminò fino alla cattedra. Dal cassetto estrasse un’altra busta, che diversamente da quella di Kurt era stata aperta con cura, probabilmente con un tagliacarte. Probabilmente con un tagliacarte d’argento con incise delle iniziali, come quello Blaine lasciava appoggiato sulla sua scrivania in camera da letto.

“Anche io ho ricevuto una lettera questa mattina. L’unica differenza è che non me l’aspettavo affatto.”

Blaine allungò la busta a Kurt, tenendola tra due dita. A Kurt bastò uno sguardo per leggere il mittente e capire che cosa stava cercando di dirgli; alzò lo sguardo verso Blaine, allarmato e sorpreso.

“A settembre andrò alla Brown, Kurt. E’ tutto qui dentro. Borsa di studio, modulo di iscrizione, elenco dei corsi. C’è perfino una lettera scritta personalmente da uno dei professori di letteratura, in cui si complimenta per il saggio che ho spedito.” Disse in fretta. Nonostante la sorpresa, nonostante il ritrovarsi improvvisamente davanti a una possibilità che aveva solo accarezzato fino a quel momento, nonostante l’idea di essere a centinaia di chilometri da casa e da Kurt, Blaine era… meno spaventato. Per la prima volta dopo mesi aveva smesso di sentirsi sospeso, leggendo quella lettera; aveva capito che a frenarlo era stata solo la paura di fallire. Che era quello che voleva davvero.

“Avevi detto di non aver scritto a nessuna università.” Commentò Kurt, con gli occhi fissi e increduli sulla busta.

“Non l’ho fatto, ma qualcuno con manie di controllo sulla mia vita e una perversa tendenza a occupare il mio divano ha preparato i documenti e li ha spediti mesi fa. Me l’ha detto stamattina, quando mi ha trovato pietrificato davanti alla cassetta della posta.” Spiegò Blaine. Stava ancora rimuginando sul regalo di San Valentino per Kurt quando aveva visto la lettera; Sebastian aveva dovuto scuoterlo per una spalla per ottenere la sua attenzione e spiegare come erano andate le cose.

“Sebastian.” Disse Kurt, anche se non c’era davvero bisogno di dirlo ad alta voce. Era bastato uno sguardo per capire che Blaine sarebbe partito.

“Sebastian.” Ripeté Blaine. E di nuovo, non era di quello che stavano parlando; avevano sempre evitato l’argomento, ma sapevano che prima o poi si sarebbero dovuti separare. E ora in quello sguardo c’erano dei Mi dispiace e Dobbiamo parlarne e Mi mancherai e…

“Non voglio lasciarti.” Mormorò Kurt, fregandosene della lezione che stava perdendo e del fatto che c’era solo una porta a dividerli dal resto del mondo per tuffarsi contro Blaine e abbracciarlo stretto. “Ci dev’essere un modo.”

Era reale: non potevano più fingere che le cose dopo la fine della scuola sarebbero state più facili. Se avessero deciso di rimanere insieme sarebbe stata ancora più dura. Blaine lo accarezzò lentamente lungo la schiena, facendo correre piano il palmo della mano dalle spalle fino ai fianchi.

“Abbiamo fino a Giugno. E la casa al lago. Abbiamo il tempo di capire se…”

Se varrà la pena di tenere duro, se poi ci lasceremo lo stesso.

Non capì nemmeno come accadde, ma lui e Kurt si ritrovarono a terra; Blaine con la schiena contro il muro, proprio sotto la lavagna, e Kurt raggomitolato tra le sue braccia, scosso dai singhiozzi.









Nda --> Angolo di LieveB (Fra m'ha venduto i diritti)

Ma buonasera, è lunedì, quindi si aggiorna!

Che dire, stavolta di carne al fuoco ce n'è: Sebastian ed Eric hanno adottato Kurt, Kurt è diventato loro amico, Rachel e Mercedes li conosceranno, San Valentino non è ancora finito... e Blaine il primo di settembre inizia i corsi alla Brown. Poca roba, no?

Ieri guardavo il mio pannello autrice e per poco non mi sono cadute le palle... degli occhi. Io vorrei raccogliere tutte quelle 226 persone che hanno aggiunto questa storia ai preferiti, offrirgli un caffè e un tortino, poi chiacchierarci un po'. Davvero, grazie. Immaginate di avere un cupcake accanto al pc, tutto decorato di cuoricini di zucchero e con sopra un grazie di cioccolato: ve lo mando io! Se penso ai salti alti che ho fatto quando la mia prima ff ha superato i 100 preferiti... non avrei mai creduto di raggiungere la quota 200. Follia pura, davvero.


Termino lasciandovi due link. Se gli orsetti alla vodka vi hanno stuzzicato, qui c'è il link per prepararli:

http://www.youtube.com/watch?v=75i3jchB9-E

http://www.youtube.com/watch?v=IOg4cH5M-o0&feature=related

 

E tenete d'occhio la pagina FB mia e di Medea, perchè pubblicheremo un file audio con un nostro (piccolo) sclero + ringraziamento, al termine del quale ci saranno due spoiler sulle nostre storie.

 

A lunedì prossimo! E grazie per il vostro tempo!

LieveB

 

 

   
 
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