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Autore: Alissa_Paciock    26/03/2012    2 recensioni
Il terzo capitolo della mia fanfiction!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Mille, ma no, milioni! Anzi, miliardi di volte i loro genitori e James gli avevano descritto Hogwarts. Ma quella che avevano davanti era molto più bella di ogni sogno, immaginazione e fantasia!
Il grande castello si ergeva sulla collina in tutto il suo splendore e le torri si innalzavano verso il cielo notturno, come se volessero toccare le stelle.
Albus e Rose conobbero il simpaticissimo Hagrid, di cui avevano sentito così tanto parlare… Era davvero enorme! Fu lui che portò tutti i ragazzi del primo anno sulla riva del lago. Qui si trovavano delle barche, sicuramente incantate. Infatti, appena i due ragazzi salirono su una di quelle, questa partì, senza neanche dare il tempo ad Albus di sedersi.
“Calmati, andrà tutto bene…” continuava a ripetersi.
Anche l’interno era favoloso! Le scale, i corridoi antichi, i gargoyle…!
Ma dopo un po’ anche il paesaggio cominciò ad annoiarli: volevano entrare nella Sala Grande ed essere smistati, ecco cosa non li avrebbe stancati!
Dovettero però aspettare qualche minuto, che sembrarono non finire mai, prima di entrare. Albus e Rose continuavano a lanciarsi sguardi nervosi, ognuno dei due cercando il sostegno nell’altro.
Poi l’enorme porta si spalancò e, davanti ai loro occhi, si presentò la magnifica visione della Sala Grande di Hogwarts.
La professoressa Genda li accompagnò attraverso i quattro tavoli delle Case, Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, sopra i quali levitavano candele a mezz’aria e il soffitto era stato incantato in modo da sembrare proprio un cielo stellato.
Rose vide James, Alissa e Victoire, quest’ultime al tavolo dei Corvonero.
Raggiunsero poi il tavolo delle autorità, davanti al quale c’era uno sgabello e un cappello vecchio e logoro.
Ad Albus si contorse lo stomaco a vederlo.
La professoressa ora se ne stava in piedi vicino allo sgabello con in mano una pergamena. Chiamò qualche ragazzo e poi fu il turno di Rose. Lei deglutì, ma nonostante fosse nervosa non poteva neanche lontanamente immaginarsi la paura di Al!
-Grifondoro!- gridò il Cappello dopo qualche secondo sulla testa rossa della ragazza.
Mentre si avviava al suo tavolo, guardò i ragazzi che ancora aspettavano di essere smistati, e vide Malfoy scoccarle un’occhiata glaciale. Lei rispose a quello sguardo ostile e si sedette accanto a James, che le sorrideva raggiante.
Al ragazzo smistato dopo di Rose, seguì Scorpius. Il Cappello Parlante non esitò un secondo: -Serpeverde!
Di nuovo fissò intensamente Rose, ma lei questa volta lo ignorò. I suoi occhi erano fissi sul ragazzo che saliva i gradini con le gambe tremanti e che si sedette lentamente sullo sgabello.
L’insegnante posò il Cappello sulla testa di Albus e, con sua grandissima sorpresa, quello esitò.
Anche con suo padre aveva esitato… Questo pensiero lo fece sorridere, ma il suo sorriso si allargò ancora di più quando sentì “Grifondoro!”
Un grido molto più potente dei precedenti si levò dal tavolo rosso ed oro. Il ragazzo corse da Rose e la abbracciò forte, mentre i Grifondoro più vicini gli davano amichevoli pacche sulla schiena e gli scompigliavano i capelli.
È fatta!, pensò Al.
 
Prima di raggiungere tutti gli altri al dormitorio, Albus e Rose salutarono la cugina Victoire e Alissa, un’amica di famiglia. La ragazza era dell’età di James, aveva i capelli biondi e gli occhi chiari. Suo padre, il professor Paciock, insegnava Erbologia, ma la ragazza non frequentava i suoi corsi. La madre, Luna Lovegood, era la direttrice del Cavillo, un giornale di maghi che scriveva articoli di creature e vegetali mai visti prima (ma non per questo non esistenti!). Inoltre, questa rivista, 19 anni prima durante la guerra, aveva sostenuto e appoggiato Harry Potter e la sua vittoria contro Voldemort.
Alissa era intelligente, ma anche un po’ strana come la madre, e forte e determinata come il padre.
Rose la adorava! Era sempre stata per lei un punto di riferimento, un esempio da seguire fin da piccola.
Dopo vari saluti, i “primini” tornarono al dormitorio dei Grifondoro. La Sala Comune era una stanza circolare con divani, poltrone e un caminetto.
I due ragazzi parlarono un po’ davanti al fuoco, prima di andare a letto, distrutti e speranzosi di vivere al meglio quell’anno che si prospettava fantastico.
   
 
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