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Autore: Cabiria Minerva    26/03/2012    2 recensioni
Quando Harry torna alla Stamberga Strillante nella speranza di poter salvare Severus fa una scoperta inquietante: il corpo dell'uomo è svanito. Harry inizia quindi una nuova impresa: riuscirà a trovare Severus e, più importante, a riportarlo indietro?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I. Found and Lost

 

And the tears come streaming down your face

When you lose something you can't replace

When you love someone but it goes to waste

Could it be worse?

(Coldplay, Fix You)

 

 

 

Harry correva attraverso i prati di Hogwarts senza prestare attenzione alle persone che piangevano e ridevano in una sorta di abbraccio collettivo dove morti e vivi si fondevano in un tutt'uno. Sembrava che le lacrime si unissero al sangue e le urla piene di dolore di chi abbracciava i corpi dei propri cari alle espressioni emozionate di chi ritrovava un amico ancora vivo. Avrebbe avuto tempo, dopo, per piangere le vittime e festeggiare la vittoria di quella notte. In quel momento i suoi pensieri, più rapidi delle sue gambe, erano arrivati alla Stamberga Strillante, là dove aveva lasciato Severus Piton, addossato ad una parete con la gola squarciata ed i vestiti intrisi di sangue. Mentre i suoi piedi calpestavano con rabbia la terra, la voce nella sua testa urlava, confusa. Perché l'hai lasciato lì, a morire? Come hai potuto? Più cercava di zittirla più questa strillava la sua ira.

Harry correva, e non sapeva rispondere.

Si era posto quelle stesse domande migliaia di volte: mentre raccoglieva i ricordi di Severus, mentre si allontanava da lui con gli occhi sgranati, mentre correva al castello, mentre lasciava che Voldemort lo uccidesse, senza sapere che sarebbe rinato da lì a poco. Come aveva potuto lasciarlo solo e ferito? Avrebbe potuto chiamare aiuto, fare un incantesimo... ma non aveva fatto nulla. L'aveva guardato accasciarsi al suolo e se n'era andato a fare ciò che era giusto. A morire per la causa, a sconfiggere Voldemort una volta per tutte.

Se è morto... Non riuscì a completare il pensiero. Se avesse trovato Severus morto, un corpo freddo e pallido abbandonato in una posa quasi inumana, il suo cuore si sarebbe lacerato.

Con un lungo ramo toccò il nodo nel tronco del Platano Picchiatore che, come aveva imparato solo pochi anni prima, avrebbe immobilizzato le lunghe braccia semoventi dell'albero poi, strisciando, si infilò nello stretto passaggio che portava alla Stamberga Strillante. Mentre le radici e i sassi incastonati nella terra compatta gli graffiavano il volto e le braccia Harry ripensò ai mesi prima dell'esilio.

La tensione e la paura causate da Voldemort erano state una cappa che aveva avvolto, pesante, sull'intero mondo – magico e non – e chiunque facesse parte dell'Ordine della Fenice allora aveva vissuto nell'attesa di qualcosa di eclatante: non erano a conoscenza dei piani di Voldemort, ma avevano capito con certezza che le esplosioni di Londra non erano state che l'inizio del suo nuovo regno di terrore.

Era in quell'ambiente tetro e teso dove ogni giorno avrebbe potuto essere l'ultimo che Harry aveva iniziato a riflettere su Severus, a guardarlo con occhi diversi.

All'inizio era rimasto scioccato dalle emozioni che aveva riscoperto dentro di sé, suscitate dal professore che più odiava – e da cui era odiato a sua volta – e che si divertiva a torturarlo in ogni modo possibile. Eppure quelle sensazioni c'erano. Un breve spasmo di un muscolo nella mano quando le dita sottili dell'uomo gli riconsegnavano un compito andato male, un respiro mozzato quando i suoi occhi incrociavano quelli neri e profondi – ma forse... forse anche tristi? Harry non se n'era mai accorto, prima d'allora – di Severus. Erano dettagli, piccolezze che una mente razionale come Hermione avrebbe considerato irrilevanti. Ma Harry non era mai stato provvisto di una mente razionale. Così aveva frugato dentro di sé alla ricerca di conferme a quel suo dubbio appena nato.

Le aveva trovate quando, durante una delle innumerevoli punizioni assegnatagli dal professore a causa di qualcosa che aveva fatto o detto durante una delle sue lezioni, aveva alzato lo sguardo dal calderone incrostato che stava pulendo - «Senza magia, Potter.»

«Professore... Posso farle una domanda?» Severus – avrebbe iniziato a chiamarlo per nome pochi giorni dopo – aveva alzato gli occhi da La Gazzetta del Profeta e gli aveva regalato uno sguardo annoiato.

«No, Potter, non puoi.» In meno di un secondo si era reimmerso nella lettura.

Harry aveva continuato a strofinare e grattare il peltro per alcuni istanti poi, ignorando la risposta dell'uomo: «Perché fa il doppio gioco, signore?» Silente si era lasciato sfuggire qualcosa durante uno dei loro colloqui, senza però addentrarsi nei dettagli.

Severus aveva nuovamente distolto l'attenzione dal giornale. «Come hai detto?» La sua voce, secca, gli aveva quasi gelato il sangue nelle vene.

«Ho... le ho chiesto, signore, come mai fa il doppio gioco.» aveva ripetuto, sapendo bene di rischiare una Maledizione. Ma doveva sapere cosa avesse spinto un uomo riservato e dall'aria decisamente poco altruista a condurre una vita simile.

«Non sono affari tuoi, Potter.»

«Lo so, ma non capisco cosa possa averla spinta a tradire Vol..:» si era corretto all'occhiataccia che l'uomo gli aveva lanciato. «Lei-Sa-Chi.»

«Sono tante le cose che non capisci.» Il suo volto si era raggelato ma nei suoi occhi Harry aveva intravisto un'ombra malcelata di dolore e, improvvisamente, aveva desiderato con tutto se stesso di poterla cancellare, di riuscire a guarire qualsiasi ferita avesse trasformato Severus nell'uomo freddo ed austero che era diventato. La consapevolezza di non aver mai sentito il bisogno di proteggere qualcuno da tutte le sofferenza prima di quel momento – neanche con Ginny, che frequentava da qualche mese – lo aveva colpito, facendogli realizzare che i sentimenti che sentiva nei confronti di Severus andavano ben oltre il rispetto o la comprensione.

«La amava?» aveva mormorato dopo alcuni istanti di silenzio.

Le labbra dell'uomo si erano assottigliate più di quanto Harry pensasse fosse umanamente possibile. «Che. Cosa. Hai. Detto. Potter?»

«Beh...» aveva tentato di spiegargli, sperando al contempo di non venir ucciso prima di aver finito di parlare. «Da quello che so era figlio unico, e i suoi genitori sono morti ben prima che lei tradisse Lei-Sa-Chi. Quindi lui deve averle portato via qualcuno di molto speciale.» Severus non aveva risposto, ma dal guizzo che aveva intravisto sul suo volto Harry aveva compreso di non essersi sbagliato. Aveva abbassato gli occhi, sentendosi in colpa. «Mi dispiace.» Aveva allungato una mano, per poi bloccarla a mezz'aria, sentendosi avvampare.

«Non mi serve la tua pietà, Potter.» gli aveva detto Severus sprezzante.

«Non è pietà, professore!» si era affrettato a rispondergli sentendosi sempre più stupido. Mai una volta che riuscisse a stare zitto. «È solo che...» Si era sentito le guance bruciare. «Mi scusi.»

Severus lo aveva osservato a lungo, gli occhi socchiusi come se stesse cercando di capire cosa frullasse nella sua testa. «Comunque sì, Potter. Se proprio lo vuoi sapere l'amavo, a modo mio.»

Harry lo aveva guardato incredulo della concessione fattagli. Poi, animato da una nuova ondata di coraggio, aveva aggiunto: «È stato... È molto coraggioso, professore.» Mentre l'uomo continuava ad osservarlo silenzioso Harry aveva temuto che avrebbe potuto leggergli nella mente i pensieri – pensieri che lo imbarazzavano e al contempo lo agitavano nel profondo – che la comprensione del sentimento che provava per lui stava facendo nascere. Invece il professore si era limitato a congedarlo.

Da quel momento tutto era cambiato. Severus era diventato meno ostile nei confronti di Harry, che lo scopriva spesso a osservarlo incuriosito. Nell'arco di poche settimane quelli che erano, agli occhi della scuola intera, nemici giurati erano diventati qualcosa di totalmente diverso, ma nessuno dei due avrebbe potuto definire con esattezza il processo che li aveva condotti ad essere amanti.

Eppure, si disse in tono accusatorio Harry mentre cercava di ignorare il freddo che gli penetrava nelle ossa, l'ho lasciato lì a morire. Soffocò un gemito mentre, uscendo dal passaggio sotterraneo, la sua testa sbatteva contro un'asse di legno. Aveva avuto la forza di fare ciò che andava fatto, proprio come aveva predisposto Silente. Ma per farlo aveva abbandonato in una pozza di sangue l'uomo di cui si era innamorato.

Percorse le stanze buie e piene di spifferi della Stamberga Strillante accompagnato unicamente dal rumore degli scricchiolii da lui stesso prodotti. Quando raggiunse la porta dietro la quale avrebbe trovato il corpo esanime di Severus sentì un balzo al cuore e la vocina nella sua testa ne approfittò per ripetergli: l'hai ucciso tu, abbandonandolo senza rimorsi per andare a fare l'eroe. Ed ora dovrai guardare nei suoi occhi spalancati e pagarne le conseguenze!

«Smettila!» Il suo grido riempì la catapecchia ma non fece scomparire i sensi di colpa. Era stato un idiota, non si sentiva come se avesse veramente fatto la cosa giusta. Ma doveva sperare che Severus fosse stato abbastanza forte da sopravvivere fino al suo ritorno.

Spalancò la porta e si immobilizzò. Lo sguardo corse dal pavimento ai muri schizzati di sangue. Severus non era lì.


 



* Il Myosotis, o più comunemente chiamato "non ti scordar di me", è un fiorellino dai petali blu che, oltre al significato intrinseco nel nome, simboleggia l'amore sincero.


Alcune note su questo primo capitolo: innanzitutto ringrazio nuovamente Unbreakable_Vow per sopportarmi e betarmi. Poi, annuncio che è altamente probabile che il rating, prima o poi, venga leggermente alzato (non escludo il rosso). Non avendo ancora scritto l'intera fanfiction non posso esserne certa al 100%, ma preferisco avvisare.
Ed ora che ho detto quello che avevo da dire.. Ringrazio chi legge/leggerà, chi commenta/commenterà, chi.. beh, tutti, ok? ;)

A presto!
Cabiria Minerva
   
 
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