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Autore: mircea    26/03/2012    1 recensioni
Piccola one-shot sulla morte di Remus Lupin, dal punto di vista di Tonks.
Dal testo:
"Non era vero che sarebbe andato tutto bene, non era vero che avrebbero vinto la guerra, non era vero che sarebbero tornati perché gli occhi di Remus non brillavano più, e senza la luce di quegli occhi Tonks sarebbe rimasta al buio per sempre, non ci sarebbe stato più alcun sollievo per lei.
È morto."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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No bravery anymore, only sadness.

 
La battaglia infervorava, i Mangiamorte erano molti, ma Tonks era sicura che quella sera ce l’avrebbero fatta, non poteva essere altrimenti.
Era lì, non poteva starsene a casa, l’ansia l’avrebbe divorata pian piano, gettandole l’anima in un inferno di terrore.
Voleva combattere, voleva porre fine a quella maledetta guerra, quella guerra che le aveva portato via suo cugino Sirius, il suo maestro Malocchio e infine, suo padre.
La loro morte non doveva essere stata vana, quella sera il Bene doveva vincere sul Male, per Ted, Alastor, Sirius, tutte le altre vite spezzate da quei pazzi che in quel momento stavano cercando di buttare giù Hogwarts e tutte quelle vite che dovevano ancora iniziare, quei bambini che per nessun motivo al mondo sarebbero dovuti crescere in un mondo comandato dai Mangiamorte.
Aveva promesso a Teddy e a sua madre che lei e Remus sarebbero tornati, perciò non avevano nulla di cui preoccuparsi perché Ninfadora Tonks aveva sempre mantenuto le promesse e di sicuro non avrebbe smesso di mantenerle proprio in quel momento.
“Tutto andrà bene, so quello che faccio”: le ultime parole che disse a sua madre.
E sì trovava lì, a combattere con ardore. Schiantava quanti più Mangiamorte poteva, aiutava i ragazzi meno esperti, mentre rivolgeva lo sguardo a destra e a manca alla ricerca di suo marito.
Sta bene, si ripeteva.
Quando sentì l’ennesimo “Avada Kedavra!” rimbombare tra pareti di Hogwarts, dapprima non gli prestò molta attenzione: sperò che l’Anatema mancasse il bersaglio, era tipico dei Tonks essere ottimisti.
Ma quando si voltò, le mancò il respiro e il suo cuore perse un battito.
Due occhi di un caldo color cioccolato incrociarono il suo sguardo attonito prima di spegnersi per sempre.
Mentre i suoi piedi scattarono in avanti, verso quegli occhi così belli, iniziò a udire un suono terrificante, doloroso e fastidioso allo stesso tempo.
Sono i miei singhiozzi.
La sua vista era sempre più annebbiata.
È il mio Remus! No! No c’è un errore, lui sta combattendo da qualche parte, lui è vivo!
Ma dentro di lei iniziava a farsi spazio la consapevolezza che quella era solo una bugia, come tutto ciò che aveva detto a sua madre un’ora prima.
Non era vero che sarebbe andato tutto bene, non era vero che avrebbero vinto la guerra, non era vero che sarebbero tornati perché gli occhi di Remus non brillavano più, e senza la luce di quegli occhi Tonks sarebbe rimasta al buio per sempre, non ci sarebbe stato più alcun sollievo per lei.
È morto.
Raggiunse quel corpo, ancora caldo, e lo strinse forte a sé.
Quante volte nella sua vita aveva ripetuto quel gesto? Quante volte aveva accarezzato la sua pelle nuda, quante volte aveva baciato quelle labbra sottili, quante volte aveva dichiarato il suo amore a quell’uomo guardandolo nei suoi occhi magnetici?
Non erano state abbastanza.
Parla, canta, incazzati perché non sono rimasta a casa, piangi, ridi, respira, fa quello che vuoi, ma  fa qualcosa, ti prego!
Il cadavere rimase inerte tra le braccia della strega.
Lo scosse, ancora e ancora, le lacrime inzuppavano la sua veste da mago malandata.
“Non puoi più fare niente, stupida Mezzosangue!”
Una voce, roca. Non la distinse.
Non si voltò per vedere chi fosse, non si mise a cercare affannosamente la bacchetta nelle tasche della veste.
Non sarebbe servito.
Non c’era più coraggio, non c’era più speranza.
Sapeva cosa sarebbe accaduto.
Non posso continuare a vivere senza Remus.
Posso solo morire.
“Avada Kedavra!”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: grazie a chi è riuscito ad arrivare fin qui! Non ricordo di aver letto da nessuna parte chi, tra Remus e Tonks, fosse morto prima, quindi ho sempre immaginato che fosse stato Remus, non so il perché.
Le parti scritte in corsivo sono i pensieri di Tonks.
Il titolo è preso dalla canzone “No bravery” di James Blunt che mi ha ispirato la storia.
Spero vi sia piaciuta!
 
Tutti i personaggi appartengono a J.K.Rowling.
   
 
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