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Autore: Steven Uchiha98    26/03/2012    2 recensioni
21/03/2033, siamo alla fine della III Guerra Mondiale tra USA e UIRE (Unione Imperi Russo-Europei). Mark è un soldato che vede la pace come una "mancanza di guerra", ma nonostante questo è più che deciso a raggiungerla, spinto dal desiderio di aiutare l'umanità il più possibile con l'Amore negatogli dall'adolescenza. Durante una delle Battaglie decisive incontrerà la causa di tutto questo, una sorta di reincarnazione dell'Odio, ma giustificata ossessivamente, e forse non inutilmente, dal protagonista...
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell'Ade...1

Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...

Incontri inaspettati, nell'Ade!

22/03/2033, Regno dell'Ade.

Eccomi qui: nel Regno dell'Oltretomba, il cui re è chiamato Ade. Sento ancora a malapena le voci dei miei compagni. Asked che cerca di prendermi le piastrine, come è solito fare con le sue vittime di guerra, ma che viene trattenuto da Jos per rispetto della mia anima. Agno si dispera, avrebbe voluto "usarmi" ancora come mitragliere del suo Viper per ripulire la Casa Bianca, ma a quanto pare dovrà trovarsi un altro guerriero che riesca a sostituirmi, e a riparare meglio di me i mezzi in volo! Insieme ai continui insulti di Agno e Shadow, Altair cerca di capire cosa sia successo, attraverso la pira, il mio cadavere e quello del soldato mio assassino. Sniper e Bras pensano invece a prepararmi la tomba: gli ho sempre detto che una volta morto mi avrebbero sotterrato nel campo di battaglia, ma gli avevo anche espressamente vietato di farlo in America! Vorrei mandargli un segno, ma non mi sono ancora chiare le leggi di questo Mondo, so solo che c'è una grande coda: la nostra Guerra sta dando molti giocattoli ad Ade...sperando ne faccia buon uso però! Una lacrima mi scende dall'occhio destro...ma riesco a prenderla. 
Sì, li sto abbandonando.

29/03/2033, Regno dell'Ade.

Una settimana è passata dalla mia discesa dal regno mortale nell'Oltretomba, e già inizio ad annoiarmi: è proprio come me l'ero immaginato, scuro, simile ad una caverna, e triste; eppure qualcosa manca, le anime, come se questo fosse una sorta di corridoio, un'anticamera prima del vero Regno...mi giro, ma non trovo nulla, se non pietra, stessa e monotona, come i miei guai. Ma nonostante la mia esperienza non ho ancora capito come risolverli ed evitarli, ed ecco dove sono. Né nell'Ade, né sulla Terra. Cado in ginocchio, oggi nella foga non ho potuto pregare, spero gli dei non mi abbiano abbandonato per questo. Cerco qualcosa per avvertirli della loro presenza, ma anche il suolo non smentisce la fama del luogo: nulla. Invoco la dea Atena dagli occhi azzurri, Dioniso e Marte, mentre pronunciando il nome di Venere sento una presenza non umana sempre più vicina a me, e nello stesso tempo molto lontana. Dev'essere proprio la dea dell'Amore, che ha forse rinunciato ad aiutarmi, o al contrario ha appena iniziato. Continuo il mio "dialogo" a un senso con gli dei, e piano piano avverto sempre di più non un corpo, ma un'anima forse, che si avvicina, ma come impaurita scompare...Finisco la preghiera, ma per cercare d'ingannare il mio misterioso avversario muovo la bocca senza produrre suono per attirarla, e nel momento in cui l'avverto maggiormente faccio per tirar fuori il coltello, pur immateriale, e girandomi di scatto l'afferro al collo, ma essa si dilegua abbassandosi. Mi ritrovo dalla sua parte originaria ora, spalle al muro, ma non sembra essermi ostile. Nonostante ciò sto bene in guardia, afferrando la prima cosa che mi capita a tiro: la pistola M1911 nel mio fodero. Gliela punto addosso, sapendo che non vorrei né potrei sparare, ma mi da sicurezza. Improvvisamente però mi sembra di capire, e vedo più nitidamente questa presenza: maschile, simile a me in altezza e corporatura, dall'elmo sembra avere i capelli più lunghi, ma non troppo. Se lo toglie, e pronuncia parole che m'illuminano, come un cero in questo posto buio.

"O Mark, o meglio Marco, dopo avermi invocato, e pregato per anni, nonché a volte dimenticato mi attacchi? Hai improvvisamente cambiato idea su di noi...e su di me?"sotto il suo elmo spunta una chioma di media lunghezza, i capelli mai pettinati finalmente prendono aria in ciuffi disordinati di un nero pece. I suoi occhi lasciano trasparire molta ira, occhi di chi ha vissuto la guerra dall'infanzia, e che ancora adesso va cercandole. Occhi di chi ha spesso subito sconfitte, sul campo e fuori. E sono rossi. Un viso ricoperto da graffi ancora sanguinanti e coronato da una cicatrice appena sopra il ciglio destro appoggia su spalle molto larghe, per finire in un fisico abituato al movimento, ma spesso troppo usato. Ma questo è il corpo di un Dio, perciò non soffre della maggior parte dei dolori tipici dei mortali, ma sicuramente ora chiede una spiegazione, anche se sa già tutto. Il suo sguardo parla chiaro: tira fuori dalla fredda pietra una spada e un giavellotto e dopo avermeli porti si mette in posizione di guardia. Titubante lo imito e mi preparo: non ho quasi mai maneggiato una spada! 

Inizia lui con un assalto duro che paro a fatica, seguito da un altro paio di fendenti che sembrano mandati a caso. La fortuna è evidentemente dalla mia, se riesco ad evitare di farmi affettare. Il quarto, ad altezza collo trova solo l'aria, e mentre riprende la spada per rimettersi in guardia rotolo mirando alle gambe, aspettandomi però un salto dell'avversario, che però non arriva. Sugli stinchi si disegnano due righe rosse mentre altro sangue precipita in parte sulla nuda roccia in parte si deposita sulla mia spada. D'un tratto mi accorgo di avere ancora un corpo, come il mio nemico. Dev'essere un optional compreso nel lasciare il mondo mortale. Mentre mi rialzo la risposta del Dio non si fa attendere e con un movimento rapido del braccio paro anche questo evitando di dividermi in due, ma un luccichio nella caverna mi attira e mi distrae, e l'altro ne approfitta stavolta per mirare anch'esso alle gambe: accorgendomene in tempo usando la spada come perno mi appoggio su di essa e salto, ma il duellante stende il braccio sbilanciando la spada e facendomi cadere. A questo punto sono con la schiena a terra, finito. Alza l'arma con un solo braccio, con il giavellotto sembra volermi trafiggere, ma a mezz'aria un'altra spada lo ferma.
"Eccola qui, sei venuta fuori alla fine!" con una risata a metà tra il malvagio e l'ironico tira fuori la spada con l'altra mano e ritenta l'assalto, ma stavolta uno scudo si para davanti a me coprendomi la visuale; immediatamente mi alzo e afferro la mia spada. Davanti a me si è parata una figura femminile, ammaliante, divina appunto, che non solo è bellissima, ma ha anche qualcosa in più, di sovrumano e perciò indescrivibile. Non ha una vera e propria armatura, tranne che per il petto, da un corpetto in argento all'apparenza rigido, ma che riesce a permetterle molti movimenti. L'elmo, anch'esso argentato, lascia scivolare fuori una chioma bionda molto lunga, che arriva mossa fino al fondo schiena, dove si conclude la toga del busto e inizia quella delle gambe. Anche questa...donna è una dea, e anche lei è venuta per me, nonostante non sia l'unico ad invocarla: cos'ho di tanto importante? Entrambi abbassano le armi e prendono fiato, specie quello che fino a pochi minuti fa era il mio avversario.

"Devi sempre dare spettacolo, anche nei Regni dove è già un onore entrarci, e soprattutto combattere!"
"Suvvia, mia dea dell'Intelligenza, ogni tanto bisogna divertirsi, mica volevo ucciderlo!"
"Non avresti comunque potuto." volse lo sguardo penetrante ma non severo verso si me "Come mai è ancora qui? Non è ancora entrato nell'Ade?"
Cercai le parole giuste, ma alla fine votai per la scelta più diplomatica, anche se fastidiosa: mi inginocchiai e a occhi chiusi li pregai di spiegarmi dove sono, cosa devo fare e soprattutto, cosa sono.
"O dei immortali, credo di avervi riconosciuti subito, per le caratteristiche attribuitevi da noi mortali infelici. Ma dopo il mio abbandono al Regno dell'Oltretomba sono finito qui, da solo e senza un piano, così vi ho invocati. Ho solo bisogno di una guida: voi siete...la dea Atena donatrice di arti femminili, altrimenti chiamata Minerva? Odo anche un'altra persona, mortale d'altra parte, che porta il vostro nome latino: e in effetti è simile a voi per aspetto e doti. Ma essa è consumata dall'odio, per le delusioni ricevute, e neanche mi riconosce; così ho incontrato la mia fine, senza compiere il mio Destino". La dea rimase pensierosa con l'asta e lo scudo di bronzo in entrambe le mani. L'altro combattente si fece avanti irato:
"E a me, non presenti? Sono forse inferiore ad essa per capacità o ingegno o aspetto? O hai compreso il mio linguaggio, e fatto parlare le armi invece che la bocca?"
"Esatto, o Marte, e per questo ti ho dovuto fermare: tieni buone le tue energie per la guerra in conclusione lì, dove la terra è unita in tanti piccoli stati confederati. E ricorda che anche stavolta ti sei messo dalla fazione mia nemica, e sei ancora in tempo per ripensarci."
"Perché farlo, quando mi si presenta una nuova occasione di sconfiggere la Bella Atena, che tra tutti si distingue in battaglia per il valore? No, stavolta sarò io la tua rovina!"mi sembrava un sogno, e per un lungo lasso di tempo ci credetti; ma le voci ovattate dei miei compagni parlavano chiaro, ero nell'Ade, al cospetto di due dei, alquanto affini e onorati da me. Eppure il mio presentimento era ancora lì: dovrei incontrare Ade, nonostante l'argomento dell'eventuale udienza mi sia ancora sconosciuto.
"Lascia stare, o stolto: come hai detto in precedenza, ne discuteremo in un ambiente più consone, e con altri linguaggi più eloquenti di quello attuale. Qui un umano ha smarrito la via per il Regno dei Morti, o meglio, non l'ha mai trovato. E come sai ci sono solo due momenti in cui un'anima viene qui: o non è ancora il  momento del suo distacco, o il Fato di quest'uomo è ancora incerto. Noi dobbiamo aiutarlo a far luce sul suo futuro, e assisterlo. Su, o Marco, afferra la mia mano, e..." improvvisamente, come una saetta fulminasse un'antenna, il corpo della divinità si contrasse in uno spasimo di dolore che fece raggelare il sangue, sebbene ne fossi sprovvisto, ora come ora: l'armatura argentea si oscurò, l'asta colpì il suolo, mentre l'equilibrio mancava. Mi alzai spontaneamente e con un colpo di reni mi spinsi fino a poter afferrare sotto di essa il suo corpo ancora materiale: senza resistenza cadde sulle mie braccia. L'altro dio, Marte, rimase impietrito dalla scena: non credeva ai suoi occhi, sebbene ne avessero visto tante, di vicende, ma questa gli mancava.
Nonostante sia dea della guerra, è pur sempre una donna: il suo corpo...era caldo, e morbido; mi sentivo in pace, con tutto.
"Marco, ma sei impazzito!? Non puoi assolutamente..."
"Zitto" interruppe Atena una volta sollevata dal dolore "Non sento più male, come se l'avesse neutralizzato in un momento..." continuò con una voce bassa e leggermente sofferente "Come se la sua volontà ed energia mi avessero salvata"
"Ma un mortale..."
"Comprendo la tua invidia, Marte, ma sento qualcosa di speciale in lui, ma incerta. Chissà se diverrà positiva o negativa..."
Passò qualche secondo di immobilità totale, poi Ares, imbarazzato, le ordinò almeno di alzarsi, così la aiutai. Entrambi eravamo stati colpiti nei nostri punti deboli, comuni a tutti gli uomini, dei o mortali. Eravamo come alleati a questo punto, contro l'imbarazzo.
"Ad ogni modo" riprese la dea una volta in piedi raccogliendo le armi "Aiuterai quel ragazzo, e quindi me?" non riuscii molto a sentire ciò che gli disse, poiché appoggiò le labbra vicino all'orecchio.
"E va bene! Solo perché non posso lasciare una donna sola!" m'intromisi, ferito nel mio orgoglio maschile:
"In teoria ci sarei anch'io!""Ma tu sei quello da aiutare!" mi rimproverò Marte.

Così la prima settimana fini a questo modo: trovai dei "compagni", ma la notte dello stesso giorno non riuscii a prendere sonno, il mio pensiero era fisso su Minerva e Atena, e tutto il resto svaniva in confronto a loro due...certo sembrerebbe normale, in fondo sono una dea e la mia ex ragazza, però non è solo quello...improvvisamente una spada perforò la roccia di fianco a me, mentre una persona si chinava alla mia altezza.
"Guarda che si capisce che non stai dormendo...Afferra la mia mano, e parliamo un po' con voce e lame, in attesa del tocco di Morfeo". Mi tirai su e strappai dal terreno la spada, mettendomi in guardia. E' incredibile, mi sembra un sogno: questi dei, creature divine, superiori a noi, mi parlando come fossi uno di loro! E se facessi lo stesso con loro non mi direbbero niente!
"Posso davvero, o Marte, confrontarmi con voi a duello? Mi sento un po' inferiore, e già foste generosi con me!"
"Non fare tante storie, mortale, o hai timore nel sentire il fragore del ferro? Eppure porti una bella divisa, anche se di tessuto e non di metalli! Inoltre...io voglio solo combattere, non importa contro chi. Infine hai fatto ciò che vorrei fare anch'io (con un'altra però), perciò avrai qualcosa di speciale: io ci provo da decenni e tu, appena morto, ci riesci all'istante. In guardia!"

   
 
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