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Autore: Edithed_    27/03/2012    1 recensioni
E se il Dottore decidesse di atterrare a Baker Street, per incontrare Sherlock, cosa mai potrebbe accadere?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-"Il Dottore.. Dottor chi, esattamente?"
Aggrottai le ciglia, visibilmente confuso.
E non è da me essere confusi. Non lo è proprio.
Dov'è il mio orgoglio? Dov'è? Dove?!
-"Semplicemente.. il Dottore." - Rispose con nonchalance il ragazzo, guardandosi distrattamente intorno.
Inarcai un sopracciglio, fissandolo in malo modo.
-"Certo."
-"Certo!" - Fece una giravolta su sé stesso, poggiando il peso sui talloni, le mani che tastavano lentamente le bretelle.
Storsi la bocca.
Dov'è andato il mio orgoglio?
-"E chi saresti venuto a curare, sentiamo?"
Incrociai le braccia, con un ghigno beffardo stampato in viso.
John mi fissava sconvolto.
Mi morsi leggermente il labbro, volgendo una veloce occhiata verso il mio amico, chiedendo indirettamente spiegazioni di quello sguardo così sconvolto.
Lui si limitò ad alzare le braccia, scuotendo la testa, turbato.
E ora che c'è?
-"Curare? Oh, no, non sono quel genere di Dottore!" - alzò istantaneamente le braccia, agitando le mani, - "Cioè. Più o meno."
Fermò poi il movimento degli arti di fronte a sé, ripensando al periodo appena pronunciato, serrando le labbra.
Quell'atteggiamento così infantile mi infastidiva non poco.
Mi schiarii un attimo la voce.
-"Come ti chiami?"
-"Te l'ho detto, sono il Dottore! Ciao!"
Mi sorrise divertito, fingendo di ignorare quella sorta di accanimento che avevo nei suoi confronti, aprendo e chiudendo le mani velocemente.
Era come un gioco: c'erano gli sfidanti, che avevano già cominciato la "battaglia" e gli spettatori, sconvolti e abbastanza divertiti (metterei la mano sul fuoco su questa affermazione, non penso di aver mai assunto così tante espressioni facciali in una sola volta, e John me ne aveva precedentemente dato la conferma) .
Campo di battaglia, sfide e punti, erano poi da decidere.
O almeno in parte, visto che eravamo già 1-0 per lui.
Un concorrente misterioso, dall'aspetto buffo e dall'identità nascosta.
Interessante.
E' tutta una messa in scena per testare le mie abilità?
Mhn?
Mi lasciai sfuggire una smorfia infastidita, sorridendo irritato e guardando a terra.
-"Bene, allora. Vogliamo prendere questo thé?" - Lo invitai calorosamente a sedersi, sfoggiando le mie superbe doti da attore.
John diceva sempre che il mondo dello spettacolo aveva perso tanto a non avermi.
E aveva alquanto ragione.
-"Non c'è bisogno che tu ti sforzi di essere amichevole, Sherlock" - Mi sorrise lui, mettendosi seduto sulla mia poltrona senza farsi invitare due volte - "Mi va bene anche quel tuo lato.." - Accavallando le gambe, abbassò gradualmente la voce, gesticolando accigliato - ".. Uhm, oscuro, ecco."
E la palla finisce in rete, regalando così al pubblico un meraviglioso 2 a 0!
La folla è in delirio.
Sospirai irritato; quella era la mia poltrona, e quella scimmia ci si era appena seduta sopra.
John, capendo la ragione del mio sospiro, si avvicinò lentamente al campo di battaglia, tentando di spiegare al mio nemico le postazioni di gioco, e, probabilmente, anche le regole - sempre se ce ne fossero state.
Si avvicinò da dietro, il mio dottore, e si bloccò appena dietro di me, fermato dalla mia mano destra, che era andata ad adagiarsi lentamente sulla sua camicia a quadri rossi e bianchi.
John e la sua mania per i maglioni e le camicie colorate, rimanevano un altro dei misteri dell'umanità.
Ma non era questo il punto.
-"Signorina Hudson. Per me due cucchiaini."
Alzai la tonalità della mia voce, facendo intuire al pubblico che adesso avevo fermato il gioco.
Per un attimo, ma lo avevo fatto.
Cos'è, un 3 a 0?
-"Per me quattro cucchiaini, invece!" - Il ragazzo si sporse dal bracciale della mia poltrona, sorridendo alla vecchina, che, un po' intontita, si limitò ad annuire un po' confusa, precipitandosi giù per le scale.
John si staccò velocemente da me, affacciandosi sull'uscio della porta, e gridando alla nostra padrona di casa che per lui andava bene un caffé.
-"Non sono la vostra badante!" - Ci gridò lei di rimando, come al solito.
A John sfuggì un sorriso tenero, che però io e il mio sfidante ci perdemmo, poco interessati.
Mi sedetti sulla poltrona del mio amico, cercando di non distogliere lo sguardo di intesa che c'era fra me e il Dottore.
Gli sfidanti a confronto, la folla si splaca, curiosa.
Congiunsi le mani sotto il mento, scrutandolo a fondo.
E lui faceva lo stesso, stropicciandosi i polpastrelli del pollice e dell'indice della mano destra contro.
Silenzio fra il pubblico. L'intesa fra gli sfidanti cresce visibilmente.
Udii John deglutire, ma era l'ultimo dei miei pensieri, in quel momento.
Lui si leccò il labbro inferiore.
Io serrai leggermente le labbra.
Lui alzò lievemente il mento.
Io accavallai le gambe.
La folla ci fissa allarmata, confusa, incuriosita.
Silenzio.
E, in quel momento, lui fece la mossa sbagliata: posizionò la pedina sbagliata sulla casella sbagliata, dandomi la perfetta occasione per recuperare il punteggio di quella partita che sembrava da diversi minuti favorire la sua parte.

Driiiin .
              Driiiiiiiin .
                                  Driiiiiiiiiin .


-"Ahn, Mr. Homes, Dottor Watson, vogliate scusarmi un attimo" - Il ragazzo si alzò di scatto dalla sedia, intrufolando convulsamente le mani nella sua giacca, cercando quella cosa che a primo udito poteva parere un telefono - "I miei compagni hanno bisogno di me."
Si fermò di fronte a me, inclinando leggermente la schiena e sorridendomi di circostanza, dirigendosi goffamente verso l'uscio.

-"Pronto? Amy, sì, sono arrivato! Ricordati di parcheggiare la Tardis come ti avevo detto-"

Replicò il ragazzo al telefono, sparendo sulle scale.
Mi voltai verso John, sorridendo maliziosamente.
E il mio dottore ricambiò il sorriso, lui lo notava.
Lui notava sempre tutto.
Mi alzai distrattamente dalla poltrona su cui ero seduto, lasciandomi sprofondare in quella di fronte a me, lasciando che John occupasse il mio posto.
Ahn, la mia poltrona.
-"Allora?"
-"Amy. Aveva programmato il viaggio. Probabilmente da abbastanza tempo da dare istruzioni a questa Amy. Da questo potremmo supporre che ha alloggiato diversi giorni a Londra, prima di venire qui a Baker Street, quindi la cosa è pianificata. Lo si capisce anche da quel "ricordati". Adesso, "La Tardis". Cos'è, il nome di una macchina? A che pro, specialmente? Nome in codice? E' una spia? Cosa ci fa qui a Baker Street?"
-"E.. e se fosse un cliente?"
Lo fissai dritto negli occhi.
-"Un cliente?"
-"Mhn."
-"Quindi ha affittato il 221C solo per tenere d'occhio come procedevamo nelle nostre indagini."
-"Esatto."
-"Quindi deve essere un caso speciale. Insomma. Per tenerci d'occhio deve essere per forza qualcosa di speciale."
-"Esatto."
-"Mi servono le mie sigarette."
-"Questo no, non è esatto, Sherlock."
-"Oh, andiamo, John!"
-"Cerotti alla nicotina."
Mi buttai con forza sullo schienale della poltrona, sbuffando irritato.
-"Non mi convince."
-"No, nemmeno me."
-"John, il cellulare."
-"Il cellulare?"
Ammiccai verso la porta con gli occhi.
La goffa figura in ombra del ragazzo, adagiata sulle scale, reggeva nella mancina un'oggetto lungo e sottile, che non aveva per niente l'aria di un cellulare.
3 a 1.
-"Che.. che cos'è?"
Ghignai divertivo, mantenendo però il contatto visivo con la schiena del ragazzo.
-"Non lo so."
Congiunsi le mani sotto al mento.
-"Ma, sicuramente, non è una cosa che si vede tutti i giorni."
John si voltò a fissare la figura dello strano dottore, turbato.
-"John."
-"Sì?" - Mi rispose, voltandosi nuovamente.
-"Penso che ci sarà da divertirsi." - Replicai soddisfatto del mio punto al dottore, mordendomi freneticamente il labbro inferiore.

Pausa del gioco, gli sfidanti si ritirano a pianificare altri scontri, con un vantaggio di due punti sul consulente investigativo da parte del medico.
Il Dottore, medico, ma forse no, forse non è un medico, chissà, è in testa, la folla è in delirio.
Sherlock Holmes, consulente investigativo, lo segue prudentemente, gli sta alle calcagna, la folla è entusiasmata.
La folla, signori, la folla si sta agitando convulsamente, non riusciamo a contenerla.
E' una sfida fra titani.










  
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