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Autore: _Snapy_    24/10/2006    1 recensioni
Salve a tutti e a tutte, non voglio andiciparvi niente riguardo questa fanfiction, essa va letta e scoperta pian piano, perchè dietro all'apparenza, si può nascondere l'ignoto, e dietro all'ignoto il pericolo... I personaggi sono: Harry Potter, Severus Piton, Ron, Hermione, ed altri che si aggiungeranno nel corso della narrazione Buona lettura.. P.S: Mi farebbe piacere se voi lasciste dei commenti.. Grazie
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1
UNA NUOVA VITA



Ormai era giunta la notte. L’intero cielo bluastro era coperto da nuvole che rilasciavano una pioggia che imperterrita continuava a cadere sul tetto e sulle finestre di un maestoso castello che dicesi magico. Era da secoli che quell’imponente costruzione si faceva spazio tra enormi arbusti verdi e laghi con creature marine. In apparenza poteva sembrare un castello abbandonato dal proprio proprietario a causa della presenza di fantasmi che lo popolavano…. Ma non è così, dentro quel castello c’era più vita che in qualunque altro posto. All’entrata, sopra l’enorme porta, a sovrastare chiunque gli si poneva davanti, c’era un’enorme stemma con un incisione chiara, un H. Signori e signore benvenuti ad Hogwarts.



Era qui che accaddero storie mai pensabili, atti oscuri, sparizioni e inganni. Almeno era questo che continuava a raccontare nonno Wisley ai suoi due nipotini che lo guardavano con gli occhi che luccicavano, ormai vogliosi di sapere. Tutte le sere prima di andare a letto un’ avventura diversa che riguardava, però, il loro tanto amato papà: Harry Potter. Il caminetto scoppiettava, e il calore ne inebriava tutta la stanza da un inverno di ghiaccio. James Potter e Lily Potter erano seduti vicino a nonno Arthur che stava terminando la sua avventura. Stava raccontando di un certo tipo, Voldemort lo chiamavano, che voleva uccidere il loro papà, ma che in precedenza aveva ucciso i loro nonni paterni. “ Per questa sera può bastare bambini miei, domani continuerò…” disse con un sorriso benevolo il nonno. “Io da grande voglio essere come papà!!” disse il più piccolo di 6 anni, alzando in piedi e brandendo la sua bacchetta immaginaria. La sorellina di 8 anni lo guardava e rideva, com’è buffo, pensò, quando fa finta di essere un eroe. Mamma Ginny li prese per mano e li portò di sopra nelle loro camere, mentre il nonno si avvicinò vicino alla sua compagna di avventure e moglie, e mettendogli un braccio intorno al collo insieme guardavano fuori dalla finestra la neve che scendeva. Un tonfo alla porta, improvviso, sciolse questo splendido quadretto famigliare, Arthur si affacciò ancora di più alla finestra per vedere chi fosse, ma il nulla gli si presentò davanti.. Secondo colpo, Arthur estrasse la bacchetta e si piazzò davanti alla porta, Ginny, accortasi del rumore scese velocemente le scale e andò vicino la mamma che l’abbracciò.. “Arthur stai attento..” disse Molly.

Terzo colpo, il signor Wisley prese coraggio e decise di spalancare la porta e si ritrovo davanti una scena al quanto buffa. Harry Potter a terra con a dosso un cane che gli leccava la faccia e che scodinzolava sul suo petto. “Harry?” chiese incredulo Arthur. Harry continuava a stare a terra e ridere, ma poi si alzò e si sistemò i vestiti.. Sul suo viso ancora il sorriso di un tempo.. forse era l’unica cosa che non era mai cambiata sul suo corpo. “Per l’amor del cielo Harry! Ci hai fatto prendere un colpo!!”.. “ Scusami Arthur ma Cerry è uscita dalla gabbia e mi è saltata a dosso!! Eh eh” “Cerry??” chiese l’anziano uomo ancora sbalordito. Harry prese il piccolo cane in mano ed entrò dentro. “Ciao Tesoro…” Salutò con un bacio affettuoso Ginny, poi posando il cane a terra andò vicino il camino per riscaldarsi un po’. Ormai Harry aveva 28 anni, e per opinione pubblica, era la fotocopia di suo padre. Moro e occhi azzuri, però quelli no, gli occhi erano di sua madre. Era da tutta una vita che si sentiva quelle parole. Ma per il resto sembrava il suo papà e di questo ne andava più che orgoglioso. “Brrrr che freddo!!” disse Harry mentre un brivido di freddo lo percosse… “ E ci credo Harry Potter!! No è da tutti rotolarsi sulla neve con un cane nel pieno della sera con 4 gradi, in pieno inverno!!” disse Ginny con l’aria un po’ imbronciata, ma era un sorrisetto sulle labbra a tradirla. “ Eh eh, e già, ma sai Ginny domani e il compleanno di Lily e sai quanto desidera un cane e poi Cerry è una cagnolina tranquilla, vedi..” e così dicendo indicò il cagnolino sdraiato vicino al divano. Ginny si avvicinò al suo uomo un tempo bambino-eroe, ed ora padre di famiglia e amabile marito “E’ meglio se ti togli tutti questi vestiti bagnati se no ti prenderai un’accidente…” e così dicendo gli tolse il soprabito lungo e nero.



****

Ormai la luna padroneggiava l’immensità con le stelle che facevano da cornice al mondo e lo rendevano partecipe di una quadro chiamato esistenza. La famiglia Potter dormiva tranquilla, finalmente poteva, infondo se l’erano meritato quel sano riposo dopo tutto ciò che dovette affrontare prima. Eppure Harry quella notte non riusciva a dormire, tra i suoi pensieri si erano fatti spazio i ricordi di ciò che è stato della sua permanenza a Hogwarts, dell’amato Silente per lui come un nonno che mai ha avuto, della McGranitt e del subdolo e oscuro professor Piton che tanto odiava ma che adesso aveva imparato ad acettare. Chissà che fine avrà fatto infondo Piton, ormai non c’erano più sue notizie da quando il suo compagno Malfoy era stato catturato e definitivamente rinchiuso ad Azkaban. L’ultima volta che aveva visto Piton era tanto tempo fa, nell’ultima battaglia contro Voldemort, ed era lì che ne fu sorpreso appena lo vide, dopo la sua fuga da vigliacco e assassino. Piton era dietro le spalle dell’oscuro, con l’abito da mangiamorte che gli scendeva fino a toccare terra. Harry lo guardava con odio, era un traditore ed un vigliacco!! Allora si ricordò, e qui a Harry comparve un sorrisetto sul volto per l’ingenuità che aveva da giovane, che quando non riuscendosi più a trattenere grido al professore: Vigliacco, sei solo un vigliacco traditore!!. Piton non fece nessun cenno, ma continuava a scrutarlo come per dirgli qualcosa, ma non capiva, non capiva.. All’improvviso, la battaglia incominciò, maghi contro mangiamorte.. sangue innocente incominciò a versarsi. Harry si ritrovò tra polvere e fango, la sua vista era annebbiata, ma lui continuava a stare all’erta.. all’improvviso una mano da dietro lo afferrò e lo scaraventò vicino un muro. Potter non aveva ancora capito chi potesse essere, ma poi il suo assalitore gli si pose davanti. Piton aveva la sua maschera da mangiamorte a proteggergli il viso e le due mani contro il colletto del ragazzo che incominciò a dileguarsi e puntargli la bacchetta contro. L’ex professore di pozioni con un gesto della mano gli tolse la bacchetta, Harry era davvero spaventato, che tutto ciò dovrà finire con la sua morte e con la vittoria di Voldemort così mandando via le speranze di un popolo e di Silente. Harry chiuse gli occhi per la rabbia, quando gli riaprì lo scenario che gli si spalancò davanti non era più quello del campo di battaglia, ma era un posto oscuro, avvolto da una strana nebbia. Harry fece qualche passo quando una voce lo richiamò: “Potter..” oh no, Piton era lì.. Harry si voltò di scatto e cerco di impugnare la bacchetta ,ma si accorse di non averla. “Cerchi forse questa?” continuò il professore alzando e mostrando l’arma al giovane, “Bè adesso non ti servirà”!! “ Perché, volete uccidermi senza darmi la possibilità di difendermi??!! Siete uno sporco vigliacco e assassino!!” Harry ormai non riusciva più a controllarsi. “Potter non abbiamo tempo da perdere ascolta attentamente, lo vedi questo??” “ E quindi..” continuò il ragazzo senza capire. L’oggetto che aveva in mano Piton era una scatola trasparente con una sostanza fluttuante simile a nebbia nel suo interno. “Questo Potter è l’ultimo Horcux di Voldemort… Sai cosa significa vero?” Il ragazzo non poteva crederci, la possibilità di uccidere definitivamente Voldemort era davanti ai suoi occhi offertagli da un uomo che gli aveva traditi.. Che fosse un inganno?? “Allora cerchi ancora di ingannarmi, come puoi fare una cosa del genere!!” “Potter se volevo ucciderti l’avrei fatto, ora ascoltami non abbiamo molto tempo.. Questo è un pezzo di anima di Silente. Il caro preside nell’ultima battaglia che aveva affrontato con Voldemort si era impadronito del suo ultimo Horcux e tramite un incantesimo potente, lo imprigionò nella sua anima…” Il silenzio per qualche istante si impadronì della situazione. Harry era incredulo.. “ Mi ha chiesto di ucciderlo per poi prendermi l’Horcux che ha custodito dopo tanti anni con segretezza. Ora tocca a te.” Mille pensieri si affacciarono nella mente del giovane Harry, mille domande, ma perché. Perché tutto questo.. e Piton? Buono o cattivo??!! Basta non ci capiva più niente. Piton gli rispose come se gli avesse letto il pensiero: “Non c’è tempo per le domande Potter, un giorno ti verrano date delle risposte. Tutto quello che devi fare è prendere L’Horcux e affrontare Voldemort,, quando gli scaglierai un qualsiasi incantesimo lui sicuramente risponderà, tu alza l’oggetto. Il suo incantesimo verrà attratto da l’Horcux.. così distruggendolo. E’ l’unico modo per uccidere definitivamente Voldemort.” L’ex professore si avvicinò al ragazzo e gli consegnò l’oggetto, si abbassò la maschera per guardare il ragazzo negli occhi. Harry lo fissò e prese l’oggetto dalla sua mano, avrebbe provato come il professore gli aveva detto. Ormai non aveva più niente da perdere. Piton senza distogliere lo sguardo dal ragazzo gli posò una mano sulla testa e…..

Harry Potter si ritrovò in un campo di battaglia dove regnava il dolore e le grida di uomini. Alla fine pensò Harry nel suo letto, era riuscito davvero così a sconfiggire Voldemort, come quell’odiato professore gli aveva detto. Da all’ora non lo aveva più rivisto, c’era chi diceva che ormai si era ritirato a vita privata, chi che ormai lavorava in un’altra scuola, chi lo dava per morto, e chi, come lui, pensava che quell’uomo non si era mai fermato nel fabbricare pozioni per una giusta causa.

Senza accorgesene gli occhi di Harry si chiusero e i suoi sogni incominciarono a vibrare e a prendere vita. Ormai i suoi sogni non erano più disturbati da incubi oscuri, ma rappresentava tutta la felicità che lui stava vivendo in quel momento con la sua famiglia e con la sua ben amata Ginny sempre al suo fianco. Lui, ormai divenuto un Auror in carriera voleva stare di più con la sua famiglia, ma la cosa era quasi impossibile, anche se per il compleanno della piccola Lily si era preso una giornata libera.. Come fece d’altronde con il suo James. Ormai erano loro la sua felicità.



****



Lily scese giù dalla scala che portava alla sua cameretta con una velocità tale che in meno di un secondo si ritrovò già giù. Ormai era mattine, la luna aveva lasciato spazio ad una nuova giornata, ed il sole aveva preso posto tra quel cielo che tante volte Harry Potter aveva solcato con la sua scopa. “Papà, papà..!!” Lily si era lanciata tra le braccia del padre che non rivedeva dalla sera prima; “Papà oggi è il mio compleanno!!” gli occhi della piccola brillavano come due stelle e la sua bocca era più sorridente che mai. “Davvero piccola? Mmm non ne sono sicuro.. Ginny, per caso oggi è il compleanno di Lily?!” Harry ironicamente a Ginny che gli rispose con un sorrisetto sarcastico. Harry scoppiò a ridere e strinse ancora più forte la sua piccola a se “Auguri piccola!”

James scese le scale lentamente mantenendo il suo orsacchiotto in una mano e strofinandosi gli occhi ancora assonnati… “Papà!” “Ehi ometto!” Harry mise la Lily a terra e andò da James. Appena vide i suoi bambini pensò che stavano crescendo troppo in fretta e presto all’età di 11 anni dovranno frequentare una scuola di magia. Ma quale? Ormai Hogwarts era chiusa da tempo ormai. La McGranitt non se la sentiva di riprendersi la responsabilità e molti del personale docenti si era ritirato. Che guaio! Ma ora doveva godersi questi istanti con la sua famiglia, era troppo poco il tempo che passava con loro e certo non poteva sprecare questi attimi. Nonno e nonna Wisley raggiunsero gli altri per una buona e salutare colazione. Erano le 10 di mattina quando il campanello di casa Potter suonò… Ginny andò ad aprire e di fronte a lei c’era un Ron ormai uomo accompagnato da un Hermione che ormai lasciava trasparire sotto i suoi abiti un corpo da donna. Mamma mia com’era passato il tempo! “Her Ron , carissimi!!” Ginny non diede neanche il tempo di rispondere ai due ospiti che gli saltò al collo. “Ginny, Ginny, così mi strozzi!” Ron ormai era più rosso di sempre.. “Prego entate!” Hemione superò luscio seguito da Ron che in mano aveva un enorme pacco incartato. “Hey Ron! Come vanno le cose??!!” disse Harry alla loro vista.. Era da mesi che non li vedeva, dal momento che ormai Hermione era diventata la nuova preside dopo la riapertura di Hogwarts. Si la giovane signorina Granger aveva fatto carriera, affiancata da suo marito Ron Wisley che era diventato primario di un reparto al ministero che si occupava dei manufatti babbani. “Harry, Hermione ha avuto molto da fare ultimamente.. le cose ad Hogwarts non vanno molto bene e il personale non è più quello di una volta. Sai Difesa contro le arti oscure è diventata un optional.. quasi nessuno la segue più a causa del docente. Robert Zarrurt. Ti dice qualcosa?.” “E’ per caso quell’auror che è stato cacciato dal ministero perché ritenuto incompetende?” “Esatto Harry.. Ma la scuola non può permettersi altro dal momento cyhe mancano fondi.. Almeno adesso ci accontentiamo di dare delle basi ai ragazzi” Hermione aveva disegnato sul viso espressione di rammarico rispondendo a questa domanda. La piccola Lily scartò il regalo degli zii Wisley . Rimase a bocca aperta, gli occhi le luccicano di felicità mista a stupore. Aveva ricevuto la sua prima bacchetta magica. Aveva aspettato da tanto questo momento, aveva sempre sognato di prendere in mano una bacchetta e di sconfiggere il male proprio come il suo papà in quei racconti per lei fatati che le raccontava il nonno. Prese la bacchetta in mano e subito dalla bacchetta fuori uscì una luce celestina che produsse una piccola volata di vento che gli sfiorò i capelli. “Bene, sapevo che questa non poteva che essere che quella giusta” Hermione era soddisfatta dei suoi calcoli e delle sue ricerche. Harry invece era al quanto sorpreso, come poteva saper e che era quella la bacchetta adatta a sua figlia, da cosa lo deduceva, solitamente sono le bacchette a scegliere il proprio padrone e non viceversa. Se lo ricorda ancora quel giorno nel negozio di Olivander, anche lui era emozionato.. proprio come la sua bambina. “Hermione ma come hai fatto a sapere della bacchetta? Cioè, insomma, voglio dire..” ma Harry fu interrotto da hermione che aveva già capito dove voleva andare a parare quella domanda “Harry, guardala bene, non ti è familiare quella bacchetta?” Harry fissò l’arma, apparentemente innocua, nelle mani di Lily. NO! Non era possibile!! Quella era la sua bacchetta con la quale aveva sconfitto Voldemort! L’aveva persa sul campo di battaglia, dopo la sconfitta dell’oscuro. L’aveva cercata da tempo e rassegnatosi ne aveva comprato un'altra.. Furono questi i pensieri nella mente di Harry.. Ma ora a questi suoi pensieri corrispondevano tante domande. “Hermione ma, ma, dove l’hai trovata!! L’ho cercata dovunque senza risultati.” Harry si era abbassato per scrutare ancora meglio la bacchetta nelle mani di sua figlia. “Non mi conosci ancora Harry…, ma sarò dunque felice di darti una spiegazione.. Sai, Harry ti dice qualcosa il nome: Professore: Severus Piton?” Lo sgomento pervase tutti in quella stanza, tranne Ron ed Hermione che sapevano. “Hermione, mi dici cosa centra adesso Piton??” disse un Harry più che sbalordito. “OOh Harry centra eccome!! Come reagiresti se ti dicessi che la bacchetta me l’ha data lui??” “Cosa?!” Harry era incredulo, ma se non lo vedeva da anni, se non si sapeva più niente di lui, come avrebbe potuto Hermione . “Harry, ascolta, ora ti racconto tutto, ed è meglio se mandi i bambini di sopra a giocare un po’.” Il volto di Hermione era diventato serio come una volta, non gli si vedeva quell’espressione dalla caduta di Voldemort. Harry fece come gli era stato detto e si sedettero intorno al caminetto accompagnati da Ron, i nonni Wisley e Ginny.

Hermione si fermò un attimo prima di iniziare, tirò un sospiro soffermando il suo sguardo al fuoco scoppiettante del camino. “Iniziò tutto circa un mese fa, quando riordinavo le carte dei nuovi alunni di Hogwarts. Tra i nuovi ragazzi c’era un nome che mi insospettì. Richard Riddle.” Harry rabbrividì a quel cognome ma preferì non interrompere Hermione. “Non ricordavo esattamente in quale casa fu smistato e così controllai. Era stato smisatato in Grifondoro. Pensai che potesse avere solamente il cognome uguale a Tu-sai-chi...” “Hermione Voldemort è morto da tempo.. ora puoi anche pronunciare il suo nome..”la riprese Harry, non gli andava che lo chiamavano ancora così, infondo aveva dato la sua stessa vita per ucciderlo. Hermione annuì e continuò “Allora Voldemort, quando dal camino qualcuno mi disse: Non ti lasciare imbrogliare, non è soltanto un cognome… Harry, Severus Piton era nella stanza della presidenza con me, ed era spuntato da un camino.. Io sobbalzai, ma riconobbi quella voce. Mi girai di scatto, alzandomi, e me lo ritrovai davanti. Imponente come sempre. Ricordo ancora e sue parole: Salve Signorina Granger, ci rincontriamo. Complimenti per il posto e per l’iniziativa di riaprire ma temo che non sarà più lo stesso. Harry ero scioccata. Poi

mi passò davanti e si guardò in giro. Era uguale ed identico a come lo conosciamo noi, sembra che l’età non l’abbia scalfito..” “Hermione infondo sono passati 4 o 5 anni da quando l’ho abbiamo visto…” “Lo so Ron, ma mi ha fatto una certa impressione, poi entrando così la dentro… Comunque, mi guardò e mi disse che bisognava fare attenzione a quel Richard Riddle perché potrebbe rivelarsi un'altra persona. Mi ha detto solamente questo, poi prima di andare mi ha dato la tua bacchetta e mi ha detto di ridartela. Ecco tutto.” Harry ora era più pensieroso che mai. La vicenda non lo convinceva per niente. “Hermione devo mettermi in contatto con Piton, lui sa qualcosa sulla vicenda. Non ci dobbiamo far sfuggire la vicenda di mano. Assolutamente. La mia bambina inizierà la scuola il prossimo anno e non mi va che si trovi nei guai come mi sono trovato io. Devo saperne per forza di più sulla vicenda.” “Ma Harry, io non so dove risiede, non so niente di lui” “Hermione abbi fede lo troveremo. Ma per il momento pensiamo a goderci questa festa. Non voglio che la festa di mia figlia venga rovinata.” Così la serata continuò, Harry si sfonzò di sembrare sereno alla vista di tutti, ma sapeva che non era così. La sua mente ripensava alle parole dell’amica e non faceva altro che formulare supposizioni, interrogativi. Una cosa era certa, doveva saperne di più e al più presto.



Il mattino dopo la preoccupazione di Harry si vece sentire subito dopo il suo risveglio. Non perse tempo e dal momento che la notte che non aveva fatto altro di confabulare la sua soluzione la mise subito in atto. Non disse niente a Ginny ma la lasciò dormire ancora nella valle dei sogni dove tutto era tranquillo. Scese di sotto dove c’era ad attenderlo Arthur che aveva capito la sua devisone e non fece altro che assecondarlo. “Harry allora come farai? Nessuno sa dove è finito o cosa faccia….” “Abbi fiducia Arthur, credo che quella che attuerò sarà la soluzione più semplice ma la più efficace. Edvige!” Un enorme gufo bianco dalle ali candide si andò a aposare sulla spalla del suo compagno non che compagno di avventure. Ne avevano passate tante e lei era ancora lì al suo fianco come un compagno inseparabile di vita, ed era proprio questo che rappresentava per Harry. Le accarezzò le penne biancastre e la guardò negli occhi, gli bastava uno sguardo per capire che avevano bisogno l’uno dell’atro per stare bene. Harry si avviò verso un tavolo, prese carta e penna e incominciò a scrivere su un foglio lettere di speranza, di fiducia, riflettendo che nella sua vita non avrebbe mai pensato di aver bisogno, un giorno, dell’aiuto del professore. I suoi pensieri scorrevano veloci come l’inchiostro della penna sulla carta, sapeva cosa chiedere e cosa dire con la speranza che il professore un giorno a meglio al più presto gli avrebbe risposto. Conoscendo l’individuo e avrebbe accettato ad aiutarlo sarebbe stato più che puntuale nel farsi vivo. Terminata la scrittura della lettera, la rilesse per vedere se era abbastanza convicente. Si, pensò, poteva andare, adesso non doveva fare altro che consegnare l’importante pezzo di carta al suo amico volatile. “Edivige” la chiamò, l’effetto fu immedito, e in meno di un battito d’ali si ritrovò sulla spalla del padrone. “Edvige ascolta bene, adesso mi devi aiutare. Ho bisogno di te adesso come non ne ho mai avuto bisogno in precedenza. Devi consegnare questa lettera a Severus Piton, ma non so dove sia o dove abiti, ma cerca di vagare il pèiù possibile per trovarlo e portare a termine il tuo compito. Posso confidare solo in te in questo momento.” Così dicendo legò la lettera alla zampa del gufo. Gli accarezzò il capo, le guardò ancora una volta negli occhi e avvicinandosi alla finestra la lasciò andare. Non sapeva perché riponeva tanta fiducia in un animale, ma lui sapeva che Edvige non lo avrebbe mai tradito e che fin’ora non era mai stata mai motivo di delusione, e ppi, molti negavano questo, ma Harry pensava che quegli “uccelli” erano davvero magici, un potere sconosciuto che nessuno riusciva a intravedere, ma lui riusciva a percepirlo.

Dietro le sue spalle c’era Arthur Wisley che lo guardava, anche nei suoi occhi c’era preoccupazione mista a rammarico, ma c’era anche tanta fiducia. Harry si limitò a sorridergli per dargli un po’ di sicurezza e per fargli capire che ce l’avrebbe fatta e avrebbe saputo di più di tutta questa storia. Ma ormai le 8 del mattino arrivarano come un fulmine a ciel sereno, veloci e inaspettate, così Harry non perse tempo, e dopo aver preso una buona e risanante tazza di latte caldo, si preparò come un fulmine per raggiungere il lavoro alle 9.



****

La giornata si fece sentire sulla spalle di Harry, le sue preoccupazioni si unirono agli impegni lavorativi, e questa non era certo la cosa più piacevole del mondo, ma almeno al lavoro poteva incontrare Ron. Anche se erano in due reparti diversi, trovavano ugualmente il modo per incontrarsi. “Finalmente a casa Ron.” “Già, poi Harry cosa hai fatta per quella questione?” “Semplice ho scritto una lettera a Piton e spero che Edvige gliela faccia arrivare.” “Cosa?! Ma sei matto?! Insomma Harry ragiona, non sappiamo se possiamo fidarci al 100 per cento di Piton, non sappiamo dove abita, non sappiamo in quale giro adesso è entrato, maragi adesso è il ministro dei nuovi seguaci di Richard Riddle, oppure è il capo di una setta si , maghi scappati da Azkaban e sta aspettando per far scoppiare la seconda guerra tra maghi… oppure” “Basta così Ron, insomma, abbiamo sempre sospettato di lui, ma poi dimentichiamo un piccolo e importantissimo particolare: è stato lui ha darmi il mezzo per uccidere Voldemort.. Ricordi? E poi non abbiamo niente da perdere contattandolo.” Ron tacque, infondo Harry aveva ragione, ora c’era solo da sperare.

I due amici si lasciarono e Harry fece un sano ritono a casa, meno male che c’era la sua famiglia. Oggi Lily doveva allenarsi con la bacchetta con Ginny e Arthur, sicuramente si sarà divertita… Questi erano i pensieri di Harry prima che, a 2 metri dalla porta, un foglio si infilzò alla porta d’ingresso. Gli attraversò il lato sinistro del volto. Harry rimase scosso, si girò per vedere chi avesse scagliato quel foglio. Ma poi si avvicinò di più alla porta d’ingresso, staccò la carta bianca che si manteneva magicamente alla porta, e incomincio a leggere. All’improvviso a Harry sembrò di capire tutto in un secondo e tante vie di speranze gli si aprirono davanti. Al termine della lettera una firma che gli dava tanta speranza e fiducia: Severus Piton. Non perse tempo ed entrò in casa per dare a tutti la notizia. L’intera famiglia di Potter appenna seppe dell’inaspettato annuncio si sedette intorno al camino e saspettò con ansia il contenuto della lettera che diceva:



Salve Potter,

Non so perché ma qualcosa mi diceva che ci saremmo risentiti a tempo debito. Animale intreressante il tuo, considerando che è riuscito a trovarmi, sfortunatamente durante il tragitto si è ferito così te lo consegnerò quando ci incontreremo, ora è sotto le mie cure, non preoccuparti non lo uccido, anche perché potrebbe insegnarti cos’è l’intelliggenza. Ma ora a bado le sciocchezze, della questione che mi hai descritto nella lettera ne ero già venuto a conoscenza qualche mese prima di te. Ho le mie teorie sulla cosa, ma ora bisogna vedere se queste sono fondate. Dobbiamo incontrarci al più presto Potter e discutere sulla cosa, anche perché da come mi hai detto di mezzo ci vanno i tuoi figli e penso proprio che se c’è qualcosa in tutta questa storia cercherà di attaccare i tuoi bambini. Meglio prendere la questione subito.



Severus Piton



“Insomma Harry, Piton non perde ancora occasione di lanciarti frecciatine…. Almeno lei ti potrà insegnare cos’è l’intelligenza” Disse Ginny cercando di imitare quella che doveva essere la voce del professore di pozioni. Ma poi rise, sapeva che Piton gli voleva davvero aiutare, o almeno così lasciava pensare. “Ma dai Ginny, infondo anche il Piton scherza, certo ha i suoi modi.. però ha acettato di aiutarci e questo è importante.” Arthur rispose con un tono di rimprovero nella sua voce, ma poi capì che anche Ginny stava scherzano e le sorrise. Harry fu più sollevato dopo la risposta dell’ex professore, almeno l’aiuto di una persona competende e di un mago forte come Piton gli andava più che bene. Quando voleva l’uomo dai capelli neri e gli occhi profondi poteva essere molto utile con la sua esperienza e la sua pignoleria, ma infondo anche se non voleva ammetterlo Harry ci era affezionato a quell’uomo. Ormai, da padre di famiglia, si diresse di sopra nella camera dei suoi figli. Gli vide dormire sereni, vagare nel loro mondo sognante, lontano dai pericoli e dalle preoccupazioni quotidiane. Harry voleva lasciarli vivere così ancora un po’, anche se lui avrebbe voluto per sempre, ma sa che la vita non da tempi infiniti, ma ti concede solo dei momenti che se l’uomo non perde sembra che durino per sempre, perché è vero non rimane il tempo fine a se stesso, ma la sensazione di un momento che ti può far compagnia per tutta la vita. Harry non si sarebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa ai suoi figli, e avrebbe fatto tutto il possibile per impedirlo.



_____Continua_____



Se lasciate un commento sarebbe meglio, affinché io possa migliorare grazie ai vostri consigli.

Grazie… il prossimo capitolo arriva subito…











Capitolo2: VECCHIE CONOSCEZE



L’indomani si presentò come se il tempo non fosse passato, sembravano 5 minuti fa quando Harry aveva chiuso gli occhi sul suo ultimo pensiero, ma era come se il tempo gli fosse compagno ora dal momento che aveva un problema da risolvere che non lo faceva stare abbastanza tranquillo. Severus Piton non aveva detto quando si sarebbero incontrati, ne dove, ma ormai lo conosceva abbastanza bene da sapere che si sarebbe fatto sentire lui, al più presto come gli aveva assicurato. Erano le otto del mattino quando scese dal suo letto, con Ginny al suo fianco che dormiva tranquillamente. Si fermò a guardarla prima di scendere giù, Mamma mia sembra un angelo pensò, e poi con un sorriso scese le scale che separavano le stanze da notte al piano basso. A quanto pareva stavano ancora tutti dormendo, infondo erano ancora le otto di mattina. Come consuetudine mattutina si preparò una sana tazza di latte e caffè. Mentre la beveva, sentì la sostanza calda scendergli giù e riscaldargli il corpo, era il momento più tranquillo della giornata quello, dove per una volta in compagnia di una tazza di latte, non pensava a niente, ma solo al piacere della bevanda. Potevano essere le otto e mezza quando i suoi pensieri rilassanti vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Ma chi mai poteva essere a quell’ora a casa sua, e poi in uno dei momenti della giornata che preferiva. Harry posò un po’ innervosito la tazza sul tavolo che era nella sua cucina ed andò aprire dimenticandosi il suo abbigliamento da notte coperto da una vestaglia sul blu scuro con le sue iniziali sul tascino sinistro. Aprì di scatto la porta, e rimase sbalordito del visitatore di quel momento, si aspettava Ron o qualche collega di lavoro, ma quello che vide fu ben altro che un collega di lavoro. “Salve Potter, complimenti per la vestaglia” Harry prima di rispondere al suo ospite deglutì per mandare giù la saliva che gli si era formata in bocca per la sorpresa, dopo cercò di riacquisire un espressione seria: “Salve Professore Piton.., non l’aspettavo così presto…” “Allora dopo tanti anni non hai ancora imparato a conoscermi, allora posso entrare oppure vuoi che ci accomodiamo fuori casa tra il gelo e la neve?” “Oh si mi scusi.. prego…” e così dicendo fece spazio, per permettere che l’aspettato visitatore passasse. Aveva ragione Hermione, Piton non era cambiato per niente, sembrava che il tempo non l’avesse nemmeno sfiorato. Ma ora che lo osservava meglio, qualcosa era cambiato, non aveva più addosso quel vestito che solitamente portava a scuola, ma apposto di quei abiti aveva un pantalone nero a sigaretta e una giacca sempre nera che copriva una maglia a sua volta nera. Magari aveva cambiato il suo gusto di vestire…

“Prego professore si accomodi..” “Bella casetta Potter” i due si accomodarono sul divano vicino a camino. Il piccola cagnolina saltò vicino le gambe del suo padrone, Harry sorrise e l’accarezzo. “Professore, le dispiace se aspettate un attimo, vado a mettermi qualcosa di più opportuno..” e mentre diceva queste parole gli scappò un sorriso per l’inconsuetudine della situazione.. “Fai pure, siamo a casa tua, non devi più chiedermi il permesso ora per fare quello che vuoi.. peccato” e un sorrisetto comparve anche sul volto di Piton, uno di quei sorriseti che Harry conosceva bene e che aveva avuto modo di vedere per circa sette anni. Il giovane si alzò e si diresse di sopra per cambiarsi, avvissò Ginny del loro ospite e appena la ragazza lo seppe, gli passò il sonno. Da quanto era che non vedeva quel professore, ma non poteva presentarsi così, allora decise di stare ancora un po’ nel letto almeno per essere sveglia completamente..

Appena Harry scese giù acchiappò l’attezione di Piton, ormai il ragazzino che conosceva era diventato un uomo, e per di più era uguale a suo padre. Pure i suoi vestiti avevano un aria più matura e lo rendevano più grande dell’età anagrafica.. Ma infondo il tempo passa, e anche velocemente.

I loro sguardi si incrociarono… In un lampo i due capirono le loro impressioni e i loro pensieri, si sentiva nell’aria che qualcosa era cambiato, e che codesta cosa era ancora destinata a cambiare.

Harry si andò a sedere nuovamente sul divano, Piton fissava il camino davanti i suoi occhi, sembrava molto pensieroso.. I suoi occhi scuri venivano sfumati dalla luce del fuoco scoppiettante, e i suoi pensieri gli sussultavano nella testa.. Ormai era arrivato il momento…





[continua…..]





  
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