VII.
Finimmo di mangiare e, ovviamente come aveva promesso, pagò lui lasciando anche la mancia alla nostra cameriera. Tornammo nella gelida aria londinese, stava anche per piovere. Mi riaccompagnò a casa, sulla porta eravamo entrambi molto imbarazzati e perciò sviai l’argomento sulla festa di Ava.
“Oddio, aspetta. Devo portare un regalo, giusto? Cosa potrei mai regalare ad una bambina che probabilmente ha già tutto quello che vuole?”
Il mio tono iniziava ad essere nervoso.
“Ma dai, stai tranquilla e poi non è vero che Ava ha tutto. Va bene l’essere famosi e tutto ma ci sono dei limiti. Ti direi volentieri di unirti al mio regalo, ma non mi sembra il caso.”
“No no, tranquillo, qualcosa mi inventerò. Bene, credo sia ora di andare, alle dod-…”
“Punta sulla semplicità. Punta su te stessa” mi interruppe “scusami ma ora devo andare, il sabato a mezzogiorno e qualcosa Phil ci vuole tutti riuniti per sistemare il programma per la settimana prossima. Passo a prenderti martedì e stai tranquilla.”
Mi si avvicinò come se volesse darmi un bacio sulla guancia, ma evidentemente ci ripensò e indietreggiò. Balbettò un altro saluto distratto e andò via con le mani in tasca. Lo osservai allontanarsi senza voltarsi a guardarmi, il volto teso e lo sguardo dritto davanti a sé. Quando rinsavì, corsi subito in casa poggiando le spalle alla porta col cervello confuso. Cosa voleva quel tizio da me? E soprattutto: cosa diavolo avrei regalato ad una bambina che forse in casa aveva già il mondo?
Finimmo di mangiare e, ovviamente come aveva promesso, pagò lui lasciando anche la mancia alla nostra cameriera. Tornammo nella gelida aria londinese, stava anche per piovere. Mi riaccompagnò a casa, sulla porta eravamo entrambi molto imbarazzati e perciò sviai l’argomento sulla festa di Ava.
“Oddio, aspetta. Devo portare un regalo, giusto? Cosa potrei mai regalare ad una bambina che probabilmente ha già tutto quello che vuole?”
Il mio tono iniziava ad essere nervoso.
“Ma dai, stai tranquilla e poi non è vero che Ava ha tutto. Va bene l’essere famosi e tutto ma ci sono dei limiti. Ti direi volentieri di unirti al mio regalo, ma non mi sembra il caso.”
“No no, tranquillo, qualcosa mi inventerò. Bene, credo sia ora di andare, alle dod-…”
“Punta sulla semplicità. Punta su te stessa” mi interruppe “scusami ma ora devo andare, il sabato a mezzogiorno e qualcosa Phil ci vuole tutti riuniti per sistemare il programma per la settimana prossima. Passo a prenderti martedì e stai tranquilla.”
Mi si avvicinò come se volesse darmi un bacio sulla guancia, ma evidentemente ci ripensò e indietreggiò. Balbettò un altro saluto distratto e andò via con le mani in tasca. Lo osservai allontanarsi senza voltarsi a guardarmi, il volto teso e lo sguardo dritto davanti a sé. Quando rinsavì, corsi subito in casa poggiando le spalle alla porta col cervello confuso. Cosa voleva quel tizio da me? E soprattutto: cosa diavolo avrei regalato ad una bambina che forse in casa aveva già il mondo?