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Autore: Cynthia_Zizi    27/03/2012    1 recensioni
Alto, con il suo corpo scolpito alla luce tiepida della luna, con lo sguardo alzato a guardare le stelle.
Teneva le mani in tasca.
Mi avvicinai piano e quando fui alla sua stessa altezza lo guardai in volto.
Il suo viso, alla riflesso della luna, si vedeva chiaramente.
Aveva una lacrima che gli scendeva sulla guancia mentre guardava quella sfera bianca.
Mi misi una mano sulla bocca.
-Oh, mio Dio, Justin.- sussurrai. Non l’avevo mai visto piangere, ed era una sorprendente, commovente e soprattutto una bellissima visione.
Si girò.
Non si nascose, non cercò di spiegare niente per quello che stavo vedendo; non si asciugò neppure le lacrime.
Io non sapevo cosa fare. Restavo lì, a guardarlo mentre i suoi occhi erano inchiodati ai miei e cercavo una spiegazione che interpretasse la sua reazione. [...].
Un sacco di pensieri cominciarono ad ammucchiarsi nella mia mente. Cercavo delle risposte ma l’uniche che avrebbe saputo darmele in quel momento era il mio cuore.
Forse perché provai ad ascoltarlo, successe quello che successe.
-Io amo solo te, Justin.
Con uno slancio gli buttai le braccia al collo e posai le labbra sulle sue.
Fu come rimanere sospesi proprio sopra di noi, nel cielo, su qualche stella.
Sentivo il chiaro di luna che ci illuminava tiepidamente.
Il suo respiro mescolato al mio.
E non mi importava in quel momento che non fosse giusto.
Mi importava quello che stava accadendoci.
Un vortice di emozioni mi invase dalla testa ai piedi e mi sentivo sollevata, leggera, non c’era un aggettivo giusto per descrivere quel momento.
Era come un specie di sogno giunto dall’immaginazione alla realtà, che aveva lottato con tutte le sue forze per venire alla luce.
Era un sogno veritiero, dolce, benevolo e sereno.
E quel sogno era Justin.
Tratto dal libro
Last Dream
Questa è la mia storia in sostanza :) Se potete recensite ve ne sarei grata ;) Piccolo Avviso: Justin, nel libro non ha niente a che fare col cantante Justin Bieber, questa storia non tratta di lui tenetelo a mente :)
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sapete cosa vuol dire sentirsi invadere da una sensazione di serenità?

Quella serenità che ti invade tutta ma che innanzitutto parte dal cuore?

E’ proprio così che mi sento quando, mano nella mano, con lui, Justin, ritorno ad Hartford.

Siamo seduti in aereo, volo Detroit diretto in Ontario, a Fort Severn.

A casa mia.

Poggio la testa allo schienale del sedile e guardo fuori dall’oblò, in attesa che il volo decolli.

Justin posa la testa sulla mia e mi attira a sé, stringendomi la mano.

Chiudo gli occhi e sorrido.

Forse quel sottile fascio di luce che non ho mai visto, si intravede solo ora e si fa più forte quando mi stringo a lui.

-Come hai fatto a trovarmi?- gli chiedo memore del nostro incontro qualche ora fa.

Mi alza il mento e sorride.

-Sai quando non si può spiegare quello che provi con la scienza, quando ti senti solo quella strana sensazione che ti spinge ad andare avanti perché sai solo di doverlo fare?-

Annuisco.

Dio come lo so.

Lo so meglio di tutti.

Io per prima ho seguito un sogno e nessuno avrebbe mai avuto la forza di farlo.

Perché inseguire un sogno è come inseguire l’aria.

L’aria non si tocca ma si percepisce.

Il sogno che avevo non potevo toccarlo ma lo sentivo vivo.

L’aria vola dovunque, si estende dovunque.

Il mio sogno ha seguito tante strade e anche se ho pensato di averlo perso non mi accorgevo che era più grande e vivo di qualsiasi altro.

L’aria diventa realtà solo quando la respiri, solo quando sei consapevole che senza di quella non potresti vivere.

Il mio sogno è diventato realtà perché ho avuto il coraggio di seguirlo dovunque andava, dovunque mi chiedeva di seguirlo.

E adesso, senza quel sogno, non sarei dove sono ora.

Non sarei qui.

-Ho solo seguito quel sottile filo che univa la mia vita alla tua.-

Mi tira indietro una ciocca di capelli.

Lo capisco, ci crediamo a vicenda, ci raccontiamo cose che nessuno all’infuori di noi due capirebbe.

E poi mi addormento.

Troppo stanca, troppo emozionata.

Ma libera.

 

Superiamo l’ultimo isolato prima di svoltare nella mia via.

Mi guardo intorno.

Sembra non sia cambiato niente.

Ma è come se fossi restata via un sacco di anni.

Come se la vita fosse trascorsa anche senza di me.

E mi viene alla mente la mattina della gita, quando con lo sguardo diedi un’ultima occhiata alla mia città per poi vederla sparire all’orizzonte.

E poi l’ultima promessa che feci prima di decollare.

Promisi a me stessa che sarei ritornata come una sedicenne spensiereta, per ricominciare da zero tutta la sua vita.

-Cosa sono tutte quelle auto?- chiedo a Justin che è alla guida mentre indico il punto più lontano dal finestrino.

Gira il viso verso di me.

-Ehm … vedremo.- conclude lasciandomi vagamente perplessa.

Non so cosa ci sia adesso in casa mia ma non so se sono pronta a nuovi confronti, per il momento.

Justin parcheggia la sua auto vicino al garage e poi scendo, un po’ debolmente a causa dei vari fuso orari e di tutte queste emozioni.

Justin mi aiuta a camminare posando un suo braccio intorno alle mie spalle e poi ci avviamo verso la porta.

-Pronta?- mi chiede.

Annuisco.

-Prima o poi dovrò farlo comunque.-

Bussa alla porta e piano la spinge verso l’interno.

Intravedo mia madre seduta, tesa come una corda di violino, Kelly accanto, e poi Kristen, Erik, e perfino Corinne.

Strabuzzo gli occhi.

Vorrei dire qualcosa ma mi si avventano contro, sommergendomi di diverse domande su come sto, cosa è successo, scuse varie e poi brusii di sottofondo che non riesco a comprendere.

Poi Justin si fa largo e mi si para davanti.

-Aspettate! E’ appena tornata! Un attimo di pazienza.-

Mia madre si avvicina a me, mentre tutti gli altri hanno fatto qualche passo indietro.

-Mi dispiace tesoro. Mi dispiace di essere stata così egoista. Non ho capito niente di quello che hai passato e … non merito il tuo perdono.-

Abbassa lo sguardo mortificata, trattenendo a stento le lacrime invadenti.

Le poso una mano sulla spalla.

-Sì invece. Hai fatto tanto per me restandomi vicina quando se n’è andato Ryan. Io ti perdono. Ti potrei perdonare all’infinito. Sempre.-

Alza lo sguardo e mi fissa con gli occhi rigonfi di lacrime e poi mi abbraccia di getto, felice, sorridente, finalmente serena dopo tanta preoccupazione.

Continua a ripetere grazie e io continuo a dirle che l’ho perdonata ma poi vedo lei, Corinne, che appena incrocia il mio sguardo abbassa il suo.

Mi sciolgo dall’abbraccio di mia madre e vado verso di lei.

-Corinne … -

Mi guarda.

Deglutisce, mentre un grosso nodo gli si è formato in gola.

-Me ne sono accorta … alla fine mi sono accorta di quanto male ti ho fatto. Ho realizzato quello che tu hai sempre sentito. Quello che provavi dentro te. Dafne, mi sento così in colpa. Ho gettato via tutti i nastri, te lo giuro.-

Le sorrido.

-Invece dispiace a me. Ti ho sempre trattata male, ti ho fatto pesare troppe cose che non avevi diritto di sopportare. Scusa.-

La abbraccio.

Sono sincera. E’ sincera.

E questo mi basta.

Mia madre nel frattempo si è avviata verso Kelly e insieme, ora, sono al fianco di Corinne.

Hanno chiarito.

L’ho sempre saputo che un’amicizia così non poteva finire.

Spalanco le braccia con un sorriso raggiante.

-Avanti! Venite ad abbracciarmi!-

Ci lanciamo insieme in un abbraccio spettacolare da cui non vorrei staccarmi mai più.

Justin si mette a ridere e io con lui mentre tutte le altre donne della casa gli vanno dietro.

Sì, sono a casa.

Finalmente.

Con la mia famiglia.

Famiglia.

Mio padre!

Ricordo perfettamente del taxista.

Guardo l’ora e sospiro.

Gli avevo detto che poteva chiamarci, quando poteva.

Ma evidentemente mi sbagliavo.

Forse non chiamerà mai.

E quel sottile filo di speranza che avevo nel poter ricucire un po’ alla volta il rapporto tra mia madre e mio padre forse si è spento.

Forse.

Kelly, Corinne e mia madre si sono messe a parlare come vecchie compagne di liceo e io le sorrido mentre mi sciolgo da loro.

In un angolo vedo Kristen ed Erik.

Mi mordicchio un labbro e dando un’ultima occhiata a Justin mi avvio in giardino guardandoli negli occhi.

Mi seguono.

E ci ritroviamo sul retro di casa mia.

-L’ho lasciato.-

Strabuzzo gli occhi.

Kristen ha lasciato Chad?!

-Non avresti dovuto farlo se ne eri innamorata.-

Abbassa lo sguardo e duglutisce.

-Ricordi l’ultimo messaggio che mi mandai? Quello in cui mi scrissi se sapevo realmente cosa voleva dire essere innamorati? Ho realizzato che non lo ero. Almeno … non di lui.-

Guardo Erik.

Poi ritorno su Kristen.

E le sorrido.

-Sono felice che tu l’abbia capito. Anch’io ero confusa su questo e Erik, non sai quanto mi ha fatto male vederti in quello stato. Tu sei sempre stato carino, gentile con me. Non avrei dovuto farti una cosa del genere.-

-Dafne. Eri confusa e anche se all’inizio mi sono arrabbiato ho capito che vicino a me non potevi essere completamente felice. Eravamo due metà troppo diverse perché potessimo combaciare insieme. Ma voglio che tu sappia che come amico, io … ci sarò sempre.-

Alcune lacrime mi scendono lungo tutto il viso.

Non avrei mai pensato che tutto si potesse riaggiustare così.

Mi abbracciano tutti e due.

Se qualche ora fa ho pensato di essere rimasta sola, di non avere più nessuno ora non posso neanche pensare di poter vivere senza loro.

Tutti sbagliamo nella vita. Io per prima.

Ma tutti siamo qui per imparare a non commetterli più e così a crescere.

E forse, dovrei imparare ad ascoltare di più il mio cuore.

-Dafne, non dubitarne mai. Ti vorrò sempre bene, migliore amica.-

-Anch’io Kristen. Anch’io.-sussurro.

Poi si mette a ridere di sottofondo.

-Quante ne abbiamo passate noi due, vero? Belle, brutte ma alla fine ne siamo sempre uscite. Insieme.-

Annuisco.

-Già.-

Kristen strabuzza gli occhi appena vede il mio anello.

Mi prende la mano di scatto.

-Chi te l’ha messo al dito?!-

Indico Justin dietro di me, girando la testa e sorridendoli, ricambiata.

Kristen mi fa un sorriso a trentadue denti e l’occhiolino.

La solita, vecchia, dolce Kristen.

Quanto mi è mancata.

Erik annuisce guardando me e Justin.

-E’ di lui che hai bisogno.-

Justin gli si avvicina.

Erik indietreggia mentre quest’ultimo le porge la mano.

-Piacere, Justin.-

Si sorridono a vicenda.

-Erik.-

Poi Kristen incrocia lo sguardo di Erik e lui il suo.

Si sorridono complici.

Secondo me, ben presto, tra loro due nascerà qualcosa.

E il cuore non mente mai.

 

Verso sera ben presto tutti se ne sono andati.

E non posso credere che tutto sia tornato com’era una volta.

Con una solo differenza: ora ha tutto più senso.

E anche se sapere che Ryan non è più qui mi stringe ancora lo stomaco so che è comunque qui, vicino a me, dentro me.

Sono seduta in giardino, sul retro di casa mia, a piedi scalzi mentre sorseggio una limonata al chiaro di luna.

Non so come definirmi.

Sto bene, ora.

Quella nebbia dentro di me, quel senso di inadeguatezza, tristezza e monotomia è svanito.

Anche io alla fine, ho trovato la mia luce.

Mia madre mi raggiunge.

-Ehi.- mi dice sistemandosi vicino a me.

Le sorrido.

-Ciao.-

Mi tira una ciocca di capelli all’indietro.

-Lo sai che ti voglio bene vero?-

Annuisco e le sorrido.

Ora più che mai.

Ma sono decisa a dirle di papà.

-Mamma, cosa ti ha fatto pensare che … papà potesse essere dall’altra parte del mondo e non … qui?-

-Non lo so. Ci sono stati alcuni problemi quando tu eri molto piccola, non avresti potuto capire. Quando ci separammo l’ultima cosa che gli sentii dire fu: voglio andermene più lontano possibile. Ho pensato che se ne fosse andato per sempre e così, forse anche per la rabbia, l’orgoglio, non l’ho più cercato.-

Annuisco, triste.

-Oh Dafne, ormai è acqua passata. Come mai me l’hai chiesto?-

La guardo negli occhi.

-E se per qualche caso della vita, lui … comparisse?-

Dopo un attimo di esitazione le sento dire:-Non sai quanto ne sarei felice.-

E il telefono squilla, ora.
 

Sto per andarmene a letto.

E’ finita.

E’ finita.

Ora.

Per sempre.

Ho sedici anni all’anagrafe.

Ho sedici anni e gli sento veramente.

Spengo le luci del salotto e chiudo a chiave la porta d’entrata.

Mia madre è andata a letto con un sorriso stampato sulla faccia dopo quella ’strana’ telefonata.

Mi ha fatto l’occhiolino.

Non sono mai stata così felice di sapere cosa mi riserverà il futuro.

Sorrido di sottofondo mentre vado a chiudere anche la porta di servizio in cucina.

Do un’ultima occhiata sul giardinetto sul retro e incontrando con lo sguardo la luna mi vengono alla mente tutti quei magici momenti con lui.

Sorrido mentre rientro in casa ma una mano mi afferra.

Sto per urlare qualcosa di incomprensibile quando lo vedo chiaramente.

Justin!

-Cazzo che paura! Non potevi chiamarmi?- sussurro tra il sorpreso e il divertito.

-Scusami piccola mia, prometto che la prossima volta farò di meglio ma avevo una voglia matta di vederti.-

Scuoto la testa divertita ma Justin mi prende per i fianchi e mi spinge dentro in cucina chiudendo la porta.

Vado a sbattere contro il frigo mentre Justin mi bacia come se non mi avesse visto da dieci anni.
Quanto mi è mancato. Eppure è solo qualche ora ha separarci!
Mi allungo sulle punte per arrivare meglio alla sua bocca mentre Justin mi stringe la vita e si spinge ancora sul frigo.
Sento tutto un miscuglio strano, fatto di emozioni, respiri, essenze diverse che combaciano perfettamente insieme.
Mi bacia il collo e poi passa di nuovo alla bocca regalandomi un lunghissimo bacio rivelatore.
Ma uno dei miei pochi sensi che ancora non è andato in tilt sente muoversi qualcosa di sopra.
E' come una lampadina segna allarme!

-Ehi … Ju … - riesco a dire tra un bacio e l’altro ma non riesco a staccarmi del tutto dalle sue labbra.

-Potrebbe vederci mia madre.-

Justin si ferma e mi sorride di sottecchi.

-Allora facciamo così.-

Mi prende in braccio e sale le scale per poi avviarsi in camera mia.

Mi mette sul letto.

-Eccoci. Così tua madre non ci può vedere e … spero che non ci senta.- Ridacchia.

-E infatto non ci sentirà!- dico mentre gli tiro un cuscino in faccia.

Justin si butta sul mio letto.
-Non fare la sostenuta! Con me non funziona!-
Comincia a farmi il solletico dappertutto mentre io mi divincolo ma poi parto all'attacco con un altro cuscino!
Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato dopo la battaglia tra cuscini e solletico.
Mi butto a peso morto sul letto mentre Justin si butta sulla parte opposta.
Lo guardo ridendo.
Mi guarda negli occhi sorridendo.
Poi si avvicina.
Divento seria.
Molto seria.
-Justin ... -
Mi zittisce dolcemente portandosi un dito alla bocca.
Più lo guardo negli occhi e più sento che non posso resistere nemmeno un attimo della mia vita senza di lui.

-Te l’ho mai detto?- Mi sussurra vicino all’orecchio, all’altezza del collo.

Siamo troppo vicini così mi abbraccia.

-No.-

-Io. Ti. Amo.-

-Anch’io.-

Ci guardiamo neglio occhi.

Sfidiamo le leggi fisiche pur di attraverarci l’anima.

Mi stringe ancora di più a sé.

E poi mi bacia.
Un bacio lungo, che significa solo che io come lui vogliamo stare insieme.
Davvero.

-Che ne dici se ricominciamo tutto da questa notte?-
-Con te potrei ricominciare dovunque.-

-Sarà la notte più magica di tutte, te lo prometto.-

-Lo so amore mio.-

Poso la testa vicino al suo cuore.

Mi ricorda l’ultima volta che ho visto Ryan, quando ho posato la mia testa sul suo petto e ho sentito i suoi ultimi battiti.

E la cosa più felice che può ricordarmi è che dentro Justin batte anche un po’ di lui.

FINE.

ANGOLO CINTIA

E questo era l’ultimo. J

L’unica cosa che voglio dirvi?

Grazie.

Di tutto. Perché avete seguito la mia storia dall’inizio e non sapete quanto io sia felice per tutto quello che avete fatto.

P.S. Se avete qualche domanda à Recensioni ;)

 

  
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