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Autore: fallapart_    27/03/2012    0 recensioni
Cinque lettere per narrare un rapporto evanescente, sentimenti non ricambiati, un amare e soffrire allo stesso tempo. Un'original molto personale, decisamente ermetica e autobiografica; uno sfogo che reprimevo da troppo tempo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Davíð,
non si ama con la testa, né si ama con gli occhi o col cuore; prima di tutto, si ama con le mani. Nelle mani può confluire tutta la bellezza del tempo che scorre, e del tempo che non scorre mai; nelle dita intrecciate si scontrano e si mescolano le stesse anime. Non c’è esplosione di sensi più violenta di quella che si verifica sulla punta dei polpastrelli, al centro dei palmi, appena all’inizio dei polsi. Amare è sfiorarsi in quel preciso frammento di pelle col quale si svolgono le azioni più scontate, le più quotidiane, le più inutili. Ho il vizio di scandagliare le persone alla ricerca di dettagli, tali non solo perché piccoli, ma anche temporalmente finiti – quei particolari che, non appena si sentono messi a nudo, fuggono, se non c’è una forza sufficiente a trattenerli ancora per un istante; e nella congiunzione di punti casuali delle dita, nella minima serie di combinazioni perfette, si incarna la bellezza dell’impercettibile.
Sono così giovane, eppure di persone ne ho incontrate tante; perlopiù ombre passeggere, strascichi di rapporti potenziali che avrebbero potuto nascere e morire senza una precisa ragione – e mi è capitato infinite volte di notare una luce particolare negli occhi, un modo particolare di sorridere, un metodico concentrarsi su un punto fisso per proteggersi. Ma, Davíð, se ci innamorassimo di tutte le persone in cui troviamo un po’ di poesia, rischieremmo non solo di cadere nel baratro, ma di non distinguerne più il ciglio. Per questo ci imponiamo di resistere; ma prima o poi arriva quell’istante in cui le mani si sfiorano, il torace implode e persino la testa è costretta a capitolare. Bandiera bianca: il mio corpo ama al posto mio.
Confido che tu sappia che se mi fossi affidata solo e soltanto questa mia attitudine a vedere l’invisibile, non sarei mai caduta nel vuoto; avrei visto di quanta mediocrità erano permeati i tuoi gesti, e mi sarei allontanata a grandi passi. La collisione del dorso della mia mano con il palmo della tua mi ha lasciato un istante, un istante solo, per sentire il brivido che correva lungo tutto il braccio e si sgretolava nel petto. Ti giuro, mio caro, che se avessi avuto un attimo di più, avrei evitato di cadere.
Il mio corpo ha amato al posto mio.
Io, d’altro canto, glie l’ho lasciato fare.
Tua,
Iðunn
  
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