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Autore: Sherry07x    28/03/2012    2 recensioni
'...And some people hide
their every desire
But we are the lovers'
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiusi gli occhi promettendomi che la lacrima che ancora mi bagnava il viso sarebbe stata l’ultima di quella giornata, pur consapevole che non sarebbe accaduto affatto così. Neanche me stessa conosceva il motivo di quel silenzioso pianto, offuscato probabilmente da quel senso di vuoto che mi giaceva nello stomaco ogni notte. Ogni notte ghiacciata, come quella. Ogni notte fredda, forse troppo. Una notte che faceva venir voglia di restar fuori a farle compagnia ma che, troppo fredda per permetterlo, sembrava facesse penetrare il gelo anche attraverso la mia pelle. Eppure fuori restavo rischiando, perché amavo fissare quella luna. Amavo sedermi su quella distesa di strada con un immancabile Ipod accompagnato da quella musica che non avrei abbandonato mai. Quella musica capace di cancellare i brividi causati dal freddo sostituendoli ai brividi causati dalle emozioni che riusciva a trasmettermi. Quella notte sembrava diversa però, quella tranquillità, il silenzio di una città addormentata e piegata ai desideri rispecchiava il mio stato perennemente malinconico di cui, nonostante volessi, non riuscivo a liberarmene. Decisi di rientrare anche se controvoglia, la notte iniziava a diventare troppo buia e il sol pensiero di restarne inghiottita dentro mi terrorizzava. Restai sul mio sul mio letto senza smettere di fissare quella distesa scura punteggiata da quelle macchioline luccicanti; lo stesso letto su cui mi poggiavo ogni qualvolta avevo bisogno di tenermi lontana dal mondo, con la mia piccola Ibanez tra le mani. Feci vibrare quelle corde semplicemente con le mie dita nella speranza di ridurre al minimo volume ciò che provavo a suonare. Mi poggiai alla finestra lasciandola aperta, sperando che quel cielo fosse stato capace d’ascoltare quelle note causate dalla melodia della mia inspiegabile infelicità, volevo che lui soltanto l’avesse ascoltata, lui soltanto che come al solito custodiva ogni mio segreto ed ogni mio dolore. Serrai fermamente le labbra per trattenere ancora altre lacrime che s’azzardavano a ribellarsi alla mia promessa. D’un tratto qualcosa parve sfiorare il mio viso, qualcosa al tatto irriconoscibile. Spalancai gli occhi e solo dopo un po’ mi resi conto che qualcosa dall’alto scendeva. Il cielo piangeva, anche lui con me, forse per farmi sentire meno sola, forse per far compagnia a quella mia inspiegabile sofferenza. Quelle lacrime però costrette dal freddo s’erano trasformate in tanti candidi fiocchi di neve che in un battito di ciglia riuscirono a ricoprire la città, ancora intenta a sognare, di bianco. Mi fermai a fissare quei fiocchi che pacatamente ancora ricoprivano le case, poi il mio sguardo si posò involontariamente su di una finestra, quasi come le mie orecchie, attratte da un’idilliaca melodia avessero comandato agli occhi di cercarla. Tante notti da quella finestra c’avevo visto un ragazzo suonare al piano, macchiare su infiniti fogli, forse pentagrammi. Non avevo mai percepito prima di quel momento il suono di quel pianoforte sfiorato dalle lunghe dita di quel ragazzo. Provai a pensare cosa stesse suonando vedendo le sue mani scivolare su quei tasti zebrati ma la melodia era distante, complessa da identificare perfettamente. Mi limitai ad udire quell’insieme di crome e semiminime che in realtà era stata fabbricata dalla mia mente stessa, pur consapevole che in fondo la musica non si immagina: la musica s’ascolta, si vive. Riposizionai il mio sguardo su tutto ciò che m’era circostante ritrovandoci, senza che me ne rendessi conto, tanto della mia vita. Quella canzone, quella melodia, quel suono proveniente offuscato dalla finestra lontana m’apparve angosciata dal mio stesso dolore. Parve però guidarmi verso una luce, verso un qualcosa di reale, di concreto. Tanto che tutto ad un tratto si materializzò nella mia mente in dei flashback: sorrisi, sorrisi di persone a cui avevo ceduto tutto il mio bene. Musica, la mia musica. L’amore quello sincero e incondizionato della mia famiglia. Quella musica, quello scenario e quei ricordi mi fecero rendere conto che in fondo non mi mancava nulla, che non avevo motivo per sentirmi in quel modo e che avevo accanto anche la persona che amavo e che sapevo di poter ritrovarmi sempre accanto, anche nei momenti di difficoltà. Ci fu un attimo in cui mi parve d’avvertire le sue braccia avvolgermi, di vedere i nostri capelli intrecciati e unti da neve bianca. La melodia s’interruppe bruscamente e vidi lentamente sfumare tutto ciò che la mia mente s’era costruito. Il ragazzo richiuse delicatamente quel pianoforte e s’alzò , in quel momento  istintivamente feci altrettanto per rientrare col capo e chiudere quella finestra. Per la prima volta incrociò il mio sguardo, lo abbassò per un attimo osservando quella chitarra che tenevo poggiata sulle gambe e mi sorrise,  mi sorrise per un solo secondo.
Poi svanì nel buio di quella camera ritornata immune come ogni notte.


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Questa One-Shot è nata all'improvviso, ascotlando una canzone(appunto 'The heart never lies' a cui si ispira anche il titolo) ho immaginato questa scena, molto semplice a dire il vero,   un fluire di pensieri uno dopo l'altro per ricorda che in fondo la musica è una delle poche cosa che ci aiuta a tornare in se, è questo il senso di questa storia. Una canzone serve a ricordarci chi siamo, cosa vogliamo essere, i nostri sogni, a cacciar via le  paure, a farci sentire importanti per qualcuno. Ho deciso di postarla perchè ci sono molto legata a questa storia, che mi ha permesso di arrivare in finale ad un concorso che avrebbe potuto realizzare un sogno. Anche se purtroppo, non è stata scelta come migliore, mi auguro che sia di vostro gradimento...
Ah io comunque mi chiamo Sherry xD Se vi va  recensite la storia, sono curiosa di sapere cosa ne pensate! Alla prossima :)

   
 
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