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Autore: Fiore del deserto    28/03/2012    1 recensioni
Dopo quattro anni, Sarah ha dimenticato tutto ciò che riguarda il Labirinto. Jareth, incapace di arrendersi all'amnesia di Sarah, per tutto questo tempo, non ha fatto altro che osservarla dalle sfere di cristallo. Ma un giorno, stanco dell'assenza della sua amata, decide di rapirla nel tentativo di farle riacquistare la memoria!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Sarah aprì gli occhi, pensò di aver sognato. A svegliarla fu la luce del lampadario, troppo violenta per i suoi occhi ancora stanchi . Aveva dormito con la luce accesa? No, non poteva aver sognato. Se così fosse, significava che nessuno l’avrebbe salvata e che quel porco l’aveva...
Al solo pensiero le venne la nausea...
Aveva ancora la testa poggiata sul cuscino, non si era poi del tutto svegliata.
 - Sarah , come stai? – Sarah riaprì gli occhi, accecata dalla luce violenta. I suoi  amici Pat, Alex e Mickey la guardavano preoccupati. Sarah conviveva con i tre ragazzi da due anni in un appartamento, dividendo i soldi dell’affitto, le spese da pagare. Certo, gli mancavano tanto suo padre, suo fratello e Karen, ma stare con i suoi amici la divertiva. Era bello stare con persone della stessa età. Pat era sua amica da tre anni, si erano conosciute durante una manifestazione.
Era carina, aveva i capelli neri, lunghi fino al collo, gli occhi verdi e un fisico magro ma formoso.
Tramite Pat, Sarah ebbe modo di conoscere i suoi amici , ovvero i gemelli Alex e Mickey.
La prima era molto magra, capelli molto lunghi fino alla fine della schiena castano chiaro, tendente al biondo, occhi castani nascosti dalle lenti degli occhiali, chiara di pelle.
Mickey, al contrario, era un po’ scuro di pelle, anche lui portava gli occhiali, occhi castani e fisico in carne.
Sarah si sentiva calma, riposata; una coperta morbida, di lana colorata, l’avvolgeva tutta in un soffice tepore.
- Ho fatto uno strano sogno... - mormorò Sarah languida.
- Oh, Sarah..-  la sua amica Alex l’avvolse in un abbraccio lacrimoso - Sarah, quello schifoso... ci ha pensato mio fratello! -
Sarah si tirò a sedere di scatto.
Allora non aveva sognato!
Allora quello strano tizio, quella sorta di mago esisteva sul serio?
- Ragazzi! – Quasi gridò in preda all’emozione. Il cuore le batteva in petto all’impazzata – Un giovane uomo mi ha aiutata...-
- Veramente – intervenne Mickey -  a chiamare la polizia è stato il proprietario della discoteca...-
Mickey s’interruppe vedendola piangere come una fontana.
La sua amica era rimasta scioccata, Pat e Alex l’avvolsero in un tenero abbraccio.
- Meno male che c’era quell’uomo! – disse Pat scollandosi dall’abbraccio.
Il cuore di Sarah mancò un battito
- L’uomo vestito di nero..? Con il mantello...? – Esclamò speranzosa.
Voleva saperlo e temeva una risposta negativa
- Sì lui, - sorride Pat - ma che bel giovane, un fisico! Sai è arrivato portandoti tra le braccia tipo un film di quelli sdolcinati. Tu eri svenuta , Sarah. Vedessi come ti teneva, pareva avesse paura di farti male. E come ti guardava! Avrei voluto esserci io al tuo posto! –
- Non ti pare di esagerare? – le chiese Mickey
- Sempre il solito guastafeste, tu! – lo attaccò Pat
Sarah era piena di gioia; interruppe i suoi amici
- Sapete per caso che fine abbia fatto? –
Pat si strinse nelle spalle, ovviamente dispiaciuta
- Fossi in te lo cercherei e me lo terrei bello stretto, Sarah! Non capita tutti i giorni di incontrare tipi come lui... –
Sarah pareva non ascoltare il diluvio di chiacchiere dell’amica. Questo significava che allora quello strano tizio esisteva sul serio. Che si era davvero trasformato in un rapace? Che l’aveva salvata?
<< Certo! E come te lo spieghi che una persona che veste in abiti da teatro possa trasformarsi in un animale in un batter d’occhio avvolto in una polvere dorata come nei film? >> le domandò una voce nella testa: era la voce della ragione, quella che cercava di metterla lontana dai guai << Forse ero solo confusa! Non può essere fattene una ragione!>>
 


Jareth non faceva altro che osservare la sua Sarah dalla sfera. Era soddisfatto per essere riuscito a salvarla, ma soffriva più che mai. La voce di Sarah gli echeggiava nella mente:
“Chi sei?”
Maledetta frase! Erano proprio quelle parole che lo facevano stare così male! Anche se sapeva che la sua preziosa Sarah si era dimenticata di lui, sentirsi chiedere una cosa del genere proprio da lei gli provocava comunque delle orrende fitte al cuore.
Se in quella sfera non vi fosse stata racchiusa l’immagine della sua Sarah, Jareth non avrebbe esitato a lanciarla su un muro con quanta forza aveva in corpo pur di sfogare la propria ira. Si strinse le mani a pugno fino ad avere le nocche bianchissime. Guai a chi osava disturbarlo proprio in quel momento!
La voce di Sarah continuava a ronzargli per la testa!
Alla fine, Jareth completamente spazientito decise di andare nell’Aboverground per riprendersi la sua Sarah!
Quando prendeva una decisione, non c’era verso di fermarlo!
 Avrebbe fatto ritornare la memoria alla sua Sarah in qualunque modo, con ogni mezzo!
 


Era notte nell’Aboverground. Pat, Mickey e Alex dormivano ognuno nelle rispettive stanze. Sarah non riusciva a prendere sonno. Continuava a pensare a quello strano mago. Camminava avanti e indietro per la sua stanza. Da nessuna parte vi erano oggetti che l’avevano accompagnata durante l’infanzia: nessun pupazzo, né balocchi, né libri e racconti di favole, né costumi da principessa. Al loro posto, c’erano solo libri di università, al muro vi erano attaccati vari poster di cantanti e attori, sui mobili erano sistemati ombretti, mascara e tutti i tipi di make-up. Improvvisamente, sentì un forte rumore proveniente dalla finestra. Si voltò di scatto.
Era un barbagianni! Svolazzava come se volesse entrare. Sarah rimase allibita. Lentamente, avvicinò la mano verso la maniglia della finestra, ma quest’ultima si aprì di scatto, troppo violentemente!
Sarah cadde a terra in preda al panico e davanti a lei rivide la stessa scena della sera precedente.
O lei era impazzita, o quel volatile si era trasformato nella stessa persona che l’aveva salvata. Il fae, stavolta vestito di bianco, come il giorno del loro ultimo incontro, la osservava con occhi glaciali. Lo sguardo rassicurante della sera prima si era indurito. Pareva un’altra persona
- Tu... – balbettò Sarah – Sei l’uomo di ieri.... –
- Vedo che quando vuoi, le cose le ricordi bene, mia cara! – rispose Jareth in tono arrogante, incrociando le braccia
- Cosa? –
- E’ proprio vero! Hai veramente dimenticato ogni cosa! – s’infuriò il re.
Sarah tremò alla vista dell’imponente figura. Ma come? La sera prima era così buono con lei, e adesso era come se avesse cambiato totalmente personalità?
- Non ti chiedo il permesso, Sarah. Il mio è un ordine: tu verrai con me! Adesso! –
- Aspetta un attimo! – finalmente, Sarah trovò la forza di rispondere – Non so chi tu sia, né tantomeno so come fai a trasformarti. Ieri mi hai salvata e te ne sono grata, ma questo non ti dà alcun diritto di entrare in casa mia e pretendere che... –
- Sarah! – il sidhe la zittì puntandole un dito contro, coperto da un guanto bianco – Non osare  contraddirmi! Nel mio regno sono il re e, te lo ripeto, io non chiedo. Io do ordini! Tu verrai con me! Che ti piaccia o no! -    
Con queste parole, Jareth si teletrasportò nell’Underground insieme a Sarah, la quale rimase più confusa quanto sconvolta.
 
 
Sarah si trovava in una torre di un castello. Era sola. Si guardò intorno, vi erano solo della paglia per terra, uno sgabello di legno ed una finestra. Sentii freddo. Sarah, dalla finestra, notava che il cielo era di un rosso innaturale. Che si trovasse davvero in un altro mondo?
Sarah crollò a terra, in mezzo alla paglia.
Non poteva fare a meno di pensare allo sguardo carico di ira della persona che l’aveva salvata, la stessa persona che lei credeva avesse un gran cuore. Pianse amaramente per la delusione. Pianse anche perché adesso si trovava in un mondo non suo. Aveva lasciato i suoi amici, la sua famiglia, senza poter almeno salutare.
 
Jareth se ne stava seduto sul suo trono, doveva riflettere.
- Sire? – uno gnomo gli tirava i pantaloni per poterlo chiamare
- Che cosa vuoi, Gomer? – chiese Jareth in tono seccato
- Mi chiamo Gorden, sire... Ehm... Pensavo... – lo gnomo balbettava al cospetto del re, temeva una reazione violenta da parte del suo sovrano
- Su parla! – ordinò Jareth
- Beh... Pensavo... Forse sarebbe giusto offrire a Lady Sarah una stanza più comoda, dato che dovrà stare con noi per un bel po’... –
Jareth afferrò lo gnomo per la gola, dopo avergli lanciato un’occhiataccia lo lanciò da qualche parte nella sala
- Scusateeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!- gridava il povero Gorden.
Odiò ammetterlo, ma Jareth pensò che effettivamente quella creatura non aveva tutti i torti.
Come gli era venuto in mente di lasciare la sua Sarah in una stanza squallida come una torre?
Jareth salì le scale che conducevano alla torre.
La scena che gli si presentò gli facevano male al cuore.
Sarah continuava a singhiozzare
- Perché? – chiedeva la fanciulla disperata – Perché mi hai fatto questo? Cosa ti ho fatto di male? –
Quella era proprio la sua Sarah?
Jareth parve non riconoscerla.
Era proprio cambiata.
La Sarah che lui conosceva era piena di carattere, più decisa, anche insolente. Adesso, davanti a lui c’era una Sarah debole, fragile e apparentemente educata. Jareth parve imbarazzato alle lacrime della sua amata. Si passò una mano tra i capelli biondi, vergognandosi di come la stava trattando
- Ti accompagno nella tua stanza... – riuscì solo a dirle, voltandosi verso la porta
- Cosa? La mia stanza? – Sarah si asciugò le lacrime
- Non penso che tu voglia stare qui dentro! Seguimi ! – le ordinò.
 
Jareth condusse Sarah nella sua stanza.  Sarah si osservò il corridoio del castello. Era così buio e freddo, proprio come nella torre, ovunque vi erano statue di creature mostruose. Un brivido le salì lungo la schiena. Camminava a passo lento, dietro il sidhe. Lui la guardava di sottecchi, notò che un’altra lacrima le scorreva lungo il viso segnato dalla sofferenza. Jareth tirò un sospiro.
Arrivarono nella stanza. Jareth le aprì la porta, invitandola ad entrare
- Se hai bisogno di aiuto, chiedi ai servi... – il suo tono pacato divenne improvvisamente più autoritario – Questa sera ceneremo insieme! E bada che il mio è un ordine! – la voce del fae echeggiò nella stanza, accompagnato dal frastuono della porta che quest’ultimo chiuse con forza, lasciando la povera Sarah sola, la quale trascinò la schiena sulla porta, navigando in un mare di lacrime.
Ma cosa gli prendeva?
Perché Jareth si comportava così?
  
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