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Autore: rora17    28/03/2012    9 recensioni
Sherlock e John, dopo tre anni di allontanamento, si sono finalmente ritrovati e dopo aver portato scompiglio al matrimonio di John, fuggono per la loro personale " Luna di miele."
Come si comporterà Sherlock? E John riuscirà a lasciarsi andare?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La cura.

 
 
 

Ti sollleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
 
dalle ossessioni delle tue manie.
 
Supererò le correnti gravitazionali
 
lo spazio e la luce per non farti invecchiare;
 
e guarirai da tutte le malattie.
 

Perchè sei un essere speciale
 
ed io avrò cura di te.
(La cura- Franco Battiato)

Stiamo camminando a vuoto da parecchio tempo. Perlomeno a me sembra a vuoto.
La sabbia sotto i miei piedi è fredda e piacevole; Tutto il contrario del resto. Mi sento andare a fuoco e il fulcro di tutto ciò, è la mano che Sherlock non si è ancora deciso a lasciare. È calda e morbida al contatto. Forse troppo calda. Potrebbe avere la febbre!
La mia mente da medico qualificato non mi abbandona nemmeno un secondo. Un po’ è frustrante; Mi piacerebbe solo scollegare tutto e pensare solo a Sherlock.
Beh, non che la realtà sia molto diversa. Mi tocca pensare a lui ventiquattrore al giorno per trecentosessantacinque giorni l’anno.
-Hai intenzione di non parlare più per il resto della tua vita?- chiedo, girandomi un poco per vederlo bene in volto. Sherlock solleva un angolo della bocca senza fiatare.
-Non sarebbe una brutta idea. Mi risparmieresti la fatica di chiedere sempre scusa al tuo posto.-
Finalmente si gira e socchiude leggermente le palpebre in uno sguardo scocciato.
Questa volta sono io che non lo calcolo, ma la presa sulla mia mano si fa, per un momento, un po’ troppo decisa.
Abbozzo un sorriso subito seguito dal suono basso della risata del mio amico.
-Almeno mi dici dove stiamo andando?-
-In un bel posto.-
Ah beh. Adesso sono più tranquillo. Grazie Sherlock.
 
I nostri passi sono leggeri e la brezza serale che ci accarezza raffredda un po’ i miei bollori. Mi lascio trascinare dal mio compagno in luoghi a me sconosciuti fino a che non raggiungiamo una ripida scalinata intagliata nella roccia.
Ora comincio a essere perplesso.
Con mio grande rammarico, Sherlock lascia la mia mano e per un momento avverto freddo, come se fino ad ora fosse stato lui la mia stufetta personale.
Con un balzo agile, agevolato anche dalle sue lunghe gambe, raggiunge, in un secondo, la metà della ripida salita, mentre io, come un ebete, rimango a fissarlo dal basso, immobile.
-Allora John, non vieni?- quasi urla, voltandosi verso di me. –Non dirmi che hai paura delle altezze?-
Pff. Paura delle altezze? Io? Sono un soldato per Diana.
 
Va bene. Forse ho una relazione un po’ complicata con le altezze. Niente che, però, m’impedisce di seguire Sherlock nella sua folle e sconsiderata idea.
Mentre arranco alle sue spalle, quasi involontariamente, mi ritrovo a pensare che, dopotutto questo allontanamento da Londra ci voleva.
Qui a Zacinto ho ritrovato il mio Sherlock e ho quasi paura a tornare in patria perché ho il terrore che, una volta scesi dall’aereo, lui possa sparire come fumo trasportato dal vento.
Ho ritrovato il mio posto nel mondo, al fianco del mio migliore amico; Beh, per certi versi alle sue spalle.
 
-Sherlock, per l’amor di Dio, quanto manca? Sono un po’ fuori allenamento…-
Nessuna risposta.
Sbuffando come un mantice, riesco a raggiungere la cima, sudato da capo a piedi. Mi lascio cadere sulla zona in piano appena raggiunta. Ho il battito accelerato, tendente al tachicardico; Questi anni d’inattività non hanno giovato al mio fisico.
Chiudo gli occhi, cercando di respirare normalmente.
-John?-
Non ho il fiato per rispondergli così continuo con i miei esercizi di respirazione.
-John? Tutto bene?-
 A un tratto mi sento afferrare le spalle in una morsa e scrollare con vigore.
Riapro, a forza di cose, gli occhi, trovandomi Sherlock a saturare il mio spazio vitale. I suoi occhi sono grandi e ansiogeni che mi mettono in allarme.
-Sherlock,… sto bene. Lasciami- Tento di staccargli le mani dalle mie spalle ma è un’impresa alquanto ardua.
–Sherlock, stavo solo riprendendo fiato. Puoi lasciarmi ora.- ritento con più gentilezza. Lo sento rilassarsi.
-Ora lo so.-
-Sono un medico. Non ti fidi del mio giudizio?-
-Certo che mi fido però preferisco sempre controllare.-
Corrugo la fronte mentre il mio coinquilino, con mio sollievo, rimuove la presa dalle mie spalle, andando a sedersi sul bordo dello spiazzo appena raggiunto con i piedi a penzoloni nel vuoto.
-Vieni qui John.-
-Dove siamo?-
Come d’abitudine, non risponde, limitandosi a sorridermi enigmaticamente.
Con una scrollata di spalle, mi avvicino, sedendomi di fianco a lui e lasciando percorrere lo sguardo sul panorama.
È qualcosa di… unico. La luna piena, grande e luminosa, domina il cielo lasciando che le stelle sfavillanti si raccolgano al suo fianco. La sua luce si riflette sulla superficie liscia del mare, creando bellissimi arabeschi.
-Sherlock… è fenomenale! Come hai fatto a trovare un posto simile?-
-Ti ricordi quando mi hai espressamente ordinato di trovarmi qualcosa da fare? Beh, ho setacciato l’intera isola e mi sono imbattuto in questo luogo che, inizialmente, avevo catalogato come noioso, ma poi ho riflettuto…
è passata circa una settimana da quando la luna era calante, ciò vuol dire che esattamente stasera, quando sarebbe sorta, la luna avrebbe mostrato l’intera faccia rivolta verso la terra e illuminata dal sole. Ho pensato che, visto il luogo sopraelevato e la vicinanza con il mare, sarebbe stato interessante farci un salto.- dice, riprendendo fiato solo alla fine. Si schiarisce leggermente la voce, avendo cura di fissare intensamente la luna.
Ecco cosa intendevo con unico.
Il paesaggio certo, è intrigante ma ciò che lo rende davvero degno di nota è lui.
Sherlock.
Sherlock che fa finta di nulla ma in realtà è imbarazzato.
Sherlock che si preoccupa di compiacermi e di passare una serata diversa dal solito.
Sherlock che con la sua solita schiettezza, mostra di tenerci a me, più di quando potessi immaginarmi.
Tutto questo mi scalda il cuore in un modo che non avrei mai immaginato. È qualcosa che va al di là delle convenzioni sociali sull’amore e sul sesso. Supera ogni tipo di barriera.
A essere onesto con me stesso, penso di non aver mai provato tanta ammirazione e perché no, Amore, per qualcun altro che non fosse il mio coinquilino.
 
Tutto ciò mi sta facendo spalancare un nuovo mondo dove io e Sherlock, prima di essere due uomini, siamo due individui pensanti che si trovano bene assieme.
Siamo Sherlock e John. Null’altro.
-Grazie.-
-Per cosa?-
-Per tutto… questo.- mormoro. Qualcosa mi si è formato nella gola. Un grosso groppo che fatica a farmi parlare.
Si limita, ancora una volta, a sorridere, accompagnato, però, da una smorfia di dolore.
Allarmato mi giro verso di lui, allungando le mani verso il suo volto.
-Ti fa male il labbro vero?! Dovevo darci subito un’occhiata!- lo rimprovero, tastando la zona con delicatezza, tentando di fargli meno male possibile.
-Non è niente.-
-Certo come no… ora mi lasci fare il mio lavoro?-
è una domanda retorica, perciò non aspetto risposta, tornando a controllare la ferita. La ripulisco alla ben e meglio.
-Quando torniamo in albergo ti sistemerò come si deve, ora ti devi far bastare questo.-
Mi fissa con quel suo modo un po’ inquietante, a una distanza nettamente inferiore al solito. Questa volta non m’irrigidisco; Qualcosa si è mosso dentro di me.
Penso di aver oltrepassato quel punto oltre la quale non si può più tornare indietro; A dir la verità è stato oltrepassato al mio matrimonio, ma io ero troppo ceco per notarlo.
Mi avvicino ancora un po’, poggiando, con un sospiro, la mia fronte contro al sua. Gli carezzo gli zigomi delicatamente, senza fretta, sentendolo, prima irrigidirsi, per la sorpresa immagino e poi lasciarsi andare.
-Perché quella ragazza ti ha dato un pugno? Immagino tu te la sia meritato.-
-Sei in errore John, su tutta la linea.-
Mi si avvicina di più, spostando tutto il peso contro la mia fronte.
Sono confuso.
-Cos’è successo allora?-
-Ho avuto un incontro spiacevole con il mio peggior nemico.-
Oddio! No, Moriarty no! Sento le mie budella contrarsi mentre, riafferro il suo volto e l’allontano per guardarlo meglio.
-Moriarty?- soffio. Il panico mi si leggerà di sicuro negli occhi.
-Cosa? No, John, non essere così stupido!- sbotta, alzando gli occhi al cielo.
-Mycroft!- ringhia, poi, con rabbia e disgusto. Si riappoggia di nuovo alla mia fronte, sospirando.
Beh. Era strano non aver ancora ricevuto una convocazione ufficiale con tanto di rapimento da parte del Governo.
-è venuto a controllare che tutto proceda bene e tante altre sciocchezze che non ho registrato nel mio database.-
Di colpo si alza in piedi e comincia a camminare in tondo. Mi sembrava strano fosse rimasto inattivo per dieci minuti.
-Lo detesto. Deve sempre mettere il becco negli affari degli altri. Stupido egocentrico, narcisista di un Mycroft.-
Trattengo a stento una risata. Non se n’è accorto, ma si sta descrivendo alla perfezione.
-Ti assomiglia molto-
Si blocca di colpo.
-Cosa hai detto? Sibila in modo minaccioso.
John Watson trattieniti!
Un sorrisino divertito mi sfugge comunque.
-Niente niente… allora, con quella ragazza, ehm… com’è andata? Ho visto che siete spariti a un certo punto!- chiedo con nonchalance, tentando si suonare assolutamente indifferente. Era la questione che mi premeva trattare fin dall’inizio.
Lo vedo irrigidirsi e darmi le spalle.
Oddio… è successo davvero qualcosa allora. Non posso crederci…
Dimmelo Sherlock, DIMMELO!
Mi muovo a disagio sulla dura pietra. Questa volta non può ignorarmi.
-Allora?-
-Mmm è stata un’esperienza interessante.-
-Cosaa??-
Quasi urlo, sporgendomi verso Holmes, ancora immobile.
Sherlock si gira e mi fissa, implacabile.
-Hai sentito bene.
Sai John, quando ti fai dominare dalle emozioni, come la gelosia, ad esempio…-
Quasi quasi mi butto…
-saresti adatto per un esperimento.-
Rimango con la bocca spalancata. Mi ha definito perfetto come cavia da laboratorio. Altro che buttarmi io, butto giù lui e la facciamo finita.
-Cosa hai combinato con quella ragazza?-
Bravo John, continua ad infierire. Ti fai solo del male.
Altro stupidissimo sorrisino enigmatico.
-Ti prego. Non fare il fidanzatino geloso, anche se la cosa mi lusinga.- esclama, tornando al suo posto, seduto di fianco a me.
Lascio cadere causa imbarazzo, il discorso, rimanendo in totale silenzio. Di sottecchi osservo Sherlock che ha ancora impresso il sorriso di poco prima. Devo essergli sembrato davvero ridicolo, ma la curiosità sta stringendo in una morsa ferrea le mie budella e stare in silenzio si sta rivelando davvero complicato.
-Avanti… spara!- m’incoraggia. Stranamente, aggiungerei.
-Perché siete spariti?-
Non uso appositamente la parola imboscati, fa troppo coppietta innamorata.
-Pensavo che qualcuno ci stesse seguendo. Effettivamente era così, ma era solamente quell’impiccione del mio adorabile fratello.-
-Ah, bene.-
Fuori uno.
-Perciò la ragazza…-
Il suo sguardo, palesemente al limite della sopportazione, mi fa desistere.
-Di Emma cosa mi dici?-
- Nettamente diversa da come mi era sembrata all’inizio.-
-Si va bene. Ma cosa ti ha detto?-
-Qualcosa che non mi sarei aspettato- mormora con un filo di voce, piegandosi in avanti e premendo le lunghe dita sulle tempie.
Io, invece, sbuffo spazientito. Sono notoriamente una persona tranquilla, ma questo non vuol dire che devo aspettare a tutti i costi che il mio amico si degni di proferire verbo.
-Sherlock per l’amor di Dio…-
-Ci siamo sbagliati su di lei…-
-TU ti sei sbagliato su di lei semmai…- intervengo piccato.
Alza la mano come per scacciare la mia affermazione.
-Non voleva sedurti. Era tutto costruito ad arte… sono stato raggirato John, quasi fatico a crederlo.-
Mi guarda a occhi spalancati ed increduli.
La mia mente ha registrato a mala pena ciò che Sherlock ha rivelato quando lui riprendere con il suo racconto.
-Dovevo immaginarlo che non saremmo stati al sicuro nemmeno qui. Lui ha spie ovunque…
Ha contattato una sua vecchia fiamma per farmi ingelosire, non che ci sia riuscito, sia chiaro!-
-Sherlock rallenta un momento…- lo blocco, allungando una mano verso il suo avambraccio, tentando di fermare le rotelle impazzite del suo cervello.
-Stiamo parlando di Mycroft, giusto?! Ha contattato una sua vecchia fiamma, Emma?!-
Alza un sopracciglio, perplesso.
-E  chi, altrimenti? Dovevo capirlo subito. Sono stato cieco…-
-E allora come…- chiedo. Tento, perlomeno ma vengo ancora una volta interrotto.
-Sulla spiaggia, “ Porta i miei saluti al tuo fratellone, mi deve un favore”-
Oh. Ora comincio a capire
-E tu cosa hai risposto?-
-Le ho chiesto se era tutto calcolato… e ha annuito.-
Annuisco anch’io con il capo. Tutto torna ora, beh a grandi linee.
Improvvisamente scoppio a ridere. Lui punta i suoi occhi su di me. Sento il calore della sua disapprovazione colpirmi. Non ci bado.
-Ti rendi conto che è la seconda volta che ti fai raggirare da una donna?-
-Non è affatto vero- dice, mettendo su un broncio da Oscar.
La mia mano, involontariamente, raggiunge il suo volto, carezzandolo piano. Rimane un secondo sorpreso mentre io continuo a passare la mano anche sui suoi morbidi ricci neri.
Sospira pesantemente, chiudendo gli occhi poi, come se nulla fosse, si lascia cadere di lato, atterrando pesantemente con la testa sulle mie cosce.
Accuso il colpo in silenzio, riprendendo il mio lavoro. Soddisfatto di tutte queste attenzioni, Sherlock si gira supino, stiracchiandosi come un grosso gatto.
Lo guardo e la voglia di abbassarmi e di poggiare le mie labbra sulle sue, aumenta con l’aumentare del tempo.
 
Smetto di accarezzarlo; Ho le mani che tremano troppo. La voglia di buttarsi è tanta ma la paura, al momento, la fa da padrona.
-Fallo.- esclama, aprendo di scatto gli occhi.
-Cos-sa?-
-Quello che stai pensando da due minuti a questa parte.- sbotta, seccato che io sia diventato così lento nelle deduzioni.
Lo fisso intensamente negli occhi. Sembrano brillare, catturando la luce della luna. Osservo le sue labbra piene, non riuscendo a capacitarmi del perché si facciano sempre più vicine…
E poi…
Accade quello che doveva accadere già da tempo.
Un bacio.
Un bacio vero questa volta, con tanto di lingua annessa.
Cosa provo in questo momento mentre Sherlock allunga una mano e la sistema sul mio collo, accarezzandola con le sue lunghissime dita e mentre morsica il mio labbro inferiore con fare decisamente possessivo?


Non ne ho idea.
Mi chiedo solo… perché non l’ho fatto prima? PERCHé?!
Mi stacco dalle sue labbra giusto il tempo di prendere un minimo di fiato per andare a tormentare il suo collo niveo. Lascio una scia di baci umidi fino al bordo della camicia bianca, quando mi decido a guardarlo negli occhi, sollevandomi un poco dalla posizione scomoda in cui mi trovo.
-Perché ti sei fermato?- mi chiede, imbronciandosi appena.
Sorrido dolcemente guardandolo.
-Sai di miele, io adoro il miele.- confesso con un filo di voce, stuzzicando con il pollice le sue labbra.
-Mmm interessante.-
Con un solo movimento mi ritira verso di lui. Ricominciamo la nostra personale lotta fatta di lingue che si muovono e bisogno costante di ossigeno. Forse in questo campo sono superiore a lui, ma Sherlock impara in fretta…
Dio quanto lo adoro.

 
 
 
Non so che ore siano.
Ho perso coscienza del tempo dal momento in cui abbiamo varcato la soglia della nostra camera, vestiti per tre quarti.
La mia mente è totalmente in black-out da quando Sherlock mi ha spinto sul letto a baldacchino, protagonista silenzioso di una notte indimenticabile.
 
Sbatto le palpebre nella luce fastidiosa del mattino. Passo la lingua sulle labbra secche sentendo un fastidioso sapore metallico. Sembrerebbe sangue.
Collego molto a fatica. Sangue, Sherlock, taglio sulle labbra, bacio appassionato.
Apro gli occhi di colpo.
Oh.
Guardo l’orario del piccolo orologio posto sul comodino di legno. Le 10.30 del mattino.
Tento di rigirarmi nel letto ma qualcosa me lo impedisce. Sposto lo sguardo sul mio petto nudo, individuando la fonte del problema.
Un braccio. Un braccio di due tonalità più chiare della mia pelle che mi stringe con forza a livello della vita.
-Sherlock?-
Ruoto su un fianco tentando di tenere alzato il braccio del mio coinquilino. Appena mi giro mi ritrovo a pochissimi centimetri, due fari azzurri spalancati.
-Sei già sveglio…-
Amo sottolineare l’ovvio, soprattutto appena sveglio.
-Non ti sei alzato!-
-Non volevo muovermi.-
-Ah.-
Mi sgranchisco, inarcando lievemente la schiena. M’immobilizzo non appena avverto, con mio grandissimo imbarazzo, di essere venuto in contatto con l’erezione del mio amico.
Il suo sorrisino la dice molto lunga al riguardo.
-Oh ehm… io io mi alzo, ok?-
Faccio per spostarmi quando vengo afferrato per un braccio.
Di nuovo quei fari azzurri mi trapassano da parte a parte, spiazzandomi.
-John, oggi non vai da nessuna parte.- mi ordina.
Sono onesto, non oppongo nessuna resistenza. Mi risistemo al mio posto, riaccoccolandomi sul suo petto caldo.
-Cosa hai intenzione di fare oggi?- chiedo con una certa ingenuità, ma la sua mano che scende lenta sul mio addome mi fa ricredere…
-Deducilo John.-
 
 
Un mese dopo…
 
-John a chi stai mandando un cesto di frutta?-
-A un amico…- faccio il vago ma Sherlock, attento come un segugio, si porta alle mie spalle.
Sigillo al volo la busta, dribblando il mio compagno e infilandomi giù per le scale. Dovrò affrontarlo più tardi, già lo so…
 
 
-Signor Holmes, è arrivato un pacco per lei. Abbiamo controllato, sembrerebbe tutto apposto.-
Mycroft alza lo sguardo dalle sue carte, scrutando la sua guardia del corpo da capo a piedi.
-Da dove arriva?-
-Dal 221/B di Baker Street.-
Oh no.
-Ricontrollate. Potrebbe esserci dentro di tutto. Fate un test su tutti i veleni conosciuti...- snocciola velocemente. Ci si può aspettare di tutto da Sherlock.
-Anzi, buttate tutto.-
Con uno scatto della mano congeda la guardia, tornando al suo lavoro.
-Signore… il pacco non è di suo fratello ma del dr. Watson.-
Mycroft è sorpreso. Alza entrambe le sopracciglia, facendo un cenno in modo che il pacco venga consegnato sulla scrivania.
Un grosso cesto di frutta approda in pochi secondi accompagnato da un biglietto.
 

 Caro Mr. Holmes

 

È invitato a partecipare al matrimonio del Dr. John Hamish Watson e del signor Sherlock Holmes che si terrà presso la chiesa di Brompton Oratory il 19 Maggio 2017*
Sperando in una risposta affermativa, la salutiamo…

 

Cordiali saluti.
 
 

P.s: Un piccolo dono per ringraziarti dell’aiuto.
 
p.s.s: Ho pensato alla tua dieta.

Un saluto
John e Sherlock.

 
 
Mycroft sorride. È felice per il suo fratellino. Ha trovato qualcuno capace di sopportarlo.
-Signor Craft?-
La guardia torna sull’attenti.
-Rigiri il messaggio a mia madre.- esclama. Riafferra il suo bicchiere di Whisky.
Ci sarà sicuramente da divertirsi.
 

THE END.

 
 

Bene ragazze. Si conclude qui questa storia. Ho impiegato un po’ più di tempo del previsto causa esame da preparare. Chiedo scusa ^_^
Niente, spero che anche questo possa piacervi. Non so davvero esprimere tutta la mia gratitudine per voi che leggete, commentate, che mi avete aiutato durante la stesura di questa fanfiction.
Un GIGANTESCO grazie!!
Alla prossima
Rora

  
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