Deathbot
Sul terreno freddo
giace il ferro spento.
Circuiti immobili,
occhi cromatici
stabilizzati,
chiusi, lontani.
è stato
breve quanto la vita di una stella.
Cala la notte sulle
sue mani
abbandonate tra le
pieghe del mondo.
Rinnegavano che fosse vero,
non credevano che
fosse vivo,
ridevano affidandogli
compiti umili.
Schernito alle
spalle, lui sorrideva.
l'esistenza riflessa nei suoi occhi
era la luce immensa dell’alba,
il nutrimento dell’anima.
Ora sono frammenti di tempo
immobile
che ha smesso
d'esistere.
Nella notte
buia, su
quel
ferro ruggine
ho lasciato una parte
del cuore.
*
Note autuore:
Prima
di tutto mi scuso per la drammaticità di questo
componimento. Ogni tanto succede anche a me di scrivere cose tristi.
Il titolo Deathbot* è
una parola inventata da me che vuole significare "morte di un robot". I
versi possono essere interpretati liberamente.