5
CAPITOLO
I mostri sono reali.
Vivono dentro di noi. E a volte vincono...
Briony continuava a
fissare lo specchio con le sopracciglia aggrottate e l’espressione concentrata:
aveva sempre timore nell’entrare in bagno dopo ciò che aveva visto, e ancor di
più vedersi allo specchio per colpa di quell’inquietante scritta che sembrava
non voler dimenticare.
Quel giorno però non si focalizzò sullo specchio in particolare, ma su un
punto del suo viso: i suoi occhi.
C’era qualcosa di strano in loro…
Ci voleva un’arguta vista per accorgersene ma quando lei si avvicinava di
più allo specchio, quasi potesse toccarlo con la punta del naso, Briony riuscì a
scorgere dentro quelle pupille verdi un’ombra strana... quasi una specie di
luccichio rossastro, che invadeva le iridi degli occhi rendendoli quasi
spaventosi.
Sbatté le palpebre per scacciare quello pizzicore fastidioso e quando li
aprì stranamente non c’era più niente dentro di essi: nessuna ombra, nessuna
luce color rosso sangue così intenso da farla sobbalzare e pensando che quella
allo specchio non potesse essere davvero lei.
“Perché ti specchi in quel modo? Stai cercando qualche traccia della
vecchiaia?” la richiamò Caroline con una battuta sarcastica, entrando in bagno.
Briony si riscosse
subito, asciugandosi gli occhi con un asciugamano: “Non è divertente detta da
una che ha l’orologio biologico bloccato a 17 anni. Tutte le aziende cosmetiche
ti vorrebbero come testimonial sai?” replicò lei con un sorrisetto, uscendo dal
bagno.
“Briony smettila,
sei sempre stata bellissima e quante volte ti ho pregato di partecipare al concorso di reginetta di Mystic Falls, ma tu inventavi
sempre qualche scusa pur di non parteciparvi! Potevi vincere sicuramente sai? Saremmo diventate le uniche sorelle
di Mystic Falls che hanno vinto entrambe la fascia di reginetta!”
esclamò Caroline euforica battendo le mani come una bambina.
Briony alzò gli occhi
cercando di non assecondarla anche se le veniva da ridere: “Non sono robe
adatte a me, sei tu l’esperta in queste cose da reginetta-guardatemi come sono
perfetta! E lo sai che non mi
piace ricevere troppi complimenti... davanti a un pubblico poi..” mormorò
impallidendo solo al pensiero.
Caroline rise di gusto criticando la troppa riservatezza della sorella, ma
all’improvviso Briony si fece seria e
la fissò dritto negli occhi: “Elena ti ha avvisato di ciò che è successo ieri sera…?”
Caroline si immobilizzò di colpo diventando nervosa, ma cercò di non darlo
troppo a vedere:
“Sì mi ha informato e mi ha anche detto che Damon e Stefan non sono
riusciti ad uccidere gli Originali”
“Fingerò di non aver sentito del dispiacere nella tua frase” replicò Briony sprezzante, inarcando un sopracciglio.
Poi però improvvisamente si ricordò della frecciatina che Klaus le
aveva lanciato.. sul fatto che Caroline fosse coinvolta in tutto questo, che
non aveva esitato un attimo a collaborare con i Salvatore..
Le sembrava così impossibile dopo come si erano riappacificate e promesse
di non dirsi più bugie... ma forse era uno dei soliti stratagemmi di Klaus per
mettere tutti l’uno contro l’altro, mentre lui se ne stava comodo a bersi un
drink tutto soddisfatto:
“Ho provato a chiamarti ieri sera per avvertirti di stare attenta, visto il casino che i Salvatore avevano combinato… eri in compagnia?” domandò cercando di apparire
normale.
Caroline sussultò sentendo quella domanda perché conosceva troppo bene la
sorella per capire che non era solo una semplice domanda di cortesia… forse qualcuno le aveva rivelato qualcosa… Si portò
nervosa un ciuffo dietro l’orecchio:
“Beh in effetti sì.. Klaus ha architettato una tecnica di abbordaggio nei
miei confronti ma io me ne sono subito tirata fuori, anche perché sai cosa
penso di loro… e me ne sono ritornata subito a casa.” rispose per far
sfuggire ogni possibile dubbio. Non voleva leggere dentro gli occhi di Briony un’ennesima
delusione da parte sua… lei non avrebbe mai capito il perché avesse agito in quel
modo alleandosi con i Salvatore, e ogni discussione sarebbe stata inutile.
Briony la guardò
dubbiosa, pensando se doveva fidarsi o no della sua buonafede: molte volte
Caroline le aveva mentito spudoratamente, oppure le aveva taciuto parte della
verità manipolandola a suo piacere.
Ma come al solito il bene infinito che le voleva ebbe il sopravvento, e
cercò di darle un pochino di fiducia per non far mettere sottopressione
entrambe.
“Klaus però è diverso da tutti gli altri e devi stare attenta… è diabolico e perverso. Racconta certe frottole convinto che io ci caschi..
spero che abbia capito di darsi finalmente una calmata” rispose furiosa bevendo
un bicchiere d’acqua.
“Damon e Stefan comunque non
rinunceranno tanto facilmente..”
“Dovranno farlo invece se non vorranno ritrovarsi appesi ad un albero.
Capisco che vogliono liberarsi di Klaus, ma non possono condannare un’intera famiglia
innocente” replicò Briony prontamente,
senza il minimo timore.
Caroline spalancò la bocca, incapace di credere alle sue orecchie:
“Credi davvero che Elijah sia innocente come un angelo e che non sia capace
di compiere gli stessi atti atroci che ha fatto Klaus? Vallo a dire a Bonnie visto che sua madre ora è diventata un vampiro per
colpa sua!”
Briony lanciò alla
sorella un’occhiataccia diabolica per ciò che aveva detto su Elijah.
“Non ricominciare Caroline.. sono stufa di doverti ripetere sempre le
stesse cose e sono arcistufa di sentirti dire delle atrocità nei suoi
confronti.. non mi metti in una bella posizione facendo così, sai?” rispose
esasperata, sentendo che quelle accuse la ferivano come un pugnale nel petto,
perché Caroline voleva farle credere a tutti i costi che quelle atrocità su
Elijah fossero vere. E Briony stava
combattendo con tutte le sue forze per non permettere a quel pugnale di andare
giù a fondo nel suo cuore.
Caroline si infuriò notevolmente, tanto che diede una manata alla parete:
“Mi arrabbio perché non ti rendi conto di cosa Elijah potrebbe essere
capace. La sua famiglia è pericolosa, più di quanto tu possa immaginare:
trascinano nelle rovina chi sta loro accanto!”
Briony scosse la testa.
Rovina? Quale rovina? Elijah le avrebbe rovinato la vita soltanto se avesse
smesso di farne parte.
“Dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che ho passato, non
pensi di dovermi accordare un po’ di fiducia? Pensi che non comprenda il fatto
che Elijah potrebbe essere pericoloso per la mia vita o per chiunque altro a
causa di ciò che è? Ma io lo conosco Caroline, e non è il mostro che descrivi!
Perché crederci per te è così difficile?” mormorò supplicante.
“E perché per te è sempre così facile?”
“Non è mai stato facile!” gridò Briony a gran voce.
Non sapeva perché aveva urlato in quel modo quella frase: forse perché
aveva bisogno di far capire agli altri che lei non era una macchina sempre
pronta a lottare, a non mollare mai, come se non conoscesse alcuna debolezza e
fosse forte come una roccia. Ma non lo era.
Si sentiva terribilmente fragile e indifesa al solo pensiero di perdere
qualcuno che amava. In quei lunghi mesi di lontananza, quando Elijah non c'era
più, aveva sempre un sorriso da donare per confortare gli altri o una mano sulla
spalla per sostenerli e non permettere ai suoi amici di cadere; quando in
realtà era lei che stava scivolando in un vortice pieno di dolore e
disperazione, pronto ad inghiottirla.
Ma non l'aveva mai dato a vedere.. perché non voleva essere un peso per gli
altri, non voleva che si sorbissero ulteriori drammi a causa del suo amore
perduto.
Aveva sofferto in silenzio, come al solito. Ma non per questo le sue
lacrime invisibili erano mene sincere di altre chiaramente mostrate. A volte é
più sincero il dolore di chi soffre in silenzio.
Caroline capendo il tormento interiore della sorella, le si avvicinò
lentamente:
“Oh Briony, tutto questo non ha senso…” mormorò scuotendo la testa bonariamente.
“Infatti non ha senso... l’amore non ha logica, dovresti saperlo Caroline”
L’amore domina il corpo, invade la mente, cancella ogni volontà e ogni
aspetto ragionevole della vita. L’amore annulla la vita con una forza
trascendente e distruttiva.
“Lo so fin troppo bene.. e infatti stavo per rimetterci la pelle” replicò
Caroline pensando a ciò che era successo con Tyler.
“A proposito.. hai più sentito Tyler?”
“No si è completamente volatilizzato nel nulla dopo la festa del mio pseudo
compleanno”
“Povero Tyler..” sussurrò Briony facendosi
triste.
“Povero Tyler?! Povera me!” ribatté Caroline sgranando gli occhi e allora Briony sospirò per farle capire il suo punto di vista.
“Comprendo il fatto che tu sia infuriata ma cerca di capire anche lui.. si
starà logorando al pensiero di averti fatto del male e la sua fuga ne è la
prova perché non riesce a convivere con la sua colpa.. sono sicura che ti ama
nonostante tutto”
“Anche io provo lo stesso ma non penso di potermi fidare ancora.”
Briony inarcò un
sopracciglio fino ai capelli:
“Quindi non vuoi più saperne niente di Tyler, ma fai l’accompagnatrice di
Klaus ai balli eleganti? Seriously?”
Caroline alzò subito il tono della voce per difendersi:
“E’ una cosa diversa. Mi ha letteralmente costretta. E poi te l’ho detto
che non voglio averci niente a che fare”
Ma dal tono della sua voce non traspariva quella sicurezza che sperava..
forse perché era rimasta molto colpita dal comportamento di Klaus e si era
sentita davvero lusingata a ricevere le sue attenzioni.. come se davvero lei
gli piacesse..
Ma doveva davvero fidarsi? Klaus era una persona senza scrupoli e una parte
del suo cuore la metteva in guardia; ma l'altra parte voleva cercare di
comprenderlo.
Le rimbombava nella testa la conversazione che avevano avuto la sera prima:
lei gli aveva detto che per volere bene a una persona bisogna prima capirla e
lui non ci sarebbe mai riuscito finché avrebbe vissuto in quel modo.
La risposta di Klaus l'aveva lasciata basita: "E chi dovrei amare se
tutti mi odiano?"
Caroline si riscosse dai pensieri e si mise a fissare la sorella senza dire
niente; ora che si sentiva più forte grazie alla sua natura di vampiro voleva
proteggere Briony a ogni costo, e
tenerla lontano dai pericoli. Ne aveva già passate tante, troppe, e finchè rimaneva legata
a una vampiro, a un Originario per giunta, la sua vita sarebbe stata presto
spezzata.
Briony intuì quali
fossero i pensieri della sorella e la prese per mano, costringendola a sedersi
accanto a lei:
“Vieni siediti e parliamo civilmente senza gridare come pazze ok?”
“E perché?”
“Perché sono la sorella intelligente” rispose lei sorridendo, ma poi
ridivenne seria e prese la mani della vampira fra le sue.
“Caroline, apprezzo il fatto che tu ti interessi a me e al mio bene, perché
io farei la stessa cosa, ma siamo noi stesse a decidere la nostra vita e quale
scelte intraprendere. Soltanto noi. Non puoi pensare che tutto dipenda da te
solo per il fatto che tecnicamente sei più forte rispetto a un tempo. Se ti
fidi di me, se mi vuoi bene, devi rispettare le mie scelte. Non dico che devi
condividerle per forza ma almeno cerca di non sclerare come prima ok?” sussurrò dolcemente accarezzandole la
guancia.
Caroline scosse subito la testa perché si sentiva demoralizzata per il
fatto che la sorella non volesse sentire le sue opinioni e tentare di capire
come si sentisse dentro:
“Perché cerchi amore da chi non può offrirtelo?” disse poi ad un tratto,
cogliendo Briony alla sprovvista.
“Insomma ci sono alcuni vampiri con la testa sulle spalle, che hanno ancora
dentro di loro la propria umanità ma Elijah sembra davvero… insomma
fa rabbrividire soltanto a guardarlo. E’ terrificante quando ti fissa con
quegli occhi neri..” mormorò Caroline impallidendo solo al pensiero.
“E sembra che non provi nessun briciolo di emozione. Come se fosse un
blocco di ghiaccio.” Continuò deglutendo.
Briony ascoltò
attentamente le sue parole e non riusciva a biasimarla, visto che anche lei era
rimasta parecchio intimorita e spaventata dall’Originario e da alcune sue
reazioni.
A prima vista Elijah sembrava solo un inumano mostro di ghiaccio, visto che
la sua parte umana era inarrivabile. Perché non faceva avvicinare nessuno, che
non fosse la sua famiglia; allontanava chiunque con un semplice sguardo che
faceva trapelare soltanto freddezza, crudeltà, indifferenza. Facendo credere a
tutti che era quello il suo vero sguardo
e che non sarebbe mai esistito niente di diverso.
Forse perché si era talmente abituato al’Oscurità che aveva finito per
conviverci, credendo di meritarselo per ciò che era. O forse credeva che
bastasse a riempire il vuoto della sua vita immortale, chiudendo e distruggendo
ogni spiraglio di umanità che tentava di aprirsi.
Elijah era proprio così prima che si conoscessero.
Ma l’amore ci fa cambiare, e le ferite che da esso provengono pulsano come
acido sulla pelle e tormentano il cuore fino a farlo sanguinare, ma alla fine
di tutto l’amore cambia ogni visione della vita. Come un fulmine a ciel sereno.
I meccanismi di difesa vengono sgretolati, le maschere si abbassano. E
finalmente trovi la forza di cancellare l’oscurità che si celava dentro i
propri cuori, per scorgervi all’interno quella pallida luce fioca che
dimostrava che la propria umanità non si poteva mai soffocare del tutto.
E infatti chiunque comprendeva Elijah per ciò che era veramente ne veniva
catturato all’istante e non sarebbe mai riuscito a dimenticarlo o lasciarlo
andare via. Come succede quando una forza irrefrenabile incontra un oggetto
inamovibile.
Briony ripensò tutte
quelle cose e comparve un debole sorriso nel suo volto:
“Credimi quando ti dico che mi sentirei morire al solo pensiero di non
averlo più al mio fianco.. ormai lui è diventato una parte di me da cui non
posso e non voglio staccarmi. E’ come se… la mia vita avesse prese significato soltanto quando
lui ha cominciato a farne parte.”
Briony voleva con tutto
il cuore che Caroline la capisse o che almeno si sforzasse.. Si chiese perché
la sorella vedesse Elijah in una determinata veste e lei in tutt’altra.
Forse perché alla biondina non si bloccava il respiro quando lui la
guardava, la sua anima non si torturava al solo pensiero di perderlo per
sempre, o perché il suo cuore non batteva fortissimo ogni volta che Elijah
semplicemente la sfiorava.
Caroline abbassò la testa e dalle labbra fuoriuscì un respiro soffocato:
“E’ proprio per questo che mi preoccupo...” sussurrò a malapena.
Briony la guardò
interrogativa mentre Caroline sembrava come se cercasse l’aria sufficiente per
riuscire a parlare:
“Tu lo ami così tanto che saresti disposta a sacrificare tutto… persino la tua vita. La tua anima. Ed è sbagliato, Briony”
Fu come ricevere una mazzata in pieno viso. Sapeva a cosa Caroline si
riferisse e Briony ne era
consapevole e ci aveva spesso pensato più volte: se voleva restare con Elijah,
doveva diventare un vampiro. E prima o poi sarebbe accaduto.
Non sapeva se lui avrebbe acconsentito visto gli ultimi avvenimenti e i
rimorsi che erano ritornati a galli a causa di ciò che aveva fatto nei secoli;
ma se in passato per Briony diventare un
vampiro era una cosa abbietta e mostruosa, ora le cose erano cambiate.
Quando Elijah aveva capito per un attimo ciò che lei desiderava e si era
avvicinato pericolosamente a lei, Briony in cuor suo aveva sperato che la trasformasse.
Sapeva che era pericoloso, sbagliato, e non poteva immaginare di vivere
cibandosi di sangue umano e di frenare sempre i propri istinti per non recare
pericolo agli altri.
Ma il vantaggio più grande e quello più importante da cui ne avrebbe
ricavato.. sarebbe stato poter vivere con lui, per sempre. Non chiedeva altro.
Fissò la sorella che sembrava sul punto di avere un’altra crisi di nervi e
constatò che dopo tutto era riuscita ad amare la sorella anche sotto quella
veste, perché Caroline non poteva fare altrettanto e rispettare la sua scelta?
“Ma sei un vampiro Caroline... credevo che tu..”
“A prima vista sembro felice, ma tutti i giorni convivo con la
consapevolezza che prima o poi perderò tutte le persone che amo e…” I singhiozzi inondarono il viso fino ad arrivare
alle labbra, impedendole di scandire bene le parole ma Briony riuscì comunque
a sentirle:
“E rimarrò sola..” sussurrò piangendo.
Briony sobbalzò
sentendola parlare così: non ce la faceva a vedere la sorella in quello stato, e quel che peggio Briony si sentiva in
colpa per non aver capito il tormento e la sua angoscia a causa della
consapevolezza di perdere un giorno tutte le persone che amava, e infine di
loro sarebbe rimasto solo un tenue ricordo che sarebbe appassito col passare
dell'eternità:
“Oh Caroline…” sussurrò Briony tristemente prendendola tra le braccia.
Affondò la testa nei suoi capelli e le accarezzò dolcemente, come se avesse
paura di farle del male
“Non potrai mai essere sola finché avrai un posto nel mio cuore” sussurrò
teneramente mentre l'abbracciava.
Caroline sfogò tutte le sue lacrime sulla sua spalla come se avesse bisogno
di sfogare il suo dolore e il suo dramma per essere un vampiro.
“Tu sei mia sorella, e non c’è niente che non farei per te” mormorò Briony ancora una volta prendendole il viso fra le mani, per
dimostrarle che gli occhi non mentivano.
In fondo era vero, Caroline era sangue del suo sangue e questo genere di
legame non può essere spezzato per nulla al mondo. Potevano litigare,
arrabbiarsi ma alla fine trovavano sempre il modo di riconciliarsi.
Anche se la fiducia una volta persa, è quasi impossibile riconquistarla.
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É facile ripensare a un ricordo, ma ancor più difficile provare a non
farlo. Un ricordo provoca sempre un dolore perché nella maggior parte delle
volte sai che non ci saranno mai più momenti come quelli.
Si poteva solo pensare a cosa sarebbe potuto succedere se avessimo fatto
scelte diverse o se abbiamo combattuto abbastanza per far sì che quei momenti
non fossero soltanto ricordi lontani.
Per questo Briony si intristì
mentre riguardava alcune vecchie foto che ritraevano se stessa da piccola
insieme alla madre: erano immagini tenere, dolci come ogni foto tra una madre e
una figlia dovrebbero essere. Peccato che la realtà era ben diversa…
Non riusciva nemmeno a ricordarsi l’ultima volta che aveva detto “Ti voglio
bene mamma” o una semplice telefonata avvenuta di recente, poiché le due non si
sentivano né si vedevano da anni.
Non l’aveva voluto lei... chi mai vorrebbe allontanarsi dalla propria
madre? Colei che ti ha donato la vita e che ti è stata accanto nei primi anni
della tua infanzia?
Ma purtroppo la vita non è una favola della buonanotte... e i fatti lo
avevano dimostrato ampliamente.
Come poteva una madre abbandonare la propria figlia, lasciarla sola per
lunghi anni senza mai una telefonata, mai una visita, mai una lettera? Senza il
minimo appiglio che ti facesse credere che lei pensasse qualche volta a te.
Fu un atto spregevole e meschino il suo.. lasciare l’unica figlia da sola
senza un perchè. Era come se la luna abbandonasse le
sue stelle.
Le mani di Briony affondarono in
un altro scaffale dove c’erano altre foto di lei da piccola che portava a
spasso Caroline nel passeggino, o quando le dava un tenero bacio sulla fronte
mentre dormiva nella culla.
Sorrise teneramente pensando a quei ricordi: quando si è bambini tutto
sembra più semplice... non puoi pensare alle difficoltà che un adulto deve
affrontare.
Adagiò lentamente le foto sopra il comodino, quando improvvisamente Briony percepì una presenza dietro di lei.
Infatti subito dopo sentì un braccio forte avvolgerle il petto, fermandosi
nell’incavo del collo, e istintivamente lei sussultò dalla paura ed ebbe voglia
di lasciar spazio a un grido.
Tuttavia l’allarme non era così enorme: si sentì invadere da un respiro
fresco che soffiò delicatamente sul suo orecchio sinistro e poi giù sul collo.
Bastò un solo secondo per riconoscere quella presenza che si trovava dietro le
spalle: soltanto una persona poteva farle venire dei brividi così intensi lungo
la schiena, e il cuore come al solito cominciò a battere impazzito.
“Buongiorno.” sussurrò quella voce che avrebbe riconosciuto tra milioni, e
come al solito si stupì di quanto fosse affascinante.
Briony sorrise
lievemente, accarezzandogli il braccio che rimaneva fermo sotto il suo collo, e
ogni volta che la schiena si avvicinava sempre di più al petto marmoreo di
Elijah sentiva una scossa elettrica attraversarvi.
“Adesso ti intrufoli in casa mia come un ladro? Credevo avessi un po’ di
buone maniere.” Affermò lei in tono ironico, osando a malapena muoversi. Non
sapeva perché ma era stata invasa da un’improvvisa tranquillità e non voleva
distaccarsi da lui per nulla al mondo.
Percepì la debole risata del vampiro solleticarle la pelle, quando poi lui
le scostò i capelli sciolti dall’altro lato della spalla, per appoggiare le
labbra fredde sulla delicata linea del suo collo, sotto l’orecchio.
Le guance di Briony si tinsero di un
rosso fuoco mentre le ginocchia parvero cedere e piegarsi, come se fosse sotto
l’effetto di un incantesimo. Sembrava come se Elijah le avesse soggiogato il cuore
che batteva davvero solo in sua presenza.
Le labbra fredde del vampiro lasciarono il suo collo e baciarono
delicatamente i suoi capelli castani: “Ho aspettato che tua sorella uscisse di
qui, altrimenti sarei venuto prima.” le sussurrò nei capelli.
“Credi ancora che lei sia coinvolta su ciò che è successo ieri?” domandò
incerta, restando immobile.
“Non mi fido di Klaus lo sai, ma tutto fa presumere che lei abbia
collaborato con i Salvatore per uccidere me e la mia famiglia.” rispose lui
gelido.
La ragazza scosse la testa ripetutamente perché non ci voleva credere che
Caroline fosse coinvolta in tutto questo, che l’avesse pugnalata alle spalle
un’altra volta.
Si girò lentamente verso di lui e lo guardò negli occhi:
“E’ mia sorella.”
Non sapeva che altro dire, non era di certo una giustificazione per ciò che
aveva fatto ma Briony aveva le mani
legate. Non sarebbe riuscita a farle del male e voleva davvero fidarsi di
Caroline questa volta, invece di darle contro.
Elijah serrò gli occhi che divennero ad un tratto gelidi mentre si
avvicinava di più a lei:
“Briony, non ho intenzione di
farle del male... ma voglio metterti in guardia. La fiducia che hai nei
confronti di tua sorella è malriposta.” Rispose freddamente e senza un minimo
di incertezza.
La ragazza si portò una mano sul viso non sapendo cosa fare, allora il
vampiro si allontanò, cominciando a vagare per la stanza per poi immobilizzarsi
di colpo.
Teneva le mani in tasca e tutto il suo corpo sembrava essersi irrigidito,
come se fosse stato punto da un veleno che gli impediva di muoversi:
“L’ultima cosa che vorrei vedere nei tuoi occhi è la mia stessa
espressione che ho avuto io quando sono stato deluso dalla mia famiglia.”
Mormorò lui ad un tratto, dandole le spalle.
Anche se non riusciva a vederlo in viso, Briony sapeva cosa si celava dietro quella frase
all’apparenza gelida e cosa nascondevano i suoi occhi neri: Delusione. Dolore.
Rabbia.
Era stato ferito dalle persone più importanti della sua vita, Klaus e sua
madre, e voleva evitare con tutte le sue forze che anche lei subisse lo stesso
tormento, perché dolori simili ti gelavano il cuore e impedivano a chiunque di
entravi per non essere feriti nuovamente.
Briony stava per
avvicinarsi a lui quando all’improvviso il cellulare di Elijah squillò e lui
rispose fulmineamente. La telefonata durò pochi secondi infatti chiuse subito
comunicazione e si girò verso di lei.
“Scusami devo andare.” mormorò scacciando via la tristezza che aveva invaso
i suoi occhi quando aveva parlato della sua famiglia.
Briony gli sorrise
cercando di farlo stare meglio: “Non lo dico per avvantaggiarmi sulla
situazione ma… Andrà tutto bene. Risolveremo anche
questa.” mormorò decisa avvicinandosi. Vedendo che lui sviava lo sguardo con un
sospiro, lei continuò accarezzandogli il braccio:
“Non sprecare questa tua nuova libertà fossilizzandoti su problemi vecchi
di secoli o su questioni familiari che ti consumano sempre le energie. Non
addossarti tutto il peso, perché so come il tuo umore subito dopo diventi cupo.”
Elijah ritornò a osservarla, calmo, silenzioso come se non volesse esprimere a voce brutti e funesti pensieri; mentre le esperienze del passato
risuonarono nell’aria come vecchi spettri. Con Briony
la scorsa notte aveva condiviso un momento difficile ma di riconciliazione, di
pace serena, e lei stessa non voleva lasciarsi sfuggire il futuro davanti a
loro, proprio ora che ce lo avevano a portata di mano.
Mentre l’Originario affondava lo sguardo su di lei, rimanendo pensieroso, Briony non intuì se quelle parole gli fossero rimaste
impresse e l’avessero davvero convinto. Sapeva che in fondo l’illusione per
Elijah fuggiva come il lampo, la fredda razionalità ritornava a beffarsi della
sua momentanea debolezza e le grigie abitudini lo avrebbero riportato ancora
una volta sulla strada del freddo controllo.
Tuttavia lui la soggiogò nell’incurvare le labbra in un mezzo sorriso, sempre
mezzo e non molto arrendevole, ma comunque un risultato c’era sempre in sua
presenza:
“Hai detto che non vuoi avvantaggiarti sulla situazione ma mi sembra che tu
voglia plagiare il mio umore per i tuoi voleri, Miss Forbes.”
La provocò lui elegantemente con una piccola scintilla negli occhi.
Era sicuramente un bluff, o un modo per lasciar perdere quel discorso
tortuoso che lo doleva sempre, ma Briony non se la
prese. Sapeva che non diceva sul serio perché lui la conosceva troppo bene, e
visto che una momentanea arrendevolezza spensierata era apparsa in lui dopo
tutto, lei non volle mollare quella presa.
“Se è davvero così, non dovresti prendere una posizione?” gli ammiccò con
finta innocenza, dondolando sulle gambe.
Lui la guardò da sotto le palpebre, rimanendo come sempre sotto l’aurea di
pacata calma invidiabile. “Mi lusingherebbe davvero farlo ma…
come ho detto devo andare, davvero.” E così dicendo fece un passo indietro,
raffreddando la fiamma che aveva iniziato a cospargersi attorno al cuore
martellante della ragazza.
Lei comunque non se la prese. Sapeva che il peso che Elijah si portava
sulle spalle a proposito della famiglia e di tanti altri problemi non sarebbe
svanito così su due piedi per magia; lo sapeva da tempo e gli sarebbe stata
vicina per tutto il tempo per supportarlo e superando insieme tutte le sfide.
Senza problemi si avvicinò a quella figura statuaria, afferrandogli la
cravatta. “Dammi un bacio e torna.” Gli sussurrò, prendendo tuttavia l’iniziativa
nell’appoggiare le labbra sulle sue, creando una lieve pressione.
Si staccò quasi subito, gli sorrise benevolmente per fargli capire che
comunque sarebbe andato tutto bene. Elijah era rimasto immobile, esaminandola
in un muto silenzio con la sua solita compostezza che le faceva sempre
infuocare il cuore. Persino non facendo niente era la raffigurazione della perfezione.
Dopo qualche magnetico secondo, con le labbra dischiuse lui indietreggiò di alcuni passi e si
voltò, pronto a andarsene.
Vedendolo allontanarsi, lei agì d’istinto e gli disse come in una supplica:
“Prenditi cura di te e non solo degli altri. Ti prego.”
Lui si voltò di nuovo in uno scatto automatico. Briony
sperò davvero che le sue parole penetrassero in lui con tutta la radiosità
emanante. E difatti Elijah si lasciò scappare, o le regalò, uno di quei sorrisi
sghembi che le piacevano troppo. Parve che almeno un po’ della rigidità
marmorea avesse abbandonato il suo volto. O magari davvero l’umore del vampiro
aveva subìto un miglioramento, constatando quello di lei.
Briony gli sorrise di rimando e
lo vide andarsene questa volta per davvero.
Adesso che era sola poteva davvero augurarsi che quell’impressione fosse
autentica, vera. Voleva davvero sincerarsi che quel barlume di luce che aveva
visto nei suoi occhi neri fosse di totale convinzione e che le sue parole
avessero fatto breccia.
C’era una lunga strada sassosa da percorrere ma Briony
era fiduciosa che ce l’avrebbero fatta. Erano arrivati fin lì, non credeva che
esistessero ostacoli ancor ben più grossi.
Tuttavia un’ombra di astio attraversò il suo volto ad un tratto: per Klaus
e Esther. Il pericolo era davvero scampato come
voleva farsi credere, oppure doveva essere più sospettosa? E i Salvatore che
avevano in mente?
Di solito c’era poco posto per il disprezzo nelle nature impulsive, fulgide
e pensose. Ma lei – sfortunatamente – non era parte di quella perfetta
categoria.
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La testa di Caroline girovagava in mezzo a pensieri tortuosi da cui non
riusciva a scappare e l'assalivano continuamente: la sua coscienza le imponeva
di dire subito la verità a Briony prima che lo
venisse a sapere da qualcun altro, ma la paura di leggere nei suoi occhi
l'ennesima delusione la bloccava sempre.
Non voleva che la sorella si infuriasse o peggio ancora che non la volesse
vedere mai più, ma sperava in fondo al cuore che lei capisse le sue ragioni...
finché Briony restava con Elijah, la sua vita sarebbe stata sempre
in pericolo e prima o poi sarebbe diventata un vampiro.
É vero, Caroline in questo modo avrebbe avuto la sorella al suo fianco per
sempre ma sarebbe stata egoista anche solo pensarlo: Briony avrebbe perso la sua umanità, la sua innata ingenuità
e bontà, lo splendore del suo sorriso e i suoi occhi non avrebbero più
scintillato ogni volta che si infuriava o si sentiva a disagio.
Caroline sospirò rumorosamente, quando all'improvviso il telefono si mise a
squillare impazzito e sembrava non volersi fermare neanche un attimo.
Dall'intensità degli squilli Caroline dedusse che quella telefonata era
parecchio urgente e rispose dopo qualche secondo di titubanza.
Riconobbe subito quella voce al di là della cornetta: era suo padre.
L’uomo le disse in poche parole che Tyler lo aveva chiamato per farsi
aiutare da lui, ma Bill non avendo capito bene il motivo aveva deciso di telefonare
alla figlia. Caroline deglutì non aspettandosi di risentire il padre, e cercò
di spiegargli cosa era successo la sera del compleanno.
Bill rimase in silenzio per tutta la durata della spiegazione, disse
solamente che sarebbe tornato in città per darle una mano e Caroline subito si
mostrò felice per la proposta, anche se il buonumore svanì quando Bill le
chiese di Briony.
Caroline si morse nervosamente il labbro, cercando di non mettere
ancor più nei guai la sorella e decise di dire semplicemente la verità: che Briony era riuscita a salvare Elijah e non aveva alcuna
intenzione di lasciarlo.
Dall'altro capo della linea ci fu un lungo e terribile silenzio, poi il
padre riattaccò senza neanche rispondere.
Nel suo piccolo appartamento a Denver, Bill Forbes, livido di rabbia e di frustrazione, afferrò un
bastone e fracassò il telefono per la seconda volta, come la prima volta in cui
Caroline gli aveva confessato che Briony si era invaghita di un Originario.
Non gli era mai passato per la mente che una figlia sua avesse potuto
commettere una diavoleria simile.
Bill trascorse parecchi minuti girando per casa a grandi passi, dando
bastonate ai mobili e ai muri, urlando bestemmie tra i denti e architettando
piani strampalati, che andavano dallo spedire Briony in un convento in Italia, sino ad ammazzarla di botte.
Rifletté poi sull'ironia della sorte: lui era un cacciatore, discendeva da
una delle famiglie fondatrici di Mystic Falls, ma sua figlia
era un vampiro mentre l'altra era persa dietro a un Originario.
Che ironia malsana della sorte.
Alla fine quando si fu calmato gli venne in mente un'idea risolutrice. Andò
a prendere le chiavi e salì subito in macchina in direzione Mystic Falls.
---------------*****-------------
Briony dopo il dialogo con Elijah sperava di trascorrere quella giornata in
tranquillità, ma quando vide il padre sull'uscio della porta capì che le sue
prospettive di serenità erano andate completamente in frantumi.
Non doveva pensarlo ma Briony aveva davvero
sperato di non rivedere il padre per un minimo di due anni, dopo come si erano
lasciati l'ultima volta, e per questo lo fece entrare controvoglia.
"Ciao Briony. Ti vedo un pò stressata..."
puntualizzò Bill guardandola attentamente, mentre lei pensò proprio che era a
causa del suo improvviso ritorno se si sentiva così stressata.
Bill entrò dentro casa e camminò dritto nel salone, guardandosi attorno:
"Lui dov’è?" chiese all'improvviso senza guardarla in viso.
"Ti prego non farmi ripetere ciò che ti ho detto l'ultima volta..
Sarebbe davvero spiacevole" mormorò Briony scuotendo la testa stancamente.
Perché il padre non capiva che comportandosi in quel modo creava soltanto
dei problemi e faceva soffrire le sue figlie?
"Dio, Briony." ringhiò lui a
denti stretti "Ti rendi conto di quello che stai facendo? Un Originario!
Ogni volta che mi scontro col male é per causa loro, perché sono stati loro a
creare dei vampiri e a diffondere altro male! E tua sorella ne sta pagando
ancora adesso le conseguenze!" urlò facendosi più infuriato del solito.
"Papà.." sussurrò Briony frustata ma
richiuse subito la bocca perché si rese conto che era inutile. Per quante volte
aveva provato a fargli capire il suo punto di vista, le sue parole ricadevano a
vuoto perché era come se si trovasse davanti a un muro.
Forse perché sia al padre che a Caroline non importava cosa si celasse
dietro lo sguardo gelido di Elijah, non importava se lui era la persona che più
le stava a cuore, e che il cuore l'aveva perso quando lui era scomparso dalla
sua vita.
"Non dirmi che vive qui?" ruggì poi Bill tornando all'attacco.
"E se anche fosse? Questa é casa mia" rispose Briony seccata, mettendo decisa le braccia al petto.
"Ti sbagli signorina, questa casa é mia e te la posso togliere quando
voglio"
Ma la minaccia cadde a vuoto e infatti Briony sorrise per schernirlo:
"Ci vorrebbero anni affinché ciò avvenisse"
Bill avanzò con prepotenza verso di lei.
"Ti toglierò la luce"
"Perfetto. Andrò a letto presto così"
"Ti toglierò il telefono!"
"Meglio ancora. Non sarò assillata dai creditori"
Bill allora sbottò come se fosse un mare in tempesta a causa dell'insolenza
della figlia, e dal modo in cui le si era avvicinato, Briony temette che le stesse per dare uno schiaffo e
impallidì.
Tuttavia lui si immobilizzò di colpo.
La fissò dall'alto in basso come se non riconoscesse la figlia che aveva
davanti, come se fosse diventata ai suoi occhi solo e un semplice mostro:
"Mio dio Briony... Sembri diventata
uno scherzo della natura. Proprio come loro"
La ragazza restò senza parole ma non voleva neppure aprire bocca perché
temeva fuoriuscissero dei singhiozzi gorgoglianti, e voleva risparmiarsi
quell'ulteriore umiliazione.
Voleva che il padre le concedesse un attimo di tregua, che la smettesse di
riempire la sua vita con amarezza, e senso di incomprensione.
Sentiva gli occhi bruciare nel vano tentativo di frenare le lacrime che
ormai erano diventate come delle sue compagne di viaggio, visto che non
riusciva a farne a meno.
Eppure non la consolavano.. Anzi la facevano stare solo peggio.
Alzò il viso per non far sprofondare quel poco di dignità che le era
rimasta e scacciò via quel senso di autocommiserazione che si era inflitta, pur
di graduare il dolore che sfociava come un fiume in piena.
"Mi dispiace che ti sia ritrovato una figlia ignobile che definisci
uno scherzo della natura.. Non ti farò sopportare oltre la mia presenza quindi
perché non te ne vai?"
Bill allora sbatté le palpebre, accorgendosi di aver esagerato e la guardò
dispiaciuto:
"Briony cerco
solo di.."
"Non li voglio i tuoi consigli, tante grazie!" gli urlò in faccia
per cercare di zittirlo.
Se c'era una cosa che Bill Forbes non tollerava
era che qualcuno gli urlasse in faccia, mancandogli di rispetto. Peggio ancora
se questo qualcuno era la figlia.
Bill sentì la collera montargli fino al cervello e sembrava che gli
fuoriuscissero i fumini dalle orecchie.
Perse totalmente il controllo e le diede uno schiaffo così forte che l’avrebbe
fatta capitolare a terra, se la ragazza non si fosse appoggiata a un tavolo
dietro di lei.
Briony sobbalzò credendo
che il padre fosse uscito di senno.
“Ora tu vieni con me.” ringhiò Bill prendendola per un braccio e
obbligandola a seguirlo.
“Neanche per sogno!” disse Briony cercando di
allontanarlo e di spingerlo via, ma le unghie del padre sembravano essersi
conficcate nel braccio della ragazza e questo le impediva di muoverlo come
avrebbe voluto.
Briony lo fissò con
astio provando a divincolarsi dalla sua stretta ma ogni mossa che faceva le
provocava un dolore lancinante al braccio. Avrebbe tanto voluto gridare per il
dolore, eppure lottò contro se stessa pur di non farlo.
“Obbediscimi per una volta!” le gridò il padre liberandola dalla sua
stretta.
Ad un tratto alzò il braccio come se volesse darle l’ennesimo schiaffo per
farla stare buona.
Ma qualcuno glielo impedì.
Bill sentì le ossa della propria mano scricchiolare a causa di un’enorme
forza improvvisa che gli impediva di muoversi. Si girò con furia verso colui
che lo teneva in pugno e che gli aveva afferrato la mano con una tale violenza
che avrebbe potuto staccargliela dal braccio.
Briony aveva sgranato
gli occhi dalla sorpresa quando aveva visto Elijah balzare all’improvviso al
suo fianco e afferrare con forza la mano di Bill, prima che lui potesse anche
solo toccarla con un dito.
Elijah lo scaraventò poi contro la parete e Bill rimase immobile, toccandosi
la mano dolorante.
L’Originario avanzò lentamente verso di lui, soppesando ogni minimo passo
che rivelava una ferocia a stento trattenuta. I suoi occhi neri erano micidiali
ma fu impossibile non guardarli.
“Sa, io sono bravo a far conoscere l’inferno a chi scatena la mia rabbia.
Quindi cerchi di non mandarmi più in collera... perché le assicuro che gliene
farò pentire.”
Il tono della voce che aveva usato per quelle parole era impossibile
da descrivere: era un lento sibilo spietato, ricolmo di terrore e gelo.
Lo sguardo del vampiro a sua volta era così severo e glaciale da apparire
disumano, e faceva tremare le ginocchia dalla paura. I suoi occhi erano neri
come l’oscurità, così diabolici e impenetrabili che facevano rabbrividire
soltanto a guardarli.
L'aria si era addensata dentro quella stanza e Briony non osava dire una parola, riusciva solo a rimanere
immobile al fianco di Elijah, il quale non smetteva di minacciare Bill
semplicemente con lo sguardo.
“Papà vattene.” sussurrò Briony dopo qualche
secondo, senza un briciolo di sentimento nella sua voce.
L’uomo vedendo che le cose si stavano mettendo male decise di andarsene
senza dire una parola, non prima di aver guardato a lungo la figlia con sguardo
quasi dispiaciuto.
Elijah invece non smetteva di trafiggerlo con lo sguardo e se avesse potuto
gli avrebbe messo le mani addosso, ma cercava in tutti i modi di rimanere calmo
come sempre.
Quando Bill se ne fu andato, Elijah tornò finalmente a respirare, i muscoli
non erano più rigidi e pronti a scattare da un momento all'altro.
Il suo sguardo incrociò gli occhi di Briony, ancora tremendamente spaventati per colpa
dell’irruenza del padre e della sua scenata.
Ma lo sguardo di Elijah era cambiato: non era più gelido o minaccioso. Era
struggente, pieno di desolazione e dispiacere...
Era così il suo viso quando il padre Mikael aveva degli scatti violenti e i figli rimanevano
succubi della sua ira?
Briony immaginò un
Elijah ancora umano che rimaneva inerme a guardare il padre che infieriva su
suo fratello Klaus offendendolo in ogni modo, talvolta senza alcuna ragione.
Nessuno riusciva ad opporsi a Mikael, nemmeno Elijah che era costretto a guardare ogni
giorno, ogni ora, le sfuriate violente che spaventavano a morte i suoi
fratelli.
"Detesto vedere in te quell'espressione..." sussurrò Elijah
flebilmente come se avesse persino paura a dire quelle cose, e infatti non
riuscì a finire la frase perché dentro si sentiva logorato. Come se lo
straziasse vedere il viso di Briony marchiato dalla
violenza di un padre.
Sembrava davvero umano.
Briony sapeva cosa
voleva dire, lui più di ogni altri poteva comprenderla. In quel momento non c’erano
bisogno di parole interrogative o sceneggiate.
La famiglia non deve ingannare, non deve far star male, non deve
traumatizzare, non deve pugnalare alla spalle e non ti deve mai abbandonare.
Eppure entrambi avevano sopportato tutte queste cose e avevano sofferto in
silenzio... Elijah aveva rimosso quei ricordi dietro un angolo buio della sua
mente, mentre Briony ne stava ancora
pagando le conseguenze.
Davvero strano come i loro pensieri in quel momento fossero così in sintonia,
che sembravano fondersi l’un l’altro.
Elijah serrò i pugni mentre sentiva quei ricordi riemergere ancora più
dolorosi del solito; Briony invece dopo un
attimo di titubanza avanzò verso di lui e affondò la testa nel suo petto.
“Grazie.” Sussurrò stringendosi a lui.
Non sapeva perché ma aveva bisogno di dirglielo, forse perché l’aveva
sempre salvata, perché la comprendeva o semplicemente perché era lì con lei.
Elijah rimase immobile e distaccato, ma dopo un attimo il suo sguardo si
abbassò su di lei, e Briony sentì le mani
fredde del vampiro accarezzarle piano il viso.
Improvvisamente però quell’atmosfera fu spezzata da una voce che gridava il
nome di Briony, e che era appena entrata in casa.
<< Che altro c’è? >> Pensò Briony esausta staccandosi dal vampiro.
Apparve Caroline dal nulla, aveva il fiatone e quando vide che c’era anche
Elijah il suo viso si incupì notevolmente e gli lanciò un’occhiataccia.
“Caroline? Che ci fai qui?” domandò Briony sorpresa, passandosi una mano nei capelli.
La biondina guardò sia lei sia il vampiro e disse che doveva parlarle
urgentemente. Da sola.
Sottolineò l’ultima parola ma Elijah non sembrò toccato dalla cosa, visto
che non accennava minimamente ad andarsene; anche se dopo aver guardato Briony decise di farlo.
L'Originario tenne continuamente un’espressione dura sul volto anche quando
uscì dalla stanza e Caroline non se la lasciò sfuggire, perché era rivolta a
lei.
Dopo di che, le due sorelle si guardarono negli occhi: Caroline
si attorcigliava nervosamente le mani non riuscendo a trovare le parole adatte
da dire, mentre Briony aspettava in silenzio.
La vampira non si era neanche accorta dell'espressione che la sorella aveva
dipinta sul volto, poiché era tutta presa dal suo nervosismo.
“Briony... sono stata io.”
sussurrò all'improvviso.
“A fare che?”
“Ho preso io il pugnale dalla tua cassaforte. Ho organizzato tutto con Stefan e Damon, e ho attirato l’attenzione di Klaus per
permettere a Alaric di uccidere Kol. Di uccidere tutti gli Originali.” sbottò a raffica
come se non sopportasse più il peso della sua colpa.
Non sarebbe più riuscita a guardare la sorella negli occhi sapendo cosa le
aveva fatto alle spalle, e finalmente aveva svuotato il sacco anche se sapeva
che Briony avrebbe sofferto tantissimo.
Briony infatti restò
completamente paralizzata da quella confessione: fu come se fosse stata
investita da un treno e sentiva un vuoto nello stomaco che non poteva essere
riempito da un semplice tozzo di pane.
Il tempo sembrava essersi fermato.
“Tu..” La voce di Briony risuonava come
un sibilo strozzato. Aveva gli occhi spalancati e faceva fatica persino a
respirare.
Caroline stava per scoppiare a piangere e si avvicinò a lei, cercando di
accarezzarle le braccia per farla calmare:
“Mi dispiace, io volevo solo..”
“Sta zitta!" Briony interruppe
bruscamente il mormorio strozzato della sorella, perché non voleva più sentire
le sue falsità e giustificazioni.
Ma all'improvviso un pensiero le balenò nella mente e alzò una mano
accusatoria: "Immagino che c’entri anche col ritorno di papà vero? Cos’è,
l’hai chiamato per l’ennesima volta così mi avrebbe finalmente convinta a
lasciare Elijah?” domandò sprezzante lanciandole un'occhiata di fuoco.
“Cosa? No! Papà è tornato per aiutarmi con Tyler, per stare accanto a noi,
è questa la verità!" gridò Caroline angosciata.
Briony scoppiò a ridere
ma era una risata forzata, che faceva male.
“Di verità me ne hai dette tante in questi giorni ed erano tutte diverse!
Ma lascia che te la dica io la verità…"
Briony si avvicinò a
lei, soppesando ogni minimo passo che faceva per incuterle più ansia. Il suo
sguardo era pieno di disprezzo, d'odio e di autocondanna per aver creduto alla
sorella come una stupida.
"Tu volevi rendermi infelice... come lo sei tu ora. Perché non
sopportavi di essere la sola a soffrire e di non essere più il centro del mondo
per me, per Tyler o per papà! Sei soltanto un’ipocrita Caroline!” le urlò in
faccia, ricolma di rancore.
“Non è vero quello che dici. Io voglio che tu sia felice! Voglio soltanto
il tuo bene e proprio per questo ho acconsentito al piano di Stefan e Damon!” disse Caroline cercando di farsi perdonare
in ogni modo, ma Briony ormai non la stava più a sentire.
Sembrava avesse le orecchie tappate e si era allontanata da Caroline, come
se non sopportasse di averla vicino e di vedere le sue lacrime di coccodrillo.
“Credevo davvero che tu fossi cambiata… che potessimo ricominciare da capo, senza più bugie o
inganni! Ma la gente non cambia… trova soltanto nuovi modi di mentire..." sussurrò
affranta scuotendo la testa in direzione della sorella, che recepiva le accuse
della mora come uno schiaffo in pieno viso.
"Perché mi hai tradita un’altra volta?" mormorò Briony ancora camminando lungo la stanza, senza lasciare un
attimo di tregua a Caroline.
"Ah ma la colpa è mia… Sai cosa sbaglio
con le persone? Partire con il
presupposto che siano sincere” sussurrò Briony con amarezza.
A prima vista Briony sembrava
arrabbiata, infuriata, addolorata. Invece era delusa da Caroline.
E niente ferisce, avvelena quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita,
una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita, dal voltafaccia di
qualcuno in cui credevamo.
E Briony impresse tutta la delusione nei suoi occhi che
ferivano mortalmente il cuore di Caroline, come una lama affilata.
“Briony… so
che ce l’hai con me, ma tu avresti fatto lo stesso se ritenevi Tyler un tipo
pericoloso per me!”
“Non t’azzardare a dire quello che avrei fatto io! Non ti avrei mai mentito
spudoratamente in quel modo!" le urlò Briony con tutta la voce che aveva.
Non ce la faceva più, non voleva sentire altre inutili giustificazioni di
Caroline visto che la realtà era talmente evidente: lei l'aveva pugnalata alle
spalle, le aveva mentito e lei era stata così stupida da crederle, da avere
fiducia in lei e da difenderla sempre, in ogni modo.
Briony sospirò
esasperata e si sdraiò pigramente sul divano, mettendosi una mano sulla fronte
accaldata: "Senti ora basta... sono stanca. E’ stata un giornata pesante e
non voglio averti intorno” disse stizzita chiudendo gli occhi.
Caroline si avvicinò timorosamente a lei, agitando nervosa le mani:
“Cerca di capire..”
Le sue parole però furono bruscamente bloccate dal viso furibondo di Briony, che aveva alzato velocemente il busto come una
saetta, e l'aveva trafitta letteralmente con lo sguardo per farla stare zitta.
Caroline deglutì impacciata e decise di non parlare oltre... Tanto avrebbe
solo complicato le cose.
Prima di andarsene tuttavia si girò verso la sorella, che si era sdraiata
come prima, e la fissò tristemente:
“Mi dispiace.”
Continua…
Buongiorno a tutti!
Scusate ancora per il capitolo lunghissimo come la Divina Commedia infatti come
avete visto, l’ho diviso in due parti. La 2 parte la metto o oggi o domani!
Ah voglio fare una precisazione… so di
aver cambiato il cognome di Briony all’inizio della storia, perché ero convinta che non
fosse Forbes,
ma mi hanno detto che il cognome di Bill è Forbes, infatti Liz non l’ha cambiato anche se è divorziata. Eh ciò che
posso dirvi, errore mio!!
Vorrei ringraziare la mia
“Cesara” Ariel Winchester per avermi aiutata e sopportato i miei piagnistei in
questi giorni ahah Thankssss ^^
Non voglio rompervi
ulteriormente ma volevo farvi vedere un’immagine che ho creato io con le mie
manine (Eh già sono pure un’artista XD) che ritrae le protagoniste femminile
delle fanfic mie e di Ariel
Winchester.
http://oi44.tinypic.com/r2vvnk.jpg
· La prima a sinistra è la protagonista di un’altra mia fanfic che riguarda il
film Alexander. Nel cast c’è pure Joseph Morgan alias Klaus, e altri!
· La seconda è la protagonista della fanfic di Ariel,
riguardante l’anime Death Note. Quell’anime è magnifico, il migliore che abbia
mai visto con una trama da brividi e ovviamente l’immaginazione di Ariel non è
stata da meno. Quindi se conoscete
l’anime, leggete la sua storia perché ne vale davvero la pena! ^^
· La terza è la mia Briony!!
· La quarta è la protagonista della fanfic di Ariel “Like a Rose on the
grave of Love”. Sono sicura che la conoscete già ma io ve la consiglio lo stesso
perché è davvero una storia bellissima con un Klaus che fa venire letteralmente
i brividi ihih e parlo io che non lo sopporto nel telefilm!
Ok ora basta. XD
Vi auguro una buona giornata e spero di ricevere dei vostri commenti, anche
negativi, sulla mia storia!!
Bacioni grandi e perdonate il mio papiro XD