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Autore: fiammah_grace    29/03/2012    4 recensioni
[RufusxTifa]
Rufus Shinra, giovane ed arrogante ex-presidente della Shin-Ra corporation. Tifa Lockheart, dolce e tenace membro AVALANCHE. Lei odia la Shin-Ra, Mako, SOLDIER e tutto ciò che vi riguarda. Lui è il maggior esponente di tutto questo. Eppure...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rufus Shinra, Tifa Lockheart, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
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CAPITOLO 18.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ore 9:50 del mattino.
 
L’inaugurazione della nuova struttura, futura sede dell’azienda di Rufus Shinra, era prevista per le 10:00
 
Tuttavia l’intera progettazione di quel giorno altro non era che un espediente volto a perseguire scopi più ambiti.
Questo evento era infatti nato da mesi, sotto la guida di Rufus e dei suoi collaboratori, per riportarlo finalmente alla ribalta.
 
Il presidente Rufus Shinra, aveva fatto spargere appositamente la voce in giro riguardo “la ricostruzione della Shin-Ra corporation”. Questo per attirare a se le ire dei gruppi anti-Shinra che più volte avevano ostacolato il suo lavoro.
 
Come previsto, i ribelli si erano fatti avanti e avevano programmato di agire inconsapevoli di star facendo esattamente il gioco del biondo dagli occhi di ghiaccio.
Avevano, infatti, nascosto delle bombe all’interno della struttura, senza sapere però che nelle tubature il presidente aveva ordinato di far mettere in grande segreto del gas velenoso che, se fosse esploso con le bombe, avrebbe cosparso l’intera Edge con conseguenze disastrose e inevitabili.
 
Questo avrebbe trasformato i “ribelli” in veri e proprio terroristi.
 
Con un attacco dalla portata simile, sventato dal tempestivo intervento delle truppe di Rufus, egli sperava di riacquistare un po’ del consenso della popolazione in modo da gestire meglio i suoi affari e riacquistare la gloria di un tempo.
 
Tuttavia Tifa Lockheart, non cosciente del reale piano di Rufus, si recò nell’azienda la notte prima per indurre i ribelli a non attaccare Rufus. Questo per salvaguardarlo, senza sapere che invece il loro attacco era proprio ciò che lui voleva.
 
La ragazza venne per questo catturata.
 
Ora Rufus, a conoscenza del reale pericolo di quell’attentato, deve decidere in fretta come agire per salvare Tifa. Ma anche la sua reputazione.
 
L’inaugurazione era cominciata…
 
***
 
Tifa aprì gli occhi.
 
La testa le doleva maledettamente.
 
Digrignò i denti e cercò di sollevarsi.
Solo in quel momento si accorse di avere le braccia e i piedi legati.
 
Si guardò intorno. Era ancora nell’azienda?
Si sorprese nel vedere che era giorno. Per quanto tempo aveva dormito?
Sperò che non fosse tardi oramai.
Si sollevò col busto e riuscì a mettersi seduta. Cercò qualsiasi zona ruvida o con qualche aculeo per grattare la corda e romperla, ma non sembrava esserci nulla di utile in quella stanza.
Cominciò così a giocare con la corda per allentarla, tuttavia dovette interrompersi poiché i rivoltosi rientrarono nella stanza.
Erano dei ragazzi abbastanza giovani. Tifa quasi provò pietà per loro.
 
“Dunque, cos’è quella faccia?” disse uno di loro.
 
“Mi fate pena. Facendo esplodere questo edificio fate del male ad Edge quanto loro.”
 
Le arrivò uno schiaffo in pieno viso per la sua arroganza. Tifa sputò il sangue a terra e li guardò dritti negli occhi, senza paura.
 
“Tu non sei Tifa Lockheart? Quella che un tempo seguiva gli AVALANCHE? Perché stai con Rufus?”
 
“Tsk! Sto solo dalla parte di un’azienda che sta cercando di aiutare questa città ad evolversi. Ma se voi non permettete loro di lavorare, Edge rimarrà sempre questo covo di macerie attorno una Midgar distrutta!”
 
“Ma sentila…parli come loro! Allora sei una traditrice!”
 
“Ripeto: no. Ma riconosco quando siamo noi anti-Shin-Ra a sbagliare. E in questo caso, state sbagliando! Rufus non vuole dominare questa città!”
 
“Ah sì? E questi..? Come li spieghi QUESTI?!” disse sbattendole in faccia dei documenti.
 
Il logo della Shin-Ra…quei documenti…
 
Erano gli stessi che quel giorno…aveva visto anche lei?
 
Sbarrò gli occhi incredula.
 
Erano finalmente davanti a lei, dopo tutto quel tempo, dopo le tante occasioni dove aveva cercato di venirne in possesso. Il cuore le salì in gola e smise di respirare per qualche istante. In quel momento vennero ad raccogliersi in lei tutti quei momenti che considerava superati oramai, ma che in verità non le avevano mai permesso di fidarsi di Rufus pienamente, creando una barriera insormontabile. Soprattutto per lei.
Era lì racchiuso tutto?
Era in quei fogli che avrebbe compreso chi era lui veramente?
Tutto il flusso dei suoi pensieri, paure, angosce, confluirono nei suoi occhi rossi attraverso un’espressione truce.
Perché infondo al cuore non voleva giudicare Rufus. Non voleva condannarlo. Non voleva comprendere in quel modo le cose.
Sperava ancora che lui potesse spiegarle tutto, e ingannarla…ingannarla ancora, con le sue parole, i suoi gesti, i suoi occhi, per farle credere di aver frainteso.
 
“Ad ogni modo, avere la ragazza di Rufus Shinra qui è stata più una fortuna che una sventura. Almeno sappiamo che sgancerebbe un sacco di soldi per riaverla sana e salva…”
 
Tifa sbandò.
 
Rufus…!
 
“Voi…” digrignò i denti.
 
Tifa vide completamente stravolti i suoi pensieri tutto d’un botto. Improvvisamente si rese conto della sua posizione. Si accorse di aver generato una circostanza assai complessa divenendo un ostaggio.
Sperò di riuscire a cavarsela da sola, tuttavia stava cominciando a farsi prendere dal panico.
 
Rufus…lo stava mettendo in pericolo!
 
E lei che voleva solo aiutarlo…che ingenua!
Sperava davvero di poter dialogare con dei ribelli che tutto sommato la pensavano come lei.
Era così difficile credere che uno come Rufus volesse solo riavere indietro un po’ del suo onore?
 
In effetti però…anche lei ce ne aveva messo di tempo prima di comprenderlo.
 
Solo dopo i tanti giorni vissuti assieme aveva compreso ciò che Rufus aveva perso, ciò che mai più avrebbe riottenuto, del peso che si portasse addosso, dell’onore di famiglia oramai perduto e disonorato …
 
Anche la prospettiva di Rufus era complessa e dolorosa, ed era resa ancora più insostenibile se si aggiungeva il fatto che nessuno lo voleva più tra i piedi.
Anche se era sopravvissuto a Omega, era come se fosse morto ugualmente.
Nessuno voleva dargli una seconda possibilità. Neanche lei fino a pochi mesi prima. Per questo comprendeva, seppur non condividendo, il suo gesto estremo di attirare dei ribelli.
Rufus…era esasperato. Aveva compreso che cercava solo un po’ di fiducia, ed era per questo che quella notte si era spinta fino in azienda.
Per scongiurare quell’attacco prima che lui fosse messo nelle condizioni di agire e magari peggiorare la sua situazione. Invece aveva fallito.
Abbassò lo sguardo, affranta, poi pensò di nuovo a quei documenti.
 
Rufus…cosa sai tramando realmente…?
 
Si chiese fra se e se, consapevole che Rufus avesse ancora tanti segreti per lei. Tuttavia lo amava, e non voleva che le cose finissero male per lui.
Come sempre, il suo cuore era inesorabilmente diviso in due perfette metà.
 
“Cosa volete fare dunque?” chiese infine.
 
“Prima di far esplodere questo posto, chiameremo il presidente. Vediamo come reagisce…” prese la cornetta del telefono e compose un numero. “Eheheh..sono certo che sarà piuttosto sorpreso di saperti qui, Lockheart.”
 
 
[…]
 
 
Rufus, scortato dalle sue guardie del corpo, si diresse presso la struttura che doveva essere inaugurata.
I giornalisti gli si avvicinarono ponendogli mille domande, ma lui li ignorò, mostrando un viso serio e imperscrutabile. Tseng gli venne incontro.
 
“Presidente, Tifa…”
 
“Probabilmente è la dentro.”
 
“Cosa?” chiese un insolito Tseng scettico.
 
Rufus non lo curò. Doveva mantenere lui primo fra tutti il sangue freddo, anche se si trattava della ragazza che amava. Entrò dentro un furgone, ove vi erano i militari che monitoravano la zona.
 
“Vi hanno contattati?” chiese facendosi posto vicino la postazione principale.
 
“Al momento no, ma hanno occupato l’edificio.”
 
“Nessuna esplosione al momento, giusto?”
 
“Affermativo signore.”
 
Rufus sospirò.
Era pur sempre la prima buona notizia della giornata. Allentò la cravatta, il cui nodo in quel momento era davvero opprimente come un cappio la collo.
 
“Presidente!” intervenne un soldato.
 
“Sì?” rispose distrattamente sfilando la giacca per mettersi più comodo.
 
“I rivoltosi. Sono in linea.”
 
“Passatemeli.” Disse e montò subito un auricolare sull’orecchio. “Sono in ascolto, parla il presidente Rufus Shinra.”
 
Dall’altra parte, Tifa rabbrividì sentendo la sua voce.
 
“R-Rufus…” disse appena, poi i rivoltosi le allontanarono la cornetta e presero a parlare al suo posto.
 
“Tifa? Tifa sei lì!?” la chiamò intanto Rufus, udendo la sua voce.
 
Sperò con tutto se stesso di sbagliarsi, tuttavia c’era davvero ben poco da comprendere.
Solo sperava, nella parte più profonda del suo cuore, di sbagliarsi almeno una volta.
Di non sentire una risposta affermativa.
Di non dover sentire sulla sua pelle il peso di sapere una persona amata, forse l’unica che era mai riuscito ad amare, rapita per causa sua.
Nonostante pregò in cuor suo che così non fosse, la risposta venne ugualmente, e pochi istanti dopo le sue paure furono solennemente concretizzate da parole fredde, pronunciate senza alcuna esitazione.
 
“Esatto, signor presidente. La ragazza è un nostro ostaggio.”
 
“Tsk!” ringhiò appena Rufus, stringendo gli occhi.
 
Fece una pausa per ritrovare la sua ratio e non farsi accecare dalla rabbia. In verità non gli fu facile psicologicamente parlando, nonostante ad occhio esterno egli sarebbe apparso perfettamente lucido.
Così, laconico, volle andare subito al dunque.
 
“Cosa volete?”
 
“A suo tempo, a suo tempo. Prima di tutto faremo saltare l’edificio.”
 
 “Lasciate perdere. Ho le mie truppe, vi fermeranno.”
 
Il ragazzo intervenne prontamente, sperando di deviare il loro attacco con la fermezza, informandoli della presenza delle sue truppe lì..
Tuttavia i rivoltosi non si lasciarono intimidire. Avevano infatti con loro un asso nella manica assolutamente non trascurabile.
 
“Non ci conterei. Perché se lei muove solo un dito contro di noi…beh…” disse l’uomo dall’altra parte del telefono, crudelmente.
 
Rufus strinse gli occhi nuovamente comprendendo perfettamente che alludevano a Tifa.
 
“Lasciate la ragazza libera. Non è neanche più una mia dipendente, non vi interessa.” Disse più per disperazione, che per la speranza che lo stessero a sentire. Il cuore prese a battergli forte. Così forte che ebbe la sensazione di star mal. Non si era mai sentito coinvolto così, sentimentalmente parlando. La cosa gli rese difficile gestire quella situazione. I suoi sentimenti lo stavano lacerando. Cosa stava accadendo? Cosa doveva fare?
Doveva lasciare tutto? Doveva immediatamente far irrompere i soldati?
Rufus Shinra per la prima volta nella sua vita era distrutto psicologicamente. Portò una mano fra i capelli, buttandoli all’indietro, e persino i suoi collaboratori cominciarono a sentire la tensione del loro presidente, il quale era visibilmente turbato ora.
 
La voce al telefono riprese a parlare.
 
“Ma non è per questo che la teniamo in ostaggio. Noi sappiamo che è la vostra donna. Dunque, lei stia buono a guardare, quel che ancora rimane del suo impero, crollare. Le ricordo che se qualcosa andrà storto, faremo esplodere la ragazza con tutto il palazzo. Addio!”
 
CRASH!!
 
Si sentì un rumore dall’altar parte del telefono. Avevano rotto l’apparecchiatura?
 
“Maledizione!!” disse Rufus sfilando con forza l’auricolare. Facendo esplodere la sua rabbia.
 
I colleghi lo guardarono impietriti. Vedere Rufus perdere le staffe era inconsueto per tutti.
 
Dal canto suo, Rufus si chiuse in se stesso, sperando di ritrovare la sua lucidità ed elaborare velocemente un nuovo piano.
 
Diavolo! Non sapeva cosa fare.
Nelle tubature c’era del gas velenoso e i rivoltosi non lo sapevano.
Se avesse lasciato esplodere il palazzo come gli avevano detto, Edge sarebbe divenuta invivibile e per coloro che avrebbero inalato la sostanza nociva le conseguenze sarebbero state altamente dannose.
Doveva dunque dir loro del gas, e farli desistere nel fare esplodere tutto.
Ma se lo avesse fatto…ovviamente chiunque si sarebbe chiesto che ci facesse del gas lì.
Dire che ce l’avevano messo i terroristi non sarebbe più stato plausibile, poiché comunque quella mattina Rufus aveva programmato un’inaugurazione. E a quel punto sarebbe stato lampante per chiunque che ce l’aveva messo lui.
Elaborò le varie possibilità a disposizione. Non che ce ne fossero molte, e neanche il tempo era sufficiente. Comunque in tutti i casi sarebbe uscito fuori che lui sapeva del gas nocivo.
Strinse l’attaccatura del naso fra le dita. Il sudore cominciò a inumidire la sua fronte. La situazione era delicata.
Tifa…
 
L’aveva fatto di proposito?
L’aveva tradito e sapendo che non l’avrebbe mai lasciata morire, ne avrebbe mai avvelenato Edge, si era recata lì per farsi catturare?
 
Scosse la testa.
 
No, non era così. Era impossibile che le cose stessero così. Non era nello stile di quella ragazza.
Lei…era intervenuta per cercare di deviare l’attacco, ne era certo.
 
Quella ragazza agiva sempre d’impulso! Perché…Perché non gliene aveva parlato?!
 
Diede così un pugno sul muro.
 
“Presidente..” gli si avvicinò Tseng. “Credo che lei non abbia molta scelta. Al di la di Tifa Lockheart, è un rischio troppo grande per la città.”
 
“Già…” sussurrò Rufus. Poggiò i gomiti sulle gambe e abbandonò la testa.
 
Rimase in silenzio, assorto, per qualche attimo, poi sorrise.
Un sorriso amaro, doloroso, perché stava ammettendo a se stesso che quello era uno scacco matto.
 
“Abbiamo perso, Tseng. E’ finita. Questa volta davvero.”
 
Detto questo, riprese la sua giacca, la mise sulle spalle, ed uscì dal furgone, pronto a salire sul suo patibolo ed essere il protagonista della sua disfatta.
I giornalisti, con le loro telecamere, gli si avvicinarono nuovamente. C‘era tantissima gente intorno.
Rufus sentì ancora di più dunque l’amarezza. Strinse le labbra, non riuscendo a nascondere un accenno di tristezza nei suoi occhi.
 
“Buongiorno, presidente. Cosa sta accadendo?” disse una reporter seguita dalla sua troupe.
 
“Signor presidente!”
 
“Solo due parole, presidente!”
 
Rufus, accerchiato da una folla incontrollabile, disse asciutto senza dar loro troppa corda che il palazzo era stato requisito da dei banditi, e che dunque l’inaugurazione era annullata.
Poi, ignorando tranquillamente le loro incessanti domande, si avvicinò ai suoi militari per farsi dare un megafono.
 
Altrove, al Seventh Heaven, anche Cloud, Barrett e Aerith stavano seguendo alla televisione ciò che stava accadendo.
 
Rufus portò alla bocca il megafono e si rivolse a ribelli.
 
“Sono il presidente Rufus Shinra. Non fate saltare l’edificio. Ripeto, non fatelo saltare!”
 
“Cosa?! Ma è matto questo?” disse uno dei banditi, esterrefatto dell’azione del presidente. Erano stati ben chiari! Non una mossa falsa o la sua donna sarebbe esplosa con l’intero edificio. Non teneva forse a lei?!
Si guardarono smarriti, non comprendendo.
 
Il ragazzo intanto riprese a parlare.
 
“C’è…” Rufus chiuse gli occhi e fece un bel respiro.
 
La frase che avrebbe pronunciato sarebbe stata la frase della sua disfatta.
Era come se si stesse pugnalando al cuore, lacerandolo e uccidendosi così con le sue stesse mani. Facendo crollare i suoi ideali, il suo tanto lavoro…e poi il suo futuro…per sempre.
Tutto sarebbe finito lì.
 
Dopo, tutto sarebbe finito, per davvero.
 
Mostrò così il suo volto fiero, pronto ad affrontare il suo destino.
Qualunque cosa fosse accaduta, lui non ne sarebbe mai uscito a testa bassa.
 
Mai, in nessun caso.
 
Lui era Rufus Sinra, e nonostante la consapevolezza delle sue colpe, lui era fiero di ciò che era. Di ciò che scorreva nelle sue vene.
Anche nella sconfitta.
 
Così riaprì la bocca.
 
“C’è del gas nelle tubature. E’ altamente velenoso. Se faceste esplodere la struttura, i danni causati sarebbero irrimediabili per Edge. Quindi ripeto: non fate esplodere il palazzo.”
 
Disse scandendo bene le parole, allontanando infine il megafono e chiudendolo.
 
Piegò la testa di lato, come se improvvisamente tutta l’adrenalina accumulata si fosse spenta. Si sentì infatti improvvisamente debole, fiacco.
 
Sorrise amaramente, quasi a farsi coraggio.
 
 
 
 
 
Era fatta. 
 
 
 
***
 
Intanto i banditi, ancora all’interno della struttura, impallidirono.
 
Era vero?!
C’era davvero del gas nelle tubature?
Oppure quel bastardo stava bleffando?
 
Non sapevano che fare. Erano nel panico più completo.
 
Si resero conto di essere stati ingannati. Non ci volle molto per loro nel comprendere il vero piano del presidente Shinra.
Si era preso gioco di loro!
Li voleva far condannare per un crimine ben più grave di quello che stavano per commettere.
Si sentirono fuori di se per la rabbia e l’umiliazione.
Anche Tifa, in un angolo, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
 
“Rufus…cosa hai fatto?” disse assorta.
 
 
Cosa aveva fatto…?
Perché aveva corso un rischio simile solo per ritornare il ricco imprenditore di un tempo…?
Del gas velenoso nelle tubature per farli apparire come dei terroristi…e credeva davvero che avrebbe funzionato?
 
Ed adesso che era uscito allo scoperto, cosa ne sarebbe stato di lui?
 
E lei…?
 
Era lei la causa della definitiva disfatta di Rufus?
 
“Bastardo!!!” urlò uno dei ribelli.
 
“Che facciamo?”
 
“Che possiamo fare! Non possiamo distruggere Edge, non voglio diventare un criminale! Fuggiamo via da qui, e portiamoci dietro la ragazza! Almeno gliela faremo pagare!”
 
Detto questo, strattonarono Tifa con loro, e presero a correre.
 
La loro fuga fu tuttavia stroncata sul nascere, perché le truppe militari di Rufus buttarono a terra le porte e le finestre, lanciando anche dei fumogeni. Si trovarono completamente circondati. Ogni tentativo di contrattacco fu inutile, erano in troppi. Così li catturarono e portarono via tutti, compresa Tifa.
Strattonata e attonita, fra loro cercò con lo sguardo il biondo presidente, ma la confusione era troppa. Quanta gente c’era? Era un caos totale. Si sentì solo trasportata dai soldati, incapace di fare altro, completamente spaesata.
Appena fuori dall’edificio, prima che le porte dell’auto della polizia si chiudessero per trasportarli nel distretto, lo vide. Vide l’uomo dai capelli biondi, vestito di bianco. Vide Rufus. Ma era già tardi.
L’auto partì, comprendo ogni cosa con il suono della sirena, e Rufus scomparve dalla sua vista.
 
 
[…]
 
 
“Può andare, ma si tenga a disposizione.”
 
Tifa uscì dalla sala disposta per gli interrogatori.
Barcollò leggermente e si sedette su una sedia posta lì vicino. Nascose il viso fra le mani, tremante.
 
Era ancora abbastanza nervosa per ciò che era successo.
 
Non sapeva cosa sarebbe successo ora, ma soprattutto voleva vedere Rufus.
 
La sua ragione lo rimproverava per quel terribile agguato che aveva fatto a quei ragazzi che, pur nel torto, non era giusto avesse cercato di trasformare in criminali.
E poi… c’era ancora la questione sulla Shin-Ra.
Quei documenti che i rivoltosi le avevano mostrato… cos’erano?
 
Alzò lo sguardo perso nel vuoto, con mille domande per la testa che cominciarono a vagare a ruota libera. Poi, quasi come fosse un miraggio, distinse la figura di Tseng infondo al corridoio.
 
“Tseng?” disse.
 
“Uh, Tifa?” le si avvicinò velocemente. “Stai bene, spero.”
 
“Sì, sto bene.”
 
Fece una pausa.
Non riuscì a trattenersi.
Nonostante le circostanze, doveva saperlo, una volta per tutte. Questa volta senza esitazione. Nessuna.
 
“Tseng, cosa erano quei documenti? Cosa stava tramando Rufus?” Disse stringendo un lembo della sua scura giacca sperando in una risposta chiara, finalmente. Poi abbassò il viso, affranta. “Ti prego…” sussurrò.
 
Tseng la guardò impietrito. Vide nitidamente che non era più una questione personale per la ragazza. Adesso c’era dell’altro che spingeva Tifa a cercare delle risposte da lui. Perché lei, chiedendo dei documenti, altro non voleva sapere che di lui, Rufus…
 
Strinse gli occhi, poi aprì bocca, lasciando Tifa senza parole.
Non si aspettava avrebbe risposto.
 
“… erano una trappola anche quelli.”
 
“Cosa?!” Dopo un attimo di esitazione la ragazza dai lunghi capelli neri alzò il viso.
 
Tseng continuò la frase.
 
“Rufus non voleva ricostruire la Shin-Ra corporation. Quei documenti erano stati preparati appositamente per indurre quei rivoltosi a pensarlo, così ci avrebbero attaccati. Il resto credo tu lo sappia oramai.” Disse sincero, consapevole del giudizio di Tifa una volta parlato.
Una reazione che non tardò a venire, ma fu più lacerante di quanto pensasse perché ella rimase immobile, mentre il suo cuore si stava spezzando.
 
“…con il gas velenoso li avreste trasformati in criminali veri e propri…e voi…” rifletté lei ad alta voce, con lo sguardo fisso nel vuoto, incapace di crederci davvero.
 
“Sì.” Annuì lui.
 
“Che schifo…” disse fra se, e il suo viso si abbuiò. “E così Rufus ha ingannato anche me, quando trovai quei documenti, quel giorno. In parte ho contribuito al vostro piano.” L’amarezza pervase tutto il suo corpo. Persino la sua bocca, nel pronunciare quelle parole, le sembrò amara.
 
“Non è così.”
 
Tseng intervenne inaspettatamente. La guardò serio e riprese a parlare con fermezza. “Tifa, credimi, Rufus ha rinunciato a tutto e adesso è lui nella posizione più sfavorevole. Se non saprà giustificarsi, finirà in galera, lo sai?”
 
“Vorresti dire che la colpa è mia?” chiese lei alterandosi leggermente, ma troppo abbattuta per reagire.
 
“No, ma non dovevi addentrarti li da sola.” Rispose lui sinceramente, condividendo il punto di vista del suo presidente. “E’ vero, il nostro è stato un piano losco. Ma pensa al rovescio della medaglia. Questo è stato un atto di disperazione da parte di un uomo sfinito, che non ne poteva più di essere ancora maltrattato. Non dopo tutto quello che ha fatto e sta ancora facendo per Edge. Rufus è odiato da tutti, ma in questa città finanzia ogni cosa. Questo le persone non lo pensano, e lo attaccano. E non solo lui…anche noi, che un tempo abbiamo lavorato per lui.” Disse tutto d’un fiato, parlando con fermezza. La ragazza fu rapita dalle sue parole e le si mostrò davanti agli occhi una parentesi che ben conosceva, ma che messa da quel punto di vista la sconvolse completamente. Rimase a guardarlo con gli occhi sbarrati, che lentamente si riempirono di lacrime. Poi crollò.
 
“Tseng…” riuscì a dire a stento. “Scusa!”
 
Scoppiò a piangere.
 
Tseng sapeva che quelle scuse erano rivolte non tanto a lui, ma a quel presidente che aveva coinvolto davvero quella ragazza.
Comprese la sua difficile e dolorosa posizione e provò pietà ed empatia per lei. Mosse appena le dita, incapace di consolare una persona, ma sentì che forse avrebbe dovuto almeno poggiarle una mano sulla spalla. Tuttavia furono interrotti da una voce che gridò il nome della barista.
 
“Tifa!!”
 
Comparve Aerith dietro di loro.
 
La ragazza si gettò al collo dell’amica, abbracciandola  “Tsengi, l’hai fatta piangere!!”
 
“Non è così…signorina Aerith.” Disse infastidito.
 
“Stai bene?” le chiese Cloud, sopraggiunto lì assieme ad Aerith, seguito da Barrett.
 
Tifa non rispose.
Era felice di rivederli, ma c’era altro che in quel momento invadeva la sua mente.
 
Era confusa, triste, amareggiata, ma più di ogni altra cosa, sapeva che la causa della rovina di Rufus era lei. Aveva sì sbagliato, ma chi aveva mandato a monte i suoi piani…era stata lei. E anche Rufus lo sapeva.
Il suo cuore era distrutto, cosa mai avrebbe potuto fare, adesso?
 
Proprio in quel momento la porta di un ufficio si aprì, e a solcarla era Rufus Shinra assieme ai poliziotti e ai suoi avvocati.
 
Al suo passaggio tutti si girarono verso di lui.
Cloud dovette trattenersi nel non scagliarglisi addosso, per vedere una volta per tutte a terra quell’uomo che aveva fin troppo urtato la sua pazienza. Digrignò i denti e fece appena un passo verso di lui, ma Aerith lo sfiorò sul braccio con le sue dita, e lo bloccò con il suo delicato tocco.
Per Tifa invece il tempo sembrò come fermarsi.
 
Andò a crearsi fra i due un universo parallelo, nel quale tutto esisteva in modo diverso. In cui non c’era nessuno, se non loro.
 
Fu un momento fugace, ma nel quale i loro occhi, anche se nel concreto si incrociarono per pochissimi istanti, trasmisero l’uno nell’altro i loro rispettivi sentimenti.
 
Rufus la guardò appena, mostrandole i suoi fieri occhi azzurri, che nascondevano il suo animo distrutto e tradito.
 
Egli rigò dritto dinanzi a se, ignorandola completamente, avanzando assieme agli altri uomini.
Tifa strinse i denti, i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime.
 
Era finita.
 
 
[…]
 
 
 
 
Questo capitolo prevedeva una parte più lunga al suo seguito, tuttavia sull’ultimo ho deciso di separarla per dare una conclusione alla scena lasciata in sospeso lo scorso capitolo e non generare confusione con la parte che avrebbe seguito.
Certo, questo “taglio” ha reso il capitolo un po’ più breve, ma secondo me è abbastanza denso e va letto consapevoli dell’epilogo che adesso seguirà.
Infatti, proprio per non far perdere la continuità, posterò a breve il prossimo capitolo…e…e…ultimo.
 
Cavolo, l’ho scritto!
 
Eh, sì, è davvero finita.
 
Il prossimo capitolo concluderà la storia.
Caspita…
Da una parte non sto più nella pelle *_*
Ma dall’altra…che strana sensazione.
 
Ci sono arrivata, alla fine.
 
Spero il capitolo vi sia piaciuto, a presto!
E grazie sempre per le vostre splendide recensioni!!!! Un bacio.
 
Fiammah_Grace
 
 
  
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