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Autore: Katedixon    30/03/2012    1 recensioni
Una raccolta di fanfiction, ognuna avrà il titolo di una canzone di Glee, dalla A alla Z. :)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto voglio scusarmi per il ritardo mostruoso, ma scrivo quando mi capita e questo è un periodo incasinato! D:
Questa la dedico alla mia cara Gloria, goditi le due Quinntana baby ♥
Sì, anche questa e la prossima sono Quinntana, mi dispiace, ho fatto una promessa u.u



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Cinque anni.
Cinque fottuti anni da quando lei e la bionda si erano lasciate.
L'aveva perfino seguita al college, al tempo era la sua migliore amica e non voleva separarsi da lei, non dopo che Brittany le aveva detto di non essere più innamorata di lei, che aveva fatto tutto solo perché non voleva perderla, ma che le era sempre piaciuto Artie.
E lei era caduta in un abisso di disperazione, specialmente perché la sua dolce paperella aveva confessato tutto quello proprio la sera del ballo di fine anno. La stessa sera in cui era stata eletta reginetta, insieme a Brittany. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere, due reginette e non un re e una regina.
Era salita sul palco e si era fatta incoronare, guardando il pubblico a testa alta, mentre la bionda stava in disparte, intenta a non farsi notare per non essere costretta ad affiancare la sua partner sul palco.
Santana era sicura che sarebbe crollata da un momento all'altro, se solo Quinn non avesse fatto gli scalini e non l'avesse stretta tra le braccia, portandola fuori da quella palestra, che iniziava a soffocare l'ispanica.
In qualche modo quella ragazza sapeva sempre cosa passava per la testa della mora, sapeva cosa provava e cosa le era successo, solo lanciandole uno sguardo, per questo era contenta di poterla definire la sua migliore amica, nonostante passassero la maggior parte del tempo a discutere.
L'aveva seguita a Yale, perché sapeva di non potercela fare da sola, dall'altra parte degli States.
Aveva bisogno di Quinn Fabray.
Era sempre stato così.
 
Anche in quel momento aveva bisogno di Quinn Fabray.
Stava seduta a terra, con le spalle contro il letto, e fissava una loro foto. Erano alla festa delle matricole, la prima volta che si accorsero di provare qualcosa di più dell'amicizia. Bastò loro uno sguardo, e una bottiglia.
 
«Giu' giu' giu'!»
Il frastuono di quella stanza era incredibile.
C'erano ragazzi ubriachi in ogni centimetro.
Santana era la più sobria di tutti, si era fatta solo due shortini, che avevano già iniziato a darle alla testa, così decise di smettere per quella serata e concentrarsi sulla migliore amica, che certamente non si faceva certi problemi.
Aveva già finito una bottiglia di vodka, tutta da sola, e ora non capiva più nulla, vagava per la grande stanza sotterranea senza una meta, si strusciava sui ragazzi -cosa che non andava a genio alla mora- e rideva senza sosta.
A fine serata Santana decise che la bionda si era ridotta anche troppo male, prese la sua borsa e la condusse nella loro camera.
«Dai, Quinnie.» 
Inserì la chiave magnetica nella serratura e spinse la porta con il fianco, portando l'amica sul letto.
«Sannie...?»
«Dimmi.»
Non sapeva nemmeno lei da quando usavano quei ridicoli nomignoli che tanto odiava, sapeva solo che Quinn li rendeva meno vomitevoli, quasi carini.
«Resta sotto le coperte con me, stanotte.»
Non era una vera e propria domanda, Quinn non chiedeva niente a Santana e viceversa, ma quel tono supplichevole la faceva sciogliere ogni volta, non poteva resisterle.
Senza risponderle, si infilò il pigiama e raggiunse la bionda nel suo letto, lasciando che si rannicchiasse su di lei.
«Hai proprio esagerato oggi, Fabray.»
«Sei la persona a cui tengo di più.»
«Anche tu per me, biondina.»
Prese ad accarezzarle i corti capelli, che le cadevano disordinatamente sulle spalle e sulla fronte, quella sera erano più selvaggi del solito, per colpa di tutto il movimento che aveva fatto.
Lasciò che si addormentasse così, tra le sue braccia, poi si addormentò anche lei.
 
«Quinn, muoviti, mancano dieci minuti all'inizio delle lezioni!»
Era il loro secondo anno, avevano passato l'estate a Lima, con le loro famiglie, anche se continuavano a vedersi, almeno una volta alla settimana, non riuscivano a stare lontane l'una dall'altra.
«Ho finito.»
La bionda, che si era tagliata di nuovo i capelli, cresciuti durante l'anno scolastico, uscì dal bagno in tutto il suo splendore.
Indossava una camicia bianca, sopra di essa un maglione e una gonna a quadri, che le arrivava a metà coscia.
La latina schiuse la bocca, incapace di proferire parola, o addirittura di pensare a qualcosa che non fossero le gambe della bionda.
«Lopez, ti si è bloccata la mascella?»
«Non sei un po' troppo scoperta? Vuoi far colpo su qualche ragazzo?»
Sorrise ironicamente, dando un ultimo sguardo alle sue gambe, poi uscì dalla stanza, seguita dall'amica.
Erano nel corridoio deserto, avevano lezioni diverse quella mattina, non si sarebbero viste fino a pranzo.
Santana era già pronta a girare a sinistra e proseguire per la sua strada, ma una mano leggera la bloccò per un braccio.
«Non voglio far colpo su un ragazzo.»
«Bene.» L'ispanica aggrottò le sopracciglia, pensava che l'altra avesse capito che era ironica, prima.
«Ma su una ragazza.»
«Fabray, co-»
Non fece in tempo a finire la domanda. Sentì le labbra rosee della bionda sulle sue, non fece resistenza, al contrario prese l'iniziativa per approfondire il bacio.
«Mancano dieci minuti all'inizio della lezione.»
Sussurrò Quinn, prima di sistemarsi meglio la borsa sulla spalla e svoltare a destra, sparendo nel nulla.
 
Neanche pranzarono quel giorno, volevano recuperare tutto il tempo perso in quegli anni.
 
L'ispanica sospirò, doveva essere il suo primo giorno di lavoro come insegnante di latino americano, era un corso serale e la paga non era un granché, ma era già qualcosa.
Si alzò dal letto e lasciò la foto sul comodino, guardandola un'ultima volta.
Era il giorno del liceo e, stranamente, erano entrambe radiose e sorridenti, nonostante Santana aveva dovuto affrontare da poco la rottura con Brittany. Quello era l'effetto che Quinn le faceva.
Indossava un vestito rosso, lungo, con uno strappo su tutta la gamba sinistra e si fermava più su di metà coscia.
Entrò nella sala da ballo e subito notò un caschetto di capelli biondi, non l'avrebbe mai dimenticato.
Sospirò un "madre de dios" e battè le mani una volta per attirare l'attenzione di tutti i suoi alunni, sarebbe stato strano dover chiamare lei in quel modo, sua alunna.
Una volta aveva dovuto insegnarle qualcosa, ma era un contesto molto più pervertito, e il ricordo non aiutava.
«Dividetevi in coppie, inizieremo con un po' di improvvisazione, giusto per vedere cosa sapete.»
I ragazzi erano dispari.
Restava una bionda. No, non "una", ma "LA" bionda.
E sorrideva, aveva un'espressione che Santana le avrebbe cancellato dal viso con uno schiaffo. O con un bacio.
«Professoressa, mi concede questo ballo?»
Quinn porse la mano, spavalda, senza smettere un attimo di sorridere.
L'ispanica, sebbene fosse al settimo cielo, roteò gli occhi e afferrò la mano, poi mise l'altra sul suo fianco, mentre la musica partiva.
All'inizio si tenne a debita distanza, ma la sua partner insisteva per avere più contatto.
Strano, era stata proprio lei a rovinare ogni cosa e ora voleva ballare con lei, era contenta di quello. Probabilmente voleva solo rinfacciarle il fatto che lei era andata avanti senza problemi.
«So a cosa stai pensando. Ho rovinato tutto.»
Le sussurrò, una volta che furono a un centimetro l'una dall'altra.
«Pensi che sarà più facile per te, ora che hai qualcuno da incolpare?»
La mora continuava a restare in silenzio, concentrandosi solo sui passi.
«Ti ho deluso? Ti ho chiesto troppo?»
Gli occhi neri incontrarono quelli verdi, quasi incatenandoli.
«Tu non mi hai dato niente.»
Finalmente si decise ad aprire la bocca e dirle qualcosa, anche se non era quello che Quinn si aspettava.
«Non è vero, lo sai.»
Mancavano trenta secondi alla fine della canzone, trenta secondi in cui Santana riuscì a ricordare tutto il bene che Quinn le aveva fatto, tutto quello che davvero le aveva dato. 
All'improvviso il fatto che se ne fosse andata per seguire il suo sogno non contava più di tanto.
Si fermarono, entrambe con il fiatone.
La latina si rese conto che non aveva prestato attenzione nemmeno per un secondo a cosa facevano gli altri, ma doveva fingere.
«O-ok ragazzi, non siete male.»
Riuscì a percepire il sorriso di Quinn anche senza guardarla.
Proseguì la sua lezione, mostrando alcuni passi base, poi mandò tutti a casa.
Erano rimaste sole nella sala, lei e Quinn.
«Perché sei tornata?»
L'ispanica si sciolse la coda di cavallo, emandando quel profumo che la bionda tanto amava.
«Per te.»
Si girò di scatto, incontrando l'ennesimo sorriso della ragazza. Sorrideva troppo quella sera.
«Com'era l'Italia?»
Cercò di sembrare fredda, ma in realtà le importava sul serio, voleva sapere come si era trovata la sua ex-ragazza.
«Meravigliosa, ma mancava solo una cosa fondamentale.»
Si interruppe un attimo, osservando i movimenti della ragazza che amava alla follia.
«Mancavi tu. Mi sei mancata come l'aria che respiro, Santana. Mi è mancato il tuo profumo, il tuo sapore, il tuo sorriso» La mora aveva iniziato ad avvicinarsi all'altra. «la tua risata, i tuoi capelli, la tua pelle, le tue labbra, le tue gam-» 
Le labbra carnose di Santana premettero su quelle dell'altra ragazza, mentre le sue mani andarono a infilarsi tra i biondi capelli che adorava da matti.
«Amo il latino americano.»
Sorrisero, entrambe questa volta.
  
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