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Autore: TooLateForU    30/03/2012    8 recensioni
“E secondo te io vado a dare il mio numero ad un tizio a caso, di cui non conosco neanche il nome?”
“Io non sono un tizio a caso, sono il tizio del giornale.” Precisò, fiero.
Lo fissai in silenzio per un attimo, ragionando.
“Scordatelo.” Dissi, secca, prima di sbattergli di nuovo la porta in faccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola scemenza che mi è venuta in mente questo pomeriggio, enjoy :)



Mescolavo i cereali nel latte, sbadigliando di tanto in tanto. Un cereale, due cereali, tre cereali, quattro cereali..
“SAM, SVEGLIA!” una mano sventolò davanti ai miei occhi, facendomi sobbalzare.
Lanciai un’occhiataccia a mia sorella, che evidentemente non riusciva a trattenersi dall’urlare anche alle sette e mezza della mattina di Lunedì.
“Provaci di nuovo e ti stacco quella mano a morsi, Julie.” La minacciai, a denti stretti. Lei alzò gli occhi azzurri al cielo, aggiustandosi le lunghe trecce.
Mia sorella di dieci anni era già sveglissima, vestita e profumata mentre io indossavo ancora il mio solito pigiama di Winnie the Pooh e non mi ero neanche preoccupata di aggiustarmi i capelli. Bene.
Improvvisamente sentimmo il campanello trillare allegramente, ma nessuna di noi due si scomodò ad aprire.
“Ragazze, aprite!” urlò la voce di nostra madre, dal piano di sopra. Io mi voltai verso Julie “Sentito? Vai ad aprire.”
“Perché io? Vai tu!”
“Non rompere Julie, alza le chiappe e vai alla porta.”
“No!” si impuntò, prima di alzarsi e scappare velocemente al piano di sopra, facendo risuonare il tacchetto delle ballerine sulle scale.
Il campanello suonò di nuovo, ed io mi alzai con uno sbuffo.
“Sto arrivando!” gridai, scocciata. Spalancai con forza l’uscio, pronta a mandare al diavolo chiunque stesse disturbando la mia colazione, quando mi trovai davanti un qualcuno che sfortunatamente non era il nostro solito brufoloso vicino di casa.
Un ragazzo alto, dai ricci castani e gli occhioni verdi stava fermo davanti alla porta, con un giornale in mano ed un sorriso enorme.
“Sono venuto a consegnare il giornale.” Esclamò allegro, porgendomelo. Io guardai confusa il giornale, poi lui, poi il mio pigiama di Winnie the Pooh.
Dannazione.
“Mmm, grazie.” Borbottai, e stavo per chiudere la porta quando lui mise un piede in mezzo per fermarla.
Lo guardai in cagnesco, indecisa se recidergli o no quello stupido piede “Che c’è?” sputai fuori, innervosita.
“Dovresti pagarmi, cinque sterline.” Ribattè con un sorrisetto beffardo, e sembrava decisamente divertito.
“E non potevi dirlo prima? Aspetta qua.” Gli dissi, prima di voltargli le spalle ed avviarmi lentamente in salone.
Frugai sul comodino, alla ricerca del portafogli di mamma. Lo trovai e ne estrassi cinque sterline. Sempre molto lentamente tornai alla porta, e gli porsi i soldi bruscamente “Tieni, tizio del giornale.” Lo apostrofai.
Lui afferrò i soldi, prima di metterseli nella tasca dei jeans “Ciao, tizia di Winnie the Pooh.” Replicò, facendomi l’occhiolino.
Sentii le guance andarmi a fuoco, e gli sbattei poco delicatamente la porta in faccia.
Stupido tizio del giornale.
 
Sette e mezza di mattina, Martedì. Sempre a tavola. Sempre cereali. Sempre pigiama di Winnie the Pooh.
Di nuovo il campanello.
“Oggi non vado io!” esclamai, decisa. Julie alzò un sopracciglio, tornando a concentrarsi sul suo album di figurine dei Cuccioli Cerca Amici.
“MA’, IL CAMPANELLO!” urlai, sperando che mi sentisse nonostante fosse al piano di sopra.
“Mamma è uscita dieci minuti fa.” Mi informò mia sorella.
“E allora vai tu.”
“Non credo proprio!” replicò, offesa. Io le lanciai un’occhiataccia, prima di lanciarle un più efficace calcio sotto al tavolo.
“Ahia!” gridò, sobbalzando. Si alzò in piedi, saltellando su una gamba sola, e se ne andò in salone insultandomi a mezza bocca.
Il campanello suonò di nuovo, e scattai in piedi facendo strusciare la sedia sul pavimento. Afferrai cinque sterline dal tavolo in ingresso e a passi pesanti mi avviai alla porta, che spalancai secca.
“Chi si rivede!” mi salutò il riccio, con un sorriso brillante. Avevo come l’impressione che mi stesse prendendo per il culo.
“Si può sapere chi ha deciso che devi venire a consegnare il giornale a casa mia tutte le mattine?” chiesi, acida.
Lui alzò le spalle “Forse tua madre?”
Sbuffai “Ho capito, prendi..” tirai fuori le cinque sterline, e gliele misi tra le mani. Stavo per chiudere la porta quando lui rimise un piede in mezzo.
“Hai finito con questo piede? Guarda che poi non ti porto all’ospedale se te lo spezzi.” lo minacciai.
“Oh, come sei scorbutica! E dire che volevo chiedere il tuo numero.” Ribattè, ammiccando.
Il fatto che il tizio del giornale mi stesse chiedendo il numero mi infastidii moltissimo, e il fatto che il tizio del giornale fosse un attraente sfacciato ancora di più.
“E secondo te io vado a dare il mio numero ad un tizio a caso, di cui non conosco neanche il nome?”
“Io non sono un tizio a caso, sono il tizio del giornale.” Precisò, fiero.
Lo fissai in silenzio per un attimo, ragionando.
“Scordatelo.” Dissi, secca, prima di sbattergli di nuovo la porta in faccia.
 
“Sono in ritardo, cazzo..” borbottai a me stessa, afferrando una mela dal porta frutta in cucina, e ficcandola nello zaino.
Erano le otto meno cinque, e sentivo come se mancasse qualcosa. Lo zaino lo avevo, il pranzo anche, il reggiseno l’avevo messo..
L’avevo messo? Allargai un lembo della mia maglia, guardando in basso, e mi accorsi che lo avevo.
E allora cos’era che mancava?
Scacciai quel pensiero velocemente dalla mia testa, prima di sistemarmi lo zaino sulle spalle e correre verso la porta.
Spalancai l’uscio, e per poco non mi venne un infarto quando mi trovai davanti il tizio del giornale.
“Cazzo, vuoi farmi morire?!” gli chiesi stridula, portandomi una mano sul cuore.
Lui fece uno dei suoi soliti sorrisetti strafottenti, rigirandosi tra le mani il giornale “Sono un po’ in ritardo, stamattina.” Disse, mentre gli occhi verdi scrutavano intorno al mio giardino, curiosi.
“Ma dai?”
“Bhè, ad ogni modo questo è il giornale.” Allungò il quotidiano verso di me, frettolosamente.
“Vai di fretta?”
“Devo chiamare la mia ragazza.” Rispose distrattamente, frugando nelle tasche dei suoi jeans ed estraendo un cellulare.
“Ah. La tua ragazza.” Ripetei, dura.
Aveva anche la ragazza. L’altro giorno mi aveva chiesto il numero, quindi, avendo una fidanzata! Oh, va a quel paese tizio del giornale.
Lui stava già digitando il numero, quando lo superai velocemente con una spallata. Si era persino dimenticato di chiedermi i soldi, per telefonare alla sua ragazza.
Sentii la mia gamba destra vibrare, e con uno sbuffo estrassi il mio cellulare. Sicuramente era mio padre che mi augurava una buona giornata, come ogni mattina, sebbene fosse a settordici mila chilometri di distanza da Holmes Chapel.
“Pronto?” risposi.
“Mi chiamo Harry Styles, adesso che conosci il mio nome posso avere il tuo numero?”
Strabuzzai gli occhi, voltandomi lentamente. Dietro di me c’era il tizio del giornale, che sorrideva divertito con il cellulare attaccato all’orecchio.
Spalancai la bocca, lanciando un’occhiata al mio cellulare, e poi di nuovo a lui.
“Ma sei pazzo?” gli chiesi, alzando la voce di un’ottava e dimenticandomi del fatto che potevo chiudere la chiamata, dato che eravamo a tre metri di distanza.
“Ci sono diversi modi per chiamarmi, scegli quello che preferisci.” Ribattè, tranquillo. Sentivo la sua voce sia dal telefono che dal vivo.
Chiusi la chiamata, e mi avvicinai a lui, sempre più incredula “Hai già il mio numero, a cosa ti serve riaverlo?”
“Bhè, perché questo me l’ha dato il tuo brufoloso vicino di casa, averlo da te sarebbe più significativo, capisci?” continuò, gesticolando vago con le mani.
Lo fissai interdetta per un attimo, poi non riuscii a trattenere una risata sinceramente divertita.
“Allora, me lo dai il tuo numero tizia di Winnie the Pooh?” insistette, avvicinandosi al mio viso.
“Potrei pensarci, tizio del giornale.” Risposi, con un sorriso.
Grazie per non aver aperto alla porta, Julie.
   
 
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