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Autore: Mary_B    30/03/2012    17 recensioni
- Io e Harry Styles andiamo d’accordo… fin quando lui è un palmo di distanza dal mio culo - questa è Sydney Sparks, sedicenne di Holmes Chapel.
Amber Brown Thomas è la reginetta della sua esclusiva scuola londinese, ha tutto quello che vuole, tranne un appuntamento con Niall Horan.
Sophie Hudson soffre della sindrome da “Sorella Gemella (Im)Perfetta”, ma c’è una sola cosa in cui nessuno la batte, la musica.
Kaya Wlison ha la vita programmata da una madre iperprotettiva, vive a Londra e se le dici “One Direction” ti risponde: - Che cosa vuol dire? -
Quattro ragazze che non hanno niente in comune, ma forse un po’ di casualità, un po’ di fortuna e una magica città cambieranno per sempre le loro vite.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Don't Wanna Take It Slow'
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I Miss You

Hello There, Angel From My Nightmare
The Shadow In The Background Of The Morgue
The Unsuspecting Victims Of Darkness In The Valley
We Can Live Like Jack And Sally If We Want
- I Miss You, Blink 182 –
 

Sydney guardava disgustata Rachel con il suo vestito da sposa stile meringa indosso. Non solo l’aveva costretta a venire ad una delle prove degli abiti, ma gliene aveva anche comprato uno! Insomma, perché? Non era nella squadra di damigelle assoldate dalla madre per il suo fantastico matrimonio, era solo uno degli invitati, poteva andarci anche in jeans e maglietta, ma no! Ora doveva conciarsi come un uovo di Pasqua rosa confetto.
<< Che ne pensi, Sissy? >> chiese Rachel alla figlia lisciando la gonna dell’abito << Non è bellissimo? >>
<< Non chiamarmi Sissy >> sibilò lei << E, onestamente, l’abito fa schifo, come il tuo futuro maritino, la cerimonia e quell’orribile coso che mi vuoi fare mettere! >> le sarte che stavano assistendo Rachel si girarono sconvolte verso la ragazza. Tutti a Holmes Chapel sapevano che Sidney Sparks era cambiata molto nell’ultimo periodo, e non in meglio, ma comportarsi così con la madre era una cosa fuori dal mondo. Rachel sospirò, stanca.
<< Sydney, capisco che per te non sia facile accettare il fatto che io mi sposi, ma sono passati anni da quando ho divorziato con tuo padre… >>
<< Ma chi se ne frega di te! Puoi fare quello che vuoi con la tua vita, ma non coinvolgere me. E poi, non è un così grande shock, quello stronzo di Ben vive in casa mia da cinque anni >>
<< Sydney! Non insultare Ben! Ha fatto molto per te >>
<< Io non gliel’ho chiesto, onestamente non me ne sono neanche accorta. E prima che tu continui con il tuo inutile e fuori luogo sproloquio, io me ne vado >> la fermò la ragazza prendendo la borsa e la giacca di pelle dalla sedia, girò su se stessa ed uscì dal negozio accompagnata dal suono dei suoi tacchi sul parquet. Una volta fuori, fece un respiro profondo, frugò nella sua borsa e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette e un accendino: la nicotina era necessaria dopo aver passato ben 30 minuti della sua vita con sua madre. Lentamente s’incamminò verso casa della sua migliore amica, arrivata davanti alla villetta non si diede neanche la pena di bussare alla porta, non ce n’era bisogno. Prese la chiave da sotto lo zerbino a forma di mulino ed aprì la porta.
<< Ciao >> salutò entrando nella sala, i fratelli maggiori di Breezy erano impegnati in una partita di calcio alla play << Chi vince? >> chiese distrattamente appoggiandosi allo stipite della porta
<< Io >> risposero i due insieme
<< Immagino sia un pareggio >> Kyle, il più piccolo, mise in pausa il gioco e si girò verso Sydney
<< Mick non vuole ammettere che l’arbitro ha fischiato un fuorigioco che non c’era >>
<< Taci, idiota, era fuorigioco netto >> sentire la voce di Mick portava sempre un brivido sulla schiena alla ragazza. A volte si pentiva di averlo lasciato, altre si congratulava da sola per la sua ottima scelta.
<< Va bene, mentre voi discutete di questi argomenti di vitale importanza, io vado da Breezy, dov’è? >>
<< Sta dormendo in camera sua >> la informò Kyle tornando a concentrarsi sul videogioco << Non si è ancora ripresa dalla festa di sta notte >>
<< Ancora?!?! Sono le cinque del pomeriggio! >> esclamò Syd sconvolta << Me ne occupo io >>
<< Syd, la mamma ha spostato le pentole, sono nel mobile sopra la lavastoviglie >> lei ringraziò Mick ed andò a pescare due coperchi, salì al piano di sopra con passo felpato (per quanto dei tacchi 8 potessero permetterlo), spalancò l’ultima porta del corridoio ed iniziò a sbattere i coperchi insieme urlando “Sveglia, sveglia, sveglia!”. Breezy si rigirò nel letto, infastidita dai soliti modi gentili della sua migliore amica.
<< Vaffanculo, Sydney >> mormorò nascondendo la testa sotto il cuscino
<< Avanti, Breezy!! Sono le cinque del pomeriggio, continua così e ti perderai il sole! Come diceva quella poesia… Ah, sì!
Busy old fool, unruly sun,
Why dost thou thus,
Through windows, and trough curtains call on us?
Must to thy motions lovers’ seasons run? >>
<< Prima che mi reciti l’intero sonetto, potresti posare per terra quelle pentole? Mi fai paura >>
Syd obbedì, poi si buttò sul letto di Breezy
<< Puzzi di fumo >> disse quest’ultima
<< Ho passato mezz’ora in un negozio di vestiti da sposa con mia madre. Il suo è il più brutto che
abbia mai visto, è pacchiano e orribile. Poi mi ha costretta a provare un terribile vestito rosa confetto con merletti e nastrini. Direi che me la meritavo la mia dose di nicotina, no? E poi, ho bisogno di te: ti ricordi quando ti ho detto che mi sarei messa un’innocente gonnellina a pieghe e un golfino per il matrimonio? >> Breezy annuì << Ora voglio un vestito supersexy, e chi, se non la mia migliore amica che sa cucire, può aiutarmi a confezionarlo in tre giorni? >>
<< No, Syd, non puoi rovinare il matrimonio di tua madre! >>
<< Non lo rovinerò, Breezy, lo giuro. Allora, mi dai una mano? >> lei ci pensò un po’, poi annuì
<< Va bene, Syd, ti aiuterò. Ma ora promettimi che non urlerai >>
<< Perché? >>
<< Ti devo dire una cosa. Sai che domani è il compleanno di mio nonno? >>
<< Sì, vengo anche io alla festa, mi ha invitato lui in persona! E c’è anche quella rompi coglioni di mia madre con Ben >>
<< Ecco, il nonno ha chiesto a tutti i membri della famiglia di venire, e anche lui ha detto che verrà con i suoi amici >> bisbigliò terrorizzata Breezy. Sydney divenne bordeaux e sgranò gli occhi, prima di urlare.
 
 
 
Rachel era ai fornelli, si destreggiava nella cucina pensando alla lezione del giorno dopo. A volte fare l’insegnante non era proprio il massimo, di sicuro non lo era con un bambino di nove mesi, un matrimonio fra tre giorni e una figlia ribelle in ritardo per la cena.
<< Dov’è Sydney? >> chiese Ben preparando il biberon per il piccolo Sam
<< Non lo so, non la vedo da oggi pomeriggio >> rispose Rachel
<< Le avevo detto che deve essere in orario per le cene della domenica, dobbiamo mangiare tutti insieme, così, se anche non ci riusciamo durante la settimana, passiamo almeno una serata in compagnia >>
<< Lo so, Ben, arriverà a momenti, ne sono sicura >>
<< Sarà meglio per lei >>
<< E dov’è Ethan? >> domandò Rachel per cambiare argomento
<< Mio figlio, a differenza della tua, è in camera sua a ripassare per domani >> la porta d’ingresso s’aprì e si richiuse con un rumore secco
<< Sydney, sei tu? >> chiese Ben
<< Purtroppo sì >> rispose lei entrando in cucina, andò subito verso il seggiolone dove Sam era seduto aspettando la pappa << Ciao Sammy, ti sono mancata? >> sussurrò al fratellino che si stava ciucciando il pollice
<< Sydney ti avevo detto di essere a casa per cena >> iniziò Ben
<< E ci sono, infatti >>
<< Dovevi essere qui dieci minuti fa. Hai fatto i compiti? >>
<< Sì, Ben, ho fatto i compiti, non rompere i coglioni, non sono in vena >> Syd prese in braccio il bambino e il biberon dalla tavola per darlo a Sam
<< Che modi sono questi! E poi, come avresti fatto a farli se ieri hai dormito fino alle quattro, poi sei andata da Breezy e ti abbiamo visto solo alle cinque di sta mattina, hai dormito fino a mezzogiorno, sei uscita con tua madre e sei appena tornata? >>
<< Wow Ben, sai anche quando sono andata a pisciare? >>
<< Sydney! >> la richiamò Rachel
<< Ti sei appena guadagnata due giorni di punizione: niente uscite >> sentenziò Ben
<< Ma c’è il compleanno del nonno di Breezy!! Ho promesso di andarci! >>
<< Sì, puoi andare alla festa, ma subito a casa, dopo. Niente dormite da Breezy, chiaro? >> intervenne Rachel. Doveva alla famiglia di Breezy molto, sua figlia non era mai a casa sua, e sia i suoi genitori che quelli del suo ex marito erano morti, quindi i nonni di Mick, Kyle e Breezy avevano cresciuto anche lei.
<< Mick ha detto che ci sarà una sorpresa alla festa >> disse entrando in cucina Ethan << Che a te non piacerà >> aggiunse indicando la sorellastra che continuava a tenere Sam in braccio
<< So già cos’è, lui torna in città, tanta merda! >> rispose lei. Mentre Ben la richiamava ancora una volta per le parolacce, Rachel iniziò a battere le mani estasiata come un’idiota. Sydney si chiese ancora una volta: Ma che ci trovano in quello stronzo?
 
 
Breezy si appoggiò al muretto della scuola aspettando Sydney. La vide arrivare con calma, stranamente con la divisa. Ogni giorno Breezy era costretta a litigare con lei per farle infilare l’uniforme scolastica, secondo Syd “era una cosa medievale”, e non aveva tutti i torti, certo, ma un tempo non era così. C’è stato un periodo in cui Sydney Sparks veniva chiamata Sissy, o, più precisamente Sissy la Balena. Già, dai 10 ai 14 anni Sydney era stata grassa, molto grassa, era stata puntata da un gruppetto di ragazzi più grandi che la prendevano in giro, la divisa era un modo per mimetizzarsi con la gente. La cosa più brutta era che a capeggiarli c’era il cugino di Breezy. Ma ora che Sydney aveva perso 20 kg, che si era schiarita i capelli per portarli da un dolce biondo miele ad un accecante biondo platino, che aveva iniziato a truccarsi con matita ed eyeliner neri come la pece e che aveva abbandonato il soprannome Sissy per Syd, voleva solo distinguersi dalla massa, quindi l’uniforme non faceva per lei.
<< Ciao >> la salutò Breezy << Ti sei ripresa dalla notizia di ieri? >>
<< Sì, giusto in tempo per beccarmi una punizione da parte di Ben per le parolacce >>
<< Ma vieni oggi, vero? >>
<< Certo, anche se la festa ha perso un po’ del suo fascino. Entriamo? >>
<< Va bene >> Syd aprì il pesante portone di legno per ritrovarsi nel cortile interno della scuola, dove alcuni studenti ripassavano, altri chiacchieravano in piccoli gruppetti e altri ancora copiavano i compiti all’ultimo momento.
<< Hey Bree! Syn! >> le ragazze si girarono subito verso l’angolo più remoto del cortile, l’angolo riservato ai VIP. Sydney e Breezy odiavano con tutto il cuore quei ragazzi, fino ad un anno fa le avevano prese in giro fino allo sfinimento, era bastato accorciare la lunghezza delle minigonne, iniziare a tirarsela e squadrarli male per entrare nelle loro grazie, non erano più “Sissy la Balena e Breezy la Sfigata”, ma “Bree la Strafiga e Syn”. Sydney detestava quel soprannome, era una fusione fra Syd (il nome con cui voleva essere chiamata) e Sin (peccato), perché “non portarsela a letto era un vero e proprio peccato” secondo Charlie Thibault, uno dei ragazzi più popolari. Proprio lui le stava salutando con la mano, facendo cenno di unirsi a loro.
<< Dobbiamo proprio andarci, Syd? Insomma, ti sei vendicata, adesso ti sbavano dietro, fine dei giochi >>
<< Breezy, Breezy, Breezy, come te lo devo spiegare? È politica, non possiamo metterci contro di loro, non siamo ancora abbastanza popolari per poterci staccare dal gruppetto. Se lo facciamo ora, ritorneremmo al punto d’inizio, solo che s’inventerebbero qualcosa come “Bree e Syn le Troie” >>
<< Dopo quello che è successo l’altra sera, nel mio caso non avrebbero tanto torto >> mormorò l’amica incamminandosi verso di loro
<< Adesso mi vuoi dire cos’è successo? I tuoi fratelli sono da tutt’altra parte >>
<< Non ricordo bene, sono ricordi confusi… credo di essere andata a letto con Charlie >>
<< Non è così tragico, ci sono andata anche io… sì, i ricordi non sono granché, non ti perdi niente >> le due scoppiarono a ridere mentre si fermavano davanti ai ragazzi. Adele Blair, con i suoi tinti capelli rossi, le salutò con un bacio sulla guancia, nonostante le due continuassero a scompisciarsi.
<< Cosa c’è di divertente? >> chiese Adele appoggiandosi alla spalla del suo fidanzato, Ron Stewart
<< Niente di che, allora, che ci raccontate? >> chiese Breezy
<< Festicciola alla seconda ora, nell’aula di astronomia. Che ne dite? >> propose Ron. Quando diventavi popolare dovevi imparare un mucchio di cose, dai saluti al linguaggio in codice. La “Festicciola” era il saltare un’ora di lezione, “l’aula di astronomia” era lo soffitta abbandonata della scuola.
<< Hai detto seconda? Merda, non posso. Abbiamo matematica >> si lamentò Syd
<< Dai! Non puoi proprio? >> tentò Breezy
<< Mi ha visto uscire di casa, non posso sparire all’improvviso >>
<< Non t’invidio proprio, la matematica del vostro anno fa schifo >> disse Logan Saint James. Logan ci provava spudoratamente con Syd, aveva sviluppato una sorta di ossessione da quando lei lo aveva baciato da ubriaca. Carino, certo, se due anni prima non le avesse rovesciato del ketchup sulla giacca della divisa. L’unica cosa positiva di uscire con i popolari era che loro erano le più piccole, quindi gli altri sapevano consigliarle sul dove sedersi in determinate lezioni, quali parti del libro studiare per le verifiche o cose del genere. Adele, Logan, Charlie e Ron le avevano elette come loro sostitute per gli anni successivi, visto che per loro era l’ultimo alla Holmes Chapel Comprehensive School, quindi dovevano essere istruite per bene. La campanella suonò, lamentandosi entrarono insieme nella scuola. Breezy e Syn condividevano quasi tutte le lezioni quell’anno, ma non la prima, così la prima si diresse al piano terra per chimica mentre la seconda andò a fare letteratura Inglese al secondo piano, la sua materia preferita. Alla seconda ora Sydney rimase sorpresa di vedere Breezy appoggiata al muro.
<< Non ti abbandonerei mai a matematica, Syd. E poi, non ce la facevo a passare un’ora intera con quei quattro idioti >> ridacchiarono ed entrarono insieme, senza dire una parola si sedettero agli ultimi due banchi. La campanella suonò di nuovo e tutti si misero a posto mentre la signorina Dolley si alzava in piedi.
<< Buongiorno ragazzi! Com’è andato il weekend? >> si diffuse qualche mormorio, tutti adoravano la signorina Dolley, tranne la figlia << Il mio è stato un po’ caotico, non ci credo che il matrimonio è solo fra due giorni! >> Holmes Chapel contava meno di 7000 persone, quindi il gossip era molto diffuso, e il matrimonio fra Rachel Dolley e Ben King era sulla bocca di tutti, cosa che non aiutava di certo Sydney ed Ethan << Vi voglio tutti lì, chiaro? >>
<< Signorina Dolley? >> la mano di Denise Roe (la fan numero uno della madre di Sydney e la ragazza che lei odiava di più)  scattò in aria << Come sarà il vestito? >>
<< Farà schifo >> sussurrò Syd scivolando sulla sedia. Dal banco di fianco, Breezy la guardò triste.
<< Molto… romantico, non ti posso dire di più, Denise >>
<< Neanche un piccolo dettaglio? >> continuò lei. Andiamo! Lo capisci il significato della parola “no”??. Tutta la classe iniziò a chiedere informazioni sul matrimonio, Sydney si passò una mano fra i capelli, disperata. Non ce la faceva più, andava avanti così da mesi.
<< No, e adesso al lavoro! Sydney? Sei interrogata >> merda. Syd odiava la matematica, ed avere la madre come insegnante non aiutava, visto che le sue interrogazioni erano difficili il doppio rispetto a quelle degli altri, perché Rachel non voleva si pensasse ci fossero favoritismi. Che vita di merda.
 
 
 
Camera sua era sempre stata la sua isola felice, lì neanche Ben era riuscito ad entrare con le sue regole rigide e i suoi coprifuoco. Lì la presenza del padre era ancora forte, ma lui era lontano, era a Londra e la vedeva pochissimo, ma quei fugaci incontri davano a Sydney la forza di resistere con Rachel e il suo quasi marito. Mentre si toglieva lo smalto rosso per sostituirlo con quello fucsia, Luke Skywalker, il suo piccolo cucciolo di bulldog inglese ciccione, si fece strada fra i vestiti sparsi sul pavimento e la guardò con uno sguardo dolce
<< Dicono vita da cani… tu te la passi bene, no, Luke Skywalker? Stai tutto il tempo in casa a mangiare come un maiale, Ben non ti ha dato le regole, vero? >> per tutta risposta Luke continuò a sbavare << Immaginavo… direi che è ora di andare a spasso. Avanti, cerca il guinzaglio >> il cane si mise ad annusare fra i vari cumoli di vestiti sparsi sul pavimento, tirò fuori la pallina da tennis che Syd ed Ethan usavano per farlo giocare e tornò da lei << Grazie Luke Skywalker, ma ho detto guinzaglio >> quel cane, a volte, sembrava un umano. C’erano momenti in cui era convinta di vederlo sbuffare contrariato, questo era uno di quelli. Lasciò cadere dalla bocca la pallina e tornò alla ricerca del guinzaglio; alla fine Syd si arrese e si mise a cercarlo insieme al cane, lo trovò in camera di Sam. Legò Luke Skywalker ed uscì con in mano la pallina sbavata e un libro di poesie, andarono al parco, dove lei si sedette su una panchina. Tirava la palla al cane e, mentre lui correva a riprenderla, leggeva un po’. Oggi era il giorno di Walt Whitman, stava leggendo la poesia che preferiva di più di quell’autore quando sentì Luke Skywalker abbaiare. Luke era uno dei cani più pigri della terra, non veniva mai a cercarti per essere portato a spasso e quando un estraneo arrivava a casa a malapena lo annusava prima di tornare al suo posto nella camera di Syd, non abbaiava mai, se non all’ora di pranzo e cena, quindi la sua padrona alzò di scatto lo sguardo dal libro per cercarlo. Con un atto di forza che lei non gli avrebbe mai attribuito, Luke Skywalker correva come un pazzo non dietro la pallina, ma dietro ad un gatto grigio e bianco, imprecò un paio di volte e corse verso i due animali. Dopo cinque minuti di vani tentativi Syd legò Skywalker che continuava ad abbaiare al gatto bianco e grigio che gli stava soffiando contro. Conosceva bene quel gatto, odiava il padrone quasi quanto Luke odiasse lui. Lo prese in braccio per portarlo a casa mentre con l’altra mano teneva il guinzaglio e il libro di poesie, i due animali non smisero si ringhiare e soffiare fra di loro per un solo momento, Syd si fermò davanti ad una casa nella via parallela alla sua e bussò la porta. Il gatto scivolò dalle sue braccia e Luke Skywalker tornò all’attacco.
<< Ma porca troia! >> esclamò lei inginocchiandosi per terra cercando di fermare Luke e riprendere il gatto, sentì dietro di se la porta aprirsi << Annie, il tuo fottutissimo gatto di merda sta disturbando la pigra vita quotidiana del mio cane e la mia salute mentale >> iniziò Syd mentre riusciva ad afferrare il gatto, si girò verso la porta sempre inginocchiata porgendo l’animale << Potresti portarlo a sopprimere, per f… >> di fronte a lei decisamente non c’era Annie, c’era un ragazzo. Occhi chiari, capelli castani, alto un bel po’ e con un sorriso dipinto sul viso << Che grandissima figura di merda >> sussurrò Syd
<< Non dire così, Dusty fa sempre queste cose. Grazie per avercelo riportato >> rispose lui prendendo il gatto fra le braccia << Anch’io preferisco i cani, comunque >> le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e lei l’accettò
<< Grazie >> disse la ragazza prendendo il libro da terra e saldando la presa sul guinzaglio
<< Walt Whitman? >> chiese il ragazzo << Non è quello che ha detto: “Emetto il mio grido barbarico dai tetti delle case”? >>
<< Non era proprio così, è “Emetto il mio grido barbarico sopra i tetti del mondo” >>
<< Giusto… beh, ancora grazie! >>
<< Di niente >> 
<< Ci vediamo >>
<< Certo >> il ragazzo chiuse la porta di casa e Syd fece un respiro profondo. Guardò il cane che continuava a ringhiare alla porta << Luke Skywalker, sei un cane orribile. Che figura di merda mi hai fatto fare! E non guardarmi così, sta sera dormi con Ethan >> Luke le fece la sua versione dello sguardo dolce << Ok, va bene, puoi dormire con me… Ma ti odio lo stesso >>
 

My Corner
Hello Everybody!!
Se state leggendo questo piccolo sclero vuol dire che siete arrivati fino alla fine del capitolo, e solo per questo vi meritate una standing ovation * si alza in piedi ed inizia ad applaudire *
Un paio di cose:
1)    grazie per aver letto
2)   chi ha già letto l’altra mia FF “Hey, Spinning Top!” sa che ho una piccola passione, che è quella di chiamare le mie lettrici Piccole Petunie, abbreviato PP, quindi quando lo leggerete nei miei Corners non vi spaventate, non sto impazzendo (non ancora)
3)   oggi abbiamo incontrato solo uno dei ragazzi, presto (ovvero il prossimo capitolo) arriveranno gli altri e fra un po’ si uniranno alla festa anche Kaya, Sophie e Amber, e lì inizierà l’intreccio
4)   il titolo del capitolo e la citazione all’inizio non hanno niente a che fare con quello che succede nelle varie puntate, sono le canzoni che ascolto mentre scrivo i capitoli, quindi raramente saranno collegate con tutto il resto
5)   la poesia che recita Syd a Breezy è The Sun Rising, di John Donne. Quel pezzo vuol dire:
Occupato vecchio sciocco, disordinato sole,
perché ci risvegli
 attraverso le finestre e attraverso le tende?
Le stagioni degli amanti devono passare attraverso i tuoi movimenti?

6)   che ne pensate?? Fa schifo? È patetica? Dovrei rintanarmi sotto un sasso e non farmi vedere mai più?? Fatemelo sapere con una piccola recensione!
Alla prossima, mie PP!!
Xoxoxoxo
Mary_B

  
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