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Autore: micRobs    30/03/2012    2 recensioni
Happy Niff!Week to everyone!
Sette giorni, sette storie, sette prompt per dire Niff, ovvero, tutto ciò che sono Nick e Jeff!
Day 1 : The Firsts Time - Completely unaware
Day 2 : Roommate!Niff - Yeah, it's okay.
Day 3 : AU!Niff - Oh, you make me smile.
Day 4: Hurt/Confort - You steal away the rain
Day 5: A very Niff Christmas - Drive me wild
Hope you like it
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Day 5 – A very Niff Christmas
Due aggiornamenti in un giorno e mi sono rimessa in pari! Yeah! Che dire, boh! Sono soddisfatta di questa shot, anche se l’ho scritta in pochissimo tempo! Mi ero incapata con questa idea dall’inizio e sono felice di constatare che alla fine è uscita praticamente identica a come volevo che fosse!
Spero piaccia anche a voi e Buon Nat- …ah già, siamo praticamente ad Aprile!!! xD
 

You make me dance like a fool,
forget how to breathe,
shine like gold,
buzz like a bee,
just the thought of you can…


Drive me wild

 
 
 
Fare parte di un Glee Club come quello dell’Accademia Dalton, voleva dire inevitabilmente “trovare vari e creativi modi per rendersi ridicoli”.
Nick non aveva mai creduto possibile che vi potesse essere qualcosa di peggio del cantare nelle case di riposo a ottantenni mezzi sordi,che volevano solo continuare a giocare a bridge. Certo, il colmo era stato raggiunto a quel Gap-Attack di cui tutti conservavano ancora un ricordo parecchio inquietante e indesiderato, ma oltre quello era sempre stato abbastanza fortunato: insomma, i parchi a tema non erano poi così male e almeno ci rimediavano una fornitura gratis di caramelle gommose e zucchero filato a volontà.
Vi era un limite a tutto però e Nick se ne era reso conto quando, in piedi nella piazzetta del Centro Commerciale, si era ritrovato a dar decisamente ragione a Wes: i Warblers non avrebbero mai dovuto esibirsi all’aperto.
Le persone passavano e li guardavo con sguardo misto fra pietà e compassione. I bambini li additavano e ridevano e i loro coetanei si esibivano in battute molto poco simpatiche ma decisamente creative. Blaine l’avrebbe pagata molto cara.
«Vi ho trovato un ingaggio» aveva esultato festante, «hanno solo una piccola condizione, ma sono certo che non sarà un problema.»
Certo, come no. Non era un problema: era una tragedia.
Blaine se ne stava al centro esatto del piccolo palchetto allestito per l’occasione e continuava a cantare come se il rosso che indossava altro non fosse che quello dei dettagli della sua divisa della Dalton, piuttosto che di un ridicolo costume da Babbo Natale con tanto di barba finta e pancia imbottita.
Blaine però sembrava piuttosto a suo agio e continuava a muoversi come se stesse seriamente prendendo in considerazione l’idea di farsi assumere a tempo pieno lì ad intrattenere i compratori incalliti.
Nick sospirò frustrato e ringraziò il cielo, quando il responsabile di quell’organizzazione gli concesse di fare dieci minuti di pausa offrendo loro biscotti e cioccolata calda.
Si avvicinò al tavolo con i bicchieri e il vassoio, ignorando come gli altri sembrassero entusiasti di quell’idea.
«È stranamente divertente» disse Flint.
«Almeno possiamo toglierci di dosso le divise» approvò Trent.
«Cantare carole di Natale è preciso compito di ogni Glee Club che si rispetti» dichiarò David con aria solenne.
«È un servizio alla comunità» gli diede man forte Wes.
«E poi ci guadagniamo la stima e il rispetto dei cittadini» approvò Blaine.
Stima? Rispetto? Ma voleva scherzare?
Afferrò un biscotto, portandoselo alle labbra e constatando che almeno era gustoso e fragrante.
«Guarda che per le renne c’è il fieno» esordì una voce accanto a lui. «I biscotti sono per gli aiutanti di Babbo Natale.»
Nick gli rivolse la sua migliore occhiata scettica. «Non sono un cavallo» gli fece notare.
Quella era la parte più entusiasmante di tutte. Un Babbo Natale, dodici elfi e due renne. E lui, ovviamente, era una delle due. L’altra era toccata a Flint, ma lui non ci faceva poi così tanto caso.
Jeff ghignò, «Tu sai cosa mangiano le renne?» Gli domandò.
Nick non seppe come difendersi, così si limitò a rispondere. «E tu sai cosa mangiano gli elfi?»
«Certo» rispose prontamente quello, «latte e biscotti» aggiunse.
Nick si limitò a ridere e scuotere il capo, mentre Jeff prendeva un lungo sorso di cioccolata calda.
«Ti vedo piuttosto contrariato» notò, dopo un po’.
Nick lo fissò stralunato. «Ma dai? Te ne sei accorto anche tu? Allora deve essere proprio evidente» rispose, ironico.
Jeff fece una smorfia, «Tu adori queste cose» commentò con espressione seria. «Qual è il vero problema?»
Il vero problema, diceva lui?
Il vero problema era che Jeff vestito da elfo, con il cappello verde calato sui capelli biondi, le guance arrossate e la bocca sporca di cioccolata calda, era un attentato alla sua sanità mentale.
Se ne stava lì, sorridente e adorabile come Nick non lo aveva mai visto prima e tutto ciò a cui riusciva a pensare era che non avrebbe resistito ancora a lungo prima di prenderlo e portarselo da qualche parte dove potessero stare soli.
«Allora?» Incalzò, l’altro.
Nick alzò le spalle. «Il vestito mi mette a disagio.»
Sì, il tuo vestito però.
Le labbra di Jeff si piegarono all’insù e Nick sentì il cuore mancargli un battito quando quello disse. «Sei la renna più bella che io abbia mai visto.»
E poco importava che Nick avrebbe dovuto fargli notare che era cresciuto a Westernville e che le probabilità che avesse mai visto una renna rasentavo la nullità.
In quel momento la cosa giusta da fare sembrava quella di posargli il pollice sulle labbra e informarlo che era sporco di cioccolata, e fu esattamente quello che fece.
Sentì Jeff deglutire e trattenere il respiro e si ritrovò ad umettarsi le labbra mentre il suo dito cancellava la macchia scura con delicatezza.
Cercò gli occhi di Jeff e li trovò intenti a fissarlo in un modo che non aveva mai visto prima, con un’intensità che lo fece vacillare pericolosamente.
Ciò che vi lesse dentro bastò a far sì che la sua mano scendesse a cercare quella di Jeff e, quando le loro dita si intrecciarono, Nick smise di pensare.
Prima di rendersene conto, si era già voltato e incamminato verso l’uscita del Centro Commerciale, la mano stretta ancora a quella di Jeff.
I Warblers avrebbero potuto anche fare a meno di loro per un’oretta.
O per tutta la sera.
 
The End.
 

  
   
 
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