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Autore: EleaAkira    30/03/2012    1 recensioni
Intorno a me c’era solo buio. Un buio intenso, che sembrava inghiottire tutto nel raggio di tre metri. 
E io avevo paura.
Non sarei dovuta entrare.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Intorno a me c’era solo buio. Un buio intenso, che sembrava inghiottire tutto nel raggio di tre metri. 
E io avevo paura. Avevo una tremenda paura di lasciare la mano di mia madre, che mi stringeva rassicurante, di non sentire più la voce tranquilla di mio padre e le chiacchiere di mia sorella. Sorridevo, cercando di non pensarci, di sembrare forte, ma dentro di me l’ansia era una presenza opprimente che impediva a qualsiasi pensiero ragionevole di venire a galla. 
Non sarei dovuta entrare.

Quando mi ero ritrovata davanti a quel tunnel un terrore irragionevole mi aveva assalito, facendomi andare nel panico. Io, che solitamente ero così calma e padrona di me stessa, avevo avuto paura. Mi spaventava non sapere cosa ci fosse dentro quel muro di oscurità; mi spaventava l’ignoto. L’istinto mi aveva detto di fare dietrofront e correre a gambe levate fino al camping che ci ospitava, e la ragione aveva ben poca voce in capitolo, in quel momento. Ma volevo dimostrare alla mia famiglia che ero forte, dimostrare a me stessa che non avevo paura. Io ero sempre stata forte, sempre. Avevo trattenuto l'aria e avevo fatto un passo in avanti.
E un altro.
E un altro ancora.
Ero entrata nell’oscurità, tremante, terrorizzata.

Ora, nemmeno cinque minuti dopo, mi stavo pentendo di aver messo piede in quel buio così fitto. Dovevo andarmene, dovevo correre via. Avevo una dannata paura, perché l’uscita non si vedeva, perché anche l’entrata era scomparsa dietro una svolta.
Ogni passo mi sembrava interminabile, ogni secondo durava un’eternità, ogni rumore all’infuori delle voci familiari assomigliava a spaventose minacce. Non ragionavo più. Vedevo mostri intenti a sbranarmi dovunque, creature viscide occupavano tutto lo spazio intorno a me, schifosi scarafaggi brulicavano sul pavimento e cercavano di arrampicarsi su di me. Il mio terrore trasformava ogni scricchiolio in urli infernali, in grida stridule che graffiavano i timpani. Sentivo formicolii su ogni centimetro della pelle: i mostri mi toccavano, mi sfioravano, mi sussurravano di fuggire via finché ero in tempo. 
Per quanto cercassi di auto-convincermi che tutto quell’orrore era solo la mia immaginazione, il mio corpo non mi ascoltava. Ero continuamente percossa da brividi, e il sudore freddo che impregnava la mia maglietta non aiutava per nulla; tremavo, non solo per il freddo, e tenevo la bocca chiusa per non rischiare di battere i denti: intendevo mantenere integra la mia dignità, per quanto ancora possibile. In faccia ero sicuramente bianca come un cadavere, ma in quei momenti di terrore il mio aspetto era l’ultima cosa che mi passava nella testa. Tenevo gli occhi spalancati fissi su un punto davanti a me, e mi ripetevo che le ombre, più scure dell’oscurità stessa, che facevano capolino alla periferia del mio sguardo in realtà non esistevano, che mi stavo immaginando tutto.
Riuscivo a tenere sotto controllo l’attacco di panico che mi era venuto, per fortuna. Impedivo alle gambe di seguire il consiglio delle voci sibilanti, e a me stessa di rannicchiarmi per terra e urlare, lasciando cadere quelle lacrime faticosamente trattenute. Era difficile, ma dovevo resistere.

Ed eccola, la salvezza, apparire sullo sfondo nero pece, illuminare il mio peggior incubo. A quella vista avevo stretto più forte la mano di mai madre, poi l’avevo lasciata e avevo affrettato il passo. I mostri si stavano dissolvendo, le voci si facevano sempre più fioche, il buio stava cedendo il posto alla luce, così nel paesaggio come dentro di me. 
L’ansia e la paura avevano lasciato il mio animo soltanto nel momento in cui i raggi del sole avevano ripreso a toccarmi, caldi, rassicuranti. La brezza fresca mi accarezzava, togliendo via quel grosso macigno dal mio cuore, e io sorridevo, finalmente serena. 

Ero al sicuro.



  
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