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Autore: Lushia    30/03/2012    2 recensioni
Sawada Tsunayoshi è il grande, amato e stimato (e anche odiato) decimo boss dei Vongola. Lui e i suoi guardiani, grandiosi e irragiungibili agli occhi di persone che li ammirano e li amano, sono impegnati con affari interni e problemi di varia natura tipici di un potente clan mafioso.
E tralasciando le vicende in Italia la nostra attenzione va in Giappone dove si sta formando un'altra famiglia, la famiglia Vongola di undicesima generazione, capitanata dalla psicopatica figlia di Vongola Decimo, che si appresta a voler lottare a tutti i costi per realizzare i loro sogni.
Ma come andrà a finire la loro storia? Potrà essere ricca di emozionanti avventure o non riusciranno nel loro intento?
Seguiamoli assieme nel loro viaggio!
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 17 - Eh?! La famiglia si allarga!

cover

La fiammeggiante scia arancione rimase nell'aria ancora qualche istante prima di svanire: colei che l'aveva disegnata stava volteggiando in preda ad una felicità assurda mentre teneva stretta tra le mani l'asta gialla e arancione dal design improbabile, che Masato e il suo team avevano costruito per lei.
La ragazzina piroettava nel cielo, a circa 200 metri di distanza dalla terra, tenendosi stretta sull'asta alla quale infondeva la fiamma del cielo che stava deliberatamente emettendo senza problemi.
"Happy!!" continuava a ripetere, mentre svolazzava in giro. Era da un po' che non esprimeva quell'esclamazione con così tanta gioia: ultimamente era sempre nervosa e giù di morale, continuava a fingere di star bene nonostante non fosse per niente felice di quella situazione.
Da quando Haname era tornata si sentiva così felice e rincuorata da essere costantemente euforica ed energica. Aveva anche indossato un vestito più femminile e riusciva ad esprimersi con più facilità.
Non sapeva ancora se quella fosse la strada giusta da prendere, ma poichè si sentiva così bene trovò difficile ritornare sui suoi passi, nei panni di un rozzo ragazzino pronto a fare a pugni con tutti.
"Noun", quello era il nome che aveva dato alla sua controparte maschile, aveva preso il sopravvento da circa sei anni e forse era giunto il tempo di metterlo da parte e di diventare Nozomi.
Sarebbe andato tutto bene anche se fosse diventata davvero una donna? Eppure voleva fidarsi dei suoi guardiani, i quali tra l'altro sembravano anche loro più tranquilli.
Forse era vero che l'infelicità del boss ricadeva su chi gli stava attorno.

Passò ancora una volta sopra il gruppetto accampato vicino alla foresta di Namimori, cavalcando l'asta come se fosse una strega sulla scopa e volando a tutta velocità.

- … Non ha seguito alcun allenamento particolare, mi chiedo come faccia. - Arina la osservò sfrecciare sopra di lei.
- Come fa il guardiano della nuvola: con la sua determinazione e la sua inventiva. - Masato ridacchiò. Una pallottola quasi non gli sfiorò il cranio, ma per fortuna l'aveva previsto e si era spostato, voltandosi poi con la rabbia impressa sul viso.
- ARASHI.-
La sorella, massaggiandosi la tempia con una delle gemelle, osservò il fratello con sguardo annoiato.
- Peccato, speravo morissi. - disse lei.

Haname, intanto, si trovava poco più in là, in ginocchio sull'erba fresca ad occhi chiusi, come se stesse riposando il suo corpo. Respirava lentamente e i riccioli corvini erano mossi dal venticello.
La sua concentrazione era così profonda che ignorò totalmente il fracasso dell'albero che venne colpito violentemente dal pugno di Kaito.
Il biondo si avvicinò a Masato e Arina con lo sguardo perplesso mentre si massaggiava i pugni dal quale riusciva a malapena a far trapelare la fiamma del sole.

- Ehi, vuoi annientare tutta la flora circostante? - il rosso osservò perplesso il Sole - Gli ambientalisti si potrebbero arrabbiare. -
- … Sto solo cercando di usare la mia fiamma! - incrociò le braccia, storcendo la bocca - Ad ogni modo... avete visto quella sclerata che vola a destra e a sinistra? - osservò il cielo alla sua ricerca.
- Dopo che ha scoperto come levitare... - Arina, gettò anche lei uno sguardo verso il cielo - Ha inserito le fiamme nella sua nuova asta, creando una sorta di ali infuocate da usare come propulsori per poi cavalcarla come una scopa. Geniale. - spiegò la donna, lisciando i capelli color cenere - Deve aver preso spunto dalle storie occidentali sulle streghe. -
- Eh già, perchè più che levitare sta sfrecciando come non so che. - Kaito riportò l'attenzione ai ragazzi, dato che non riusciva ad individuare la figura volteggiante del boss.
- E' davvero motivata, non me l'aspettavo. - Masato sorrise.
- Fratello inutile.- Arashi lo fissò male - TUTTI sanno che Nozo è motivata... sarà per questo che emette le fiamme meglio di noi. - si morse le labbra, nascondendo la sua ansia.
- Oltre ad averlo visto nei sogni... - Arina sembrò pensierosa.
- Ma ancora sogna? - chiese Kaito con curiosità, prima di volgere lo sguardo verso la pioggia, ancora concentrata e rilassata nel suo allenamento silenzioso. - … Ma che diavolo sta facendo, Hana? - chiese, alzando un sopracciglio.
- Rilassamento e concentrazione. - disse Arina - La pioggia è l'elemento della tranquillità. Anziché agitare senza senso i suoi katar deve ritrovare la pace interiore e l'armonia con sé stessa, arrivando a capire come utilizzare al meglio la sua fiamma... - spiegò.
- Già, è incredibile che abbia pensato da sola a questo allenamento. - Arashi annuì, soddisfatta per la trovata dell'amica.
- … in realtà gliel'ha suggerito Arina. - Masato arrossì.
- … ma che … ! - Arashi restò a bocca aperta, delusa - Avevo quasi creduto fosse diventata più intelligente! -

Luca, che si trovava seduto a terra vicino ad alcuni alberi che lo riparavano dal sole, sbadigliò per la noia e tornò chino a giocare sulla sua mini console con totale noncuranza. Shinji, che era accanto a lui a posizionare i tarocchi sul terreno per una improbabile lettura del futuro, gli lanciò uno sguardo perplesso.
- … D'accordo saltare l'allenamento... ma così dai nell'occhio... -
- Chi se ne frega, non c'ho mica voglia di mettermi a combattere adesso. - rispose lui, annoiato.
- … Ma non eri un militare? Non ti piace combattere? - chiese la nebbia, curioso.
- Ho già risposto a questa domanda. Comunque no, odio combattere. -
- Seriamente? Non lo sapevo. -
- Ora lo sai. -
La nebbia posizionò una carta al centro delle altre e guardò il risultato, storcendo il naso.
- Beh... ti toccherà allenarti se non vuoi morire. - disse.
- C'è un tempo e un luogo per ogni cosa, ma non ora. - rispose sicuro.
- … A cosa stai giocando? - chiese la nebbia, osservando la console mentre Luca ridacchiava.
- Non ci sono mostriciattoli, tranquillo -
- Uh, peccato. -
Il fulmine tornò a concentrarsi sul gioco, premendo incessantemente alcuni tasti.
- Comunque... perchè avevi detto che potrei morire? - chiese, nervoso.
La nebbia fissò le carte, grattandosi la tempia con nervosismo.
- Si prospettano incontri interessanti, in questa settimana. -
Luca mise in pausa il gioco e alzò lo sguardo, incrociando gli occhi del bruno.
- Per incontri intendi... nemici? -
- Non ne ho idea. - si limitò a rispondergli.

Mentre i due discutevano con aria preoccupata un forte boato scosse l'area circostante, sembrava provenire da alcuni chilometri di distanza dalla radura dove si trovavano.
Arashi partì spedita verso il luogo dell'impatto e Arina si voltò sospirando, prendendo bende e disinfettanti dalla borsa per poi avviarsi verso la tempesta.
Il fulmine e la nebbia si avvicinarono a Masato che, assieme a Kaito, stavano fissando la nuvoletta di fumo che si ergeva sottile dal punto in cui la Vongola si era praticamente sfracellata.

- … Tutto a posto, avrà al massimo qualche livido e qualche graffio. - disse Masato, tranquillizzandoli.
- … non è tipo la quinta volta che si splatta contro un muro? - chiese Kaito, perplesso.
- … ma stavolta è caduta, non si è splattata. - affermò Shinji.

Il giorno dopo Nozomi si ritrovò con alcuni cerotti in viso e uno sguardo imbronciato, avrebbe voluto continuare ad allenarsi, o meglio, a "volteggiare in modo euforico" sopra le montagne che circondavano Namimori, ma purtroppo la scuola era ancora un obbligo per loro.
Il quartetto di studenti della Namimori Middle si stava dirigendo all'ingresso dell'istituto, parlottando in modo vivace, quando la Vongola individuò il timido Jun che camminava nascosto dietro la sua cartella per evitare gli sguardi degli altri studenti, che avrebbero potuto riconoscerlo per via dello spettacolo al Festival scolastico.
- OHI! JUN! - quando la Vongola urlò, il giovane si paralizzò, abbozzando un sorriso nervoso e mal riuscito, mentre la tempesta guardò verso di lui con sguardo omicida.

- Ehi, sono felice che tu stia bene e... mi dispiace. - la ragazzina si inchinò davanti al suo compagno di classe e quasi non sbatteva la testa sullo spigolo del suo banco.
- … No, dai, davvero... non c'è bisogno che ti scusi... - disse lui, con un timoroso sorriso.
- E invece devo. Non sono stata abbastanza cauta... - la ragazzina si sentiva ancora abbastanza in colpa, nonostante Haname le avesse detto che non era affatto così.
- Anche tu sei stata picchiata, no? E poi erano i tizi dell'altra volta... perchè abbiamo cantato... - si portò le mani dietro la schiena, nervoso.
- Sì ma sono stata io ad insistere di voler cantare con te! E' colpa mia! - all'improvviso le parole della pioggia tornarono a rimbombarle nella testa. "Smetti anche di respirare!" le aveva detto. Ma non ci riusciva, si sentiva in colpa. Cosa poteva fare? "Cerca una soluzione ai problemi" significava forse che doveva evitare di scusarsi concentrandosi sulla ricerca dei rimedi?
Che rimedio poteva trovare per aiutare quel ragazzo?

L'albino scosse il capo, un po' imbarazzato, tentando di sorriderle in modo naturale ma continuava a fallire miseramente.
- Beh... sì ma... io non ti do alcuna colpa, Sawada-san è stata così gentile con me... nessuno lo era mai stato e io... beh, ti ringrazio. -
La ragazzina arrossì. La stava ringraziando nonostante tutto ciò che era successo?
In quel momento sembrò iniziare a capire e gli sorrise dolcemente.
Dopo qualche secondo, però il suo sguardo divenne più serio.

- Io... spero che Jun realizzi il suo sogno... mi dispiace ma sarebbe meglio che dopo quello che è successo tu stia alla larga da me. -
L'unico rimedio possibile per Jun era quello di tenerlo alla larga dai problemi che il suo status poteva causargli.
L'albino scostò il suo sguardo dalla bruna e osservò l'aula quasi piena, i compagni di classe parlavano tra di loro e stavano prendendo posto.
Soltanto dopo pochi istanti tornò ad osservarla con uno sguardo più deciso.
- No, non voglio. - disse - Sawada-san... è la mia prima amica. Non voglio perdere un'amica a causa di qualche idiota. -
- ...No, ecco... vedi... se tu resti mio amico... ti succederanno brutte cose... - non sapeva come spiegare la sua situazione.
- Fa nulla, tra amici ci si deve aiutare, no? Se ti abbandonassi adesso che amico sarei? -

Strabuzzò gli occhi: il timido e impacciato Jun aveva davvero detto una cosa simile con tanta sicurezza? Stava forse cambiando oppure quello era il vero Jun?
Una strana idea le balenò nella testolina ma tentò di scacciarla. Doveva trovare un rimedio, non peggiorare le cose.

- Non ho intenzione di tirarmi indietro... anche se sono così debole e inutile... voglio fare del mio meglio per le persone che mi hanno saputo apprezzare. -
- … Jun... io sono costantemente presa di mira da persone pericolose... anche assassini... - decise di rivelare, tentando di spaventare il ragazzo per tenerlo alla larga da lei.
Il giovane sembrò confuso e la osservò pensieroso, restando a bocca aperta.
- Sei... figlia di qualcuno di importante? Qualche imprenditore...? Qualche politico? - la ragazza annuì.
- Qualcosa di simile, sì. Quindi, fammi un favore. Stammi lontano. -
Jun non sembrava voler demordere.
- Chi se ne importa di chi sei figlia. Sawada-san è importante per me, dopo che hai rischiato grosso anche tu per salvarmi... no. - spiegò - Non ti abbandono. Non è importante chi siano i tuoi genitori, a me importa solo avere un'amica preziosa come Sawada-san. -
- Lo dici solo perchè non hai mai avuto degli amici! Puoi averne tanti se vuoi, non importa che sia io... -
- Nessun amico verrebbe a farsi picchiare da cinque ragazzi per salvarmi! - esclamò, arrabbiato - ...forse qualcuno sì, ma dev'essere un amico che ci tiene davvero. E un amico così io lo stimo e lo apprezzo perchè io avrei troppa paura per comportarmi così! -
- Jun... ti prego di ascoltarmi. Non voglio che tu corra il rischio di-
- No, Sawada-san, ascoltami tu. Qualsiasi rischio lo voglio correre. - l'espressione dell'albino era così seria che spaventò persino Nozomi.
- ... Sai che io sono praticamente immischiata nella mafia? - disse lei, osservando l'espressione perplessa del ragazzo - mio padre è tipo il boss dell'organizzazione mafiosa più importante del mondo. - spiegò, senza batter ciglio.

L'albino trattenne una risata, portandosi la mano davanti alla bocca.

- Sawada-san, sei sempre così assurda! -
La ragazzina scosse il capo, con un'espressione così seria che subito preoccupò anche il giovane.
Le parti si erano invertite.
- … non stai scherzando? -
- No, non scherzo. -
- Beh... però Sawada-san è una bella persona... io non voglio che qualcuno se la prenda con te, che tu sia o meno una mafiosa... - spiegò lui.
- … Allora vuoi entrare nella mia famiglia? -
Sia l'albino che la brunetta rimasero sconcertati: Jun non si aspettava una richiesta simile e restò a bocca aperta, pensieroso, mentre Nozomi non capì come mai quella domanda le fosse uscita in modo spontaneo, senza che l'avesse nemmeno pensata.

"Che diavolo ho fatto?! Dovevo cercare un rimedio per allontanarlo e non metterlo nei casini!!"

- ...se posso essere d'aiuto... -

Quando Nozomi si sedette, pochi istanti dopo, sentì solo che il professore parlava dell'arrivo di un nuovo alunno ma non ascoltò né le sue affermazioni né la lezione in sé per sé: restò mentalmente a chiedersi per quale motivo aveva fatto al ragazzo una richiesta del genere, come se qualcosa dentro di lei le avesse detto che doveva farlo.


E non fu l'unica stupita, assieme a Jun, quando entrarono in casa Sawada.
Arina, Luca e Shinji si guardarono perplessi mentre Kaito saltellava attorno al nuovo arrivato e Haname fissava preoccupata Arashi che borbottava frasi volgari e impronunciabili con istinto omicida.
- ... Ti ha dato di volta il cervello?? Ma ti rendi conto del pericolo a cui lo stai esponendo? - affermò Arina, incredula.
- ... Scusami, lui insisteva e non sapevo cosa fare... la richiesta mi è scappata senza che potessi frenarla... - rispose lei, osservando sottecchi il nuovo arrivato, imbarazzato.
- Sawada-san mi ha avvisato su... insomma, quello che lei è... - balbettò lui, agitato - Però... a me non interessa. Sawada-san è stata gentile con me, anzi, si è quasi fatta ammazzare per me, non ho alcuna intenzione di voltarle le spalle! -

Arina portò le mani sul viso, sospirando. Sembrava ormai rassegnata, nonostante guardasse ancora torva la sua allieva, mortificata.
- D'accordo. Vedrò cosa posso fare per aiutarlo, magari può darci una mano con qualcosa. -

Il problema era che Nozomi non aveva idea di come potesse aiutarli, e non perchè non sapesse far nulla, anzi, la bruna era sicura che con un po' di volontà avrebbe trovato la sua strada. Piuttosto stavano parlando di un ragazzo qualunque che aveva avuto la sfortuna di essere picchiato per una scemenza e stando con loro avrebbe rischiato il doppio.
Aveva combinato un pasticcio e non sapeva se ci fosse o meno un modo per “buttarlo fuori”.
Cosa poteva fare, adesso? Dirgli che si era sbagliata e che era meglio se fosse tornato a casa?
Il ragazzo sembrava anche incuriosito e stranamente più felice di trovarsi in quel gruppo, dopotutto era sempre stato solo perciò poteva capire il suo entusiasmo.
Ma trascinarlo in una famiglia mafiosa era la cosa peggiore che Nozomi avesse potuto fare.
Potendo, si sarebbe presa a schiaffi.

"Cerchiamo di dare un senso a questa cosa."

L'albino restò con Arina, aveva espresso il desiderio di saperne di più su Nozomi e sui suoi genitori e Arina aveva deciso di raccontargli un po' la storia dei Vongola.
Il resto del gruppo, invece, si diresse al centro commerciale per fare razzia di videogiochi da usare quella sera, dato che era Martedì ed era quindi il loro sacro giorno dei giochi.

- Figuriamoci se quello là possa essere utile alla famiglia. Ma che cazzate! - esclamò Arashi, adirata. L'antipatia che provava per quel ragazzino era alquanto percettibile.
- Beh... magari ha qualche dote nascosta... - Haname tentò di placare l'ira dell'amica ma ottenne solo un'occhiataccia.
- Ma dai, bisogna dare una possibilità a tutti! - Kaito si guardava intorno con curiosità e a stento stava ascoltando il discorso.
- Per me è indifferente, se alla Juuichidaime sta bene non vedo il problema. - disse Luca, tranquillo.
- Lo stesso per me... ma abbiamo deciso cosa comprare? - chiese Shinji che, per la prima volta, non stava osservando i suoi tarocchi ma dei foglietti con alcuni buoni titoli da acquistare - Il budget che abbiamo per questo mese è bassino... -
La Vongola, che si era nuovamente persa nei meandri dei suoi pensieri negativi, annuì all'affermazione della nebbia e fissò i presenti con aria severa.
- Ecco, Shinji ha capito tutto. - disse - Per ora lasciamo perdere la questione Jun e pensiamo a cosa comprare. -
Stava cercando di scrollarsi le colpe di dosso o voleva semplicemente rimandare il problema? Non lo sapeva nemmeno lei.
Aveva commesso un errore, agendo d'istinto e ascoltando qualcosa che dentro di lei che l'aveva trascinata. Ma aveva comunque sbagliato, non c'erano scappatoie.
Prese in considerazione l'idea di chiedere a Jun se volesse lasciar perdere, ma come avrebbe potuto fare dato che Arina stava rivelando al ragazzo, proprio in quel momento, tutta la storia della loro famiglia?

I suoi pensieri vennero interrotti a causa dell'impatto contro una persona. Era così immersa nelle sue riflessioni che non stava quasi ponendo attenzione a ciò che le capitava attorno, era andata a sbattere contro qualcuno e per per poco non cadeva a terra a causa dell'urto.
Si portò una mano sul viso, dolorante, scusandosi immediatamente per l'incidente.
Quando alzò il capo, però, si accorse che la persona in questione era un giovane occhialuto dai capelli neri.
Ed era uno dei suoi guardiani.

- Toh, una Conchiglia che non presta attenzione a dove va. - Cloud si aggiustò le lenti, osservando la ragazzina con sguardo divertito.
I cinque guardiani guardarono la nuvola con interesse: Arashi voleva picchiarlo per ovvie ragioni e per vendicarsi del torto subito, ma Haname la prese per le spalle e riuscì a trattenerla senza sforzo; Kaito lo salutò con enfasi agitando la mano; Luca lo fissò dall'alto in basso poiché era la prima volta che lo vedeva, mentre Shinji restò totalmente indifferente alla scena e, come al solito, si limitò ad ascoltare.

- … Cloud, che diavolo ci fai qui? - chiese perplessa Nozomi. La ragazzina era un po' nervosa ma non aveva problemi a parlare con lui.
- Oh, cos'è questo linguaggio così volgare? Non eri una principessa o qualcosa di simile? - ridacchiò. Doveva proprio divertirsi nel prenderli in giro, ma dopotutto si trattava di Cloud Velvet, il guardiano della nuvola.
La ragazzina voleva rispondergli per le rime, ma si bloccò. Qualcosa le impediva di precisare che lei non fosse una ragazza, forse Noun ormai stanco che osservava la parte femminile con perplessità, domandandosi quando avrebbe avuto il coraggio di uscire allo scoperto.

- Mai stata una principessa, io. Al massimo faccio il cavaliere nel tempo libero. - alzò il pugno quasi d'istinto e lo osservò con uno sguardo serio, ma il ragazzo storse la bocca.
- Dovresti finirla di fare il ragazzaccio, non ci sai proprio fare. - affermò, con un tono annoiato - E poi ti manca l'attributo fondamentale. -
La Vongola ebbe un'immensa voglia di pestarlo ma si trattenne: era un suo guardiano, dopotutto.
- Scusami se sono una femmina. - si limitò a dire.

Non lo stava realmente ammettendo, e dentro di lei Noun si grattava il capo con rassegnazione.

- Non è un problema che tu sia una femmina, è un problema se tu fai finta di non esserlo per paura degli altri. - spiegò ancora, incrociando le braccia. - Non ci riesci, è inutile. Si vede lontano un miglio che fingi in maniera pietosa. -
Stranamente la nuvola aveva colto il problema e la ragazzina rimase interdetta.
Haname le aveva detto che avrebbe rischiato di sembrare falsa, ma non immaginava che fosse così evidente. Che senso aveva continuare a fingere, allora?
La confusione iniziò a infastidirla non poco, non riuscendo ad esprimere parole sensate e rimanendo in silenzio difronte al più schietto e inquietante della sua famiglia. Avrebbe voluto fuggire a nascondersi in un armadio, come aveva sempre fatto in momenti così imbarazzanti per lei, ma non poteva rischiare di deludere i suoi amici e non poteva essere egoista.

"Sorridi, sorridi. Il resto non conta, l'importante è che gli altri siano felici."

La nuvola lanciò una veloce occhiata al gruppetto e si soffermò sul fulmine, il nuovo giunto.
- Vedo che hai completato il tuo harem. E adesso che fai? Una botta a tutti? -
Arashi si stava trascinando furiosa verso il poco divertente ragazzo e anche Kaito dovette gettarsi su di lei, aiutando la povera Haname nel tenerla ferma prima che gli fosse saltata addosso per prenderlo a morsi.

Durante la gioiosa conversazione, tuttavia, una forte esplosione fece sussultare i sette: un denso e nero fumo si alzò dal lato destro dell'edificio e il tutto tremò, tra vetri infranti e scaffali che si sfracellavano al suolo.
La tempesta, la pioggia e il sole cascarono a terra, il fulmine si parò sul boss, proteggendola da eventuali frammenti e scaglie, mentre la nebbia e la nuvola si guardarono attorno con concentrazione, cercando di mettere a fuoco la situazione.
Nozomi e Luca si alzarono, seguiti dal trio che si girò furtivo alla ricerca di indizi.
Ognuno si diede da solo un obiettivo: Haname e Kaito aiutarono la gente spaventata a fuggire; Shinji percorse il corridoio di negozi per controllare se ci fosse qualcosa di sospetto; Cloud, dopo aver osservato la totale disorganizzazione e non sincronizzazione del gruppo sospirò rassegnato e quasi irritato, per poi cercare anche lui di individuare le persone sospette che gli avevano rovinato la serata; Arashi seguì Luca e Nozomi mentre cercavano indizi tra i negozi lì attorno.
- Presto, presto! Devono essere qui intorno! - urlò Arashi, abbastanza spaesata.

Nozomi uscì da uno dei negozi e notò Cloud che stava fissando un uomo alquanto basso alla sua destra, il quale indossava gli occhiali da sole.
- Gli Anemone! Sono qui! - sentì un brivido percorrerle il corpo e ricordò il cadavere dell'uomo investito.
La tempesta estrasse le pistole e iniziò a sparare verso l'uomo che stava scappando, i proiettili delle gemelle erano infusi con la fiamma della tempesta e disintegravano qualsiasi cosa toccassero, ma non erano abbastanza veloci e non centrarono in tempo l'obiettivo.
Luca, seppur riluttante, utilizzò le sue catene per tentare di bloccare l'uomo che, con lo stupore di tutti, utilizzò la fiamma della pioggia per rallentarne il lancio e saltò abilmente. Si aggrappò ad una insegna verticale, raggiungendo un finestrone che però non riuscì a varcare, poiché alcuni CD lanciati da Cloud lo centrarono in pieno e lo fecero precipitare.
La Vongola, per evitare che l'uomo si sfracellasse al suolo come aveva fatto lei il giorno prima, prese dalla sua cartella la valigetta nera che conteneva la Sky Rod: afferrò la base e la tirò, causando l'estrazione e il conseguente assemblaggio automatico di tutti gli altri pezzi che, uno dopo l'altro, si unirono a scatto.
Salì in groppa alla staffa nell'istante in cui era riuscita ad andare in Hyper Mode, la sua asta venne avvolta dalle fiamme del cielo e si librò in aria.
Partì come un razzo verso di lui, con le fiamme che facevano da propulsori, afferrando l'uomo per evitare che precipitasse e portandolo a terra prima che cascasse anche lei per il troppo peso, visto che non era ancora in grado di volare stabilmente.

Il mafioso si trovò sul pavimento della galleria, tremante e spaventato alla vista dei quattro ragazzi. Alcuni agenti della polizia arrivarono di corsa e due coniugi, proprietari del bar del centro, li indirizzarono verso l'uomo con il completo nero.
Nozomi si guardò intorno: se fossero scappati adesso, la polizia avrebbe sospettato di loro e li avrebbero potuti considerare come dei complici.
Se fossero rimasti lì, cosa potevano spiegare riguardo le loro abilità?

Nella confusione generale, Shinji intervenne rapidamente alzando attorno a loro un'intensa nebbia biancastra.
- Che è sta roba?! - Luca si spaventò, guardandosi attorno: i loro corpi sembravano fluorescenti, emanavano un'intensa luce bluastra, tuttavia non sembrava fastidiosa alla vista.
- Tranquilli, sono illusioni. - disse lui, concentrandosi.
- E cosa succede? Non ci riescono a vedere? - chiese Arashi, perplessa.
- Vedranno un intenso fumo e delle figure scure, nulla di più. - spiegò.

Le tre guardie arrivarono di corsa, afferrarono l'uomo con gli occhiali da sole, che stava tentando di dimenarsi ma gli agenti lo ammanettarono rapidamente. Uno di loro parlava ad una ricetrasmittente e la Vongola udì anche frammentarie discussioni con alcuni artificieri.
Il secondo agente osservò verso di loro e strabuzzò gli occhi, come se cercasse di metterli a fuoco.
- Chi siete voi? - chiese, perplesso. Agitò la mano, come se volesse scacciar via la nebbia, probabilmente l'aveva scambiata per fumo.
Anche Haname e Kaito si erano riuniti al gruppo e si stavano osservando avvolti nella luce 'nebbiosa', Kaito era divertito poichè gli esterni non riuscivano a capire bene cosa fossero e potevano distinguere vagamente le fattezze di sette ragazzi, senza riuscire però a vederli chiaramente.
Nozomi si guardò attorno, scrutando i suoi amici mentre, dall'altro capo della cortina di fumo, i due coniugi si univano alla polizia.

- Questi ragazzi hanno aiutato la gente a fuggire e hanno inseguito quest'uomo! - disse la donna, che cercava di sistemarsi gli occhiali per vederli meglio. - Sono brave persone! -
- Certo, ma vorrei una loro dichiarazione. - disse l'agente, alzandosi - Vi prego di farvi avanti, non riusciamo a vedervi bene. -
- … Scusate ma non possiamo, non vogliamo essere riconosciuti. - la voce della ragazzina risuonò nella nebbia e la guardia la fissò perplesso. - Noi... proteggiamo... Namimori sin... da... tempi antichi... sì... - disse le prime parole che le erano venute in mente, senza rendersi conto delle sciocchezze che aveva affermato. Di tutta risposta gli altri guardiani si voltarono ad osservarla confusi e perplessi.
- … Che cazzo sta dicendo? - Arashi le si era avvicinata, incredula.
- Sta inventando di nuovo qualcosa di assurdo? - Kaito ridacchiò, non se ne importava poi molto.
- Ascoltiamola, shhh! - Haname prese l'amica per un braccio, trascinandola verso di lei e allontanandola dalla Vongola.
- Ma, Hana! - la rossa voleva obiettare ma la pioggia la costrinse a tacere. Era da un bel po' che tentava di tenerla a bada e la tempesta iniziò a seccarsi di quella situazione.

- Oh santo cielo, sono degli eroi come quelli degli anime! - esclamò la donna, scioccata - Hanno anche degli strani poteri! -
- Strani poteri? Ma che cosa... - la guardia osservò la donna con perplessità, non sembrava volerle credere.
- Noi... siamo... noi, ecco. Siamo proprio noi. - disse, nervosa. Stava cercando qualcosa di intelligente da dire ma così, su due piedi, non aveva molte idee. - Se avete bisogno di aiuto, noi ci sare- … tenteremo di esserci. Sì. -
- Ma cosa stai dicendo? Ti rendi conto delle sciocchezze che dici? - L'agente scosse il capo, contrariato - Non siete eroi né avete dei poteri, e non siamo nemmeno sicuri della vostra sincerità. -
- Allora chiedete alle persone che abbiamo aiutato e valutate da soli. - la Vongola sorrise, conscia che comunque nessuno avrebbe potuto notare la sua espressione. Sembrava quasi che stesse raccontando una storia assurda che stava prendendo vita davanti a loro: si sentiva emozionata quanto nervosa e voleva continuare quella farsa fino in fondo.
Chissà che non sarebbero potuti realmente diventare dei vigilanti come la Prima Famiglia.

- Possiamo almeno sapere chi siete? - chiese lui, arrendendosi alla stramba situazione.
- Certo... noi siamo... -.
La domanda del secolo. Chi diavolo erano loro?
Lasciò passare qualche secondo, riflettendo tra sé e sé, cercando di arrivare alla risposta attraverso i mille aspetti della loro vita: loro erano una famiglia mafiosa, l'undicesima famiglia dei Vongola, rappresentavano gli elementi del firmamento, amavano divertirsi a giocare, amavano stare insieme e ascoltare la musica. Il loro scopo era quello di combattere per essere sé stessi, per arrivare al loro obiettivo e realizzare i loro sogni.
I sogni, giusto.
Senza pensarci troppo aveva trovato la chiave di congiunzione.
Il resto venne da sé.
- Noi siamo i Knight of Dreams. -

   
 
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