Curved Line
Oh, please don't go
I want you so
I can't let go
For I lose control
Verifiche
di fine semestre.
Ma
perché?
Continuare
a masticare la cannuccia del frappé non avrebbe portato a niente. Sospirai e
aprii il libro di biologia.
Che
cosa triste studiare durante le ore di buca. E poi fuori fa così freddo che non
si vede nemmeno il sole.
«Che
cosa ti metti venerdì?»
«Mancano
due giorni, non ci ho pensato.»
«Dovresti
pensarci.»
«E
perché? »
«Perché
sei nella fase “Lui mi piace ma non lo ammetto”.»
«No,
non sono in nessuna fase.»
«Era
così con qualcun altro, non con Jacob.» Fece un segno ridicolo muovendo la mano
e facendola tornare indietro a mo’ di spirale. Era una cosa che doveva creare
un cuore, in effetti.
Che
cosa avevo fatto di male?
«Dove
sono finiti i tuoi modi di fare Dark? Chi sei? Chi sei, tu? Cosa hai fatto alla
mia amica? »
«E
tu dovresti compiere diciassette anni fra una settimana?»
«Sto
invecchiando in fretta.»
«Non
eri in nessuna fase con qualcun altro, non con Jacob Black. »
La
guardai, accigliata. Sembrava più interessante il libro di biologia.
«Fisico
da giocatore di basket… capelli neri, carnagione perennemente abbronzata,
strafigo… hai presente? » continuò.
«Ehm…»
«Lizzy,
sei in quella fase.»
«Non
voglio avere problemi, okay?»
Sospirai.
«Che
cosa c’è che ti fa paura?» Dina aprì la borsa e ci infilò il cellulare.
«Ma
non lo vedi? Lui… lui… non potrebbe mai stare con me.»
«Ma
perché, scusa?»
«Non
sono stupida. Lui è qui di passaggio… perché ha dei problemi a casa sua. Quando
finiranno lascerà Seattle e tanti saluti. »
«Ma
questa è proprio l’ultima delle ipotesi.»
«E
poi io come rimarrei? Lui lì ha la sua vita… e sicuramente non è stato a girarsi
i pollici, fino a qualche mese fa. Ci sarà una ragazza…»
«Allora
ci tieni. Ci tieni sul serio. »
«Devo
studiare.»
«Bene,
hai paura di stare male.»
Mia
madre, Ronnie… alla fine sono andate via.
Alla
fine se ne vanno tutti.
Mi
morsi il labbro, sfogliando le pagine. Appoggiai gomiti al tavolo della mensa,
senza rispondere. Magari se mi avesse visto studiare avrebbe finito di
tormentarmi. Certo, come se pensare a Jake mi aiutasse a concentrarmi, al posto
di sottolineare le parole ero finita per disegnare delle linee curve su tutta
la pagina. Strinsi l’elastico della mia treccia e fissai lo sguardo sulla
riproduzione delle cellule.
«Vi
vedete quasi tutti i pomeriggi. Ti cerca nei corridoi. Scherzate, ti chiama
quando ha bisogno di qualcosa. Sei la prima che saluta quando usciamo tutti
insieme e ti guarda da lontano
quando parli con qualche ragazzo che non conosce…»
«Che
cosa hai detto che fa?»
Jacob
mi manda i messaggi con scritto “buongiorno”.
A volte sembra che con la testa sia da un'altra parte.
Mi guarda e indugia, e io devo girare per sospirare perché mi dà l’impressione
di non capire più niente
Quando c'è lo sento, e mi mette una mano sulla spalla anche solo per dire
"ciao", è un saluto soltanto, io non posso perdermi così.
Lui non può farmi sentire in questo modo...
«Usa
la logica, intelligentona.»
Presi
in mano la bottiglietta, per bere. Dovevo calmarmi. Scemascemascema.
«Dina,
quando tornerai ad ascoltare i Metallica e a truccarti sempre di nero?»
«Buh!
»
Sussultai.
Jacob
prese una sedia e si sistemò dietro di me, seduto dalla parte della spalliera.
E
quel sorriso da strafottente?
«Ma
sei scemo? »
«Ti
ho spaventata? »
«Sì!
»
«Che
forza, proprio quello che volevo.» ammiccò.
Cioè,
lui era il ragazzo per cui mi ero presa una cotta.
Ehm…
cosa?
«Sei
un cretino, ecco cosa sei, e se mi avessi fatto venire un infarto? »
Afferrai
il libro e feci segno di darglielo in testa.
«Ti
faccio diventare debole di cuore, piccola?»
«Chi…
tu?» Cominciai a ridere, la testa all’indietro. Ma doveva farlo per forza?
«Perché?
»
Gli
sbattei il libro sul braccio. Era a maniche corte nonostante fosse dicembre. Si
mise a braccia conserte, i suoi occhi – acqua scura, trasparente – a fissarmi.
«Ehi,
attenta. Non farti male.» Mi voltai verso Dina, che se ne stava lì a fissarmi
con le gambe accavallate.
«Ah,
ciao, Di. Scusa se non ti ho salutata subito. Come va?»
«Bene,
Jacob. Tutto alla grande.» Dina prese la sua borsa e si alzò dalla sedia, «Vi
lascio.»
«Ma
che stavi facendo? STUDIAVI!» Jacob mi prese il libro da sotto il naso, sfiorandomi.
Sentii caldo, anche se fuori nevicava.
«Ecco,
Jacob, sistemala tu.» fece lei, «Riproduzione. Riproduzione, Jacob.
Ri-pro-du-zio-ne… delle cellule.» specificò. Mi tirai su la cerniera della
felpa, quasi a nascondermici dentro. Mi sentivo le guance accaldate, come se
stessero per incendiarsi. Dina si allontanò. Jacob continuava a guardarmi, un’espressione che poteva
farmi finire fuori dal mondo. Si alzò dalla sedia e si appoggiò al tavolo, di
fronte a me. I capelli neri che gli facevano ombra sul viso.
«Sei
proprio una favola, oggi.»
***
E avrebbe avuto il vero
Jacob, quello che ama fino a farsi male, quello che bacia fino a smettere di
respirare, quello che muore per continuare ricostruire una vita.
La spallina era già scivolata sul
suo braccio. E poi ancora, e ancora più giù. Non passò molto per avvicinare
ogni tipo di contatto. Le lenzuola stropicciate accarezzavano i nostri corpi.
La sensazione della sua pelle con la mia era la cosa più viva che potessi
sentire in tutta la vita.
Destinyheart – Capitolo 35
Sto
tremando e Jacob mi accarezza la guancia, quasi avesse paura. È buio, non devo
avere paura. Avvicina il suo viso al mio e la sua bocca scivola sul mio collo.
Le luci del ballo sono un ricordo vago, sento il battito del mio cuore nelle
orecchie. Siamo arrivati qui dopo più di un anno. Siamo arrivati qui dopo che
ho rischiato di non svegliarmi più.
Siamo
qui, ora. E non voglio nient’altro, il motivo è uno solo.
Jacob
fa scorrere le sue mani su di me e
io chiudo gli occhi. Mi sto dimenticando di tutto.
«Liz,
ascolta.» Si ferma proprio in quel momento, in quel momento. E cercherei
di capire cosa sta succedendo, se solo ne fossi capace. Lo guardo e scorgo i
suoi occhi, i giorni che abbiamo passato.
«Sei…
sicura…»
Mi
dimentico di tutto.
Penso
solo a posare la mia bocca sulla sua. Il resto appartiene a lui. Mi chiede se
mi fa male ma io gli dico di no, perché l’ho già dimenticato. Non voglio che
smetta. Sente che non è abbastanza e lo sento anch’io. So bene chi sei,
Jacob. So chi sei. E allora penso all’ombra del sorriso che mi ha lasciato
nel parco, la prima volta che abbiamo parlato. Era un’ombra, perché ora so come
Jake sa ridere e sorridere e dare luce. Mi ricordo di come mi ha risposto, e so
che ci vuole molto di più per fargli perdere la testa. Lo chiamo di nuovo e non
mi vergogno. Gli accarezzo la schiena e mi sento respirare, sento il rumore del
mio respiro. Stringimi forte, ancora. Stringimi, Jake. Sento il
rumore delle parole che non diciamo. Delle notti che abbiamo passato sempre lontani
in una città come tante. Lui mi tiene stretta, lui mi bacia ancora. Non c’è
nessun equilibrio, sono solo silenzi e noi che ci incontriamo di nuovo, per la
prima volta, ancora. Vorrei che non avesse paura, perché io ne ho già abbastanza.
Non voglio pensare a cosa sarà domani. Siamo ad un altro punto di partenza, lo
so, camminiamo su questa strada da tempo, su una linea. Ma so che se cado lui
mi aiuta ad alzarmi.
«Jake,
va bene così.»
Mi
guarda.
Si è
fermata anche l’aria, non scorre più. È solo lui che si muove, ed è dolce. È di
una dolcezza che potrei anche non riconoscere, perché lui mi sta amando così, sta sospirando, si muove piano,
ogni movimento crea un disegno nel buio. Ma capisco che mi sta implorando di
rispondere a tutto quello che mi sta chiedendo con il corpo. So solo che questo
momento vale mille giorni di sole. Mille giorni, anche di pioggia, basta che
lui ci sia. Socchiudo gli occhi, vorrei vedere, riesco solo a sentire il fiato
caldo sul mio viso, la sua lingua che mi accarezza le labbra. Adesso è più
veloce, adesso è lui, adesso mi ferisce, adesso è davvero qualcosa che può
avere solo lui, quello che è dipinto nel simbolo sul suo braccio.
Tutto
ciò che ho perso e passato valeva la
pena di essere perso e buttato per avere questo, adesso. Mi rivedo, più di un
anno fa, la canotta bianca e i capelli più corti a rivolgere la parola al
ragazzo che amo. Una voce mi diceva di lasciarlo andare, di rinunciare subito,
al primo saluto a cui non ha risposto. Era una voce che faceva paura. Un’altra
ancora mi diceva di non provarci nemmeno, di correre a casa e basta.
Jacob
Black mi sta amando e lo conosco e so che cosa vuole da me, so tutto quello che
non ha mai avuto il coraggio di dirmi e che mi sta dicendo ora. È tutto senza
linee, senza contorni, è tutto pioggia, sogni. Lui mi bacia la guancia e va a
finire sulla mie labbra, ci vibrano tutti i battiti del mio cuore. Li può
prendere attraverso la bocca.
Mi
abbraccia e non esistono ombre.
Non
esistono più.
***
«Jacob, per favore...»
«Jacob, scusa. Posso parlarti un
attimo? » Alice mi guardò, con aria di aspettativa.
Feci un respiro profondo, senza
trattenermi.
«Liz... aspettami fuori, faccio
presto.» cercai di dire. Lei sembrava così... così... piccola e...
«Due secondi.» continuai.
«Sì.» La sua voce non riuscì a
reprimere il fastidio, il tremore. Si avvicinò a Embry, che stava uscendo
proprio in quel momento. Dio, non volevo fare altro che abbracciarla.
DestinyHeart – Capitolo 57
Il
giardino di casa Cullen è enorme, e non c’è nemmeno un angolo in cui mi possa
sentire al sicuro.
Non
voglio pensare a cosa si stanno dicendo Jacob e Alice, forse lui mi dirà
qualcosa, forse si terrà tutto per sé. E' qualche giorno che si comporta così, posso solo immaginare che sia troppo
cocciuto per dirmi che ha veramente paura.
Come
me.
C’è
un’altalena, in fondo. L’anno scorso
non c’era... Dondola piano, come se l’avesse lasciata così un bambino appena
corso via.
Cigola,
e il rumore mi fa pensare alla risata di una bambina piccola. Ma la risata si
contorce in un attimo, rimane solo il freddo che mi segue da quando ho saputo. C’è anche una sedia di plastica, ma non mi ci
voglio avvicinare nemmeno con il pensiero. Ci si sarà seduta Bella, chissà
quante volte.
Lei
è splendida. Sembrava brillare, anche se il sole non era alto, anche se nel
salotto la luce la illuminava solo di traverso.
Ha
guardato Jake come se gli appartenesse davvero. Anche se lui mi ha stretto la
mano e ha guardato me e mi ha stretta più
vicina a lui, il calore del suo corpo contro di me.
E
tutto si annulla quando mi ricordo la notte passata al capanno, con cadaveri
sanguinanti buttati qua e là come giocattoli rotti e…
I Volturi.
Tremo
e non voglio, mi appoggiò al muro della casa con una mano, come se avessi perso
il respiro. Ho le gambe molli, sto per scivolare. Non devo, non posso. Perché
saranno anche tutti morti ma non smetteranno mai di cercarmi. Scopriranno
la verità, ne sono sicura. E nel momento in cui arriveranno, nonostante tutto
quello che dice Jacob, io dovrò pagare qualcosa.
Non
è colpa tua, andrà tutto bene.
Ci
sono io con te.
Sto
tremando, sento che dovrò perdere qualcosa di caro.
Jacob
sbatte la porta alle sue spalle, veloce; quasi non si accorge di me. Non
so come fa o cosa gli dice la testa o se anche questa è una percezione da lupo,
ma si volta proprio quel poco che lo fa
guardare verso la mia direzione.
«Ehi.»
Sarà stanco, nervoso, spaventato… ma ha un sorriso che mi fa venire i brividi
lungo la schiena.
Non
voglio che muoia.
E i
Volturi uccidono le persone.
Faccio
un respiro profondo, sto per dirgli qualcosa, non so da dove cominciare perché
è troppo importante.
Le
cose importanti sono così grandi e pesanti che è difficilissimo trovare un
punto da cui iniziare. E questa volta non bastano due parole. Ti amo, non
andare, resta qui...
È di
fronte a me, e vedo nei suoi occhi qualcosa che brilla, è una specie di fiamma.
Non
voglio che muoia.
Lo
amo, non voglio che muoia.
La
sua bocca è sulla mia prima che io possa esalare qualche sillaba o qualche parola con la mia voce più
alta. Non riesco a parlare e se sussurro non si capisce davvero niente e lui
deve capire. La linea su cui camminiamo si sta incurvando sempre di più, se lui
cade sono finita. Qualunque cosa, ma la morte no. Posso accettare tutto, ma non
questo. Non ora. Non può succedere così…
Mi
assaggia la bocca e le sue mani mi premono contro di lui, sulla schiena, non
voglio che smetta. Il motivo è solo uno, adesso, e lo posso sentire e toccare
come se fosse un rilievo, lo stesso tatuaggio che sto sfiorando con le dita,
sulla sua pelle. Non è un disegno nel buio, è vero.
*
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*
Eccomi qui :)
Prima di tutto un ringraziamento speciale a Jakefan che nonostante tutte le cose che ha da fare, il lavoro e tutto il resto, è stata disponibile a betare la storia. E' un'autrice bravissima, ve l'ho già detto? Non ve l'ho detto? CORRETE nel suo profilo. Troverete delle storie stupende.
A me piace tanto scrivere di questa ragazza qui e arriverà come minimo un altro missing moment.
Allora, questa storia è per una fanciulla che in questo momento sarà in viaggio per tornare nella bella cittadella di Siena dopo una gita di sei giorni, spero tanto che le faccia piacere questo regalo <3 *Ania dà a Virginia la storia tutta impacchettata*
Però, se anche voi amate questi due insieme nonostante non siano canon la dedica è anche per voi <3 <3 <3 Un grazie speciale a Noemi, che è sempre disponibile per tutte le mie sclerate serali e non, ultimamente anche sugli attori che ci piacciono di più :P <3
Grazie mille per aver letto, se volete lasciarmi il vostro parere ne sarei tanto felice.
Ania <3