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Autore: funke    31/03/2012    2 recensioni
L’amore certe volte è una tale sofferenza che ti logora dentro, che scava nell’anima e si prende tutto ciò che può incurante del dolore che causa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Fandom: Harry Potter
Rating: 16 anni.
Personaggi/Pairing: Draco/Hermione
Tipologia:  Long Fiction (è una One-Shot ma essendo lunga ho preferito dividerla in più capitoli)
Lunghezza: 3 Capitoli
Avvertimenti: Lemon
Genere:  Romantico, Malinconico, Drammatico (sotto certi aspetti)
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di J.K. Rowling che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, tutti gli elementi di mia invezione, non esistenti in Harry Potter, appartengono solo a me. 

Rintocchi di mezzanotte

Rintocchi di mezzanotte

«Oppugno!» e gli uccellini si schiantarono contro la parete infrangendo l’incanto tra un Ron spaesato e una Hermione delusa. Se non fosse stato per Harry, il suo migliore amico, quella sera avrebbe incenerito la nuova coppietta, e non soltanto con gli occhi. Quegli occhi colmi di lacrime, rabbia e dolore. Per anni la piccola riccioluta aveva bramato quel ragazzo dai capelli rossi; non era perfetto; spesso dimenticava le cose e si comportava da stupido -non brillava per intelligenza, questo era certo – ma a lei andava bene così. Lo voleva, pregi e difetti, ma ora era tardi: Lavanda l’aveva baciato davanti a tutti e, cosa di gran lunga peggiore, lui aveva ricambiato con entusiasmo.

Scossa dai singhiozzi, tornò in camera accompagnata da Harry, l’unico che in quel momento voleva accanto, perché aveva imparato a capirla, ci riusciva e ciò la calmava. In qualche modo la tranquillizzava. Evidentemente, però, quella sera non bastò neppure l’amico a placare il suo animo. Accucciata sotto il piumone, stringendo forte a sé il cuscino, tentava di addormentarsi. Ogni qualvolta, però, provasse a chiudere gli occhi, la visione del bacio la assaliva. Il petto le doleva e lucenti stille le solcavano il viso. Inutilmente cercava di asciugarlo con la manica del pigiama ma quel fiume in corsa non accennava a fermarsi, anzi, diventava sempre più abbondante trascinando con sé tutti i pensieri della giovane. “Perché Ron non si è allontanato?”- si chiedeva -“ Perché è rimasto con lei?”. Lo conosceva da cinque anni, e in tutto quel tempo pensava di esser riuscita a far breccia nel suo cuore così come lui nel suo, ma evidentemente si era sbagliata. Lei che aveva sempre una risposta pronta, questa volta era senza parole. “Magari è colpa mia” ipotizzò. Sì, sicuramente era così. Troppo diversi in troppe cose per stare insieme, almeno dal punto di vista di Ron. Dal canto suo Hermione non poteva biasimarlo nonostante credesse ancora che gli opposti si attraggano, perché in fondo le persone sono come atomi vaganti costituenti l’universo, tanti piccoli puntini legati insieme a due a due da un invisibile filo rosso.
Senza accorgersene stava fissando la finestra su cui la pioggia aveva da un po’ preso a picchettare; pareva andare a tempo con i battiti del suo cuore. Pian piano si stava assopendo e la rabbia e l’angoscia e tutti i suoi pensieri stavano scivolando via quando all’improvviso un rumore assordante la destò da quello stato quiescente in cui era piombata. Un forte botto. Tanto era sovrappensiero che non era riuscita a comprendere se il rumore fosse giunto da un punto vicino o lontano, se nella sua camera o in quella di qualcun altro. Rivolse lo sguardo verso la porta aperta, non riusciva a vedere quasi nulla. Quasi. Un leggero movimento, pressoché impercettibile, attirò la sua attenzione. Hermione prese la bacchetta dal comodino e con cautela scese dal letto; si mosse lentamente, stando attenta a non urtare niente, doveva fare silenzio. Passo dopo passo si avvicinò alla porta brancolando nell’oscurità. Un sibilo si levò nell’aria, come un soffio, e la ragazza rabbrividì inaspettatamente. Solitamente non aveva paura, era una Grifondoro! Nelle sue vene scorreva coraggio con la C maiuscola! Ma in quel momento il cuore agonizzante nel petto e il respiro annaspante lasciavano trapelare un tremito dell’animo.

Non vedeva più niente, le tenebre avevano avvolto tutto nuovamente; un semplice incantesimo le sarebbe bastato a illuminare la sua stanza e quella adiacente, ma non lo fece. Qualcosa – il suo sesto senso- le sussurrava di restare nell’ombra, accendere la luce era un gesto avventato in quel frangente; con gli eventi accaduti negli ultimi tempi, ci si poteva aspettare di tutto. Se effettivamente c’era un intruso che si aggirava nel dormitorio, non poteva esser visto da Hermione, ma nemmeno lei da esso, sperava, e ciò la rassicurava e inquietava al tempo stesso. Presa dai suoi ragionamenti entrò di soppiatto nella sala comune, avanzando in punta di piedi si accorse che il tappeto rosso era bagnato, segno che qualcuno era entrato dall’esterno. Come un gatto predatore della notte, la maga tese le orecchie in ascolto del minimo rumore udibile in quel nero silenzio. Un tonfo la fece trasalire. Un vaso, forse, era ruzzolato a terra e si era rotto. Poi silenzio. Tutto ciò che riusciva a sentire era il pulsare del sangue nelle vene. Sangue? No, paura liquida. Mentre avanzava cautamente, udì raschiare contro la porta a pochi passi da lei. Voltò lentamente la testa verso il punto da cui proveniva il rumore, che si faceva sempre più frenetico. Hermione, bacchetta alla mano, fece qualche passo in avanti quando inciampò cadendo a terra. Lì sotto e di fianco a lei c’erano tanti libri tutti sparsi. Improvvisamente un bagliore illuminò la stanza, la libreria era caduta, probabilmente quella era la causa del rumore assordante di pochi minuti a dietro. Come ci era finita, però, per terra la piccola, ma non troppo, libreria? L’effetto luminoso fu seguito dal rombo del tuono che riecheggiò in tutta la sala comune.

Poi di nuovo buio.

Soffiare.

Raschiare.

Picchettare.

Poi un suono differente: le parve come se un oggetto di metallo – o simile – stesse strisciando sul pavimento. Socchiuse le palpebre per aguzzare la vista e tra un bagliore di lampo e l’altro notò il notturno… Grattastinchi col suo rosso pelo zuppo d’acqua scappare con la sua giratempo serpeggiante sul freddo marmo! Storse la bocca in una smorfia, doveva seguirlo altrimenti chissà che fine avrebbe fatto quell’oggetto tanto importante ai fini della sua crescita intellettuale? Senza di esso le sarebbe stato impossibile seguire ciascun corso cui aveva aderito. Quatta quatta e con passo felpato si mise all’inseguimento del suo mezzo kneazle, il quale in velocità non aveva esitato nel dirigersi in tutta tranquillità verso l’ala Ovest. Hermione salì tra i mormorii dei quadri appesi alle pareti e i continui spostamenti delle scale, erano passati cinque anni ma ancora non ci aveva fatto l’abitudine; l’animale le sfrecciò di fianco sempre con l’oggetto magico in bocca, ogni tanto dopo qualche gradino si fermava a guardarla quasi per incitare a seguirlo la ragazza che, nonostante il sonno avesse cominciato a farsi sentire, non demordeva. Spostando lo sguardo distrattamente si accorse di una figura sospetta muoversi in fondo al corridoio, istintivamente cominciò ad avvicinarsi. Non doveva essere avventata. Deglutì violentemente e strinse con forza la bacchetta.
Improvvisamente, dal nulla, comparì una porta, era grande e nera, decorazioni floreali la ricoprivano avvolgendosi in spirali e cerchi dall’andamento fluido e sinuoso. Un raggio di luce entrò da una vetrata, segno che le nuvole andavano diradandosi, illuminando il corridoio e in parte la figura che, guardandosi attorno con fare guardingo, aprì la porta e vi s’infilò dentro. Era un ragazzo, ne era certa, il suo fisico appariva asciutto e slanciato, le spalle troppo larghe per essere quelle d'una ragazza; era riuscita a notare i capelli biondi che gli ricadevano sul viso, ma questo era rimasto nascosto e non aveva potuto così riconoscerlo.
In un attimo di slancio, come suo solito, si fece prendere dalla situazione e si addentrò anche lei in quella stanza.
Richiuse alle sue spalle la pesante anta ignara di ciò che celava al suo interno.

   
 
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