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Autore: somochu    31/03/2012    12 recensioni
[Thadastian, Slash]
La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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 Dedicato alla mia Musa Inquietante (nonché pezzo di culo Sud) <3






La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare

 

… Harwood si è davvero confessato?

Mi è già successo prima d’ora che qualcuno mi dicesse che era interessato a me, ma un “mi piaci” così diretto è una cosa nuova. Come al solito Thadduccio non ha un minimo di controllo di se stesso, ma si può essere più idioti?

E nuova è anche la curiosità: chissà cosa farà ora che gli ho detto di non ricambiare?

Ovviamente che io abbia una relazione seria non se ne parla.

 

 

 

 

Era risaputo che di mattina presto gli Usignoli non erano da provocare o stimolare: il sonno misto al dover andare a studiare per una mattinata intera era una combinazione troppo potente.

Per questo quando Thad se ne uscì, anche piuttosto indifferente, con la frase ‘ieri mi sono dichiarato a Sebastian Smythe e mi ha anche rifiutato’, con tanto di sorriso, mancò poco che tutti i presenti al tavolo si strozzassero con i cereali che stavano mangiando.

“CHE COSA?” saltò su Jeff, non appena finì di tossicchiare la colazione. “COSA HA FATTO QUEL BASTARDO?”

Thad strinse gli occhi.

“Abbassa la voce, coglione!” disse, portando una mano sulla sua spalla per farlo risedere.

Improvvisamente sentiva gli occhi di Sebastian su di sé e preferì sorvolare sulla stupidità di Jeff; decise di ignorare il suo sguardo.

“Che ti ha detto?” gli chiese Nick, più calmo – come al solito – ma anche lui piuttosto concitatamente.

“Niente,” rispose Thad, alzando di poco le spalle. “Soltanto che si stava divertendo a fare questa specie di ‘gioco al fai cambiare sponda a un etero’ con me e che era sicuro che anche io la stessi prendendo alla leggera. E che è ovvio che lui non prova alcun tipo di sentimento.”

Trent, Nick, Jeff, Richard e Flint restarono in silenzio, chi dispiaciuto, chi – Jeff – meditando un omicidio.

“Secondo me è sospetto: insomma, può anche essere che lui volesse soltanto divertirsi, ma forse gli interessi sul serio, altrimenti non si spiegano certi comportamenti. Magari ha solo paura di ammetterlo,” disse Nick, cercando un modo per consolarlo, non sapendo bene cosa dire.

“No, non è così. Ma non fa nulla, Nick, sto bene!”

“Non so perché si comporta così da cazzone, so solo che se lo prendo gli faccio pentire di essere nato e…”

“Jeff, ho detto che sto bene.”

“… Non vedrà mai più la luce del sole. Dico davvero, io so essere vendicativo quando voglio e vedrà di che pasta sono fatto. Sia chiaro che…”

“JEFF!”

Tutta la mensa si era improvvisamente voltata verso di lui, ma Thad era felice di aver zittito l’amico.

“Sto. Bene,”  ripeté, bruciando i suoi amici con lo sguardo. “Ora parliamo d’altro? Sul serio, non ho bisogno di nessuna consolazione.”

Il suo sorriso era disarmante, così tutti decisero che era il caso di finirla lì.

Trent, che era stato zitto fino in quel momento, decise che era il caso di intromettersi: “Oggi pomeriggio andiamo a fare shopping?”

Thad sbuffò. Ma pensava a qualcos’altro, Trent?

“Ok,” accettò lo stesso, agognando un pomeriggio tutto con i suoi amici. “Diamoci alla pazza gioia!”

“Io devo passare a comprarmi un nuovo videogioco. Ormai Resident Evil 4 l’ho finito otto volte,” rispose Jeff, pensieroso. “Stanotte ho sognato che mia madre diventava uno Zombie.”

“Oddio no, poi io dovrò conoscerla e preferisco sia al pieno delle sue facoltà mentali,” s’impaurì Nick.

Jeff scoppiò a ridere piuttosto rumorosamente e sputacchiando qui e là, tanto che Flint fu tentato di ficcargli  un intero tovagliolo in bocca.

“Tu vieni, Richard?” Thad si ricordò all’improvviso della presenza dell’altro Usignolo.

“No, non mi va, preferisco restare sulla poltrona tutto il pomeriggio.”

Jeff scosse la testa.

“Dio, Richard, sei così noioso che le pecore ti contano prima di andare a dormire.”

Inutile dire che Thad quasi si strozzò a furia di ridere.

 

 

 

 

 

 

Tutti gli Usignoli, alla fine, si erano riuniti nel Centro Commerciale per ‘far tornare su il morale di Thad, basso a causa di quell’animale di Sebastian’, senza pensare che Sebastian era di fatto un Usignolo e come tale era lì presente.

Quindi, mentre loro continuavano a blaterare su quanto quella situazione fosse triste e su quanto Thad fosse una povera anima in pena, Sebastian sentiva i loro discorsi.

“Avete finito?” disse, a un certo punto, con un tono annoiato. “Non ho mica ammazzato il vostro amichetto, siete noiosi e lui è una lagna.”

Thad si sentì profondamente offeso, ma prima che potesse anche solo dire qualcosa, Jeff partì. “No, Sebastian, non ci aspettiamo che tu capisca cosa voglia dire provare sentimenti per qualcuno.”

Sebastian non rispose, limitandosi solamente ad alzare un sopracciglio in segno della sua disapprovazione.

Thad sentì improvvisamente le braccia di qualcuno cingergli le spalle e voltandosi notò Nicholas che lo guardava con un sorrisone.

“Non preoccuparti, Thad, ci siamo qui noi.”

E Thad capì.

Capì, dalle parole e dal sorriso splendido di Nicholas, che gli Usignoli stavano facendo tutto questo appositamente per lui. Erano rumorosi, idioti e con poco tatto, ma… accidenti, erano il gruppo migliore della terra.

E, mentre li guardava buffonare per il centro commerciale e sorridergli di tanto in tanto, quasi si commosse, grato ai suoi amici come non lo era mai stato.

“Sto bene, ragazzi, davvero,” sorrise a Nicholas, mentre un’idea prendeva forma nella sua testa. “David, a proposito… Ti ricordi dello scherzo che avevamo pensato per la Professoressa Jefferson?”

“Sì?” rispose l’altro, con le orecchie improvvisamente tese.

Dove c’era uno scherzo da fare c’era anche David.

“Ecco, ho in mente una cosuccia ancora più divertente.”

Il ghigno sui volti di Thad e di David era sin troppo complice.

 

 

 

 

 

 

Quando tornarono in camera il silenzio che vi regnava sembrava schiacciare Thad.

Sebastian si era appena sdraiato sul letto e si era acceso una sigaretta distrattamente; in realtà era espressamente vietato fumare all’interno dell’edificio della Dalton, ma Thad non aveva di certo voglia di discutere con Sebastian.

Anzi, non voleva proprio avere a che fare con lui dopo quanto accaduto quella mattina: soprattutto quando il suo stomaco si attorcigliava in maniera preoccupante, mentre il suo sguardo veniva incantato da quelle labbra che si chiudevano sulla cicca. O dal fumo che fuoriusciva a spirali dalla bocca del compagno, o dal suo sguardo che all’improvviso era su di lui. Maledetto seduttore nato.

Thad, appena si accorse di essere a sua volta fissato, si voltò verso l’armadio, fingendo indifferenza.

“Fumo solo quando sono nervoso, non farti il sangue amaro: basta che apri la finestra.”

Sebastian aveva capito che era infastidito dal fumo dal suo sguardo?

Anche se, effettivamente, a infastidirlo era il fatto di trovarlo ancora così dannatamente eccitante, non tanto il fumo di per sé.

Aspetta un momento…. Era nervoso?

Non rispose nonostante la curiosità, limitandosi ad andare verso la finestra; la spalancò, sentendo subito l’aria fresca cingergli la pelle.

“Oggi è stata una cosa veramente patetica quella di aiutarti neanche fossi un lebbroso.”

Ancora non rispose, dandogli invece le spalle e cercando qualcosa d’inesistente dentro l’armadio.

“Sei così sfigato da non riuscire a riprenderti da solo?”

Non rispose ancora, ligio sulla sua idea di ignorarlo e non dargli più attenzione.

Lo avrebbe dimenticato e non poteva di certo starsi a piangere addosso per la cattiveria di Sebastian.

“Non mi rispondi?  Forse le lacrime t’impediscono anche di parlare?”

Era così dannatamente stronzo.

Si voltò giusto un attimo, il tempo di guardarlo negli occhi e vedere cosa stesse facendo; Sebastian aveva ancora la sigaretta tra le dita e uno sguardo determinato.

Fu da quello sguardo che capì – quel giorno era particolarmente intuitivo – cosa stava cercando di fare l’altro: Sebastian voleva che tutto tornasse come prima.

Lo stava provocando in attesa che rispondesse, aspettando che tornassero a provocarsi come bambini delle elementari.

Sebastian non lo voleva – non in una relazione seria, almeno -, e quello era un dato di fatto, ma allo stesso tempo non sapeva rinunciare a lui.

Si voltò del tutto, fissandolo per qualche secondo, poi si rigirò verso la porta, pronto a sbattersela dietro. “Vado a chiamare Jenny,” disse.

Non poteva vederlo, ma sperò vivamente che Sebastian stesse rosicando per bene.

 

 

 

 

 

 

 

Nick e Jeff stavano camminando tranquillamente per le vie della città, chiacchierando del più e del meno.

Il discorso si fece spinoso soltanto quando fu messo in mezzo Thad e Nick prese uno sguardo dubbioso piuttosto esplicativo.

“Ma sbaglio o Thad l’ha presa piuttosto bene? Come sua prima cotta mi aspettavo una reazione meno tranquilla,” disse, esponendo i suoi dubbi.

“Mmm,” rispose Jeff per nulla convinto. “Era ora che si accorgesse che l’amore fa schifo!”

“Hey,” Nick gli diede un pizzicotto e Jeff ridacchiò.

“Intendevo dire quello non corrisposto! Soprattutto quello con Sebastian: è come un apostrofo rosa tra le parole ‘t’ammazzo’”

Fu il turno di Nick di ridacchiare. Era impossibile non concordare con Jeff quando se ne usciva con certe perle – idiote.

Si sporse verso di lui per baciarlo e fu prontamente ricambiato. Oh, ma quanto amava baciare Jeff?

Quando si staccarono quest’ultimo stava sorridendo con uno sguardo piuttosto ebete.

“Sei sicuro di non voler conoscere la mia Mamma-Zombie?”

Nick ridacchiò di nuovo. “Al cento per cento. Anche perché tu sei al sicuro, ma io no!”

“E perché mai?”

“Gli Zombie mangiano il cervello, ricordi?”

E mentre Jeff stava rincorrendo Nick per vendicarsi di quell’affronto, si ricordò improvvisamente di una cosa.

“Nick, tu vai, intanto. Io devo prima sistemare alcune cosette”, disse, vago.

Nick annuì e Jeff andò dalla parte opposta alla sua, quasi correndo per cercare il suo migliore amico.

Sapeva che lo avrebbe trovato lì, così come sapeva che tutta la tranquillità che quel giorno Thad aveva ostentato con gli altri Usignoli era dovuta a una maschera: la maschera che gli permetteva di non mostrarsi troppo debole.

Non voleva che gli altri sapessero che stava male a causa di Sebastian, perché probabilmente era inaccettabile anche per lui stesso.

Eppure eccolo lì, con gli occhi bassi e le spalle ricurve.

Jeff gli si avvicinò piano, sedendosi sul – loro – muretto, di fianco a Thad. E, sempre in silenzio, passò un braccio sulle spalle dell’amico, lasciando che quest’ultimo posasse la testa sulla sua spalla.

“Cos’ho io che non va, Jeff?” sentì la voce di Thad bassa e fragile.

“Shh,” lo zittì Jeff, accarezzando il suo braccio. “Tu sei perfetto, ok?”

Restarono lì per molti minuti, immobili, mentre Jeff accoglieva quella non pronunciata richiesta d’aiuto. In silenzio, ma con mute parole d’affetto.

 

 

 

 

 

 

   
 
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